Recensione - Diablo II: Resurrected
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Se non siete completamente avversi al genere degli action-RPG, avrete sicuramente sentito parlare almeno una volta della saga di Diablo e, soprattutto, del leggendario Diablo 2. Un titolo che, nel lontano 2000, tracciò un solco indelebile nella storia dei videogiochi, tanto da diventare quasi immortale. Si perchè il secondo capitolo della saga sviluppata da Blizzard a partire dal 1997 può contare ancora oggi su un numero incredibilmente elevato di giocatori attivi, che continuano ad attraversare il mondo di Sanctuary e a maciullare nemici senza curarsi troppo del tempo trascorso o della presenza del terzo capitolo. Per molti, Diablo 2 rappresenta infatti la perfezione, o quasi, ed è quindi facile intuire quali sono le motivazioni che hanno spinto la software house americana a rimettere le mani sul codice sorgente originale per confezionare un’edizione capace di reggere senza particolari difficoltà il confronto con i titoli attuali.
MX Video - Diablo II: Resurrected
Diablo II: Resurrected altro non è che la trasposizione quanto più fedele possibile dell’esperienza originale, almeno sotto il profilo del gameplay. Nulla o quasi è stato modificato sotto il profilo del bilanciamento o delle meccaniche, se non per dare ai giocatori qualche opzione in più o per rendere più accessibile il titolo alle nuove generazioni, sicuramente meno abituate a un certo tipo di proposta. La trama è rimasta quella originale e vede il giocatore impegnato ad affrontare Diablo e i suoi pericolosi alleati nel mondo di Sanctuary dopo gli avvenimenti narrati nel primo capitolo, il tutto attraverso una trama suddivisa in 4 atti principali, ai quali si aggiunge quello introdotto con l’espansione “Lord of Destruction”, uscita nel 2001 e inclusa nella nuova edizione. Per affrontare questa pericolosa missione, il giocatore deve innanzitutto decidere quale dei 7 eroi predefiniti impersonare, che si differenziano per aspetto fisico e classe. Come in ogni GDR che si rispetti, quest’ultima influenza non solo le statistiche iniziali, che possono poi essere incrementate spendendo i punti ottenuti salendo di livello, ma anche l’equipaggiamento che è possibile utilizzare e l’albero delle abilità a disposizione da cui sbloccare nuovi talenti, attivi o passivi.
Una volta scelto il proprio alter-ego non resta che avventurarsi nelle terre di Tristram, esplorare le 5 ambientazioni presenti e affrontare a testa bassa gli innumerevoli servitori di Diablo che tenteranno in tutti i modi di impedirci di raggiungere il nostro obiettivo. Il combat-system di Diablo II: Resurrected, proprio come quello originale, è puro action fatto di scontri ravvicinati, colpi dalla distanza e magie di varia natura, il tutto condito da una vasta gamma di colpi speciali e gestito senza particolari difficoltà anche tramite pad grazie alla presenza di un sistema di mira automatica abbastanza efficace abbinato a un interfaccia modificata ad hoc per adattare i menù originali agli standard console. L’intera esperienza di Diablo da sempre però si basa su due aspetti fondamentali, ovvero le mappe generate in modo procedurale e il loot, e questa nuova edizione non solo non è da meno ma porta con sé tutta la qualità della produzione originale, nonché le molte novità introdotte con l’espansione del 2001. Ogni area di gioco viene infatti rigenerata ogni volta che si carica un salvataggio, così da alimentare con costanza la smania esplorativa del giocatore, e con essa i nemici, che adattano il proprio numero e le proprie abilità alla difficoltà scelta. Una sfida maggiore però corrisponde anche a una ricompensa maggiore ed è qui che Diablo II: Resurrected, proprio come il titolo originale, mostra senza vergogna le proprie qualità.
Tutti gli oggetti presenti nel gioco vengono infatti generati in modo procedurale partendo da un database di caratteristiche smisurato, dal quale vengono “estratte” di volta in volta le qualità degli oggetti droppati dai nemici. Alcune parti di equipaggiamento possiedono inoltre degli incavi nei quali è possibile inserire pietre preziose o gioielli, che incrementano alcune caratteristiche o che garantiscono un aumento permanente delle statistiche del personaggio. A questi si sommano poi gli oggetti Unici, facilmente riconoscibili dal nome e dotati di statistiche speciali, e i set composti da più oggetti, che garantiscono bonus extra in base se utilizzati contemporaneamente. A rendere le cose ancora più succulente ci pensano poi il famoso Cubo Horadrim, che consente di creare una lunga serie di oggetti speciali a partire da componenti più o meno comune, le rune, introdotte con l’espansione e che aumentano ulteriormente le possibilità di crafting del Cubo Horadrim, e la possibilità di condividere gli oggetti raccolti tra tutti i personaggi creati grazie a un pratico baule presente nell’accampamento iniziale di ogni area.
