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Elden Ring
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Recensione - Elden RingXbox OneGame

Al termine di uno sviluppo durato oltre 4 anni Elden Ring, la nuova IP dei creatori del genere souls-like, è finalmente arrivato sul mercato. E noi di MondoXbox, dopo aver indossato i panni del Senzaluce e aver passato oltre 85 ore nell’Interregno, siamo finalmente pronti per offrirvi la nostra opinione su uno dei giochi più attesi e chiacchierati di questo inizio di 2022.
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Il Gioco

Elden Ring è un action-gdr sviluppato da From Software e, proprio come tutti gli ultimi titoli della software house nipponica guidata da Hidetaka Miyazaki, ricade nel sottoinsieme dei cosiddetti souls-like. Una denominazione la cui paternità appartiene, di fatto, proprio ai ragazzi di From Software, che a partire dalla serie di King’s Field hanno progressivamente gettato le basi per uno dei generi più apprezzati e imitati degli ultimi anni. Un genere che propone un combat system unico, una curva di apprendimento particolarmente ripida, una narrazione volutamente criptica e un gameplay tanto punitivo quanto soddisfacente, almeno per chi riesce ad abbracciarne la filosofia nonostante i ripetuti fallimenti. Di capitolo in capitolo, From Software ha perfezionato la formula, esplorando talvolta anche delle derive meno classiche, come nel caso di Bloodborne e Sekiro, ma senza mai allontanarsi troppo dalle proprie origini. Con Elden Ring però gli sviluppatori si sono spinti oltre avvalendosi della collaborazione di George R. R. Martin, lo scrittore che ha dato vita al fenomeno conosciuto da noi come “Il Trono di Spade”, e introducendo nel gioco una serie di meccaniche derivate dal genere open world, tutte ovviamente declinate secondo la filosofia di From Software e impreziosite dall’esperienza accumulata dal team di sviluppo nel corso degli anni. Ma andiamo con ordine.

MX Video - Elden Ring

La trama alla base della nuova IP, scritta a quattro mani da Martin e Miyazaki, ci trasporta nell’Interregno, un reame misterioso situato, come spesso accade nelle sceneggiature dei souls-like di From Software, in una sorta di limbo sospeso tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Un regno governato dalla regina Marika L’Eterna e dai cosiddetti Lord grazie al potere conferito dal leggendario Anello Ancestrale. Improvvisamente però accade qualcosa. L’Anello ancestrale, che costituisce anche una sorta di protezione per il regno, va in frantumi. I Lord cadono in disgrazia, la regina Marika scompare nel nulla e i suoi discendenti iniziano a rivendicare i frammenti dell’Anello, scatenando un terribile conflitto conosciuto come “Disgregazione”. Al termine della guerra, nessuno dei discenti riesce a prevalere e l’Interregno, dilaniato dal conflitto, finisce per essere abbandonato anche dai suoi stessi Dei. E’ qui che entriamo in gioco noi, o meglio il nostro alter ego, nel ruolo di “Senzaluce”. Così vengono infatti chiamati in Elden Ring i non morti scelti dalla “Grazia”, la manifestazione del volere delle divinità, per sfuggire al vincolo della morte, intraprendere un viaggio alla ricerca dei frammenti perduti dell’Anello Ancestrale e, perché no, diventare i nuovi Lord.

