Recensione - A Plague Tale: Requiem
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
A Plague Tale: Requiem è il sequel diretto di Innocence e, come tale, si colloca a poca distanza dagli eventi narrati nel gioco originale. Siamo nel Regno di Francia a metà del 1349. La Guerra dei Cent’Anni sta letteralmente divampando mentre l’epidemia di peste nera iniziata un anno prima continua a diffondersi senza sosta nelle varie regioni del paese. Sono passati pochi mesi da quando la giovane Amicia De Rune e il suo fratellino Hugo, i protagonisti del gioco, sono fuggiti dalla Guienna, l’attuale Aquitania, insieme alla madre Beatrice e a Lucas, un giovane apprendista nell’arte dell’Alchimia. La fuga si è resa necessaria poiché le persone del luogo faticavano a non considerare il piccolo Hugo come il responsabile della diffusione dei ratti e, di conseguenza, dell’epidemia di peste nella zona. Difficile dargli torto, in realtà. Hugo infatti è il portatore della cosiddetta “Macula”, una malattia originatasi apparentemente durante l’epidemia di peste che colpì l’impero Bizantino nel VI secolo dopo Cristo e che è rimasta sopita per centinaia di anni nel sangue di alcune famiglie nobili, per poi risvegliarsi più forte che mai nel corpo del giovane Hugo. La Macula, oltre a rappresentare una minaccia per la salute di chi ne è affetto, crea una connessione con i ratti, i quali seguono il portatore e reagiscono ai suoi stati d’animo, diventando più o meno aggressivi anche in funzione di queste condizioni.
MX Video - A Plague Tale: Requiem
Non c’è quindi da stupirsi se ciò che resta della famiglia De Rune ha dovuto emigrare verso la Provenza per iniziare una nuova vita e, soprattutto, per trovare una cura capace di estirpare una volta per tutte la Macula dal corpo del piccolo Hugo. Non andrò oltre per quanto riguarda la trama, così da non rivelare nulla a chi vuole godersi ogni singolo istante della sceneggiatura scritta da Asobo Studio. Una sceneggiatura che accompagna i protagonisti, e anche il giocatore, in un lungo viaggio attraverso 17 capitoli diversi, che si traducono in circa 15/18 ore di gioco a seconda delle capacità di chi impugna il controller e della sua propensione ad esplorare a fondo ogni ambientazione. Un viaggio nel quale si alternano, proprio come nel capitolo originale, fasi esplorative, momenti stealth e risoluzione di piccoli enigmi, e che vede i due protagonisti attraversare varie ambientazioni e confrontarsi con una serie di antagonisti che, per un motivo o per un altro, incrociano il loro destino con quello dei giovani De Rune, i quali però possono fortunatamente contare su un discreto numero di compagni di viaggio che si alternano al fianco dei due protagonisti fornendo in più di un’occasione un valido aiuto.
Il gameplay di A Plague Tale: Requiem, proprio come quello del capitolo originale, si fonde in maniera estremamente naturale con la sceneggiatura e, proprio come la trama, non rappresenta una rivoluzione ma bensì la giusta evoluzione di un sistema di gioco che, seppur con qualche difetto, ha contribuito a rendere Innocence uno dei titoli più apprezzati del 2019. Alla base di tutto troviamo le classiche meccaniche da avventura in terza persona, con il giocatore che (salvo rarissime eccezioni) controlla direttamente solo Amicia. Come sa bene chi ha giocato il capitolo precedente, la giovane De Rune ha dovuto imparare rapidamente a proteggere sé stessa e i suoi cari dai nemici, siano essi soldati, semplici malintenzionati o ratti. Nel nuovo episodio, la minaccia principale è rappresentata dalle truppe del Conte di Provenza, che governano l’omonima zona con il pugno duro e che, sin dalle fasi iniziali, danno filo da torcere ai protagonisti. Amicia, dal canto suo, può contare nuovamente sulle sue doti stealth, che le consentono di sfruttare i ripari e l’erba alta per sfuggire alla vista degli avversari. La giovane è inoltre particolarmente dotata nell’uso della fionda, che può essere utilizzata per mandare al tappeto gli avversari sprovvisti di elmo o per creare dei diversivi. Il secondo capitolo introduce poi una nuova arma, ovvero la balestra, con la quale Amicia può uccidere sia i nemici più deboli sia quelli corazzati, a patto di avere abbastanza dardi e di saper individuare i giusti punti deboli da colpire.
