Recensione - Splinter Cell: Double Agent
di
Massimiliano Balistreri
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Un tempo il ruolo di Sam Fisher, in qualità di agente segreto di Third Echelon, era quello di infiltrarsi nelle roccaforti dei nemici della sicurezza nazionale e di raccogliere informazioni su di loro, dettagli fondamentali per la loro cattura. Occorreva compiere un lavoro pulito, che desse il meno possibile nell’occhio e soltanto sporadicamente questo avrebbe reso necessario l’uso della forza. Ormai però le cose sono cambiate. La vita di Sam è destinata ad una svolta drammatica ed imprevista, una svolta permanente. Suo malgrado si troverà a collaborare con i suoi nemici, rischiando di mettere in pericolo la vita di numerosi civili innocenti. Se le vicende narrate nei precedenti episodi della serie non si sono mai mostrate eccessivamente ispirate, nonostante il nome di un romanziere quotato come Tom Clancy abbia sempre capeggiato sui titoli, nel caso di Splinter Cell: Double Agent bisogna dare atto ai game designer di aver proposto finalmente qualche trovata degna di nota. Come accennato, infatti, il nostro protagonista si troverà questa volta dalla parte dei "cattivi", e questo gli permetterà di partecipare agli eventi in maniera completamente diversa. La finalità ovviamente sarà sempre la medesima, ossia quella di sventare l'ennesima minaccia criminale, ma questa dualità tra bene e male si rivela molto stimolante e intrigante man mano che le vicende si dipaneranno nel corso dell’avventura, fino ad arrivare alla possibilità di accedere a finali molteplici a seconda delle scelte che si deciderà di prendere.
Nel menù principale potrete decidere se dedicarvi alla modalità single player in solitario oppure alla modalità ondine multiplayer. Per quest’ultima è ovviamente previsto il possesso di un abbonamento Xbox Live Gold, di cui è presente un codice di prova nella confezione del gioco: giusto un assaggino per capire se valga la pena o meno rinnovare per dedicarsi alla modalità ondine.
Chi ha giocato i precedenti episodi, in particolare Chaos Theory, troverà molta dimestichezza e familiarità col metodo di controllo, visto che tendenzialmente i vari movimenti e azioni presenti nel campionario di Sam vengono compiuti pressappoco nella medesima maniera. Per tutti gli altri sarà certo utile la modalità addestramento che permetterà, prima di affrontare le prime vere missioni sul campo, di fare un po’ di pratica col sistema di controllo e soprattutto con la tipologia di situazioni che si verranno a presentare durante il gioco. Fondamentalmente si tratterà di affrontare i livelli in maniera molto circospetta, con approccio stealth, visto che una condotta troppo spregiudicata avrà lo sgradevole effetto di farvi scoprire dai soldati di guardia che non esiteranno a scaricarvi addosso tutto il loro armamento. I frutti migliori, come avrete modo di sperimentare direttamente, si potranno ottenere imparando ad agire silenziosamente, sgattaiolando nelle zone d’ombra, per portarvi furtivi alle spalle dei vostri ignari nemici e per poi afferrarli da dietro ed immobilizzarli nella vostra morsa. A quel punto starà a voi la scelta tra renderli inoffensivi in maniera non cruenta oppure eliminarli in via definitiva. Ovviamente, come è lecito aspettarsi, ci saranno diversi gadget che vi torneranno utili nelle vostre missioni, come svariati tipi di visori, infrarossi, a rilevazione calorica e a rilevazione sonora, per individuare conduttori di elettricità, e cavi in fibra ottica da far scivolare sotto le porte per captare anticipatamente quale eventuale minaccia si celi dall’altra parte. L’Opsat, uno speciale palmare da polso, si rivelerà fondamentale nel corso delle vostre missioni; permette infatti al protagonista di ricevere in tempo reale aggiornamenti sugli obiettivi delle missione, nonché di visualizzare una mappa tridimensionale della zona ed ogni genere di informazione utile al buon svolgimento del vostro lavoro: insomma, un inseparabile compagno di ogni agente segreto che si rispetti.
I veterani tra di voi non faranno fatica a rendersi conto che buona parte della giocabilità dei precedenti episodi è stata per l’occasione almeno in parte riciclata: animazioni e movimenti piuttosto familiari, e una tipologia di azione tutto sommato già vista in alcuni casi, che tendenzialmente non introduce eclatanti novità, soprattutto per quanto riguarda la condotta delle missioni e l’IA che governa le possibilità di reazione dei nemici. Una interessante novità invece, che dona una boccata d’aria fresca ad una struttura di gioco altrimenti pericolosamente appesantita, è rappresentata dal cosiddetto "sistema di fiducia". nel corso delle vostre missioni, o almeno durante la maggior parte di esse, sarete costretti a decidere se dare la priorità all’NSA, l’agenzia di sicurezza nazionale oppure al JBA, l’organizzazione terrorista all’interno della quale vi siete infiltrati. Il sistema di fiducia, rappresentato visivamente da barre che si riempiono o si svuotano a seconda del gruppo che il giocatore cercherà di aiutare o di annientare, avrà conseguenze evidenti sul gioco: esso influenzerà il modo in cui gli altri personaggi di ogni schieramento vi tratteranno, l’equipaggiamento di cui sarete dotati nonché i dettagli delle missioni che faranno parte dei vostri incarichi. Parlando di armi, potrete sempre contare sul vostro fido fucile Sc-20k, da utilizzare a raffica in modalità automatica, a colpo singolo o in modalità mirino, con tanto di possibilità di trattenere il fiato per ottenere colpi ad alta precisione.