Per la prima volta in uno dei souls-like di From Software non siamo quindi chiamati a impersonare il ruolo del “prescelto” giunto in un terra sconosciuta per liberarla o per interrompere un ciclo, ma bensì quello di uno tra tanti aspiranti Lord che, con tempi e obiettivi differenti, hanno attraversato i reami dell’Interregno. A differenza dei nostri rivali, noi però non abbiamo titoli particolari o sangue divino che scorre nelle nostre vene. E’ stata infatti la “Grazia” a sceglierci come proprio eroe e sarà sempre lei a guidarci nel nostro lungo e pericoloso viaggio nelle lande di Elden Ring. Al nostro fianco, sin dalle fasi iniziali, si schiererà anche la misteriosa Melina, che acconsentirà a ricoprire il ruolo di “Vergine delle Dita”, una sorta di guida che permette ai Senzaluce di perfezionare le proprie abilità, se accetteremo di portarla con noi alle radici dell’Albero della Vita, un gigantesco arbusto luminescente che svetta imponente su tutto il regno e dal quale, come lascia intendere il nome, sembra dipendere l’esistenza stessa dell’Interregno. Melina, nelle fasi iniziali dell’avventura, ci affiderà inoltre “Torrente”, una cavalcatura eterea che consente al nostro alter ego di muoversi con maggiore libertà e rapidità nelle varie regioni che compongono l’Interregno. Da qui prende il via il nostro viaggio, la cui durata e il cui epilogo dipenderanno quasi ed esclusivamente da come decidiamo di interpretare il ruolo di Senzaluce. Un viaggio nel quale scopriremo cosa è realmente accaduto all’Interregno e ai suoi abitanti e che, anche grazie alla collaborazione di George R. R. Martin, si rivela estremamente sfaccettato, ricco di personaggi interessanti e di eventi, ma senza mai abbandonare del tutto lo stile narrativo delle precedenti opere di From Software. Anche stavolta sarà infatti fondamentale prestare ascolto a ogni dialogo, leggere ogni descrizione e osservare attentamente le ambientazioni per poter comprendere a pieno la lore, che come da tradizione si presta a molte interpretazioni differenti.

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La stessa filosofia si applica al gameplay. Elden Ring è a tutti gli effetti un souls-like e il suo sistema di gioco è una diretta evoluzione di quanto visto nella serie di Dark Souls. Si inizia scegliendo la classe del proprio personaggio fra una delle 10 disponibili, tra cui troviamo sia grandi classici come il guerriero e il bandito, sia delle assolute novità come il samurai e il profeta. Come da tradizione, ogni classe rappresenta di fatto un template con aspetto e caratteristiche pensate per “aiutare” il giocatore a interpretare un ruolo più o meno definito, su cui però è possibile intervenire con enorme libertà per plasmare al meglio il proprio eroe. Per quanto riguarda l’aspetto, Elden Ring mette nelle mani del giocatore un editor estremamente potente e ricco di opzioni attraverso cui è possibile dare vita a un ventaglio praticamente infinito di avatar. Lo sviluppo del personaggio si basa invece sulle consuete 8 caratteristiche primarie, da cui dipendono la salute del protagonista, la stamina, le capacità con le varie tipologie di armi e strumenti, le sue resistenze e così via. L’incremento di queste caratteristiche è totalmente libero e dipende esclusivamente dal quantitativo di rune necessarie per il level-up, che aumenta progressivamente a ogni step.

Questo ci porta a parlare delle rune, che altro non sono che il corrispettivo delle famigerate anime. Si tratta di una sorta di “valuta universale” che si ottiene principalmente sconfiggendo i nemici e che può essere “convertita” grazie all’aiuto di Melina presso un “luogo di Grazia”, dei punti specifici nei quali questa forza divina si accumula dando vita al corrispettivo dei falò. Questi luoghi rivestono inoltre il ruolo di punti di rinascita in caso di morte, la cui meccanica ricalca in maniera quasi speculare quella presente nei precedenti giochi di From Software. Data la sua natura di non-morto, al nostro personaggio non viene infatti concesso di godere del meritato riposo dopo una sconfitta. Il suo destino è quello di rinascere presso l’ultimo luogo di Grazia visitato o, novità assoluta, presso una delle statue di Marika sparse per le aree di gioco, a patto di essere morti in un’area che ricade sotto l’influenza di questi checkpoint aggiuntivi. Un ciclo di morte e rinascita infinito, ma che ha un prezzo. Quando muore, il protagonista lascia sul terreno tutte le rune in suo possesso, che possono essere recuperate quasi senza penalità solo se si riesce a tornare a raccoglierle senza morire nuovamente. Presso i luoghi di Grazia è inoltre possibile gestire le magie memorizzate e le due fiaschette sacre in possesso dal protagonista, che in perfetto stile Souls permettono di recuperare rispettivamente la Salute o i Punti Abilità, da cui dipendono magie, incantesimi ed abilità speciali. A queste fiaschette tradizionali se ne affianca poi una inedita, che consente al giocatore di preparare degli speciali balsami utilizzando delle speciali “lacrime” raccolte nei pressi dei vari Alberi Madre minori presenti nella mappa.

