Recensione - Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin
Il Gioco
35 anni sono un traguardo importante per una serie videoludica, e meritano di essere celebrati con qualcosa di speciale. Per l’occasione Square Enix ha deciso di intraprendere una strada coraggiosa ma pericolosa: riprendere il Final Fantasy originale e “reinventarlo” stravolgendone sia la storia che il gameplay. Non si tratta quindi di una remastered ma neanche un vero e proprio remake come avvenuto per Final Fantasy VII: Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è un esperimento a sé stante che prende libera ispirazione dalla storia del gioco del 1987, ma che ad eccezione di alcuni rimandi condivide ben poco con l’opera originale, e anzi la ribalta quasi del tutto. Si tratta infatti di una reinterpretazione in chiave “dark”, e le differenze si notano fin da subito. Se nel vecchio Final Fantasy la leggenda narrava di quattro Guerrieri della Luce che avrebbero sconfitto il Caos, in Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin i protagonisti (almeno inizialmente) sono solo tre. Il gioco stesso sottolinea questa differenza, come se ci fosse qualcosa di “sbagliato”, e più volte alcuni dei concetti o capisaldi della serie vengono distrutti o stravolti. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin dichiara in maniera esplicita il suo distacco dal resto dell’immaginario di Final Fantasy, tanto che lo stesso titolo sta a significare come il gioco sia uno “straniero” che non appartiene al “paradiso” degli altri capitoli. Il filmato di apertura, poi, rende il tutto ancora più chiaro con una violenza esplicita che mai si era vista in un gioco di Final Fantasy, arrivando a livelli di crudezza e gore che lasciano spaesati e confusi, ma anche incuriositi.
MX Video - Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin
Come accennato i protagonisti iniziali del gioco sono tre, ovvero Jack, Ash e Jed, anche se durante il corso dell’avventura si uniranno altri due compagni. Ogni personaggio possiede un Cristallo, ma a differenza del gioco originale si tratta di Cristalli Neri, in totale contrasto con quelli che dovevano essere i Cristalli di Luce. Sia Jack che il resto dei protagonisti si incontrano in maniera apparentemente casuale, ma ognuno è spinto da quello che viene definito un vero e proprio “istinto” e “bisogno”, ovvero uccidere Caos. Per realizzare questo desiderio (e salvare il mondo) il sovrano di Cornelia manda il trio in missione , ma fin da subito appare un dilemma: chi o cosa è davvero Caos? Si tratta veramente di un singolo essere responsabile di tutta l’oscurità e il male del mondo, oppure è solo una “personificazione” che gli umani hanno dato al male per avere qualcuno da incolpare e su cui scaricare le colpe? Questa domanda è un punto focale per gran parte della trama di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, con continui ribaltamenti di prospettiva che confermano prima una poi l’altra ipotesi, lasciando i protagonisti (e noi giocatori) con un dubbio continuo prima di arrivare all’epilogo. Nonostante la trama sia stata scritta da Kazushige Nojima, il concept originale è pur sempre del ben noto Tetsuya Nomura, un nome ben noto essendo dietro anche a Kingdom Hearts e al recente Final Fantasy VII Remake, e il suo zampino si nota abbastanza.
Il gameplay di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin invece è stato affidato ad un altro team ben noto, ovvero Team Ninja, autori di Nioh e del sequel Nioh 2. Proprio a questi titoli si ispira il gameplay di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, ma se pensate che si tratti di un “banale” souls-like con le skin di Final Fantasy sappiate che non è esattamente così, anche se le influenze sono piuttosto esplicite. Tanto per cominciare è possibile selezionare il livello di difficoltà, per cui i meno avvezzi al genere (o i meno pazienti) potranno godersi la trama selezionando la difficoltà “Narrativa” che semplifica di molto i combattimenti rendendo la vera sfida riuscire a morire, ma anche al livello standard Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è molto più permissivo rispetto alla media. Altra sostanziale differenza rispetto ai souls-like è l’assenza della barra del vigore. In realtà questa viene “sostituita” dai PM, la cui gestione è il vero ago della bilancia nei combattimenti. Oltre agli attacchi semplici tramite il dorsale destro (che possono essere eseguiti a ripetizione senza limiti) il grilletto invece è adibito agli attacchi speciali, che variano in base a quante volte si è premuto prima l’attacco normale. Eseguire un attacco normale e subito dopo uno speciale avrà un effetto, due attacchi normali e poi lo speciale un altro e così via. Ogni mossa speciale ha un suo costo in termini di PM, tuttavia questi non si rigenerano automaticamente come il vigore, ma solo continuando ad attaccare o effettuando un “parry” con lo scudo di energia. In questo modo oltre ad avere la possibilità di contrattaccare e ricaricare gli MP potremo “rubare” alcune mosse dei nemici e aggiungerle all’arsenale, inoltre invece di consumare MP avranno un numero limitato di utilizzi, ampliando così il nostro arsenale offensivo in base ai nemici che ci troviamo contro.
