Recensione - The Dark Pictures: The Devil in Me
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
The Dark Pictures: The Devil in Me è il nuovo capitolo dell’omonima serie di avventure interattive sviluppata da Supermassive Games. Dopo averci fatto affrontare minacce di ogni tipo, reali e non, il team britannico mischia le carte in tavola proponendo una sceneggiatura che pesca a piene mani da fatti di cronaca reali. Siamo a Chicago e l’anno è il 2022. I cinque membri della Lonnit Entertainment, una società di produzione specializzata in documentari su misteri e serial killer, stanno lavorando ad una puntata interamente dedicata a Henry Howard Holmes, ovvero colui chè è universalmente riconosciuto come il primo assassino seriale della storia americana. Secondo gli storici, H.H. Holmes, nel periodo compreso tra il 1861, l’anno di nascita, e il 1896, l’anno della sua esecuzione, uccise in modo brutale oltre 200 persone, molte delle quali trovarono la morte all’interno di un finto hotel edificato nel cuore della città di Chicago. Dalle ricostruzioni, il serial killer avrebbe progettato e costruito un vero e proprio labirinto fatto di stanze delle torture, passaggi segreti, muri semoventi e trappole di ogni tipo con il solo scopo di terrorizzare i clienti prima di ucciderli per soddisfare i propri macabri appetiti.
MX Video - The Dark Pictures: The Devil in Me
Una storia davvero raccapricciante ma, al contempo, anche molto interessante per chi, come la Lonnit Entertainment, punta a stuzzicare la morbosa curiosità degli spettatori nel tentativo di risollevare le sorti di uno show che, a voler essere onesti, non è mai riuscito a decollare. Stavolta però le cose potrebbero andare diversamente: una telefonata inaspettata offre alla troupe la possibilità di trascorrere un intero fine settimana in una villa nella quale un facoltoso appassionato sta costruendo una minuziosa riproduzione del “Castello delle Morte” di Holmes, resa ancora più interessante dalla presenza di una collezione di oggetti e documenti originali appartenuti proprio al serial killer. Un’opportunità davvero imperdibile, almeno per il regista nonché fondatore nella casa di produzione Charlie Lonnit, che convince i suoi quattro collaboratori, ovvero Kate, Mark, Erin e Jamie, ad accettare l’offerta, trascinandoli di fatto in un turbine di efferata follia.
Mi fermo qui per non rivelare nessun altro dettaglio sulla trama di The Dark Pictures: The Devil in Me, che riprende in tutto e per tutto la struttura dei precedenti capitoli. L’intera avventura si sviluppa infatti nell’arco di una sola nottata, durante la quale il giocatore controlla di volta in volta uno dei cinque protagonisti con l’obiettivo di sopravvivere e, nei limiti del possibile, scoprire quanti più dettagli possibili sulla vicenda, il tutto attraverso una sceneggiatura ricca di bivi e ramificazioni che hanno un impatto diretto sulla storia e, di conseguenza, sull’epilogo. Anche in questo caso sono infatti le scelte e le azioni del giocatore a modificare gli eventi, incluse quelle apparentemente più insignificanti, con conseguenze che possono addirittura portare alla morte di uno o più protagonisti prima del sorgere del sole, il tutto senza possibilità di appello visto che il gioco salva costantemente i progressi dopo ogni momento chiave. Anche in questo capitolo fa poi ritorno il misterioso personaggio interpretato da Pit Torrens e conosciuto come il Curatore. Il suo ruolo, proprio come nei capitoli precedenti, è quello di osservare dall’esterno le vicende, di commentare i momenti salienti e di offrire al giocatore dei misteriosi suggerimenti nel corso del gioco, che possono sia aiutare sia confondere ancora di più le idee a chi impugna il pad.
Lato gameplay, The Dark Pictures: The Devil in Me si presenta come la diretta evoluzione delle meccaniche sviluppate da Supermassive Games nel corso di questi anni. Alla base di tutto troviamo l’esplorazione in terza persona, con la possibilità di interagire con vari documenti e oggetti, molti dei quali non sono fondamentali per proseguire ma permettono di ricostruire meglio gli avvenimenti o, come nel caso delle premonizioni, effettuare le proprie scelte con maggiore consapevolezza. Le novità principali da questo punto di vista riguardano la possibilità di scalare alcuni ostacoli o pareti, a volte anche spostando dei carrelli per permettere al personaggio controllato di completare questa azione, di scendere da punti sopraelevati, ma solo in caso di piccoli dislivelli, e di eseguire dei salti, ma solo in punti specifici delle ambientazioni. A questo si affianca poi l’inedita gestione dell’inventario a disposizione dei protagonisti, che ha un impatto diretto sulle meccaniche di gioco.