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I luoghi di Grazia fungono poi anche da punti di viaggio rapido tra cui è possibile muoversi istantaneamente dalla mappa dell’Interregno in nostro possesso. Si, avete letto bene. In Elden Ring è presente una mappa, accessibile in ogni momento con la semplice pressione di un tasto. Non aspettatevi però una gestione tradizionale di questa meccanica. Per poter visualizzare la mappa della zona è innanzitutto necessario recuperarla interagendo con uno degli obelischi sparsi per il mondo di gioco e, una volta fatto, non aspettatevi di trovare un elenco dei punti di interesse, un percorso da seguire o una lista di luoghi da visitare. La mappa offre solo una panoramica dell’area con indicazione della nostra posizione attuale, dei luoghi di Grazia scoperti e degli eventuali punti di interesse già localizzati. Per tutto il resto, il giocatore deve affidarsi al suo istinto, agli indizi raccolti durante l’esplorazione, alle indicazioni degli NPC, alle note che si possono acquistare dai venditori o, più in generale, al suo desiderio di esplorare per scoprire cosa si può nascondere in un’area boschiva, in quelle che hanno tutta l’aria di essere delle rovine abbandonate o in un maniero che sovrasta con la sua imponenza l’area circostante. Gli unici aiuti, se così possiamo definirli, arrivano dalla Grazia, che si manifesta sulla mappa sotto forma di “freccia” per indicarci, seppur in modo molto approssimativo, la direzione da seguire per andare incontro al nostro destino e dalla possibilità di posizionare dei segnalini sulla mappa per evidenziare i luoghi meritevoli della nostra attenzione.

La libertà di approccio da questo punto di vista è pressoché totale e si sposa alla perfezione con la nuova struttura della mappa, che mescola i classici dungeon ricchi di percorsi alternativi e boss in stile From Software a un lungo elenco di dungeon “minori”, se così vogliamo definirli, quasi tutti opzionali e protetti da nemici unici. A fare da collante tra queste due tipologie di ambientazioni troviamo l’Interregno, un mondo estremamente vasto composto da 4 regioni principali, a loro volta suddivise in tante aree di dimensioni più piccole letteralmente disseminate di aree da esplorare, luoghi da visitare e, ovviamente, di nemici sempre pronti rispedire il nostro alter ego al luogo di Grazia più vicino. A rendere meno frustante l’esplorazione ci pensano però alcune interessanti novità. La prima riguarda la possibilità di muoversi e combattere mentre si cavalca Torrente, il che rende l’esplorazione decisamente più rapida e agile rispetto al passato. La speciale cavalcatura, oltre ad avere una velocità decisamente più elevata di un normale Senzaluce, può infatti eseguire dei doppi salti, utili per raggiungere luoghi inaccessibili altrimenti, e sfruttare delle particolari correnti ascensionali che si generano nella mappa per effettuare salti incredibili. Torrente può inoltre essere cavalcato anche durante i combattimenti, tenendo però sempre a mente che si può essere disarcionati e che la cavalcatura dispone di una propria barra della salute. Una volta esauriti i PV, la creatura scompare e per poterla richiamare è necessario consumare una carica della fiaschetta.

