Recensione - NBA 2K22
Il Gioco
E' indubbio come la serie NBA 2K, da sempre standard assoluto di riferimento per gli amanti del basket virtuale, abbia accusato qualche piccolo “scompenso” nel passaggio di generazione con alcune imperfezioni tecniche, sia di grafica che di gameplay. Alla luce di ciò mi sono approcciato all’attuale edizione con qualche piccola titubanza, scoprendo però subito come le cose siano decisamente migliorate anche se permangono alcuni piccoli “nei” da estirpare quanto prima. Troppa era la voglia di fare il mio ingresso sul parquet che, almeno inizialmente, non ha badato troppo al vasto menu di gioco, né tantomeno alla creazione del mio alter-ego digitale. Mi ero prefissato di andare a vedere se quelle piccole lacune dello scorso anno fossero state colmate e devo dire che, mi è parso evidente un deciso cambiamento di rotta in termini di meccaniche (come la resistenza al tiro in alcune situazioni peculiari) e di modalità di gioco disponibili.
MX Video - NBA 2K22
Ed è proprio a livello di gameplay che si notano subito le prime grandi novità rispetto a quei piccoli incidenti di percorso avvenuti l'anno scorso. NBA 2K22 ha apportato alcune importanti modifiche all'azione in campo che contribuiscono a renderlo un gioco più realistico del solito, in particolare il modo in cui gestisce la perdita di resistenza e di forza fisica durante il dribbling. In 2K21 era facile correre contro un difensore sul perimetro, evitare l’intervento di un Curry qualsiasi (si fa per dire) e colpire dalla zona dei tre punti senza sudare. Contro la CPU questa tattica era quasi indifendibile, specialmente in MyTeam dove le carte giocatore sono state rapidamente rese ridicolmente potenti. In NBA 2K22 è ancora possibile impiegare tattiche del genere, ma la perdita di energia dovuta a sprint e dribbling è decisamente molto più realistica. Man mano che il giocatore diventa più stanco il suo misuratore di tiro si riduce, rendendo più difficile centrare il canestro. Questo porta a un gioco che inizialmente sembra più lento rispetto ad NBA 2K21, ma se si gioca cercando soprattutto il controllo della palla senza tener premuto il pulsante dello scatto, si ha effettivamente più tempo per mandare la palla a canestro grazie ad un meter di tiro più grande. Potrebbe non sembrare un cambiamento importante all'inizio, ma porta ad utilizzare uno stile di gioco molto più aderente alla realtà rispetto a quanto si sia visto la scorsa stagione. Non potendo più utilizzare lo scatto in maniera indiscriminata, siamo ora portati a giocare ad un basket di squadra con il pick and roll che diventa presto il nostro migliore amico, soprattutto nelle modalità offline. Imparare come e quando usare le nostre abilità di palleggio e la velocità per superare i difensori su un pick farà la differenza. Oppure si può usare il pick and roll per forzare un cambio e andare a lavorare contro il difensore più piccolo; si tratta di tattiche un po' troppo devastanti a volte, anche se vengono ampiamente contrastate dai miglioramenti implementati sul versante delle tattiche difensive.
Inoltre, Visual Concepts ha completamente riprogrammato i sistemi di contestazione dei tiri e di blocco. Come per il pick and roll, si può iniziare ad avere la sensazione di avere troppa potenza; tuttavia, l'attacco è molto più propenso a drenare i jumper aperti, il che significa che non si può semplicemente cedere o fare affidamento su una contestazione tardiva. Anche le situazioni legate alle palle rubate sono state migliorate con nuove animazioni basate sul punteggio totale assegnato alla capacità del giocatore di rubare palla, il tutto assolutamente fedele a quanto avviene nella realtà. Si assiste, inoltre, ad una decisa riduzione dei fastidiosi episodi di “bump steals” (il furto inopinato della palla da parte dei giocatori gestiti dalla CPU) anche se permangono alcuni difetti nelle animazioni, soprattutto nella modalità “The City” quando si assiste ancora (seppur in misura decisamente ridotta rispetto allo scorso anno) ad una spiacevole compenetrazione di poligoni.
