Recensione - One Piece Odyssey
Il Gioco
Sembra un giornata tranquilla e rilassante per i Pirati di Cappello Di Paglia, quando una tempesta improvvisa fa naufragare la Sunny sulla costa dell’isola di Waford. Qui si imbattono in Aido e Lim, un esploratore e una giovane ragazza dotata di un potere che le consente di “rubare” il ricordo delle abilità combattive e trasformarle in cubi luminosi. Avendo dei brutti trascorsi per i pirati Lim decide di privare Rufy e compagni dei loro poteri come prevenzione, ma viene convinta da Aido a restituirli essendo convinto che la ciurma possa aiutarli a risolvere un grande mistero che si nasconde sull’isola. Purtroppo Lim confessa che non si tratta di un procedimento semplice, e l’unico modo per riacquistare le abilità è entrare in Memoria, una sorta di dimensione alternativa creata dai Cubi in cui rivivere i ricordi delle principali avventure d Rufy e compagni. La memoria tuttavia può essere ingannevole, per cui alcuni eventi potrebbero svolgersi in maniera leggermente differente, e la stessa Lim non è sicura di cosa possa accadere essendo la prima volta che prova ad effettuare questa operazione inversa del suo potere.
MX Video - One Piece Odyssey
Questo è l’incipit narrativo di One Piece Odyssey, una lunga avventura in cui potremo vivere sia l’intrigante storia originale di Waford sia rivivere saghe iconiche come Alabasta, Water Seven, Marineford e Dressrosa. Un pretesto narrativo non originalissimo ma comunque interessante e funzionale al gameplay, giustificando così sia la progressione dei personaggi (perché Rufy non dovrebbe poter usare le sue tecniche più potenti da subito altrimenti?) sia l’inserimento delle saghe principali all’interno di una trama inedita. Gameplay che tra l’altro è il fulcro di One Piece Odyssey grazie alla sua su duplice natura.
Ad un primo sguardo sembra infatti di trovarci davanti ad un classico JRPG a turni, il che in realtà sarebbe già di suo una ventata d’aria fresca se si prendono in considerazione i titoli usciti finora dedicati a One Piece. Abbiamo visto principalmente musou, picchiaduro ed action, tutti stili che si sposano bene con la natura da battle shonen frenetico del manga, mentre il JRPG a turni è per definizione uno stile più lento e riflessivo. La scelta di ILCA può quindi lasciare spiazzati, ma una volta comprese le meccaniche il gioco si rivela ben più profondo e appagante di quanto sembri. La formula base è quella classica dei combattimenti a turni, con un party formato da 4 personaggi giocanti e il resto “in panchina”, ma con la possibilità di cambiare formazione nel mezzo della battaglia. Questo perché ogni personaggio ha un proprio “elemento” tra Forza, Tecnica e Velocità, ognuno maggiormente efficace o debole su un altro con un sistema sasso-carta-forbice, per cui risulta fondamentale cambiare spesso i membri attivi in base alla situazione.
La principale caratteristica tuttavia è il posizionamento: sia i nostri eroi che i nemici occupano una delle quattro aree in cui si divide il campo di battaglia, e la tipologia di attacco può cambiare sia i bersagli che la loro posizione. Ogni mossa infatti ha un diverso raggio d’azione e possono anche spostare i nemici, ad esempio Rufy può colpire con un Gom Gom Pistol un nemico distante per aiutare un compagno, oppure usare un Gom Gom Bazooka per scagliare l’avversario nell’area vicina di Zoro e lasciare che lui finisca tutti con un attacco ravvicinato ad area. Questo è solo uno dei tanti possibili scenari che si possono presentare, e la gestione del campo di battaglia per massimizzare i danni e le abilità dei personaggi aggiunge un notevole livello di strategia negli scontri.
Ad aggiungere pepe al tutto ci sono degli eventi casuali che si possono attivare nel mezzo di una battaglia, come ad esempio eliminare un gruppo di nemici entro un turno prima che sferrino un attacco potenziato, aiutare un compagno in difficoltà o utilizzare uno specifico personaggio, e soddisfando le condizioni si viene premiati con un notevole bonus di punti esperienza. Salendo di livello si aumentano le statistiche, ma lo sblocco di nuove abilità è legato principalmente all’avanzamento nella storia, mentre esplorando e raccogliendo specifici Cubi di Lim si possono potenziare le mosse disponibili.
Nonostante le mappe di One Piece Odyssey siano principalmente dei corridoi con poche aree effettivamente estese, queste presentano diversi bivi e luoghi raggiungibili solo sfruttando le caratteristiche dei membri della ciurma. Rufy può allungare un braccio per raggiungere oggetti distanti o appigli, Chopper può passare in cunicoli stretti e Zoro può affettare cancelli e porte di metallo e così via, e in qualsiasi momento si può passare al controllo di un qualsiasi membro della ciurma in base all’esigenza. Queste abilità si rivelano necessarie anche nei (pochi) enigmi ambientali, anche se in generale l’esperienza risulta abbastanza guidata e non c’è molta libertà di azione. Degno di nota infine il crafting, e raccogliendo i materiali necessari si può chiedere a Sanji di preparare prelibati piatti decisamente utili per aumentare statistiche e bonus in battaglia, oppure Usopp può creare delle Palline Ingannevoli per infliggere debuff e stati alterati ai nemici. Robin invece può eseguire la fusione degli accessori, aprendo così la strada a diverse “build” che possono rendere i nostri personaggi preferiti più votati all’attacco, alla difesa, al supporto o ibridi più equilibrati.
Dal punto di vista grafico One Piece Odyssey riprende molto lo stile visto in Dragon Quest XI, abbandonando quindi il classico cel-shading e puntando su una grafica più “realistica”. I modelli di Rufy e compagni sono ricchi di dettagli e il mondo di gioco sfoggia colori vividi che riprendono alla perfezione lo stile dell’anime, e anche il frame rate si è dimostrato stabile con i suoi 60 fotogrammi al secondo con risoluzione 4K. Degna di nota anche la colonna sonora realizzata da Sakuraba Motoi, compositore noto per aver lavorato a diverse saghe importanti come Tales Of, Dark Souls e Super Smash Bros, con arrangiamenti e musiche che accompagnano sempre al meglio l’azione. Il doppiaggio vede infine la presenza del casto originale dell’anime giapponese senza possibilità di cambiare lingua, ma con sottotitoli in italiano con una buona localizzazione.
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