La seconda minaccia è invece rappresentata dai ratti, che infestano buona parte delle ambientazioni e che non possono essere affrontati direttamente, ma solo evitati sfruttando la loro paura del fuoco o distratti con delle vere e proprie esche. Qui entrano in gioco le capacità alchemiche di Amicia che, anche grazie agli insegnamenti di Lucas, le consentono di creare una serie di composti diversi a partire da alcuni elementi base che è possibile raccogliere durante l’esplorazione. In totale, la giovane De Rune può preparare 4 diverse tipologie di composti, una in più rispetto al primo capitolo, che possono poi essere usati come proiettili per la fionda, lanciati silenziosamente a mano, fissati sui dardi o inseriti all’interno di vasetti di coccio, da lanciare sul terreno per spargere in maniera più efficace il prodotto presente all’interno. Tra i composti ritroviamo l’Ignifer, una preparazione in grado di incendiare torce, falò e, perché no, anche i nemici, l’Extinguish, un prodotto in grado di soffocare istantaneamente le fiamme e l’Odoris, una vera e propria esca per ratti. A questi composti, già presenti nel titolo originale, si affianca l’inedita Pece, che può essere utilizzata per incendiare una piccola porzione di terreno, per far propagare le fiamme a partire da una fonte attiva o per aumentare temporaneamente l’intensità di una fiamma, così da aumentarne il raggio di azione.
Tutti questi composti devono ovviamente essere utilizzati per farsi strada tra le orde di ratti che incontriamo durante il viaggio, ma possono anche essere rivolti contro gli avversari umani per danneggiarli e/o per distrarli. Inoltre, proprio come capitava nel primo capitolo, anche in A Plague Tale: Requiem è possibile sfruttare i ratti a proprio vantaggio, spegnendo le torce per lasciare i nemici alla mercé dei roditori o attirare le orde verso di loro utilizzando le esche. Le opzioni a disposizione di Amicia e Hugo però non si esauriscono qui. Ognuno dei compagni che si alterna al loro fianco durante l’avventura può infatti collaborare alla risoluzione degli enigmi, generalmente interagendo con oggetti come leve o carrelli, o contribuire attivamente alla causa con un talento speciale, come la capacità di affrontare i nemici in combattimento o di rifrangere la luce emessa dalle fonti illuminate per creare una piccola zona sicura attorno ai protagonisti. Il progredire della Macula ha inoltre conferito al portatore delle abilità sovrannaturali, che gli consentono letteralmente di scansionare l’area attraverso i sensi dei ratti per rilevare i nemici nelle vicinanze e di controllarne per un breve lasso di tempo i movimenti, così da poter guidare l’orda verso uno specifico nemico o verso un gruppo. A differenza di tutte le altre abilità, quest’ultima influisce però in modo attivo sullo stress accumulato da Hugo, che deve sempre essere tenuto sotto controllo per evitare che il piccolo possa esserne sopraffatto.
In A Plague Tale: Requiem ritroviamo anche il sistema di crafting inaugurato con il primo capitolo, attraverso il quale è possibile rendere più efficace l’equipaggiamento a disposizione della protagonista o aumentare le sue capacità di trasporto di reagenti e dardi, il tutto consumando le parti di rottame e gli attrezzi raccolti durante l’esplorazione. Nel gioco è infine presente anche un sistema di crescita dinamico del personaggio, che consente ad Amicia di incrementare le proprie abilità attraverso 3 percorsi specifici dedicati rispettivamente al combattimento, al crafting e alle capacità stealth, il tutto sulla base di come il giocatore decide di affrontare le varie situazioni. Ogni percorso è suddiviso in varie sezioni, che una volta completate sbloccano abilità o bonus specifici per una determinata specializzazione. Nel corso del loro viaggio, Amicia e Hugo possono inoltre raccogliere dei collezionabili, come fiori o piume, e individuare degli oggetti segreti, chiamati souvenir. Tutti questi elementi non hanno un impatto diretto sulla vicenda o sulle abilità, ma permettono al giocatore di approfondire la conoscenza dei personaggi e degli avvenimenti attraverso dialoghi speciali o sequenze uniche.
Per dare vita ad A Plague Tale: Requiem, Asobo Studio ha deciso di affidarsi alla quinta versione dell’Unreal Engine di Epic, con l’aggiunta della tecnologia Megascans. Sulle due console testate in sede di recensione, ovvero Xbox Series X e Xbox Series S, il gioco raggiunge rispettivamente i 1440p, upscalati in 4K, e i 900p a 30fps, che possono salire fino a 40 fps se si dispone di un display che supporta i 120hz e si attiva la tecnologia VRR. Per quanto riguarda il comparto audio, la nuova avventura di Amicia e Hugo può contare su una colonna sonora inedita, composta nuovamente da Olivier Deriviere, e sul doppiaggio in varie lingue, tra cui però non figura l’italiano. La nostra lingua è invece una di quelle supportate per quanto riguarda la localizzazione dei sottotitoli e di tutte le parti scritte presenti nel gioco.
Commenti