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La seconda novità riguarda invece la possibilità di ripristinare progressivamente gli utilizzi delle fiaschette sacre abbattendo i gruppi di nemici che popolano l’Interregno, così da non dover tornare continuamente presso un luogo di Grazia quando si esplorano le aree aperte. Si tratta di una precisazione fondamentale in quanto molte delle novità presenti in Elden Ring, come il viaggio rapido, la possibilità di richiamare Torrente e la meccanica legata al recupero degli utilizzi delle fiaschette, sono effettivamente disponibili solo quando non ci troviamo all’interno di un dungeon o di un’area particolare. In questi luoghi, il gameplay si riavvicina rapidamente a quello dei precedenti giochi di From Software, con tutto ciò che ne consegue. Una novità assoluta è invece rappresentata dal sistema di crafting, che in modo analogo ad altri giochi open world permette al giocatore di raccogliere e utilizzare un vasto elenco di ingredienti per creare consumabili di varia natura, come antidoti, veleni, oggetti da lancio, bombe e molto altro. Anche in questo caso però gli sviluppatori hanno voluto adattare il sistema alla loro filosofia. Per poter creare qualcosa è necessario disporre di un kit di creazione e conoscere le ricette, che possono essere apprese recuperando o acquistando dei ricettari. Alcuni oggetti dal lancio necessitano poi di un contenitore speciale per essere creati e questi ultimi possono essere raccolti (o acquistati) in numero limitato, il che impedisce di poter accumulare scorte infinite di alcuni consumabili.

A questo sistema si affianca poi quello legato al potenziamento dell’equipaggiamento, che nel caso di Elden Ring riguarda solo armi e scudi. Come da tradizione è possibile migliorare progressivamente queste parti, in autonomia o con l’aiuto di particolari fabbri, consumando delle specifiche risorse e spendendo una parte delle rune accumulate. Proseguendo nel gioco è poi possibile intervenire anche sulla “qualità” delle armi, così da modificare l’attributo principale su cui si basa il conteggio del danno causato, e infonderle con degli effetti magici o elementali. La vera novità in questo caso riguarda la possibilità di modificare la abilità attive o passive di ogni equipaggiamento utilizzando le Ceneri di Guerra, dei consumabili ricreabili attraverso uno specifico procedimento che permettono di modificare o applicare abilità speciali con un discreto grado di libertà. Parlando di Ceneri è poi impossibile non sottolineare una delle novità principali del sistema di combattimento. Nel gioco sono infatti presenti varie Ceneri Spirituali, degli oggetti equipaggiabili che possono essere utilizzati, previo utilizzo di PA, sfruttando una speciale campanella per evocare temporaneamente degli alleati controllati dalla I.A. Nel gioco ne esistono di varie tipologie, anche di speciali, che possono essere potenziate in modo simile a quanto accade con gli equipaggiamenti per aumentarne l’efficacia. Anche in questo caso gli sviluppatori hanno inserito delle “limitazioni”, perfettamente integrate nel sistema di gioco. E’ infatti possibile utilizzare solo una Cenere alla volta e solo in alcune aree specifiche, generalmente zone dove sono presenti boss o gruppi di nemici.

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Arriviamo quindi a parlare del combat system di Elden Ring che, a uno sguardo distratto, potrebbe risultare praticamente identico a quello dei precedenti capitoli, con la gestione di attacchi e parate affidata ai tasti dorsali e le altre azioni, incluso l’inedito salto in perfetto stile action, mappate sulla parte frontale. Le novità però ci sono e sono anche abbastanza importanti. La prima riguarda la possibilità di sfruttare le abilità speciali degli equipaggiamenti attraverso il grilletto posteriore sinistro consumando PA. Questo consente al nostro personaggio di eseguire mosse o colpi speciali con un ventaglio di effetti estremamente variegato. La seconda novità è quella legata all’assenza di anelli, che in Elden Ring vengono sostituiti dai talismani e dalle Rune Maggiori. I talismani sono oggetti equipaggiabili che conferiscono vari bonus (o malus), il cui utilizzo è però limitato dal numero di slot dedicati a disposizione e che possono essere incrementati sconfiggendo nemici speciali o acquistando upgrade molto rari presso alcuni NPC. Le Rune Maggiori invece vengono lasciate sul terreno dai boss principali, ovvero gli altri aspiranti Lord, e consentono di accedere a potenziamenti estremamente efficaci. Per poterle utilizzare è però necessario “liberarne” il potere presso luoghi specifici ed attivarne l’effetto consumando le Saette Runiche, oggetti estremamente rari, presso un Luogo di Grazia. Fatto ciò, l’effetto delle Rune Maggiori rimane sempre attivo, ma solo fino alla morte. In caso di sconfitta il potenziamento viene perso ed è necessario consumare una nuova Saetta Runica per ottenere nuovamente gli eventuali benefici. In Elden Ring è inoltre possibile accucciarsi e nascondersi nell’erba alta, così da risultare meno visibili agli avversari per aggirarli o colpirli alle spalle con un classico backstab.