Ogni membro della squadra dispone infatti di uno o più oggetti specifici che possono essere usati durante l’avventura. Charlie, per esempio, porta con sé due attrezzi rudimentali con cui è possibile forzare le serrature più semplici, mentre la fonica Erin non può rinunciare al suo inalatore per l’asma e al suo microfono direzionale, in grado di captare anche i suoni più flebili. Mark, il cameraman, ha invece a disposizione una videocamera con zoom e un flash, ottimo per illuminare temporaneamente i bui corridoi della villa nel quale è ambientato questo capitolo. Kate, il volto del programma, porta invece con sé una torcia e una matita, che le permette di rendere visibili le scritte lasciate dai fogli strappati. La “tecnica” del gruppo, ovvero Jamie, dispone infine di un multimetro, che le consente di interagire con alcuni pannelli elettrici. A questa dotazione base si sommano poi alcuni oggetti extra, tra cui le chiavi necessarie per aprire alcune porte o lucchetti, che i protagonisti possono raccogliere nel corso dell’avventura e che, così come gli altri, rivestono un ruolo fondamentale.
The Dark Pictures: The Devil in Me, proprio come tutti i precedenti capitoli, alterna infatti le fasi di esplorazione libera a dialoghi e sezioni più guidate, nelle quali il giocatore deve eseguire delle particolari azioni o completare dei QTE in un breve lasso di tempo. In alcuni casi, oltre a dover premere il giusto pulsante seguendo le indicazioni a schermo, il giocatore ha a disposizione pochi secondi per selezionare uno specifico oggetto del suo inventario tramite la croce direzionale, andando a modificare lo sviluppo degli eventi.Gli strumenti in possesso dei vari protagonisti sono inoltre fondamentali per la risoluzione degli enigmi, ma anche in questi casi si tratta di rompicapo di facile risoluzione, che non tengono impegnato il giocatore per più di un paio di minuti. Tutte le azioni e le decisioni prese dal giocatore influenzano poi anche i tratti caratteriali dei vari protagonisti, che come ormai consuetudine nei titoli della saga vengono ricapitolati attraverso caratteristiche fondamentali e che contribuiscono indirizzare a gli eventi su uno degli innumerevoli percorsi narrativi presenti nel gioco. A completare l’offerta troviamo poi i classici collezionabili. Alcuni, come le premonizioni, svolgono un ruolo attivo nella vicenda e offrono indizi potenzialmente interessanti mentre altri, come le inedite monete che è possibile raccogliere nelle varie ambientazioni, servono solo a sbloccare nuovi contenuti speciali, tra cui approfondimenti o diorami che riproducono i personaggi e alcuni momenti salienti della vicenda.
Una volta conclusa la prima run, che tiene il giocatore impegnato per circa 6-8 ore a seconda di quanto tempo si decide di dedicare all’esplorazione, si sblocca poi la cosiddetta “Curator’s Cut”, ovvero una versione alternativa della stessa storia che include sezioni extra o scene con prospettive diverse rispetto a quanto presente nella modalità standard. E’ inoltre opportuno segnalare che The Dark Pictures: The Devil in Me, proprio come il suo predecessore, offre al giocatore la possibilità di selezionare all’inizio di ogni partita il livello di difficoltà che preferisce tra i tre disponibili, che si differenziano per la difficoltà dei QTE e per il tempo messo a disposizione per le scelte, e che anche in questo caso è possibile vivere l’intera esperienza da soli o in compagnia. Nel secondo caso, si può decidere di giocare in rete in compagnia di un altro giocatore, alternandosi al controllo dei vari personaggi, o in locale con un massimo di altri 4 amici, decidendo all’inizio della partita quali ruoli interpretare e passandosi letteralmente il pad a seconda del personaggio attivo.
Poche le novità da segnalare sotto il profilo tecnico. The Dark Pictures: The Devil in Me, come tutti i capitoli della saga, si basa sulla quarta edizione dell’Unreal Engine di Epic, ottimizzato anche in questo caso per sfruttare al meglio le potenzialità delle console di ultima generazione attraverso due diverse modalità grafiche che privilegiano rispettivamente la risoluzione o il framerate. Nessuna differenza anche per quanto riguarda doppiaggio e localizzazione. The Dark Pictures: The Devil in Me, proprio come gli altri capitoli, è infatti interamente tradotto in lingua italiana, sia per quanto riguarda i testi sia per quanto riguarda i dialoghi.
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