Recensione - Enotria: The Last Song
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Enotria: The Last Song è un souls-like sviluppato dalla software house italiana Jyamma Games, ambientato in un reame di Enotria, dichiaratamente ispirato ai panorami della nostra penisola. Nel gioco impersoniamo il “senza maschera”, un personaggio dal passato misterioso che, per motivazioni inizialmente poco chiare, si risveglia per l’appunto a Enotria, un regno generato dalla musica nel quale gli uomini, per celebrare il mistero della creazione, inventarono le arti da cui presero poi vita Dei e leggende. Le divinità generate dagli uomini erano però imperfette e, proprio come i loro creatori, vittime di impulsi oscuri. L’umanità si ribellò, scoprendo di poter sfruttare il potere delle arti per piegare la realtà al proprio volere. Fu così che alcuni individui dotati di particolari abilità, conosciuti come gli Autori, crearono il “Canovaccio”, una versione alterata della realtà nella quale riversarono la loro visione di una società perfetta. Il mondo di Enotria finì così per rimanere imprigionato per sempre in questa “sceneggiatura”, e con esso anche i suoi abitanti, costretti a indossare una maschera e ad impersonare gli stessi ruoli per tutta l’eternità.
MX Video - Enotria: The Last Song
È qui che entra in gioco il nostro alter-ego, che in quanto “senza maschera” sembra poter sfuggire alla maledizione del Canovaccio e che, sotto la guida di Pulcinella, intraprende un lungo e pericoloso viaggio attraverso le tre macro-regioni di Enotria per scoprire i retroscena della sua genesi, affrontare gli Autori e interrompere, se possibile, il ciclo eterno che tiene imprigionati tutti gli abitanti. Un viaggio che, nelle circa 25/30 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda pur senza raggiungere il 100% di completamento, propone ai giocatori tutti gli elementi chiave del genere souls-like, declinati però con alcune particolari differenze e impreziositi dall’inizio alla fine dal fascino e dalla profondità del folklore italiano, che non si limita a influenzare le ambientazioni e il design generale del gioco ma fornisce le basi per una trama affascinante e ricca di colpi di scena, per buona parte raccontata attraverso gli ambienti e la descrizione degli oggetti, come da tradizione del genere a cui appartiene il titolo.
Enotria: The Last Song è infatti un souls-like estremamente tradizionale sotto quasi tutti i punti di vista. Una volta avviato il gioco e superato il filmato introduttivo ci troviamo tra le mani un action-rpg in terza persona basato su un combat-system che poggia su quattro pilastri fondamentali, ovvero attacchi pesanti, attacchi veloci, schivate e parate. Come nei più famosi esponenti del genere, la maggior parte del gameplay ruota attorno alla gestione della stamina, che permette al “senza maschera” di effettuare tutte le proprie azioni, in primis gli attacchi, e che può essere lentamente erosa negli avversari, così da renderli temporaneamente inermi e infliggere ingenti danni con specifici attacchi. Si tratta di una dinamica fondamentale, specie per quanto riguarda le parate perfette, e che trova, come prevedibile, ampio spazio nelle immancabili boss fight presenti nel titolo di Jyamma Games. A questi controlli base si affiancano poi la possibilità di correre, saltare e usare oggetti di vario tipo, sia attraverso l’inventario rapido sia navigando tra i menù presenti nel gioco.
A differenziare profondamente Enotria: The Last Song da praticamente tutti gli altri esponenti del genere è la meccanica dei Corredi, che di fatto elimina la scelta iniziale della classe da impersonare con il proprio alter-ego e rende estremamente più dinamico lo sviluppo del personaggio. Nel gioco è infatti possibile raccogliere ed equipaggiare un’ampia gamma di Maschere, alle quali corrisponde non solo un costume ma anche un preset di 5 attributi conosciuti come Virtù. Le Maschere possono poi essere ulteriormente personalizzate equipaggiando un Aspetto, così da modificare gli attributi base, e fino a un massimo di 6 benefici, ovvero bonus attivi o passivi, scelti tra quelli sbloccati spendendo specifici punti in uno skill-tree dedicato, conosciuto come il “Percorso degli Innovatori”. La somma di questi tre elementi dà vita a un Corredo, che può poi essere personalizzato con 2 armi diverse, una pietra unica in grado di fornire preziosi potenziamenti e un massimo di 4 attacchi speciali, conosciuti come Versi, utilizzabili in battaglia premendo il grilletto sinistro più uno dei 4 tasti frontali.
