Recensione - The Dark Pictures: Little Hope
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
New England, Primavera 2020. Un gruppo di quattro studenti universitari e il loro insegnante stanno rientrando da un gita d’istruzione. Il sole è già tramontato da un pezzo, ma per fortuna la destinazione non è poi così lontana. L’autista del bus sul quale stanno viaggiando, dopo aver fatto una breve sosta in un “Diner”, si imbatte però in una pattuglia della polizia locale. Sulla strada principale c’è stato un incidente ed è necessario effettuare una piccola deviazione verso la cittadina di Little Hope per aggirare l’ostacolo. Nulla di preoccupante, o almeno così sembrerebbe. Dopo pochi minuti l’autista è infatti costretto a effettuare una brusca manovra per evitare di investire una bambina e l’autobus finisce per ribaltarsi. Quando si riprendono, gli studenti e il docente scoprono di essere rimasti soli in mezzo al nulla e di non poter comunicare con nessuno. Sul luogo dello schianto non c’è traccia né del conducente né della bambina, e ovviamente nessuno degli smartphone funziona. Al gruppo non resta quindi che mettersi in cammino verso la città di Little Hope, con la speranza di imbattersi in qualcuno che li possa aiutare. Non sanno però di essere appena piombati in un vero e proprio incubo, che affonda le radici nel passato oscuro della città e che li perseguiterà, così come la fitta nebbia che avvolge la cittadina, fino alla mattina seguente.E’ questa la trama alla base di The Dark Pictures: Little Hope, la seconda avventura narrativa a tema horror sviluppata da Supermassive Games come parte dell’omonima antologia e che, anche stavolta, prende spunto da leggende e credenze reali per dare vita a una sceneggiatura non lineare. A fare da guida ai giocatori è nuovamente il Curatore, un misterioso individuo interpretato anche in questa occasione da Pip Torrens. E’ lui a introdurre le vicende dalle quali prende il via una storia capace di tenere impegnati i giocatori per almeno 4/5 ore. La longevità dell’avventura, proprio come quella del precedente episodio, non si esaurisce però una volta raggiunti i titoli di coda. Il secondo capitolo della saga ripropone infatti la stessa filosofia per quanto riguarda lo sviluppo della narrazione e le possibilità offerte ai giocatori. The Dark Pictures: Little Hope è un gioco lineare che alterna brevi sequenze esplorative, dialoghi a risposta multipla e QTE di varia natura, ma nel quale chi impugna il pad svolge un ruolo determinante perché ogni risposta, ogni scelta e ogni azione indirizzano gli eventi su uno degli innumerevoli binari previsti dagli sviluppatori, con esiti non sempre di facile previsione e conseguenze che possono arrivare anche alla morte di uno o più personaggi principali. I QTE, così come alcune decisioni, avranno infatti un impatto immediato mentre altre, come quelle che vanno a influire sui tratti peculiari e sulla condotta dei protagonisti, potrebbero influenzare la trama sul lungo periodo, modificare radicalmente alcuni passaggi e portare a uno dei numerosi finali presenti nel gioco. Una volta conclusa la prima run è inoltre possibile rigiocare i singoli capitoli e, se si è acquistata l’edizione che include la Curator’s Cut, rivivere l’intera avventura con punti di vista inediti e sequenze aggiuntive.
MX Video - The Dark Pictures: Little Hope
Sotto il profilo del gameplay il titolo prosegue sulla strada tracciata con Man of Medan, il primo episodio della serie, riproponendo generalmente le stesse meccaniche e le stesse peculiarità. La prima particolarità riguarda la possibilità di affrontare l’intera esperienza da soli, ricoprendo di volta in volta il ruolo di uno dei cinque protagonisti, in compagnia di amici o familiari sulla stessa console, così che ognuno possa interpretare uno o più personaggi utilizzando un solo pad, o con il supporto di un altro giocatore online. Indipendentemente dal numero di giocatori, The Dark Pictures: Little Hope propone un sistema di gioco abbastanza snello. Durante le fasi esplorative, chi impugna il pad può muoversi liberamente nelle varie ambientazioni e interagire con alcuni oggetti, così da aprire porte o contenitori, approfondire la trama attraverso i numerosi documenti sparsi per la città di Litte Hope, scovare uno dei 50 collezionabili presenti e, perché no, anche incappare in una delle 13 Premonizioni, che sveleranno un piccolo indizio su un evento che potrebbe o meno verificarsi in futuro. Al netto di queste possibilità, il titolo di Supermassive Games non offre al giocatore altri controlli, se non quelle legati ai QTE, attraverso cui vengono gestite le sequenze dinamiche, le fasi più concitate e le sporadiche fasi di combattimento presenti nel gioco. Le modalità di interazione con i QTE variano per adattarsi alla situazione, ma senza mai discostarsi troppo dai canoni del genere. Ci sono le classiche pressioni di tasti ritmiche, quelle in sequenza, quelle a tempo e alcune situazioni nelle quali è necessario compiere dei movimenti specifici con le levette.
Un’ulteriore peculiarità è rappresentata dai tratti caratteristici dei 5 protagonisti, che ne influenzano il comportamento e che possono essere sviluppati, in senso negativo o positivo, sulla base delle scelte effettuate o delle risposte date durante i dialoghi, così da sbloccarne di nuovi e accedere a nuove diramazioni della trama. E’ però opportuno ricordare che ogni scelta, così come l’esito di ogni QTE, è scandita da un timer e, cosa ancora più importante, è definitiva. Il gioco infatti salva istantaneamente ogni volta che il giocatore compie un’azione e non c’è modo di ripetere una sequenza o modificarne l’esito, a meno di non rigiocare l’avventura dall’inizio o attendere di completare la prima run per sbloccare il menù di selezione dei singoli capitoli.
Anche sotto il profilo tecnico, The Dark Pictures: Little Hope non si discosta molto da quanto visto nel primo capitolo. Il gioco si appoggia nuovamente al motore grafico Unreal Enigne e sfrutta anche in questa occasione un sistema di telecamere fisse e di inquadrature pensate per dare sia taglio più cinematografico all’esperienza sia per enfatizzare la sensazione di essere costantemente braccati da una (o più) presenze oscure. Sulla piattaforma utilizzata per la prova, una Xbox One X, il titolo mette in mostra un comparto grafico di ottima qualità, reso ancora più accattivante dalla presenza di animazioni facciali ben realizzate e accompagnato da una completa localizzazione in lingua italiana di buona qualità sia per quanto riguarda i dialoghi sia per quanto riguarda i testi.
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