Recensione - We Were Here Forever
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
We Were Here Forever è il quarto capitolo dell’omonima saga sviluppata dal team danese di Total Mayhem Games. Anche in questo caso parliamo di un gioco a metà strada tra l’avventura in prima persona e il puzzle game, da affrontare obbligatoriamente online in compagnia di un altro giocatore. Il fulcro dell’intero impianto videoludico ruota ancora una volta intorno alla cooperazione tra due esploratori senza nome che, dopo essersi risvegliati nelle profondità di un misterioso maniero, devono superare una lunga serie di prove ed enigmi per raggiungere la salvezza. Il ventaglio delle situazioni che i due protagonisti si trovano ad affrontare, proprio come in passato, è molto ampio e va dai classici rompicapo nei quali bisogna recuperare la giusta chiave o l’oggetto corretto per proseguire a enigmi via via sempre più complessi, ambientati non solo all’interno del misterioso Castel Rock ma anche nelle aree limitrofe. Giusto per darvi un’idea, nel corso delle circa 12/15 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda ho dovuto guidare a distanza il mio compagno su un percorso irto di trappole, ricostruire da zero una celebrazione religiosa (con tanto di musica) posizionando nel modo corretto dei manichini, dialogare con una gigantesca creatura marina e molto altro ancora.
MX Video - We Were Here Forever
L’unico elemento in comune tra tutti gli enigmi è, come da tradizione della saga, la cooperazione tra i due protagonisti, che nei giochi di Total Mayhem Games riveste sin dal lontano 2017 un ruolo centrale. Anche in We Were Here Forever per risolvere i vari rompicapo è infatti necessario che i due giocatori collaborino attivamente tra di loro, non solo per quanto riguarda le azioni da compiere ma anche, e soprattutto, dal punto di vista comunicativo. Per la maggior parte dell’avventura, i due protagonisti si ritrovano separati in modo più o meno “ermetico” con solo un walkie-talkie a disposizione, il che obbliga i due membri del team a condividere verbalmente con il partner quello che vedono, la conformazione dell’ambiente in cui si trovano, gli elementi con cui è possibile interagire e gli eventuali effetti delle azioni eseguite in un altro luogo dal compagno. Data la quasi totale assenza di indicazioni precise e di tutorial, e’ solo attraverso questo processo, talvolta anche piuttosto lungo e laborioso, che i giocatori possono decifrare gli enigmi e capire quali azioni compiere, spesso in sequenza e in modo alternato, per poter proseguire.
Il fulcro del gameplay di We Were Here Forever poggia quasi esclusivamente su questo elemento e sulla complessità di dover comunicare in maniera alternata attraverso le radio in dotazione, a cui si affiancano un sistema di controllo minimale e una gestione basilare dell’inventario che consente di mettere in tasca più di un oggetto, ma sempre e solo all’interno della risoluzione di uno specifico enigma. I giocatori hanno inoltre la possibilità di utilizzare alcune emote, utili per comunicare in maniera visiva con il proprio partner, e di ottenere dei suggerimenti specifici per ogni enigma, che si sbloccano progressivamente sulla base del tempo trascorso a tentare di risolverlo. A fare da collante tra tutti gli elementi ci pensa la sceneggiatura scritta per questo capitolo dalla software house danese, che si rivela progressivamente ai protagonisti e che, pur senza rinunciare ad alcuni rimandi ai precedenti capitoli pensati per strizzare l’occhio ai veterani della serie, può essere compresa ed apprezzata senza particolari difficoltà anche da chi si avvicina per la prima volta alla saga. Rispetto ai precedenti episodi, la nuova fatica di Total Mayhem Studio può inoltre contare sulla completa localizzazione in lingua italiana di tutti i menù e di tutti i testi a schermo, sottotitoli inclusi.
We Were Here Forever prosegue sul sentiero tracciato dai capitoli precedenti anche per quanto riguarda il comparto tecnico, affidato nuovamente alle capacità del motore grafico Unity. Il gioco, proprio come in passato, permette ai giocatori di organizzare partite su invito, di gestire lobby pubbliche e private o di cercare un partner attraverso un sistema di matchmaking. La vera novità da questo punto di vista è rappresentata dalla presenza del cross-play tra tutte le versioni, che consente di organizzare i propri match indipendentemente dalla piattaforma su cui si sta giocando.
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