Recensione - Like a Dragon: Ishin!
Il Gioco
Like a Dragon: Ishin! è uno spin-off della serie SEGA ambientato nella fase Bakumatsu del tardo periodo giapponese Edo, ovvero tra il 1850 e il 1870. L’ambientazione e i personaggi quindi sono totalmente slegati dalle vicende della serie principale, tuttavia Kazuma Kiryu e diversi altri protagonisti che abbiamo imparato a conoscere prestano il loro volto e voci a nuovi personaggi, alcuni peraltro realmente esistiti. Kiryu ad esempio è Sakamoto Ryoma, una figura storica vissuta tra il 1836 e il 1867, e la storia di Like a Dragon: Ishin! mescola eventi realmente avvenuti e fantasia in un mix che non può lasciare indifferenti gli appassionati di quel periodo. Non a caso negli ultimi anni abbiamo avuto un boom di titoli che esplorano l’epoca dei samurai, e gli stessi sviluppatori hanno confermato che la decisione di portare Like a Dragon: Ishin! fuori dal Giappone è stata influenzata anche dal successo di titoli di quel tipo. A distanza di quasi 10 anni dall'uscita del gioco originale, possiamo ora finalmente provare Like a Dragon: Ishin! non solo con un comparto grafico rinnovato, ma anche con la localizzazione in italiano dei sottotitoli. Ma procediamo con ordine.
MX Video - Like a Dragon: Ishin!
L’epoca in cui è ambientato il gioco è stata di grande cambiamento per il Giappone: dopo tre secoli di “stallo” l’arrivo degli occidentali ha scosso profondamente lo stile di vita e le ideologie nipponiche, creando una scissione tra i tradizionalisti e coloro che invece vorrebbero abbracciare il cambiamento. Una delle classi sociali maggiormente influenzate da questo dilemma sono i samurai, orgogliosi guerrieri che tradizionalmente hanno perfezionato l’arte della spada, ma ora si stanno convertendo all’evidente superiorità delle pistole e armi da fuoco, di certo meno nobili e onorevoli ma letali e facilmente accessibili. Il termine “classe sociale” non è casuale, infatti un’altra delle principali dispute di quel periodo riguardava una rivoluzione nel sistema di caste che fino ad allora aveva definito la vita dei Giapponesi. Il ceto sociale veniva sopra ogni cosa, e naturalmente a farne le maggiori spese erano colore che facevano parte delle classi più basse e numerose, costretti a vivere nel terrore di offendere anche con un minimo gesto chi era di ceto maggiore e pagarne un caro prezzo.
Sakamoto Ryoma sperimenta in prima persona le ingiustizie di questo sistema non appena torna a Tosa, la sua città natale, dopo un periodo di addestramento nell’arte della spada a Edo. Il senso di giustizia di Ryoma lo mette subito nei guai, ma fortunatamente il suo padre adottivo Yoshida Toyo, nonostante sia uno dei nobili della città, lavora segretamente insieme a Takechi Hanpeita (fratello adottivo di Ryoma) ad una organizzazione il cui scopo è eliminare proprio il sistema di classi sociali. Naturalmente i piani vanno a rotoli quando un misterioso assassino uccide Toyo davanti gli occhi dei due fratelli, e Ryoma viene accusato dell’omicidio essendo l’unico sulla scena del crimine quando arrivano le guardie.
Il samurai viene costretto alla fuga e si rifugia a Kyo, la città che sarebbe diventata Kyoto, sotto lo pseudonimo di Saito Hajime e inizia la sua ricerca dell’assassino infiltrandosi nella Shinsegumi, una forza di polizia con licenza di uccidere particolarmente spietata e temuta. Tra gli ufficiali della Shinsengumi infatti sembra ci sia un uomo che pratica il particolare stile di combattimento utilizzato dal killer, ma la ricerca di Ryoma si rivela tortuosa e ricca di colpi di scena. Questo era solo l’incipit narrativo di Like a Dragon: Ishin!, che nonostante il cambio di ambientazione e nomi dei protagonisti si presenta come una “classica” avventura di Yakuza, alternando una storia principale dai toni cupi e tematiche serie ad una miriade di attività secondarie molto più leggere e al limite del ridicolo. Se siete tra coloro che non hanno apprezzato il cambio in JRPG avvenuto nell’ultimo titolo della serie, allora Like a Dragon: Ishin! sarà un ottimo tuffo “nei bei vecchi tempi”, poiché il gameplay è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’originale del 2014.