A garantire un ulteriore livello di stratificazione al sistema di combattimento ci pensano poi una serie di effetti elementali e conseguenti status positivi/negativi interconnessi l’uno con l’altro da uno classico schema di resistenze e debolezze che si applica tanto ai Versi, che nella maggior parte dei casi infliggono un danno extra o garantiscono un bonus derivato proprio da uno degli effetti elementali, quanto alle armi, che possono essere infuse di volta in volta con specifici consumabili. La stessa meccanica si applica poi alle Maschere e ai nemici, che in molti casi offrono resistenze o debolezze specifiche da tenere in considerazione se si vuole sopravvivere il più a lungo possibile nelle assolate terre di Enotria.
Ci troviamo dunque di fronte a un sistema di personalizzazione e crescita davvero profondo, reso ancora più interessante dalla possibilità di equipaggiare tre diversi Corredi contemporaneamente e di passare da uno all’altro in qualunque momento con la semplice pressione di un tasto. Per organizzare i vari preset è però necessario riposare presso uno dei “Nodi” presenti nel gioco, che come da tradizione del genere rivestono il ruolo di checkpoint dove salvare i propri progressi o dove rinascere dopo una sconfitta per provare a recuperare a recuperare i propri averi prima che sia troppo tardi, da punti di rotta per il sistema di viaggio rapido presente nel gioco e, soprattutto, da luoghi dove spendere la Memoria, ovvero la valuta presente in Enotria: The Last Song, per far salire di livello il personaggio scegliendo quale delle Virtù aumentare di una unità a ogni step. In molte occasioni nei pressi dei Nodi troviamo anche delle incudini da fabbro, attraverso cui è possibile migliorare armi, versi e maschere spendendo Memoria e alcune materie prime raccolte durante l’esplorazione.
Anche per quanto riguarda l’esplorazione il team di Jyamma Games sembra aver studiato a fondo i grandi esponenti del genere a cui si ispira la sua opera di debutto. Il level design verticale delle varie ambientazioni, che si differenziano l’una dall’altra per architettura, biomi e ventaglio di nemici, ricorda sin dai primi istanti quello dei primi Dark Souls, così come la presenza di numerosi bivi, segreti e utili scorciatoie da sbloccare. Anche da questo punto di vista il titolo cerca però di differenziarsi dalla concorrenza proponendo alcune meccaniche uniche. Grazie alle sue abilità, il nostro alter-ego può infatti interagire con alcune specifiche porzioni delle ambientazioni per rivelare nuovi passaggi alterando temporaneamente la realtà o per raggiungere aree inaccessibili, presidiate nella maggior parte dei casi da nemici ansiosi di rispedire il protagonista all’ultimo checkpoint visitato.
La componente esplorativa riveste come prevedibile un ruolo cardine per quanto riguarda la longevità del titolo. Come detto in apertura, per arrivare ai titoli di coda seguendo il percorso principale senza troppe distrazioni sono necessarie circa 25/30 ore, che possono diventare anche 40/50 se si decide di andare alla ricerca di tutto quello che Enotria: The Last Song ha da offrire e di sbloccare tutti i finali. Molto dipende poi anche dall'abilità di chi impugna il pad e dalla modalità di gioco scelta per affrontare l’avventura. La versione del titolo approdata su Xbox porta infatti con sé tutte le aggiunte e i miglioramenti apportati dal lancio, inclusa la presenza di due differenti opzioni di difficoltà, ovvero souls-like e Storia. La prima, che era poi anche l’unica presente al lancio, rappresenta la modalità standard prevista dagli sviluppatori, mentre l’opzione Storia offre un livello di sfida più basso pensato per chi ha meno confidenza con il genere o chi, più semplicemente, vuole godersi il gioco in maniera più rilassata. A completare l’offerta troviamo infine l’immancabile opzione Nuova Partita+, che permette di rigiocare il titolo mantenendo i progressi e incrementando la difficoltà generale una volta raggiunto l’epilogo.
Per dare vita alla loro prima opera, il team italiano di Jyamma Games ha deciso di affidarsi alla quinta edizione del motore grafico Unreal Engine. La versione Xbox propone sia su Series X che su Series S le classiche modalità di rendering Qualità e Prestazioni, che prediligono rispettivamente la risoluzione con limite a 30fps o la fluidità a 60fps a discapito del numero di pixel a schermo. In tutti i casi è presente il supporto alla tecnologia HDR10 e al VRR a patto ovviamente di utilizzare una tv o un monitor in grado di supportarle. Per quanto riguarda il comparto audio, Enotria: The Last Song può contare su una colonna sonora originale che pesca a piene mani dal folklore e dalle musiche tradizionali del nostro paese e su una completa localizzazione in lingua italiana di testi e voci.
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