Recensione - High On Life
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
High On Life è uno sparatutto in prima persona esclusivamente single-player sviluppato da Squanch Games, lo studio californiano fondato nel 2016 da Tanya Watson e Justin Roiland, il co-creatore della saga di Rick and Morty. Quest’ultimo è anche la mente creativa dalla quale è stata letteralmente partorita la nuova IP della casa di sviluppo, che mette il giocatore nei panni di un giovane studente americano coinvolto, suo malgrado, in una strampalata guerra intergalattica contro un cartello criminale alieno, conosciuto come G3 e colpevole di schiavizzare altre razze aliene per utilizzarle come fossero delle vere e proprie droghe.Dopo un inizio particolarmente sopra le righe, del quale non farò menzione qui per non privare del piacere della scoperta chi non ha ancora avuto modo di giocare il titolo, il protagonista si ritrova catapultato insieme alla sorella (e alla loro casa) nella città aliena di Blim City, che nelle circa 8/10 ore necessarie per raggiungere i titoli di coda riveste il ruolo di hub centrale per l’avventura, nonché di base operativa per il protagonista, che in breve tempo si trasforma in un apprendista “cacciatore di taglie” sotto la guida di una strampalata creatura di nome Gene. L’obiettivo del protagonista è chiaro: abbattere uno a uno i membri del cartello G3 e risalire la scala gerarchica fino ad arrivare al suo leader, Garmantuos.
MX Video - High On Life
Per portare a termine la sua missione il giovane può contare su un aiuto di eccezione, ovvero quello dei Gatliani. Gli alieni di questa specifica razza sono delle vere e proprie armi senzienti e, proprio per questo motivo, vengono schiavizzati dal cartello G3 grazie a particolari chip inibitori. Nelle fasi iniziali dell’avventura il protagonista entra in possesso di Kenny, un Gatliano a forma di pistola, al quale si andranno via via ad aggiungere altri 4 alieni diversi, per un totale di 5 armi differenti, tra cui il sanguinario pugnale Tello. Ognuna di queste creature è dotata di un attacco standard, di un attacco speciale e di alcune abilità uniche, che il protagonista può sfruttare sia durante gli scontri contro le truppe del G3 sia durante le fasi esplorative presenti nel gioco.
High On Life, pur senza mai ripudiare la propria natura FPS, si concede infatti delle digressioni non solo verso il genere platform, con sezioni ricche di salti e collezionabili nascosti in luoghi apparentemente inaccessibili, ma anche verso quello dei metroidvania. Ogni nuova arma porta infatti con sé meccaniche inedite, come per esempio la possibilità di rallentare per un breve periodo nemici e oggetti con le bolle sparate da Sweezy, la capacità di raggiungere appigli lontani grazie alla lingua-rampino di Taffo o l’abilità di creare delle piattaforme sfruttando i dischi metallici sparati dal fucile Gus, attraverso le quali è possibile sbloccare progressivamente nuove aree o raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili.
Nel corso dell’avventura il protagonista ha inoltre la possibilità di migliorare ognuna di queste armi attraverso specifici potenziamenti, che possono essere raccolti durante l’esplorazione o acquistati al banco dei pegni di Blim City spendendo i crediti raccolti completando le taglie, o, nelle fasi finali del viaggio, di applicare delle vere e proprie modifiche che vanno ad alterare in modo sensibile le abilità di ogni Gatliano, aprendo così nuove possibilità sia durante i combattimenti sia durante le fasi esplorative. Le 5 creature aliene non rivestono però solo il ruolo di “semplice” arsenale, ma sono a tutti gli effetti dei veri e propri protagonisti all’interno delle vicende di High On Life. Ogni Gatliano ha infatti la propria personalità e non esita a metterla in evidenza dialogando continuamente con il protagonista o con i vari NPC che quest’ultimo incontra missione dopo missione, il tutto condito dalla comicità scurrile e assolutamente non-politicamente corretta che ha reso celebre la saga di Rick and Morty.
