Recensione - Shadow of the Tomb Raider
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
La giovane Lara Croft, dopo aver affrontato l’ira della regina-sciamana Himiko sull’isola di Yamatai e aver combattuto contro l’esercito della Trinità nella gelida Siberia, non è più la stessa. Le perdite subite nel corso degli anni e lo scontro con l’efferato ordine dei cavalieri templari, che pare siano anche responsabili della prematura morte di suo padre, l’hanno inevitabilmente cambiata. Lara non è più un'archeologa fresca di laurea che cerca in qualche modo di trovare il suo posto nel mondo: ora è una persona disposta a sacrificare tutto e tutti per raggiungere il suo scopo, ovvero cancellare dal mondo ogni traccia della Trinità ed impedire ai suoi adepti di fare del male ad altre persone. E’ per questo motivo che, all’inizio di Shadow of the Tomb Raider, Lara e l’inseparabile Jonah si trovano nel villaggio messicano di Cozumel: la Trinità si è stabilita in zona per tentare di recuperare un potente manufatto Maya, e la giovane archeologa si è subito messa sulle loro tracce, aiutata anche dagli appunti raccolti a suo tempo da Lord Croft. Grazie alle sue conoscenze, Lara scopre che le truppe paramilitari, guidate dal misterioso Dott. Dominguez, stanno cercando nel posto sbagliato ma che nella zona potrebbe essere custodita la chiave necessaria per raggiungere la preziosa reliquia. L'avventuriera decide quindi di intervenire, usando come copertura i festeggiamenti per il Dia de Los Muertos, e di recuperare per prima la chiave, ma le cose ovviamente non vanno come previsto. Il suo eccesso di intraprendenza si scontra infatti con la strenua resistenza degli uomini di Dominguez, che alla fine riusciranno a mettere le mani sulla chiave e, soprattutto, con la forza degli elementi. Le azioni di Lara sembrano infatti aver dato il via ad un'antica, nonché catastrofica, profezia e l’unica opzione che rimane a lei e Jonah è quella di mettersi subito all’inseguimento della Trinità per impedirgli di portare a compimento la loro missione e fermare l’apocalisse Maya scatenata dal gesto di Lara.Sono queste le intriganti premesse dalle quali prende il via Shadow of the Tomb Raider, l’ultimo capitolo della nuova trilogia sviluppata da Square Enix e Crystal Dynamics, e dalle quali si dipana una storia cupa e ricca di elementi sovrannaturali che, nell'arco delle circa 15 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda, porterà la giovane Lara ad affrontare nuovi ed antichi avversari nel cuore della giungla peruviana. Un’avventura che, come già abbondantemente confermato nei mesi passati dagli sviluppatori, non si discosta particolarmente dai titoli precedenti per quanto riguarda la struttura generale, lo sviluppo della trama ed il gameplay. Il gioco ripropone infatti la consueta alternanza di sequenze lineari e fasi di esplorazione libera, ma ognuno di questi elementi è stato rivisto ed ampliato per adattarsi meglio al contesto narrativo e alla personalità della protagonista.
Partiamo proprio dall’ultimo punto, quello legato alle meccaniche di combattimento ed esplorazione. Nei titoli precedenti Lara era una combattente inesperta, che inizialmente si trovava quasi a disagio con un’arma tra le mani e che spesso sceglieva di adottare un approccio più discreto per sfuggire ai nemici. In Shadow of the Tomb Raider la troviamo però cambiata. Gli eventi passati l’hanno resa più forte, più cinica e più determinata. Ora Lara maneggia con maggior disinvoltura le armi in suo possesso, e usa le tattiche stealth non solo per sfuggire al nemico ma, soprattutto, per uccidere in modo letale dopo aver instillato il terrore nella mente degli avversari. Oltre a poter sfruttare il consueto arsenale di armi e l’istinto di sopravvivenza, che le permette di evidenziare buona parte degli elementi che la circondano, Lara può ora infatti ricoprire il suo corpo di fango per mimetizzarsi con la fitta vegetazione, può nascondersi tra i cespugli ed appiattirsi contro le pareti per cogliere di sorpresa i nemici, può sferrare agguati mentre si trova sui rami degli alberi per colpire i nemici dall’alto o appenderli come diversivo, e monito, per i nemici. La giovane archeologa inoltre può ancora utilizzare i cadaveri come trappole improvvisate, ma anche scagliare contro i suoi avversari delle frecce avvelenate, così che vengano colti da allucinazioni e si rivoltino contro i propri compagni prima di morire. Le truppe della Trinità ovviamente non staranno a guardare, riversandole addosso la consueta dose di proiettili e sfruttando quando possibile le tecnologie a loro disposizione, come i visori termici che permettono a determinati tipi di nemici di individuare con facilità la protagonista mentre si nasconde nella vegetazione. Nel corso dell’avventura Lara si imbatterà poi in un nuovo tipo di nemici, decisamente più rapidi e letali della Trinità, e in alcuni inaspettati alleati, dei quali però preferisco ovviamente non rivelare nulla così da non privare nessuno del piacere della scoperta.
