Recensione - Tennis World Tour 2
Il Gioco
Inutile far finta di niente: il primo Tennis World Tour è stato un fiasco clamoroso, un prodotto uscito monco in diversi aspetti fondamentali (dal gameplay alla veste grafica dei tennisti) ed a nulla sono valse le numerose patch uscite nel corso dello scorso anno e di questo. A due anni dall’uscita di quello che tutti speravamo potesse essere il nuovo Top Spin, torniamo nuovamente sui Court di tutto il mondo in Tennis World Tour 2 dopo che il publisher francese Big Ben ha effettuato quello che possiamo tranquillamente definire un “reboot” della serie, sottraendola a Breakpoint Studio ed affidandola invece ai più capaci Big Ant Studios, forti della buona ricezione avuta dal loro AO Tennis 2. L'intenzione è quindi quella di mettersi alle spalle errori ed orrori del passato, per confezionare un prodotto da mostrare a testa alta agli appassionati di quello che è da sempre lo sport principe dei videogiochi sin dal primissimo gioco mai realizzato, Tennis For Two.Come gli appassionati ben sanno, un gioco di tennis completo deve essere accessibile, divertente da giocare (pur con tutti i crismi di un buon rapporto giocabilità/aderenza alla realtà) e ricco di contenuti (campi, tornei e quant’altro). Partiamo quindi proprio dai contenuti. Non appena avviato il gioco possiamo ammirare la lunga liste dei contenuti, sia in termini di modalità che di altri elementi di contorno. Innanzitutto possiamo cimentarci da subito in partite rapide per le quali è possibile impostare il numero dei set, i game per set, la superficie di gioco e, ovviamente, i tennisti da utilizzare. La prima novità riguarda proprio le partite di esibizione, per le quali è possibile disputare incontri in doppio sia contro la CPU, sia contro avversari umani.
MX Video - Tennis World Tour 2
Abbiamo poi a disposizione la possibilità di disputare tornei rapidi, o di cimentarci nell’Accademia, dove possiamo imparare a gestire e migliorare i nostri colpi sotto la guida dell’allenatore. Indubbiamente, però, la modalità regina del gioco in single player risulta essere sicuramente la modalità Carriera la quale, a dire il vero, non ha subito particolari stravolgimenti rispetto all’episodio precedente. In effetti, però, la linearità dello svolgimento non risulta essere affatto controproducente ma, anzi, ci guida in maniera decisamente soddisfacente.Si parte, ovviamente, con la creazione del nostro personaggio, altamente personalizzabile in ogni suo aspetto fisico nonché in termini di vestiario; esiste, ovviamente, anche la possibilità di spendere i soldi (guadagnati nel gioco) presso il negozio virtuale. Inoltre possiamo decidere le caratteristiche tecniche del nostro tennista scegliendo, ad esempio, se questo utilizzerà il rovescio a una o a due mani, se sarà un mancino alla McEnroe oppure un destrorso e così via.
Una volta creato, possiamo lanciare il nostro tennista nel circuito mondiale e gestirlo attraverso tornei challenger (per i neofiti), passare attraverso sessioni di allenamento e poi andare i sfidare i big nei tornei del circuito ATP. Tra le competizioni ufficiali presenti nella sezione Torneo, una menzione va all’immancabile Roland Garros che può essere personalizzato in termini di regole (set, game e condizioni di vincita) e numero totale di turni (incluse le qualificazioni) da disputare. Nell’ambito delle superfici di gioco presenti, molto interessante l’introduzione del campo in parquet di legno che viene utilizzato per le competizioni indoor.
Come parte del processo di reboot del gioco, il team ha sostituito completamente il motore grafico adottando quello utilizzato per AO Tennis 2 ma, se le migliorie appaiono comunque evidenti, si sarebbe comunque potuto fare qualcosa in più. Di sicuro, però, il nuovo motore ha permesso di aumentare quantità e qualità delle animazioni e di eliminare dei bug maledettamente fastidiosi come, ad esempio, il rallentamento (se non il blocco) della traiettoria della pallina durante la battuta o uno scambio. Non si vedono più quei movimenti osceni dei giocatori che sembravano andare con il corpo da una parte e le gambe dall’altra anche se qualcosa da correggere c’è ancora quando il gioco diventa estremamente veloce. Il gameplay, inoltre, si è arricchito di altri elementi come, ad esempio, il nuovo sistema di battuta che ci permetterà di regolare sia la potenza del tiro sia, soprattutto, l’angolatura dello stesso consentendoci, una volta presa padronanza della tecnica, di effettuare dei servizi davvero micidiali.
Un’altra piacevole introduzione è quella relativa alla gestione dei colpi da fondo campo e a rete, per i quali la tempistica del colpo diventa imprescindibile per mettere in difficoltà l’avversario. C’è poi il sistema delle “card” di potenziamento per ciascun colpo di gioco (se ne possono avere un massimo di 5 durante l’incontro), anche se, come spiegherò più in basso, si tratta di qualcosa assolutamente perfettibile.
Il comparto grafico, come accennato, non fa gridare al miracolo anche se il nuovo motore svolge bene il suo lavoro; sono discretamente realizzati gli stadi e tutto ciò che vi ruota intorno, ma senza raggiungere picchi di eccellenza considerato anche che ci troviamo alla fine di una generazione di console. I comandi sono piuttosto intuitivi, come la levetta analogica sinistra deputata al movimento del giocatore, i tasti frontali dedicati per ogni tipologia di colpo (piatto, back e top spin, smash) e il grilletto destro utile per lo scatto. I menu di gioco sono tutti localizzati in lingua italiana, al contrario della telecronaca (ridotta alla semplice lettura del punteggio di gioco) che rimane in lingua inglese.
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