Recensione - Little Orpheus
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Little Orpheus è un’avventura single-player a scorrimento che mette il giocatore nei panni dell’improbabile cosmonauta sovietico Ivan Ivanovich nel lontano 1962. Mentre Stati Uniti e Unione Sovietica sono impegnati nella corsa alla Luna, l’esercito russo decide di tentare un'altra strada e invia uno dei suoi uomini verso il centro della Terra a bordo di una gigantesca trivella alimentata da una bomba nucleare, conosciuta proprio con il nome di Little Orpheus. Il soldato però scompare per tre lunghi anni, per poi riapparire misteriosamente. Nessuno sa cosa gli sia successo nel frattempo e, soprattutto, che fine abbia fatto l’ordigno nucleare. L’esercito sovietico decide quindi di portare Ivan Ivanovich in un bunker segreto situato negli Urali e di farlo interrogare dal Generale Yurkovoi, il quale però non ha la minima idea dell’incredibile storia che ha in serbo per lui il cosmonauta.
MX Video - Little Orpheus
Sono queste le premesse narrative dalle quali prende il via l’avventura sviluppata da The Chinese Room, già noti per Everybody’s Gone to the Rapture e Dear Esther, e dalle quali si dipana un lungo flashback nel quale il giocatore è chiamato a rivivere, proprio attraverso il racconto del protagonista, tutto lo straordinario viaggio compiuto da Ivan Ivanovich nel sottosuolo del nostro pianeta. Per farlo dovrà attraversare foreste popolate da dinosauri, antiche città abitate da una civiltà sconosciuta, oceani nel quale vivono creature gigantesche e così via, per un totale di nove capitoli differenti, otto standard più uno bonus completabili in circa 3 ore di gioco totali, tutti dichiaratamente ispirati a opere come “Viaggio al centro della Terra” di Jules Verne. L’intera vicenda viene raccontata come se fosse una serie TV, completa di introduzione e titoli di coda in stile “retrò” per ogni capitolo, con un tono volutamente leggero e un’ironia pungente capace di strappare più di qualche risata, resi ancora più irresistibili da un doppiaggio in lingua inglese di ottima qualità abbinato alla completa localizzazione in lingua italiana di sottotitoli e interfaccia.
Il gameplay alla base del titolo è abbastanza semplice e alterna brevi sezioni platform in livelli 2.5D alla risoluzione di enigmi ambientali elementari, generalmente risolvibili spostando un oggetto o interagendo con qualche leva o interruttore. Alcuni livelli propongono poi delle brevi sezioni stealth, nelle quali il protagonista deve muoversi accucciato e sfruttare il level design a proprio vantaggio per sfuggire alla vista di un terribile T-Rex o di nemici capaci di fulminarlo all’istante con lo sguardo. A garantire qualche variazione di ritmo extra ci pensano infine alcuni classici QTE, da superare premendo il giusto tasto quando appare a schermo il relativo indicatore. La nuova edizione, oltre a un livello aggiuntivo che introduce un epilogo extra, porta poi con sé anche la modalità “Registrazioni Perdute” che consente al giocatore, una volta concluso un livello, di rigiocarlo per raccogliere alcune sfere luminose, ottenendo così accesso a illustrazioni, informazioni aggiuntive sulla storia e una manciata di costumi extra da indossare per rendere ancora più stravaganti le vicende.
Tecnicamente parlando, Little Orpheus si presenta come un porting ben riuscito. Alla base del titolo troviamo il motore grafico Unity, nel quale gli sviluppatori hanno implementato per questa nuova versione delle texture in alta definizione, un sistema di illuminazione migliorato, nuove animazioni e, ovviamente, una risoluzione più elevata rispetto alla versione mobile uscita nel 2020, già premiata con diversi riconoscimenti proprio per il comparto grafico. Nessuna differenza da segnalare per quanto riguarda invece la componente audio, anch’essa capace di raccogliere più un riconoscimento dal lancio, che propone la stessa colonna sonora originale composta da Jessica Curry e Jim Fowler abbinata a un doppiaggio in lingua inglese di ottima qualità.
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