Recensione - NBA 2K24
Il Gioco
Recensire NBA 2K24 è stato tutt’altro che facile, soprattutto per un fan sfegatato della serie come me: se, come vedremo, da una parte abbiamo l'eccellente gameplay, la qualità della simulazione e la cura nei dettagli alla quale il franchise ci ha abituato dandoci quella piacevolissima sensazione di essere immersi in un’autentica esperienza NBA, dall'altra abbiamo per contro un titolo che fatica a mostrare quel cambio di marcia che i giocatori si aspettavano e che era mancato anche l'anno scorso, con l'aggiunta peraltro di invasive e frustranti microtransazioni che pervadono ogni aspetto del gioco, senza più limitarsi al solo MyTeam, l’omologo dei vari Ultimate Team di EA Sports. Un aspetto capace di far perdere la pazienza anche al più leale dei fan del franchise.Ma procediamo con ordine a partire dalle diverse modalità di gioco le quali, in linea di massima, sono rimaste le stesse pur con qualche novità (come “The W”) che, probabilmente, poteva essere sviluppata meglio, come vedremo in seguito. In primis la modalità principe, My Carreer che, come come vi spiegherò a breve, è la prima ad essere funestata dall’istigazione a comprare moneta virtuale, quindi abbiamo la sezione dedicata alla My NBA, forse quella più corposa perché è possibile fare di tutto in termini di personalizzazione, quindi il MyTeam, la modalità mutuata dalle serie Ultimate Team di EA Sports con la quale cercherete di costruire (con pazienza, ossia investendo tanti soldini) il vostro Dream Team.
MX Video - NBA 2K24
Partendo proprio dalla modalità Carriera arrivano le prime vere note dolenti di NBA 2K24, soprattutto per il suo vincolo indissolubile con gli acquisti di moneta virtuale. I pass avanti compiuti nella direzione di un miglioramento di questa modalità si scontrano, infatti, con l’obbligo, neanche troppo velato, ad acquistare crediti. Ho avuto il piacere di provare l’edizione 25th Anniversary del gioco che, come l’edizione Black Mamba, regala 100.000 VC (virtual coins): bene, pur investendoli tutti, il mio alter ego digitale era arrivato ad un overall di 75, progredito poi a 81 dopo diverse ore di gioco, ignorando, tra l’altro, tutto ciò che riguarda la personalizzazione (abiti, scarpe, ecce cc) che sarebbe costata ulteriori VC. Ma nonostante le monete spese e le ore passate sul parquet, il mio giocatore restava il più scarso, soprattutto nel momento in cui la CPU mi ha selezionato come titolare emergente in una delle franchigie NBA (Houston, nel mio caso specifico). E non parliamo poi dell’online, in cui il mio povero playmaker faticava a rincorrere ogni singolo avversario; il messaggio, nemmeno troppo subliminale, era chiaro: compra e potenzia. Per quanto mi riguarda, trovo la cosa decisamente scorretta nella modalità Carriera di un gioco che non è certo un free-to-play.
L’assurdità diventa ancora più evidente se si considera che la maggior parte delle persone acquisterà probabilmente l'edizione normale di NBA 2K24, e sarà ricompensata con un giocatore creato che inizia con un misero 60 di valutazione complessiva. Inoltre, a causa del sistema di gioco, perdendo regolarmente non si ottiene quasi nessun VC. Si instaura così il circolo vizioso di non avere un giocatore abbastanza valido per competere, senza la speranza di poterlo migliorare, come se il gioco ci invitasse ad aprire portafogli come unica possibilità per progredire.
In NBA 2K24 MyCareer ha cambiato location, spostandosi in un open world ispirato a Miami, in cui il nostro giocatore può tranquillamente girovagare sulla spiaggia. Si tratta di un’ambientazione sicuramente più ricca rispetto alla città precedente: praticamente ad ogni angolo c'è una vetrina, un playground o qualcosa con cui interagire. La varietà di campi e tipi di gioco, come il cinque contro cinque o il tre contro tre, sarebbe molto più divertente se gli incontri non fossero così spesso sbilanciati. Allo stesso modo, ci sono un sacco di articoli di moda divertenti da acquistare, ma sono troppo vincolati all’acquisto di VC.
Dopo la Jordan Challenge di NBA 2K23, NBA 2K24 introduce i Mamba Moments per celebrare la storica carriera di Kobe Bryant. Non è impressionante come le sfide Jordan, ma fa comunque un discreto lavoro per entrare nel tono e nell'atmosfera di alcune delle partite più importanti di Kobe: un tributo ad un grande campione decisamente ben riuscito. Interessante anche la novità della modalità MyNBA Lite, più snella e, soprattutto, più utile come punto di partenza per una modalità franchigia meno impegnativa che si concentra, in modo particolare, sulla selezione ed acquisizione di giocatori.
