Recensione - King's Bounty II
Il Gioco
Se siete appassionati di GDR strategici allora King’s Bounty è un nome che dovreste conoscere bene. Il primo capitolo infatti risale al lontano 1990, ed è stato letteralmente un capostipite del genere, nonché il titolo che pose le basi per un’altra grande serie come Heroes of Might & Magic. Purtroppo la serie è sparita dai radar per diversi anni e abbiamo dovuto aspettare il 2008 con King’s Bounty: The Legends, e da allora abbiamo visto diversi altri spin-off fino al 2014. L’annuncio quindi di un vero e proprio sequel diretto del titolo originale è stato accolto con gioia dai fan, anche perché il team di 1C Entertainment ha deciso sia creare un ibrido che mantenga sia caratteristiche del passato sia delle novità che rendano la serie più appetibile per il pubblico moderno. Ma procediamo con ordine.
MX Video - King's Bounty II
Appena avviato il gioco ci viene chiesto di scegliere tra uno dei tre protagonisti disponibili: Aivor è il classico guerriero mercenario e che crede nella forza fisica, Katherine al contrario è una nobile maga che preferisce la saggezza e l’astuzia, mentre Elisa è una giovane ragazza scelta dal popolo come propria paladina. Ogni personaggio ha un suo background e abilità uniche in battaglia, ma indipendentemente dalla scelta l’inizio sarà sempre lo stesso, ovvero rinchiusi in una prigione con l’accusa di aver tentato di uccidere il Re avvelenandolo. Il principe tuttavia sembra credere nella nostra innocenza e concede un perdono, chiedendoci tuttavia di indagare sul vero responsabile e soprattutto sulla Sciagura, una misteriosa piaga di natura arcana che sta mettendo in ginocchio l’intero regno di Nostria. Inizia così un lungo viaggio ricco di avventura e misteri, ma soprattutto di battaglie in cui il ragionamento è tutto.
Il nostro eroe infatti non partecipa direttamente alle battaglie, ma comanda dalle retrovie le truppe a disposizione. Una volta incrociato l’avversario una schermata ci darà delle prime informazioni sulle truppe nemiche, le loro statistiche e abilità, così come la possibilità di avviare la battaglia o rinunciare se ci rendiamo conto di avere poche possibilità di vittoria e magari tornare una volta ottenute truppe migliori.
Nella prima fase ci viene quindi chiesto di disporre le unità sulla “scacchiera” cercando ovviamente di trarre vantaggio anche dalla geografica del terreno: piani rialzati, alberi, fiumi, mura etc. sono tutti elementi che influenzano attivamente i movimenti e le possibilità di attacco delle varie truppe, e imparare come sfruttarli al meglio si rivela fondamentale fin da subito. Da qui inizia la fase di battaglia dove a seconda delle statistiche le unità possono muoversi e utilizzare attacchi normali o abilità speciali, e una volta per turno anche può intervenire utilizzando magie e abilità con cui potenziare le truppe alleate o danneggiare quelle nemiche. Sulla carta il sistema sembra abbastanza semplice e intuitivo, ma già dopo poche ore ci si rende conto di come in realtà il sistema sia molto più complicato e profondo di quanto sembri.
Ci sono una miriade di fattori da tenere in considerazione, partendo dal già citato posizionamento sul campo di battaglia passando per le caratteristiche uniche di ogni truppa, ognuna a sua volta divisa in varie sotto categoria con regole specifiche, tra cui l’importantissimo allineamento morale.
A seconda della varie scelte compiute durante le missioni principali o secondarie infatti formeremo il carattere del nostro eroe verso uno dei 4 allineamenti, ovvero Potere, Astuzia, Anarchia e Ordine. Si tratta di pilastri che vanno ad influenzare praticamente qualsiasi aspetto del gioco in diversi modi, ad esempio le stesse truppe hanno un proprio allineamento, e se dovessimo mescolarle con unità con ideali opposti il morale calerebbe, portando così a statistiche inferiori o addirittura truppe che si rifiutano di seguire gli ordini saltando un turno. Questo naturalmente si riflette anche sull’allineamento dell’eroe, se scegliamo ad esempio l’Anarchia anche reclutando dei soldati fortissimi sulla carta saranno quasi inutili se la loro ideologia è l’Ordine.
A volte tuttavia sacrificare parte del morale per avere accesso a truppe speciali può ribaltare le sorti di uno scontro, per cui non sempre la strada più ovvia è quella migliore, ma parte della strategia è anche trovare un certo equilibrio tra le risorse disponibili. Ad ogni allineamento infine sono collegate anche diverse abilità attive e passive che il nostro eroe potrà utilizzare sul campo di battaglia per dare supporto alle truppe, dividendosi in abilità personali utilizzabili più volte spendendo punti mana e pergamene magiche che svaniscono una volta utilizzate.
Il combattimento strategico rappresenta l’anima “classica” di King's Bounty II, ma come accennato gli sviluppatori hanno voluto creare un ibrido con elementi più moderni, e questi si notano nelle fasi esplorative. Non ci troviamo infatti di fronte ad una tipica visuale isometrica, ma avremo il diretto controllo dell’eroe con una inquadratura in terza persona che ricorda molto esponenti come The Witcher, titolo con cui King's Bounty II condivide anche una certa direzione artistica che tende al dark fantasy. Certo, le risorse economiche di 1C Entertainment non sono minimamente paragonabili al colossal di CD Projekt, ma di questo parlerò nel dettaglio più avanti.
Durante l’esplorazione potremo quindi visitare a piedi o a cavallo ambientazioni suggestive, villaggi e città, andare a caccia di tesori e risorse, reclutare truppe e interagire con vari personaggi primari e secondari plasmando l’allineamento in base ai dialoghi e alle scelte.
Dal punto di vista tecnico King's Bounty II soffre di alti e bassi, e non giova di ottimizzazioni per le console di nuova generazione girando in retrocompatibilità. Buono l’adattamento dei testi in italiano, mentre il doppiaggio è disponibile unicamente in russo e inglese ma senza particolari picchi di qualità, esattamente come la colonna sonora che svolge il suo dovere e si sposa bene con l’ambientazione fantasy ma senza pezzi che restano impressi nella mente.
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