Recensione - Order of Battle: World War II
Il Gioco
Order of Battle: World War II si propone come un classico wargame con gli scenari di guerra attraversati da una griglia a caselle esagonali, attraverso le quali muovere le nostre truppe e mezzi per cercare di raggiungere l’obiettivo, ossia ovviamente la distruzione delle forze nemiche. La serie di Order of Battle ha ormai diversi anni alle spalle, ma la novità sta nell'arrivo del gioco sulle nostre Xbox: se su PC la serie partiva dalla piattaforma per poi aggiungere (a volte gratuitamente, altre volte a pagamento) le varie espansioni, qui Slitherine ha deciso di "resettare" la serie rimuovendo tutte le vecchie campagne ambiente nel teatro dell’Oceano Pacifico, e lasciando solo il titolo principale con il Boot Camp, una sorta di missione tutorial, e lo scenario Blitzkrieg che ci vede guidare le forze tedesche prima nella conquista della Polonia del 1939 e poi nei successivi scontri con l'asse franco-britannico, fino ad arrivare all'invasione dell'Unione Sovietica ed all'assalto a Mosca del 1941.
MX Video - Order of Battle: World War II
Questi contenuti garantiscono un discreto numero di ore di gioco e sono presenti nel gioco base ad un prezzo piuttosto economico, dopo di che ci viene lasciata la libertà di decidere quale espansione acquistare per esplorare gli altri scenari e fazioni della Seconda Guerra Mondiale (Mława, Varsavia, Norvegia, Belgio, Fall Rot, Dunkerque, Jugoslavia, Grecia, Minsk, Smolensk, Kiev, Mosca), dei quali comunque nel gioco sono presenti tutti i primi capitoli così da poter capire quali potrebbe interessarci approfondire.
Inutile dire che, soprattutto per gli appassionati, l’atmosfera bellica si respira sin dai primi minuti di gioco con una musica di sottofondo mai troppo invadente ma quanto mai azzeccata nelle tonalità solenni ed inquietanti allo stesso tempo. Order of Battle: World War II si gioca in maniera molto simile al titolo per PC del 2015, ereditando i tratti distintivi del classico war game a turni, relativamente semplice nelle sue meccaniche e con una evidente tendenza a privilegiare l’accessibilità anche ai non addetti ai lavori rispetto ad esempio ai dettagli maniacali di un Hearts of Iron. Sostanzialmente è un titolo con il quale si troveranno a loro agio i fan di Panzer General/Corps e, rispetto alla versione originale del gioco datato ormai quasi 6 anni, l’unico vero grande cambiamento riguarda le modifiche legate all’avanzamento all’interno delle diverse missioni: se prima, dopo ogni missione, dovevamo scegliere tra un “perk” A o un “perk” B, qui troviamo una sorta di albero tecnologico che possiamo scorrere dall’alto verso il basso per vedere i punti accumulati durante le missioni e scoprire cosa abbiamo sbloccato in termini di armi ed equipaggiamenti.
Come già anticipato Panzer Corps è il riferimento principale con il quale confrontare il nostro Order of Battle: World War II ma, anche se la software house è la stessa, esiste una differenza piuttosto evidente in un’area chiave dello svolgimento del gioco, quella relativa ai rifornimenti ed all’incorporazione delle linee del fronte. A questo proposito, mentre le nostre unità si muovono sulla mappa, trascinano con sé una linea del fronte, e ogni volta che viene conquistata una città o un avamposto questa progressione è in grado di aumentare e/o estendere la nostra capacità di rifornire le unità da combattimento. Ed è proprio su questo aspetto che bisogna fare molta attenzione; se, ad esempio, mandiamo un cingolato troppo avanti rispetto al resto dell'armata, questo faticherà non poco ad avanzare attraverso le linee nemiche. Se, infatti, lasciamo che le unità nemiche taglino le unità fuori dal nostro raggio d’azione, possiamo considerarle perse mettendo a rischio l’intera campagna diminuendo il potenziale d’attacco. Si tratta di un sistema che, a parte qualche vaneggiamento dell’IA (con unità solitarie, magari danneggiate, in grado di tagliare fuori interi eserciti mentre vagano nel deserto), funziona come previsto costringendoci ad occuparci, allo stesso tempo, sia dei nostri approvvigionamenti (in termini di cibo e munizioni) che del nemico.
L'intero gioco dimostra di avere un solido fondamento tattico alla base del suo combattimento. Non si può semplicemente comprare una dozzina di grandi carri armati ed avanzare verso la vittoria; al contrario, ogni singolo impegno diventa una sorta di puzzle: mentre si cerca di trovare il miglior approccio per sloggiare un particolare nemico da un'area, dobbiamo anche prestare molta attenzione al posizionamento delle nostre unità e alle risorse che variano continuamente, attraverso dei processi dinamici estremamente realistici.
Diversi comandanti – divisi in generali, piloti e capitani – vengono sbloccati nel corso delle campagne. Questi possono essere assegnati a unità specifiche per fornire bonus esclusivi a tutto ciò che rientra nel loro raggio di azione. Sfruttare in modo adeguato le diverse unità e tattiche è di primaria importanza, ma un utilizzo intelligente dei comandanti può davvero fare la differenza nelle operazioni offensive o far guadagnare a chi si difende il tempo necessario per ribaltare le sorti della guerra in proprio favore.
Ma come si gioca su console un titolo del genere, nato inizialmente solo per PC? La risposta è che, tutto sommato, non se la cava male. I due stick servono per navigare all’interno dei diversi menu e per agire sulla telecamera e le diverse visuali, mentre i tasti frontali sono dedicati alle azioni di conferma (ad esempio, la selezione di un’arma o di un’unità); i tasti dorsali, tra l’altro, servono per navigare nei sottomenu e gestire il livello dello zoom.
Dal punto di vista tecnico possiamo dire che, pur nell’ambito del genere di giochi in cui Order of Battle: World War II va posizionarsi, il titolo Slitherine si difende piuttosto bene con una mappa disegnata in una sorta di 2.5D molto funzionale ed animazioni in 3D, il tutto accompagnato da un'ottima velocità di calcolo. Il tutto dà il meglio di sé nel momento in cui vi è la possibilità di impiegare contemporaneamente forze navali, aeree e di terra sulla stessa mappa, facendo un copioso uso di mezzi anfibi: si tratta, senza ombra di dubbio, del momento clou del gioco anche se con obiettivi decisamente più impegnativi. Personalmente ho provato il gioco su una Series X e l’ho trovato decisamente fluido senza particolari rallentamenti di sorta. Il gioco è interamente in lingua inglese con testi e parlato che non contemplano la cara, vecchia lingua italiana, quindi la conoscenza dell'inglese è fondamentale per poter godere del titolo.
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