Diablo II: Resurrected proprio come il capitolo originale permette infatti al giocatore di creare più personaggi e progredire in modo separato con ognuno di essi, condividendo però il bottino raccolto e le monete d’oro accumulate mentre si liberano sotterranei infestati o si attraversano cripte infestate da chissà quali creature immonde. Questo aspetto, unito al progressivo incremento delle possibilità di ottenere oggetti sempre più rari aumentando la difficoltà di gioco, è ciò che da sempre rende unica la saga di Diablo e anche stavolta le cose non sono diverse. Per completare i 5 atti della storia la prima volta si impiegano tra le 15 e le 20 ore a seconda della propria abilità, del tempo che si vuole dedicare all’esplorazione e anche di quanto è propizia la generazione delle mappe di gioco. Completare una run in Diablo II: Resurrected però non che l’inizio. Una volta raggiunti i titoli di coda si può infatti decidere di proseguire con lo stesso personaggio per raggiungere il livello 99, aumentando magari il livello di difficoltà e la rarità del bottino ottenuto, scegliere di iniziare l’avventura con un altro personaggio o, perché no, affrontare il rischio della morte permanente nella modalità hardcore.
Ma quindi Diablo II: Resurrected è una copia carbone della versione originale? Ovviamente no. Se il gameplay e le meccaniche originali sono rimaste sostanzialmente invariate, lo stesso non si può dire del comparto tecnico. Il team di sviluppo ha infatti implementato un motore grafico nuovo di zecca in questa versione, capace di sfruttare a dovere le qualità delle console di ultima generazione per garantire un impatto visivo al passo con i tempi, ma senza rinunciare alla visuale isometrica originale e, soprattutto, alle atmosfere opprimenti che hanno reso Diablo 2 un capolavoro senza tempo. La nuova edizione può quindi contare su modelli in 3D e texture in altissima definizione per tutti gli elementi originali, inclusi gli incantesimi e gli oggetti, su un sistema di illuminazione ri-progettato da zero per valorizzare questi elementi senza rendere meno “cupo” il gioco e su effetti particellari completamente inediti, il tutto con la possibilità di raggiungere, su Series X, una risoluzione di 4K a 30fps o, in alternativa, i 60fps con risoluzione di 1440p. La medesima risoluzione può essere raggiunta anche su Series S a 30fps, mentre se si vuole giocare a 60fps si deve accettare di ridurre ulteriormente la risoluzione fino a 1080p. Sulle console di vecchia generazione il frame-rate è invece fissato a 30fps, con risoluzione variabile dai 1080p della console più potente ai 900p del modello base. Tutte le versioni permettono inoltre di passare in tempo reale alla grafica originale, per la gioia dei nostalgici o di chi non ha potuto godere delle meraviglie pixelate a 640*480 ai tempi dell’uscita originale.
Le novità di Diablo II: Resurrected però non riguardano solo la componente grafica. La nuova edizione può infatti contare sulla medesima esperienza multigiocatore PvP / PvE presente nel gioco originale, resa però più coinvolgente e pratica da un supporto rinnovato alla piattaforma Battle.Net. Nel nuovo capitolo è infatti possibile creare gruppi privati fino a un massimo di 8 giocatori o affidarsi al matchmaking, attivando nel caso delle restrizioni per evitare differenze di livello troppo marcate. Se si decide di creare un personaggio in modalità online è inoltre possibile beneficiare della progressione multi-piattaforma o cimentarsi con le “ladder” stagionali per mostrare al mondo le proprie abilità. A differenza della versione originali, le ladder in Diablo II: Resurrected non consentono però di ottenere parti di equipaggiamento uniche o impossibili da raccogliere nelle modalità di gioco standard.
Qualche differenza degna di nota è presente anche sul fronte audio che, proprio come nel lontano 2000, può contare su una colonna sonora originale e su una completa localizzazione in lingua italiana, entrambe rimasterizzate per supportare le funzionalità delle specifiche Dolby 7.1. Blizzard ha inoltre colto l’occasione per renderizzare nuovamente da zero gli oltre 25 minuti di cinematiche presenti nel capitolo originale, così da rendere l’intera esperienza fluida sotto il profilo grafico.Vale infine la pena di sottolineare l’introduzione di alcune funzioni extra opzionali, come la raccolta automatica dell’oro o la funzione che permette di continuare ad attaccare tenendo premuto il relativo tasto, della possibilità di regolare la sensibilità dei controlli e la presenza di una lunga serie di opzioni pensate per aumentare l’accessibilità del titolo e renderlo fruibile anche da chi ha delle difficoltà visive.
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