Rispetto agli episodi precedenti abbiamo rilevato che l’energia non sarà reintegrabile tramite i canonici health pack bensì la barra crescerà in automatico, sempre che Sam riesca a non farsi colpire durante il tempo necessario a "ricaricarsi". Una gestione della salute che si sta rapidamente facendo strada in molti giochi, da quando Halo lo ha reso popolarissimo.
Da un punto di vista puramente estetico Splinter Cell: Double Agent non delude ma non lascia neanche a bocca aperta. Il modello principale, Sam Fisher, è realizzato con una ottima cura per il dettaglio e può contare su animazioni davvero convincenti e realistiche. Stessa cosa non si può dire però per i modelli dei nemici, fin troppo semplici rispetto al protagonista e in alcuni casi questo divario salta un po’ troppo all’occhio, stonando leggermente. Gli scenari sono mediamente più che discreti, mentre merita un discorso a parte quello sahariano, ambientato sotto un torrido sole, dove la cura del sistema di illuminazione rende la scena globale a dir poco spettacolare. Ovviamente il gioco giova molto dell’alta risoluzione, capace di esaltarne i dettagli ma in alcuni frangenti anche i difetti, con texture non sempre all’altezza della situazione. La fluidità è buona, normalmente ancorata sui 30 frame per secondo, anche se ci è capitato di assistere a cali di framerate, quantomeno nelle scene più movimentate. Le musiche sono di buon livello anche se non si distinguono particolarmente in quanto ad ispirazione; gli effetti sonori fanno bene il loro compito anche se spesso si ha la sensazione che siano stati riciclati quasi totalmente in blocco dai precedenti Sprinter Cell.
Il gioco offre un discreto livello di sfida nella modalità single player, e dovreste riuscire a portarlo a termine al livello di difficoltà intermedio all’incirca in una decina di ore; una volta ultimato potrete cimentarvi in modalità hard, dedicarvi alle varie sottomissioni presenti nel quartier generale dei terroristi o all’esplorazione dei possibili finali alternativi. Fortunatamente ad alzare decisamente le sorti di un gioco altrimenti destinato a finire in libreria insieme agli altri titoli finiti con eccessivo anticipo contribuisce in modo deciso la modalità multiplayer, talmente completa e varia da essere per certi versi quasi un gioco a parte.
La formula è sempre quella introdotta da Pandora Tomorrow, condita con qualche novità. Quindi si affronteranno squadre di spie e mercenari per un totale di massimo 6 giocatori (3 contro 3). I primi avranno il compito di hackerare alcuni terminali, scaricando alcuni file per poi portarli al punto di inserzione; i secondi, armati fino ai denti, dovranno impedirglielo, non esitando ad ucciderli. Il bello della modalità risiede nella totale differenza, da un punto di vista della giocabilità, tra l’impersonare una spia, controllata in modo analogo al nostra Sam Fisher, o un mercenario, che vi presenterà una visuale da shooter in prima persona. Se da un lato i mercenari possono contare su armi con munizioni illimitate, dall’altro cedono terreno rispetto alle spie per quanto riguarda efficacia di controllo e manovrabilità, andando così a compensare pregi e difetti, per un equilibrio di gioco decisamente ottimale. Per la modalità online si potrà contare su una decina di mappe, che verranno sbloccate man mano che il giocatore progredirà a livello di esperienza online. Non facciamo fatica ad immaginare che successivamente ne verranno messe a disposizione altre da Ubisoft.
Splinter Cell: Double Agent, uno dei titoli più attesi questo autunno su Xbox 360, non tradisce le attese dei suoi fan. Un’ottima e collaudata giocabilità, chiaro esempio della regola "squadra vincente non si cambia", è coadiuvata da una realizzazione tecnica di ottimo livello, anche se forse il gusto di riciclato in alcuni aspetti grafici e sonori è a tratti troppo forte. La modalità multiplayer online, come al solito ben curata e sufficientemente profonda, servirà a mantenere l’interesse vivo a lungo dopo che avrete ultimato la campagna in solitaria, che fa sfoggio di una storia buona anche se non troppo longeva. Un solido action game che vi farà passare svariate ore di sano divertimento. Di questi tempi non è certo poco. 8.2
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