Un gameplay migliorato non significa molto se non si hanno delle solide modalità di gioco in grado di sfruttarlo e, da questo punto di vista, l’offerta di Visual Concepts è particolarmente ampia e variegata. Sia che vogliate costruire il vostro giocatore da zero in MyCareer, assemblare un dream team di stelle NBA passate e presenti in MyTeam, gestire la vostra squadra in MyNBA, o dominare il gioco femminile in The WNBA, NBA 2K22 copre tutto lo scibile del basket made in USA. Il cuore del gioco è, ovviamente, rappresentato dalla modalità My Career che ci riporta nell’ancora più vasto mondo di The City, un ambiente urbano immenso nel quale il nostro “MP” (soprannome del nostro giocatore personalizzabile in tutto e per tutto) vestirà il ruolo di una superstar in erba del mondo NBA e cercherà di entrare nella Hall of Fame del basket. In alternativa, si può lasciar da parte il discorso NBA e giocarsi la reputazione per strada, nei campetti di street basket di periferia, e giocare contro altri giocatori umani nelle modalità Rec Room e Pro-Am, già viste in passato ma ora ulteriormente definite. Al termine di ogni incontro guadagnerete della moneta virtuale (VC) con la quale potenziare il vostro giocatore senza dover ricorrere alle sempre fastidiose ed invadenti microtransazioni, assenti nel caso in cui decidiate di intraprendre la carriera NBA.
Nel frattempo, però, Visual Concepts ha posto una grande attenzione sulle attività fuori dal campo in MyCareer, soprattutto per quanto concerne la promozione della vostra attività di giocatore. The City pullula dei cosiddetti “product placements”, ossia postazioni in cui è possibile incontrare personaggi in grado di creare e far progredire il vostro brand qualora lo desideraste. Le modalità Unlimited e Limited sono tornate praticamente senza significativi cambiamenti: ciò significa che la maggior parte delle persone probabilmente non arriverà mai ai livelli più alti delle ricompense di Unlimited, mentre Limited continua ad essere un festival della fortuna in termini di ricompense. Visual Concepts ha anche cambiato Triple Threat Online in qualcosa che chiama "The 100": l'idea alla base è che si inizia un round con 100 punti, e dopo ogni partita il punteggio del vostro avversario sarà sottratto da quel totale, mentre il vostro risalirà vincendo man mano gli incontri. Il livello di sfida non è elevatissimo ma il divertimento è comunque più che assicurato.
Se eliminiamo My Career, l’altra modalità davvero corposa del gioco risulta essere, ovviamente, My NBA grazie alla possibilità di gestire in tutto e per tutto una franchigia NBA con la piacevole novità dell’implementazione della possibilità di costruire uno staff di allenatori dedicati a migliorare determinate caratteristiche di ogni singolo componente della squadra.
Sempre presente My Team, ormai opzione quasi irrinunciabile in tutti i titoli sportivi, con i suoi alti e bassi. Un punto a favore della suddetta modalità risiede senza dubbio nella ricchezza di contenuti che sono abbondantemente sufficienti per tenerci occupati non obbligandoci a spendere decine e decine di euro per creare da subito la squadra dei nostri sogni. Se, però, volete da subito il meglio dell’NBA preparatevi a vuotare il portafogli anche perché, come avviene sempre più spesso, già dalle prime ore dall’uscita del gioco troverete orde di Lebron James e Kevin Durant. Completano il quadro due interessanti novità: lo Shoe Builder ed un nuovo sistema di classificazione delle carte, decisamente molto funzionale.
Se ci spostiamo in ambito multiplayer, in aggiunta alle modalità più tradizionali la nuova modalità Draft è sicuramente la stella del comparto online anche se gravata da un’eccessiva invadenza delle microtransazioni. Visual Concepts ha preso la decisione di chiederci di pagare (crediti o moneta sonante) per partecipare una volta esauriti i ticket che sono inizialmente disponibili. Rimanendo in tema di immersione nell’atmosfera NBA, non si può non citare anche la colonna sonora, che quest’anno si aggiornerà ogni stagione con l’aggiunta di tanti altri brani, che vanno ad affiancarsi alla già nutrita schiera di pezzi eseguiti da artisti di primissima caratura quali Travis Scott, Drake e tanti altri ancora.
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