High On Life, come prevedibile, include una mole decisamente elevata di dialoghi in tutte le fasi di gioco, specie durante gli scontri a fuoco e le battaglie contro i luogotenenti di Garmantuos, che non mancano di strappare più di qualche risata a chi apprezza un certo tipo di comicità. Se non siete tra questi o, più semplicemente, non vi piace il fatto di essere letteralmente “sommersi” dalle chiacchiere degli altri personaggi, incluse le vostre armi, non preoccupatevi. Dalle opzioni del gioco è infatti possibile modificare la frequenza dei dialoghi, così da trovare il giusto equilibrio.Parlando di questo argomento è però doveroso segnalare che, almeno allo stato attuale, il gioco non è doppiato in lingua italiana. La localizzazione è infatti disponibile solo per testi e sottotitoli, il che potrebbe far storcere il naso a chi non ha particolare dimestichezza con la lingua inglese.
Il protagonista può inoltre contare sulla vecchia tuta da cacciatore di taglie di Gene, la quale (una volta disattivata la modalità “trial”) gli consente di tenere monitorati i suoi valori vitali, di scansionare le aree vicine alla sua posizione, di fluttuare per brevi distanze una volta sbloccato il relativo potenziamento e di ricevere informazioni essenziali su come raggiungere i propri bersagli. Come già detto, tutti questi elementi rivestono un ruolo fondamentale sia durante le fasi esplorative sia durante i combattimenti, ma con qualche piccola differenza. Fuori dagli scontri il giocatore può infatti sfruttare senza particolari limitazioni le abilità di Gatliani, mentre quando incontra dei nemici ogni abilità ha un proprio tempo di cooldown, che può essere ridotto sensibilmente consumando i frutti di una particolare pianta aliena presente in tutte le ambientazioni. Per quanto riguarda gli scontri a fuoco, High On Life si presenta ai giocatori come un FPS molto tradizionale, con i nemici che attaccano a ondate senza particolari istinti di sopravvivenza o qualsivoglia approccio tattico alle battaglie. Decisamente più elaborate le boss-fight contro gli esponenti di spicco del G3, che mescolano senza sosta gli elementi platform alle meccaniche da sparatutto per offrire una maggiore varietà e un livello di sfida sensibilmente superiore a tutte le altre sparatorie.
Per completare High On Life ci vogliono circa 8/10 ore, a seconda del proprio grado di abilità, del livello di difficoltà selezionato tra i tre disponibili e della propensione all’esplorazione. Nel gioco sono infatti presenti oltre 200 collezionabili sotto forma di bauli pieni di crediti o carte, ai quali si sommano alcuni segreti extra, tra cui la possibilità di accedere ad aree speciali attraverso dei dischi da inserire all’interno di un particolare sistema di teletrasporto portatile. Il gioco offre inoltre alcune piccole variazioni allo svolgimento di talune missioni sulla base delle risposte date nei dialoghi o al tipo di approccio che si decide di attuare, il che sicuramente farà felici gli amanti della rigiocabilità. Ad influenzare ulteriormente la longevità ci pensano poi i 4 b-movie completi che gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire all’interno del gioco e che gli appassionati di un certo tipo di cinema non dovrebbero assolutamente farsi sfuggire.
Per dare vita al mondo di High On Life gli sviluppatori si sono affidati alla quarta versione dell’Unreal Engine di Epic, ottimizzato anche in questa occasione per sfruttare al meglio le piattaforme di ultima generazione ma senza particolari opzioni per decidere se dare priorità al frame-rate o alla risoluzione. Sulle piattaforme testate durante la prova, ovvero Xbox Series X e Series S, il gioco raggiunge senza difficoltà i 60fps in ogni occasione con le ultime patch, con una risoluzione di 1440p (upscalata in 4K) nel primo caso e di 1080p nel secondo. Più che buono anche il comparto audio, che può contare su una colonna sonora di buona qualità e, soprattutto, sulle voci di alcuni dei doppiatori originali della serie di Rick and Morty.
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