Recensione - Deathloop
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Immaginate di svegliarvi su una spiaggia deserta, senza ricordi e con i postumi di quella che ha tutta l’aria di essere stata la sbornia più intensa della vostra vita. L'acqua che lambisce la costa dietro di voi è ghiacciata e l’unica possibilità a disposizione è quella che vi viene offerta dalla struttura fatiscente posizionata proprio di fronte a voi. Mentre vi avvicinate, alcune scritte appaiono dal nulla sulle pareti di roccia. Qualcuno cerca di comunicare con voi? La vostra mente vi sta giocando l’ennesimo scherzo? In ogni caso, chi scrive ha tutta l’aria di essere qualcuno che vi conosce bene. Bene quasi quanto Julianna, colei che da lì a poco inizia a rivelarvi più dettagli sul fenomeno che rende l’isola di Blackreef unica al mondo. Una particolare anomalia ha infatti colpito questa remota zona del globo, innescando un loop temporale che dura un giorno intero. Ogni mattina il ciclo si resetta e con lui chiunque ricada nel suo raggio d’azione, sia dal punto di vista fisico che per quanto riguarda la memoria e i ricordi. O almeno così pare funzioni per la maggior parte degli isolani. Già, perché sull’isola, oltre a una schiera di fanatici in cerca di una società alternativa, si sono trasferiti anche 8 individui particolari, conosciuti come Visionari, i quali non solo mantengono parte dei ricordi al termine di ogni loop, ma sanno anche come sfruttare a proprio vantaggio l’anomalia temporale attraverso speciali tavolette, che ovviamente gli conferiscono uno status privilegiato sull’isola.
MX Video - Deathloop
Ecco. Avete appena immaginato l’incipit narrativo di Deathloop, il nuovo action adventure in prima persona sviluppato da Arkane Lyon. Nel gioco impersoniamo il protagonista Colt, risvegliatosi su una delle spiagge dell’isola di Blackreef senza memoria del perché si trovi lì o di cosa sia successo nelle ore immediatamente precedenti. In poco tempo, Colt si ritrova però immerso dalla testa ai piedi in quello che sta accadendo sull’isola. Qualcuno sta infatti tentando di sabotare la stabilità del loop e quel qualcuno, beh...è proprio Colt. Portare a termine questa missione però non sembra essere così semplice, visto che l’unico modo di spezzare il ciclo è assassinare tutti e 8 i Visionari in un singolo loop, ovvero in una sola giornata. Per raggiungere questo scopo Colt, e noi con lui, deve tuffarsi a capofitto nella vita “quotidiana” dell’isola, così da scoprire quanto più possibile sulle regole del loop, su come aggirarle o piegarle alle proprie necessità e, perché no, anche le motivazioni che lo hanno spinto, chissà quanti loop fa, a intraprendere questa pericolosa missione.
Da queste premesse prende il via un’avventura interamente localizzata in italiano che, nelle 15/20 ore necessarie per raggiungere la schermata finale, si sviluppa interamente attorno alla raccolta costante di informazioni ed equipaggiamento che possano in qualche modo facilitare Colt nella sua missione. Per quanto riguarda i dettagli, il protagonista deve infatti scoprire in quale dei 4 distretti di Blackreef si nascondono i Visionari, e capire quale dei 4 momenti della giornata di cui si compone ogni loop è il migliore per agire, ma questo ahimè non basta. Come detto, il loop si resetta ogni giorno e ogni spostamento comporta un avanzamento del tempo di gioco, che non scorre in tempo reale ma cambia ogni qualvolta il protagonista lascia uno dei distretti per fare ritorno alla sua base operativa, situata nei cunicoli che collegano le varie zone. Questo significa che per uccidere tutti e 8 i Visionari in un solo loop sarà necessario colpirne più di uno alla volta, il che richiede una discreta conoscenza non solo delle abitudini dei bersagli ma anche dei meccanismi che regolano ogni area. Il Complesso, Fristad Rock, Updaam e la Baia di Karl cambiano infatti aspetto in ogni fase della giornata, con percorsi che si aprono e si chiudono, livelli di sorveglianza differenti e presenza di eventi particolari limitati solo a una precisa fase del giorno che modificano in modo tangibile la situazione. Colt però condivide una delle abilità dei visionari, ovvero quella di mantenere la memoria di ciò che accade e di ciò che scopre durante ogni loop, il che ci permette di comporre giorno dopo giorno un mosaico fatto di indizi da seguire e preziose informazioni, tutte ricapitolate in modo facilmente accessibile nel menu di gioco.