Le strade di Kyo sono pieni di brutti ceffi a cui la nostra faccia evidentemente non va a genio, ma fortunatamente Ryoma può utilizzare ben 4 stili di combattimento per mettere in chiaro chi è il migliore. Lotta Libera come suggerisce il nome si base sulle arti marziali a mani nude e predilige il combattimenti ravvicinato e le prese, ma in un’epoca dove chiunque gira con una spada non sempre si rivela la scelta migliore per difendersi dalle lame. Il secondo stile Danza di Spade permette di pareggiare i conti impugnando una katana, così da avere un buon equilibrio tra attacco e difesa. Nonostante la sua abilità con la spada anche Ryoma subisce il fascino delle armi da fuoco, e con il terzo stile Scontro a Fuoco può dimostrare di essere anche un bravo pistolero colpendo dalla distanza e utilizzando una vasta gamma di proiettili speciali. Ma perché scegliere quando il quarto stile Danza Folle permette di usare una katana in una mano e una pistola nell’altra? Si tratta dello stile più particolare dove Ryoma può dare sfoggio a tutta la sua acrobatica piroettando in un turbine di morte alternando fendenti e sventagliate di proiettili utili soprattutto contro gruppi di nemici, ma con alcuni rovesci della medaglia come un minor danno e l’impossibilità di parare alcuni colpi. Si può passare liberamente da uno stile all’altro in qualsiasi momento, e spendendo le apposite sfere si possono acquisire potenziamenti passivi o nuove combo e mosse speciali. Non mancano naturalmente le classiche Heat Actions, ovvero mosse particolarmente coreografiche attivabili solo con determinate condizioni (come ad esempio un nemico atterrato o vicino ad un muro) e con l’indicatore pieno. Esplorando la città Ryoma può inoltre imbattersi in alcuni Maestri esperti in ognuno dei quattro stili, che in cambio di alcuni incarichi ci insegneranno nuove tecniche con cui rimpolpare il già fornito set di mosse.
Per quanto la natura di Like a Dragon: Ishin! sia principalmente quella di un action brawler non disdegna una certa componente da RPG, in particolare per quanto riguarda il crafting di equipaggiamento sempre migliore. La raccolta di materiali è una componente chiave del gioco che si concentra su due modalità “parallele”, ovvero Another Life e i Dungeon. Nel corso della trama Ryoma entrerà in possesso di una piccola fattoria dove dividerà il tetto con l’orfana Haruka (vi ricorda qualcuno?), e qui potremo prenderci una pausa dalla violenza per dedicarci alla gestione del nostro orto per raccogliere frutta, verdura e così via, cucinare pietanze e avviare una piccola attività per guadagnare denaro sfruttando i prodotti della terra.
I Dungeon sono invece legati al nostro ruolo all’interno della Shinsengumi, dove saremo al comando di una squadra (Truppe) in grado di assisterci durante i combattimenti. Si tratta di sfide piuttosto lineari in cui semplicemente bisogna esplorare un’area sconfiggendo ondate di nemici fino ad arrivare al boss, con la particolarità di poter attivare diversi poteri speciali legati alle nostre truppe, ad esempio fornendoci cure, bonus ai danni oppure “evocandoli” per sfoderare i loro attacchi speciali. Le truppe possono essere reclutate sconfiggendo determinati avversari che si incontrano casualmente, oppure tramite una sorta di gacha (con valuta di gioco, niente microtransazioni con denaro reale). Ogni truppa possiede caratteristiche e abilità diverse e vanno allenate per salire di livello, tanto da essere un vero “gioco nel gioco” che può richiedere ore di farming e strategia per trovare le combinazioni migliori. Nella versione originale le Truppe potevano essere utilizzare unicamente all’interno dei Dungeon, mentre in Like a Dragon: Ishin! si possono utilizzare in qualsiasi momento anche durante il gioco normale. Una differenza sostanziale che porta ad alcune considerazione che analizzeremo più avanti del dettaglio.
Dal punto di vista tecnico Like a Dragon: Ishin! si presenta con un comparto grafico rinnovato, ma con alcune limitazioni. Su Xbox Series X il gioco arriva fino al 4K in upscaling e 60 fps (1440p nativi), mentre sulle console di scorsa generazione ci si deve accontentare dei 1080p e 30 fps. Xbox Series S offre una via di mezzo con 1080p ma 60 fps. Il doppiaggio unicamente in giapponese vede il ritorno delle voci originali di tutti i personaggi storici, mentre la localizzazione in italiano si è rivelata accurata e presente anche nei testi dell’immancabile karaoke. Da segnalare come quest’ultimo sia stato aggiornato con alcune canzoni degli ultimi titoli della serie… e sì, tra le canzoni c’è anche Baka Mitai, un meme ormai immortale.
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