Ultimo importante dettaglio riguardo gli MP è la lunghezza della barra: all’inizio avremo sempre solo due segmenti disponibili, tuttavia facendo andare i nemici in stato di crisi svuotando la loro barra di resistenza si potranno uccidere con una finisher piuttosto brutale che permette di allungare la barra, almeno fino alla nostra morte. In caso di sconfitta infatti la barra degli MP tornerà al valore iniziale, ma non ci saranno anime o punti esperienza da recuperare nel punto di morte come nei vari souls-like. Anzi, non ci sono proprio punti esperienza, almeno per quanto riguarda il livello di Jack: questo viene determinato infatti dal livello dell’equipaggiamento, e il drop di oggetti è veramente alto. Senza esagerare si trovano pezzi di equipaggiamento ad ogni passo, ma per fortuna è presente una comoda funzione che seleziona automaticamente i pezzi migliori tra quelli a disposizione, evitando così da dover studiare centinaia di oggetti che comunque quasi sicuramente andranno cambiati dopo pochi minuti.
A seconda dell’arma utilizzata inoltre si sblocca il relato Job, ovvero il sistema di “classi” tipico di Final Fantasy. Impugnando una spada si sblocca il Job “Spadaccino”, con una lancia il “Lanciare” e così via. In totale sono presenti quasi 30 Jobs, e se Jack non ha un vero e proprio sistema di progressione al contrario ogni Job può essere potenziato fino al livello 30, sbloccando man mano vari potenziamenti sia passivi che attivi come nuovi attacchi speciali o abilità. Alcuni Job inoltre possono essere sbloccati solo dopo aver potenziato al massimo il Job “base”, ad esempio una volta potenziato al massimo il Mago si può accedere ai Job Mago Nero, Mago Bianco e Mago Rosso. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin incentiva molto lo sperimentare le diverse classi, e Jack può equipaggiare fino a 2 Job passando da uno all’altro in qualsiasi momento tramite la pressione di un tasto, rendendo possibili quindi diverse combinazioni e stili di gioco.
Dal punto di vista tecnico Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin alterna alti e bassi (ma ne parleremo meglio più avanti) e offre due modalità di gioco: Prestazioni permette di giocare a 60 fps ma limitando la risoluzione a 1080p, mentre Risoluzione alza il livello di grafica con un upscale in 4K (non nativo quindi) ma con soli 30 fps. Ottime le musiche e il doppiaggio presente in giapponese e in inglese, anche se va segnalato lo stesso “problema” visto anche in Final Fantasy VII Remake: i sottotitoli in italiano sono stati realizzati partendo dal giapponese, per cui non è raro vedere discrepanze tra quello che si legge e quello che viene detto nel doppiaggio inglese che invece si prende più libertà di adattamento.
Dedicandosi unicamente alle missioni principali si può arrivare ai titoli di coda di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin in circa 15 ore, ma il tempo può raddoppiare con le varie missioni secondarie e se volete farmare equipaggiamento migliore… oltre naturalmente al numero di tentativi prima di riuscire a buttare giù alcuni boss. In caso di difficoltà è presente una modalità multiplayer co-op che permette di affrontare le missioni in compagnia di altri due giocatori mantenendo anche i progressi nella storia, oltre naturalmente ad alcuni bonus di esperienza e loot.
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