Se la conoscenza riveste un ruolo fondamentale in Deathloop, lo stesso vale per l’equipaggiamento. Nel corso dell’avventura, Colt può infatti raccogliere una discreta varietà di armi differenti, che spaziano dalle classiche pistole ai fucili automatici, passando per pericolose sparachiodi e macete molto affilati. Per ogni arma sono previste più varianti, suddivise in gradi di rarità crescente, e praticamente tutte possono essere modificate, così come le caratteristiche base del protagonista, equipaggiando delle speciali piastrine, che vanno raccolte durante l’esplorazione o recuperate dai resti dei nemici. Dico resti perché nel gioco di Arkane Lyon la morte non è definitiva ma comporta semplicemente il dover attendere il reset del loop. Quando abbattiamo un nemico, il suo corpo viene quindi “assorbito” dall’anomalia fino al mattino successivo, e lo stesso accade al protagonista in caso di morte, se così possiamo definirla. Colt però ha un altro asso nella manica: come i Visionari, può sfruttare i poteri delle famigerate tavolette e questo gli consente di utilizzare sin dai primi minuti di gioco quella custodita nel suo “nascondiglio”, la quale offre al giocatore un paio di chance in più prima di finire davvero K.O. con conseguente reset del loop alla mattina successiva.
Progredendo nell’avventura e uccidendo i Visionari, Colt può raccogliere le loro tavolette e acquisire nuovi poteri speciali, che gli consentono ad esempio di spostarsi in modo istantaneo tra due punti, di collegare tra loro più nemici così da replicare i danni inferti a uno su tutti gli altri e così via. Non pensate però di poter diventare dei semi-dei: Deathloop consente al giocatore di equipaggiare un massimo di altre due tavolette oltre a quella standard, di utilizzare non più di 4 piastrine contemporaneamente e di portare con sé 3 armi da fuoco, alle quali si aggiungono un’arma corpo a corpo, una tipologia di granate tra le 3 disponibili nel gioco e il preziosissimo Hackamajik, che oltre a permettere le comunicazioni con Julianna consente a Colt di hackerare buona parte dei dispositivi elettronici presenti su Blackreef per aprire porte, attivare torrette di difesa, bypassare le telecamere e molto altro ancora. La gestione dell’inventario è inoltre accessibile solo quando ci troviamo nel rifugio, il che obbliga il giocatore a dover scegliere in anticipo cosa portare con sé in ogni occasione. E’ infine opportuno tenere sempre in considerazione una cosa. Al termine di ogni giorno o in caso di morte, il loop si resetta e questo comporta la perdita di tutti gli oggetti in possesso di Colt, incluse piastrine e tavolette. Questo almeno fino a quando il protagonista non scoprirà un modo per infondere il proprio equipaggiamento con i residui di energia presenti in alcuni oggetti.
E Julianna in tutto questo che ruolo riveste? Lei cercherà in ogni modo di impedire a Colt di rompere il loop, sia informando la sorveglianza e gli altri Visionari dei movimenti del protagonista, sia intervenendo in prima persona quando quest’ultimo si avvicina troppo a uno dei suoi bersagli. E’ qui che entra in gioco la particolare modalità multigiocatore presente in Deathloop: una volta raggiunto un determinato punto della storia, chi impugna il pad può infatti decidere di impersonare Julianna e “invadere” le partite di altri giocatori, ma solo se questi si trovano in una zona dove è presente almeno un Visionario e se hanno selezionato la modalità multigiocatore (Libera o Solo Amici). Le regole delle sfide multigiocatore sono abbastanza semplici: chi impersona Julianna deve infatti tentare di uccidere Colt e/o impedirgli di arrivare al suo bersaglio. Se ci riesce, ottiene dei punti che permettono di avanzare di grado e sbloccare nuovi contenuti, tra cui anche delle skin per i due protagonisti. Se invece è Colt a vincere, l’invasore viene respinto e lascia sul terreno il suo equipaggiamento come ricompensa. Questa tipologia di eventi casuali è parte integrante del gameplay di Deathloop e funziona anche se il giocatore è offline o decide di non attivare le opzioni multigiocatore, lasciando alla I.A. il compito di guidare Julianna durante le sue sortite.
A sorreggere tecnicamente la nuova opera di Arkane Lyon è il Void Engine, sviluppato da proprio dagli Arkane Studios basandosi sulla sesta versione del motore grafico id Tech. Si tratta di una versione aggiornata del motore grafico utilizzato anche per Dishonored 2, che offre ben 4 differenti modalità grafiche su Xbox Series X. Le prime tre opzioni a disposizione del giocatore propongono uno scaling 4K dinamico con supporto HDR, ma con differenze sensibili per quanto riguarda il frame-rate. La modalità Prestazioni rinuncia a qualche dettaglio per mantenere i 60fps costanti in ogni situazione, mentre scegliendo l’opzione Qualità si accetta qualche sporadico calo pur di spingere al massimo l’impatto grafico. I più esigenti possono poi optare per la modalità ray-tracing, limitata però ai 30fps, o la modalità 1080p/120fps con VRR. Su Series S abbiamo invece a disposizione solo le prime due modalità, ovvero Prestazioni e Qualità, limitate però in questo caso ai 1080p. Il titolo sfrutta inoltre le caratteristiche delle console di ultima generazione per ridurre al minimo i tempi di caricamento, sia quelli iniziali sia quelli necessari per spostarsi da una zona all’altra, offrendo inoltre il pieno supporto cross-play e cross-save tra console e PC. Sul fronte audio troviamo infine un doppiaggio italiano di buona qualità affiancato da una colonna sonora originale ben realizzata e perfettamente in linea con le atmosfere del gioco.
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