Recensione - Street Fighter 6
Il Gioco
Cosa è la forza? Se fossimo nel mondo di Star Wars una risposta, per quanto discutibile, ci sarebbe, ma nel mondo “reale” non è così semplice. Chiunque può combattere per motivi diversi, e l’unico modo per trovare la propria risposta è viaggiare, incontrare altri combattenti e confrontarsi a suon di pugni. Ok, anche questa è una risposta abbastanza discutibile, ma se a darcela è Luke non possiamo fare altro che fidarci. E no, non sto parlando di Luke Skywalker (incredibile quanti parallelismi con Star Wars si possono fare), ma dell’ultimo lottatore che avevamo conosciuto in Street Fighter V. Capcom stessa aveva dichiarato che Luke pur essendo l’ultimo arrivato sarebbe stato fondamentale per il futuro della trama della serie, e in Street Fighter 6 oltre ad essere il volto sulla copertina lo ritroviamo nel ruolo di primo mentore nel nostro percorso nella ricerca della forza.
MX Video - Street Fighter 6
Tutto inizia a Metro City, la stessa città vista nel picchiaduro a scorrimento Final Fight del 1989. Il sindaco Hagar ha sconfitto l’organizzazione Mad Gear e la città si appresta a riprendere in mano il proprio futuro, ma una cosa non è cambiata: gli abitanti sono tutti forti e amanti del combattimento dopo essere stati “temprati” da anni in cui vigeva la legge del più forte. Legge che comunque continua ad essere valida, e oltre a rimasugli della vecchia Mad Gear la cultura della lotta è talmente radicata che si può letteralmente sfidare chiunque in un combattimento senza un reale motivo se non quello di vedere chi è il migliore. Una città perfetta quindi per chi è alla ricerca della forza, e dopo aver imparato le basi nella palestra di Luke il nostro maestro ci consiglia di scendere in strada e iniziare a sfidare gente a caso, perché anche la più innocua vecchietta potrebbe essere in grado di difendersi in modi inaspettati. Ad accompagnarci, almeno inizialmente, in questo viaggio ci sarà Bosch, un altro studente di Luke anche lui desideroso di diventare più forte. I motivi di Bosch tuttavia sembrano più “pratici” e meno filosofici, e ben presto ci si ritrova invischiati in un turbinio di eventi che coinvolge sia volti noti della serie sia una nuova generazione di lottatori.
Questo è l’incipit del World Tour, la principale modalità single player di Street Fighter 6 che rappresenta una delle offerte più grandi mai viste in un picchiaduro. Capcom ha fatto tesoro delle critiche ricevute nel precedente capitolo arrivato nei negozi praticamente sprovvisto di modalità single player (se non le classiche Arcade), mentre in questo caso non solo il World Tour ha una longevità di tutto rispetto tra le 15 e le 20 ore per essere completata, ma rappresenta un approccio totalmente nuovo per i picchiaduro in generale. Invece dei classici combattimenti intervallati da filmati infatti siamo davanti ad un vero e proprio action adventure dove ci si può muovere liberamente per la mappa, esplorare utilizzando le tecniche di combattimento per rimuovere gli ostacoli e come accennato sfidare (o essere sfidati) in una lotta praticamente chiunque, dai passanti ai negozianti.
In questi casi la schermata diventa bidimensionale come una normale battaglia in stile Street Fighter, ma non mancano particolarità come le battaglie contro gruppi di nemici o con avversari folli come droni, roomba aspiratori impazziti e… frigoriferi. Il mondo di Street Fighter 6 non si prende certo sul serio, a partire dall’avatar che possiamo creare prima di entrare nel World Tour: l’editor infatti è tra i più completi mai visti, e offre una grandissima libertà nella personalizzazione di ogni minimo dettaglio, permettendo sia di creare personaggi curati sia devi veri e proprio mostri deformi e sproporzionati che sembrano usciti direttamente da Attack on Titan. Ciò che veramente è interessante è che queste caratteristiche fisiche non sono puramente estetiche, ma influenzano attivamente anche l’effettiva portata degli attacchi e delle hitbox, naturalmente con vantaggi e svantaggi. Anche il vestiario influisce, e con le monete guadagnate si possono visitare vari negozi che vendono abbigliamento in grado di aumentare le statistiche, ma se troviamo un set che ci piace particolarmente c’è sempre l’opzione di mantenere l’estetica di un pezzo ma le statistiche di un altro. Per quanto riguarda lo stile di lotta invece inizialmente si inizia con quello di Luke essendo il primo maestro che si incontra nella storia, ma progredendo si possono incontrare altri lottatori leggendari disposti ad insegnarci il loro stile e mosse speciali, tra cui molti volti noti della serie. È possibile inoltre mescolare le mosse uniche, e finché le combinazioni di tasti non si sovrappongono nulla vieta di creare uno stile unico che mescola l’Hadoken imparato da Ryu ai calci rotanti di Chun-Li e le prese di Zangief. Capite bene che con queste premesse si può creare il lottatore definitivo, motivo per cui non è possibile utilizzarlo online nelle lotte classificate, mentre invece è permesso in quelle amichevoli.