MX Video - Shadow of the Tomb Raider
Anche per quanto riguarda le fasi esplorative Shadow of the Tomb Raider adotta un approccio simile. Lara, proprio come accadeva nei capitoli precedenti, può infatti scalare molte delle superfici presenti nel mondo di gioco, a mani nude o con l’aiuto di vari accessori che potranno essere recuperati nel corso dell’avventura, come l’immancabile piccozza o gli inediti ramponi, perfetti per muoversi sulle superfici dove la forza delle braccia non è sufficiente. La protagonista può ancora utilizzare le corde per creare ponti improvvisati, per allestire teleferiche dalla quali scendere o risalire o per calarsi dalle sporgenze e dondolare, così da raggiungere punti apparentemente fuori dalla sua portata, ma può anche utilizzare le corde per muoversi lungo le pareti di roccia dopo essersi calata, così da coprire in salto distanze maggiori, e usare il fedele rampino per saltare tra i vari appigli improvvisati come una sorta di “spara-ragnatele”. Lara può inoltre sfruttare la corda in suo possesso per interagire con vari oggetti, così da aprire nuovi passaggi o azionare specifici meccanismi presenti nelle varie ambientazioni. Qualche novità anche per quanto riguarda le fasi di nuoto: in questo terzo capitolo la protagonista può infatti muoversi liberamente sotto la superficie dell’acqua, così da raggiungere aree poste in profondità o percorrere lunghe sezioni in apnea, magari per accedere ad un’area nascosta o cogliere di sorpresa un nemico. Una delle caratteristiche fondamentali del gameplay della serie, rimasta praticamente invariata, riguarda invece la necessità di combinare spesso tutte queste abilità, sia durante fasi più guidate, dove i giocatori saranno chiamati a dare sfoggio di tutte le loro abilità per sopravvivere agli eventi che si succederanno nel corso dell’avventura, che nelle zone aperte come Kuwaq Yaku o la gigantesca Paititi, che fungono da veri e propri “hub” per tutte le attività presenti nel titolo.
L’ambientazione sudamericana presente nel nuovo capitolo, palcoscenico perfetto nel quale dare vita ad una trama che affonda le radici proprio nella tradizione di questi luoghi, si compone di 14 aree differenti, tra le quali troviamo villaggi che alternano sprazzi di civiltà moderna a resti di culture precolombiane, intricate foreste, corsi d’acqua impetuosi, impianti petroliferi, templi e molto altro ancora. Proseguendo con la storia Lara visita tutti questi luoghi, che potranno successivamente essere raggiunti in modo più o meno libero sfruttando i classici falò presenti per spostarsi rapidamente da una località all’altra. Anche Shadow of the Tomb Raider infatti include alcuni elementi di level design metroidvania, con porte e luoghi che diventano accessibili solo dopo aver appreso una determinata abilità o aver recuperato una specifica attrezzatura. Inoltre, quasi tutte le zone sono disseminate di attività extra - se così possiamo definirle - che possono essere completate dal giocatore. Nel gioco fanno infatti ritorno tutte le attività viste in passato come la raccolta di risorse, il ritrovamento dei collezionabili, la caccia, il completamento delle varie sfide, le missioni secondarie e, ovviamente, le Tombe della Sfida, che in questo capitolo vengono affiancate dalle Cripte. Nessuna di queste attività è fondamentale per il proseguo del gioco, ma non sono nemmeno fini a sé stesse. Ogni azione compiuta da Lara le permette innanzitutto di ottenere punti esperienza, che possono poi essere utilizzati davanti ad uno dei focolari per sbloccare le 60 abilità, suddivise in 3 specializzazioni, che permettono di aumentare le capacità di Lara come Guerriera, come Sopravvissuta o come Esploratrice. Lo sviluppo delle capacità tramite punti esperienza non rappresenta però l’unico strumento a disposizione del giocatore. Sempre presso i falò è infatti possibile migliorare il proprio equipaggiamento e riparare alcuni capi di vestiario ottenuti nel corso del gioco, alcuni dei quali permettono di ottenere degli specifici power-up.
