Recensione - Madden NFL 18
Il Gioco
Come ogni anno EA rinnova i propri franchise sportivi e, con sommo piacere, non ci regala più meri aggiornamenti ma, sempre più spesso, vere evoluzioni di alcuni dei titoli sportivi più venduti al mondo. La serie Madden è sempre stata la più venduta ogni anno soprattutto in virtù di una grande capacità di rinnovamento e di aggiornamento, mai limitata al semplice update dei roster e degli oggetti di contorno. Peraltro il gioco dedicato al mondo NFL si è sempre connotato, oltre che per l’elevato grado di realismo, anche per una teatralità che ben si sposa con il modo tutto americano di vivere lo sport. Sin dall’intro, il gioco mostra i muscoli e il motore Frostbite fa vedere di che pasta è fatto, con evidenti miglioramenti (e già l’edizione 17 era uno spettacolo per gli occhi) grafici che coinvolgono i giocatori e l’ambiente in cui questi si muovono.Per apprezzare i cambiamenti introdotti nell’edizione attuale, basta partire dalla partita tra Patriots e Falcons, protagonisti dell’ultima edizione del Super Bowl. E’ difficile mantenere la concentrazione quando ci si trova di fronte ad un gioco di luci praticamente perfetto e a giocatori praticamente identici alle loro controparti reali. E già da questo primo assaggio si può comprendere quanto sia stato fatto dagli sviluppatori, sia in termini grafici che sul versante gameplay, ma andiamo con ordine.
Appena avviato il gioco ci si trova davanti al classico menu dei titoli sportivi EA Sports con la possibilità di scivolare dalla partita singola alla stagione/franchise, alla modalità Longshot, alla pratica, alla modalità Ultimate Team ed, infine, alle competizioni online. Per quanto riguarda le modalità single-player standard abbiamo a disposizione due alternative, una molto povera di contenuti e l’altra decisamente più corposa. La modalità Superstar offre decisamente molto poco in termini di contenuti e si rivela, sostanzialmente, molto simile alla partita veloce,in grado di gettarci sul campo di gioco senza troppi orpelli. Invece ottima scelta da parte di EA quella di potenziare la modalità Franchigia, il vero cuore pulsante dell’esperienza di gioco single-player e non solo, vista la possibilità di giocarla anche in modalità online. In Franchigia è possibile gestire ogni singolo aspetto della vita del nostro Team, dalle tematiche di ordine manageriale e finanziario all’impatto sugli allenamenti e sulla gestione della rosa di giocatori. E’ presente la possibilità di effettuare il draft, così come quella di impiegare roster personalizzati, il tutto condito dalla massima cura per i particolari, anche quelli apparentemente più insignificanti. E’ ovviamente possibile “tagliare” i giocatori in esubero, così come effettuare scambi di mercato con altre franchigie rimanendo sempre nei limiti imposti dal tetto salariale (ammesso che abbiate deciso di implementare questa caratteristica).
MX Video - Madden NFL 18
La grande novità di quest’anno è però la modalità Longshot, sostanzialmente equivalente alla modalità “Il Viaggio” apparsa per la prima volta in FIFA 17. In questa modalità, che presenta elementi da RPG, dobbiamo gestire la vita di un astro emergente del football e portarlo alla gloria nel mondo NFL. Con un ritmo narrativo di tipo cinematografico, il nostro Wade (questo il cognome del personaggio), partirà dai campetti di periferia per poi passare all’high school (il nostro liceo), quindi al college ed, infine, all’NFL.
Tra le altre modalità presenti nel gioco abbiamo l’ormai onnipresente Ultimate Team e le diverse opzioni per il gioco in multiplayer online. Per quanto riguarda la modalità Ultimate Team, nulla diverso rispetto alle precedenti edizioni, anche se c’è da sottolineare come ci sia un forte legame con la modlità Longshot, testimoniato dalla presenza di 27 sfide in single-player derivate dall’universo di gioco della nostra giovane promessa. Nell’ambito di tali sfide, le migliori sono quelle riguardanti gli anni del College e strizzano l’occhio al mai dimenticato franchise, sempre di EA Sports, dedicato all’NCAA, il football universitario (vedi, ad esempio, la sfida tra Texas University ed Oregon Ducks). Inoltre EA ha già annunciato la possibilità di incrementare quest’esperienza di gioco con l’aggiunta di nuove sfide che verranno rilasciate nel corso dell’anno. Per il resto, la modalità Ultimate Team offre la consueta varietà per quanto concerne la disponibilità di Tornei e sfide sia in single-player che in Co-Op.
Anche il comparto online, che tecnicamente non offre il fianco a critiche particolari (lag praticamente assente durante la mia prova), è rimasto stutturato in modo simile alle stagioni precedenti con sfide singole, tornei e soprattutto con la possibilità di giocare un’intera stagione di franchigia online. Una volta collegati in rete, i tempi di attesa sono davvero molto contenuti, il gioco scorre via fluido e l’unica pecca risiede nel fatto che il 90% dei giocatori sono americani o comunque non italiani, per lo scarso feeling che abbiamo alle nostre latitudini con il football made in USA.
Veniamo ora ad esaminare più da vicino il comparto tecnico che si presenta davvero di prim’ordine: le animazioni, seppur ancora minimamente legnose, sono di un dettaglio assolutamente fotorealistico con giocatori, arbitri ed allenatori che rasentano quasi la perfezione. Anche gli elementi di contorno (pubblico, stadi, terreni di gioco) si presentano a livelli di assoluta eccellenza ed il feeling che si respira è veramente quello di una partita di football osservata da vicino. La mimica facciale di arbitri e giocatori, ma soprattutto degli allenatori, è quanto di più espressivo si sia mai stato visto in titolo sportivo con tanto di imprecazioni e relativi provvedimenti arbitrali. Un particolare, forse secondario, che contribuisce in maniera determinante alla coreografia ed all’aspetto dei giocatori, è dato dai riflessi di luce sui caschi degli stessi con le diverse sfumature di colore che si modificano al modificarsi delle condizioni di luce. Anche l’erba dei diversi campi di gioco risulta essere ben realizzata con un movimento particolarmente realistico in base alle condizioni meteo (vedasi direzione ed intensità del vento).
Venendo agli aspetti più propriamente legati al gameplay, il motore di gioco Frostbite lavora in maniera davvero eccellente nonostante le aspettative non fossero al massimo considerato trattarsi del primo anno in cui esso viene impiegato nel gioco; le animazioni risultano, invece, davvero molto fluide e mai ripetitive e si mantengono tali persino nelle mischie più vigorose, nonché nei tackles e sulle linee di scrimmage. Un elemento di novità è rappresentato dalla nuova meccanica di passaggio, il cosiddetto (perdonate l’impossibilità di effettuare una traduzione letterale) “Target Passing”: grazie a questa nuova caratteristica, è possibile controllare il ricevitore e cercare di gestire al meglio il lancio del quarter back. Non è assolutamente facile domare con immediatezza questo nuovo modo di controllare il ricevitore ma, alla lunga, diventa davvero appagante, sebbene possa non essere gradito a tutti.
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