Il gameplay resta il punto forte della serie e, nonostante sia un po' a corto di nuove meccaniche particolarmente attraenti di cui vantarsi, NBA 2K24 ha comunque un aspetto fantastico e il suo gameplay sul campo è sempre il più coinvolgente per l’elevato (a volte eccessivo) grado di complessità che lo contraddistingue. La vera grande novità di quest’anno è rappresentata dalla funzione ProPLAY, che ha consentito a 2K di catturare i filmati dell'NBA e di tradurli in animazioni di gioco in tempo reale. In altre parole, NBA 2K24 è molto più fluido dei suoi predecessori per quanto riguarda i movimenti sul campo, comprese le animazioni di dribbling, tiro e passaggio. Assistiamo, inoltre, ad una riduzione delle interazioni che spezzano l’immersione del giocatore sul parquet e a guadagnarci è, in primis, la fedeltà della simulazione. Quanto detto risulta particolarmente evidente quando si gioca contro squadre con superstar di talento. Giocatori come LeBron James si muovono in maniera assolutamente fedele alle loro controparti reali, ed il netto miglioramento dell'IA permette all'avversario, governato dalla CPU di approfittare di ogni nostro minimo errore persino ai livelli di difficoltà più bassi. La palla finisce in modo affidabile nelle mani dei migliori giocatori in campo, e le animazioni migliorate rendono l'azione risultante sempre più realistica: è difficile che un pallone sfugga dalle mani di LeBron o di Tatum, così come avviene nella realtà.
Altri evidenti miglioramenti si estendono anche al gioco offensivo, laddove alcuni schemi classici, come ad esempio lo sfruttamento del pick’n’roll, non sono così facili da sfruttare nemmeno ai livelli di difficoltà più bassi. Da questo punto di vista, bisogna sottolineare un certo raffinamento dell’I.A. della CPU con i difensori controllati dalla stessa che risultano essere ancora più reattivi e, soprattutto, in grado di capire meglio cosa sta facendo (ovvero sta per fare) l’avversario; questo, ovviamente, vale anche per i nostri difensori. Il più classico degli esempi in tal senso è quando vi troverete ad affrontare, con la vostra difesa (ovvero a parti invertite) un attaccante che non ha nel tiro la sua qualità migliore: a questo punto vedrete i difensori indietreggiare per far sì che il tiratore forzi la conclusione che, nel 90% dei casi, andrà fuori bersaglio.
Nonostante questi miglioramenti, non appariscenti ma decisamente significativi e con discreto impatto sulle meccaniche del gioco stesso, anche il gameplay poteva essere soggetto ad alcune migliorie. Se, infatti, da un lato i comandi offrono un livello di immersione pressoché totale, dall'altro la lentezza che saltuariamente si palesa può interrompere questa rappresentazione fedele della realtà. Un altro esempio di come il gameplay poteva essere ulteriormente migliorato è la gestione del fast-break (contropiede) che risulta, tuttora, essere latitante. La mancanza di questa feature, segnalata ormai da diversi anni a questa parte, priva una simulazione come NBA 2K di uno degli aspetti più divertenti del gioco stesso. Quando recuperate una palla in difesa, con l’attacco avversario proteso tutto nella vostra metà campo, e lanciate il vostro uomo verso il canestro, noterete che nella stragrande maggioranza dei casi questo verrà recuperato con una percentuale di finalizzazione davvero bassa (in netta controtendenza rispetto a quanto accade nella realtà).
Sotto il punto di vista tecnico e grafico, il lavoro svolto da 2K è decisamente valido, seppur non rivoluzionario. 2K e Visual Concepts ci hanno abituati molto bene negli ultimi anni, dimostrando di saper realizzare giochi sportivi sfruttando meglio di chiunque altro le potenzialità tecnologiche delle console. I modelli poligonali dei giocatori sono sempre ottimamente realizzati, ma non c’è stato quel balzo in avanti che ci si sarebbe aspettati dopo un ulteriore anno di padronanza delle macchine di nuova generazione. C’è stato, soprattutto, un lavoro di rifinitura che ha riguardato, in primis, la resa in campo dei giocatori, sempre più credibile ed aiutata da proporzioni finalmente più armoniose e realistiche. Si poteva fare qualcosa di più sul versante dell’illuminazione e, soprattutto, va rilevato come arbitri e spettatori non siano all’altezza degli atleti. Buona la telecronaca, anche se qualche volta non si trova proprio allineata a quanto avviene sul parquet, con una nota di merito nel momento in cui decidete di giocare una delle epoche storiche del mondo NBA. Sempre divertente l’intervallo tra il primo ed il secondo tempo con l’immancabile trio composto da Shaq, Ernie e Kenny. A mio personale avviso, ottimo il comparto online con sfide multiplayer sempre molto godibili, con facilità di matchmaking e, soprattutto, un lag ridotto ai minimi termini in ognuna delle modalità testate.
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