Parlando proprio di questo aspetto Street Fighter 6 rivoluziona anche il concetto di lobby online grazie al Battle Hub. L’avatar creato nel World Tour infatti può essere usato per esplorare questa enorme sala giochi virtuale piena di cabinati arcade, e se vediamo l’avatar di un altro giocatore seduto in attesa possiamo metterci dall’altro lato del cabinato per sfidarlo ad una battaglia amichevole. Un modo simpatico per rendere più interessanti le sessioni tra una battaglia e l’altra, con la possibilità di interagire con gli avatar degli altri giocatori, unirsi ad un clan o dedicarsi ad altri cabinati dove poter giocare ad alcuni classici retrò di Capcom come Final Fight, Street Fighter II o Super Puzzle Fighter. Nel Fighting Ground invece ci si può dedicare ad attività più “classiche” come match classificati, modalità Arcade, battaglie in locale con altri amici o approfondire la conoscenza delle combo dei personaggi con l’Allenamento.
Parlando del gameplay ci troviamo davanti ad un classico Street Fighter, e i veterani si sentiranno subito a casa tra mezzelune, mosse caricate e così via, ma non mancano naturalmente delle importanti novità… anche se forse non è il termine più esatto. Tutto infatti ruota intorno alla barra del Drive, e a seconda dell’utilizzo si possono attivare vari effetti che anche se con nomi diversi riprendono delle meccaniche già viste nei precedenti Street Fighter. Il Drive Impact infatti è una evoluzione del Focus Attack di Street Fighter IV, ovvero un colpo caricato che può assorbire alcuni colpi per prendere l’avversario alla sprovvista, mentre il Drive Rush può essere usato per “cancellare” una combo con uno scatto in avanti per aprire a nuove azioni, anch’esso visto nel quarto capitolo. Il Drive Parry invece permette di bloccare quasi ogni attacco, e se seguito con il giusto tempismo può ricaricare la barra del Drive invece di consumarla, ed è una meccanica introdotta per la prima volta in Street Fighter III… nonché la fonte di uno dei momenti più memorabili nella storia degli eSport quando ancora non erano mainstream, ovvero lo scontro tra il Ken di Daigo e la Chun-Li di Justin all’Evo 2004, vi consiglio caldamente di recuperarlo se non lo conoscete, non ve ne pentirete.
I Drive Reversal sono una eredità delle V-Reversal di Street Fighter V con cui contrattaccare immediatamente un attacco del nemico con il giusto tempismo, ed infine l’Overdrive riprende le mosse EX, ovvero varianti potenziate delle mosse speciali. Tornano inoltre le barre Super! per eseguire 3 varianti di mosse finali per ogni personaggio, ognuna con combinazioni e costo diverso in base a quante barre consuma, con l’ultima che diventa una Critical Art se eseguita con poca salute.
Si tratta di una mole di possibilità enorme che va gestita con accortezza, infatti tutte queste opzioni si basano sulle 6 tacche della barra del Drive, e se abusate portano ad uno stato di Burnout in cui si subiscono danni in difesa e si infliggono meno danni.
Graficamente Street Fighter 6 si presenta in forma smagliante con due modalità, ovvero Risoluzione e Performance. I nomi rendono già l’idea, ma trattandosi di un picchiaduro dove anche un singolo frame può fare la differenza, nel Fighting Ground e nelle battaglie il gioco viene impostato in Performance a prescindere. Dove questo cambia è invece nel World Tour, con risoluzione a 4K nativi e Ray-tracing ma a 30 fps in modalità Risoluzione, scendendo invece a 1080p e 60 fps in Performance. Ottima la localizzazione in italiano dei testi, così come le musiche che riprendono sia pezzi storici rivisitati, sia nuovi brani e temi per ogni aggiunta al roster, che al lancio conta 18 combattenti di cui 6 inediti.
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