Ma l’importanza delle attività extra non si esaurisce qui. La raccolta di materie prime e le battute caccia, specie quelle di animali rari, sono infatti indispensabili per poter migliorare il nostro equipaggiamento, per creare frecce alternative e per avere sempre a disposizione gli ingredienti necessari per creare quattro unguenti che permettono rispettivamente di curare Lara, di migliorare la sua resistenza ai colpi, di incrementare le sue capacità percettive così da individuare con maggiore facilità prede e risorse, e di aumentare la sua concentrazione per “rallentare” il tempo durante i combattimenti o durante la risoluzione degli enigmi. La giungla peruviana inoltre custodisce enormi ricchezze, tra cui oro e giada, che possono essere vendute ai mercanti presenti nei villaggi, dai quali è anche possibile acquistare risorse, munizioni e nuovi equipaggiamenti. La raccolta di collezionabili permette invece di approfondire la storia principale o la conoscenza delle varie culture sulle quali si basa la narrazione, così da decifrare le indicazioni presenti sui molti monoliti presenti o ottenere dettagli utili per poter superare alcuni enigmi. Gironzolando per i villaggi capita poi di imbattersi in alcune side-quest che, a differenza di quanto accadeva in passato, non si basano più su richieste molto semplici ma poggiano su trame leggermente più complesse al termine delle quali il giocatore riceve in ricompensa monete o equipaggiamenti speciali.
Le 9 Tombe della Sfida e le 10 Cripte, tutte accuratamente nascoste nel mondo di gioco, meritano invece un discorso a parte. Le prime, proprio come nei precedenti capitoli, propongono al giocatore articolati enigmi che possono essere risolti solo dando fondo a tutte le doti atletiche e logiche delle quali si dispone, per sbloccare abilità speciali impossibili da ottenere in altro modo. Le Cripte invece sono luoghi estremamente pericolosi che custodiscono costumi speciali e che vanno esplorati facendo costantemente attenzione all’ambiente che ci circonda.
Tutte queste attività hanno ovviamente un impatto sulla longevità del titolo. Come ho scritto in apertura, per completare la sola trama principale di Shadow of the Tomb Raider si impiegano circa 12/15 ore, ma queste diventano necessariamente di più se si decide di dedicarsi ad una o più delle attività presenti. Nella mia prova ho giocato l’intera storia, ho completato tutte le Tombe della Sfida più buona parte delle Cripte e ho speso un po’ di tempo tra varie quest secondarie, raccolte di risorse e battute di caccia. Dopo i titoli di coda il cronometro indicava quasi 22 ore di gioco ed una percentuale di completamento generale prossima all’85%. Anche il livello di difficoltà scelto potrebbe incidere sul tempo necessario: Shadow of the Tomb Raider propone infatti 4 gradi di sfida differenti, che si differenziano tra di loro per la complessità degli scontri e degli enigmi, per il quantitativo di aiuti che vengono forniti, sia a video che tramite la voce di Lara, e per le capacità rigenerative della protagonista. Il gioco permette poi di andare ad agire indipendentemente sul grado di difficoltà dei combattimenti, dell’esplorazione e degli enigmi, così da adattare ogni aspetto ai propri gusti o alle proprie capacità. Inoltre, anche dopo aver terminato l’avventura, si può continuare ad esplorare il mondo di gioco per completare eventuali attività lasciate in sospeso o iniziare una nuova partita in modalità “Nuovo Gioco+” mantenendo tutte le abilità ed i potenziamenti ottenuti in precedenza.
Dal punto di vista tecnico Shadow of the Tomb Raider sfrutta una versione potenziata del “Foundation Engine”, lo stesso utilizzato per dare vita al capitolo precedente della saga. La piattaforma utilizzata per la recensione è una Xbox One X, sulla quale il titolo raggiunge i 4K nativi a 30 fps in modalità “Alta Risoluzione”, che diventano 1080p a 60fps nel caso si decidesse di optare per la modalità “Framerate Elevato” rinunciando ad una parte dei dettagli. Sulla console base il titolo dovrebbe assestarsi sulla medesima risoluzione Full HD, ma ovviamente a 30fps. Il titolo supporta inoltre le tecnologie HDR e Dolby Atmos, disponibili ovviamente solo sugli hardware che le supportano, ed include una modalità fotografica tramite cui è possibile catturare screenshot nel gioco, andando ad agire su vari parametri ed applicando filtri e cornici se necessario.
Commenti