Sono inoltre state apportate delle modifiche all’HUD, che accoglie per la prima volta una bussola e che sparisce durante le fasi esplorative per garantire una totale immersione, e alla gestione dell’inventario, sia quello tradizionale che quello rapido. L’inventario tradizionale è stato ampliato, così da far spazio a una sezione nel quale vengono riepilogate non solo le note ottenute in gioco, ma anche tutti i suggerimenti e le descrizioni del tutorial sbloccate, che possono quindi essere consultate liberamente durante l’avventura. Gli sviluppatori hanno inoltre inserito un secondo menu di scelta rapida, accessibile premendo Y in ogni momento, nel quale possono essere inseriti altri oggetti da utilizzare senza entrare nel menu, e una borsa rapida, che svolge la stessa funzione e alla quale è possibile accedere direttamente dalla schermata principale del menu di gioco. Praticamente nulle le differenze rispetto al passato per quanto riguarda la componente multigiocatore. Elden Ring permette ai giocatori di avviare delle sessioni cooperative con un massimo di 3 giocatori o di cimentarsi nel pvp con gruppi composti al massimo da 6 giocatori, il tutto gestito come da tradizione attraverso le evocazioni e l’utilizzo di speciali oggetti durante l’avventura. Sul fronte della coop permangono le classiche limitazioni legate alla durata della sessione, che termina in caso di morte dei giocatori evocati o una volta sconfitto il boss dell’area, alle quali si aggiungono quelle legate all’impossibilità di allontanarsi troppo dall’host o dall’eseguire determinate azioni, come evocare la propria cavalcatura.

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Anche sotto il profilo tecnico Elden Ring si presenta come una naturale evoluzione della serie di Dark Souls. Il motore grafico è lo stesso visto all’opera nei precedenti capitoli, il che si traduce in una forte somiglianza sia per quanto riguarda il look generale, sia per quello che riguarda le animazioni, gli asset e le architetture dell’Interregno, che riesce comunque a differenziarsi in modo netto dai precedenti giochi di From Software grazie a una varietà di ambientazioni notevole , alla gestione dinamica del ciclo giorno-notte e alla presenza di un sistema meteo capace di generare un discreto numero di situazioni differenti. L’ultima fatica di From Software sfrutta inoltre le potenzialità delle console di ultima generazione sia sul fronte grafico, sia per quanto riguarda le prestazioni generali. Su Series X e Series S, il menu delle impostazioni video permette di scegliere in qualunque momento se privilegiare la risoluzione, così da spingere le rispettive piattaforme verso la massima qualità video possibile mantenendo il frame-rate vicino ai 30fps, o viceversa, riducendo la risoluzione in modo dinamico per avvicinarsi quanto più possibile ai 60fps in ogni condizione. Sulle piattaforme old-gen questa opzione non è disponibile e il gioco gira sempre a 30fps con risoluzioni differenti in base alla piattaforma. Il gioco offre pieno supporto alla tecnologia HDR ma non al ray-tracing, che dovrebbe arrivare in un secondo momento grazie a una patch dedicata. Elden Ring, proprio come tutti i capitoli della saga di Dark Souls, dispone infine di una colonna sonora originale di altissima qualità e di una completa localizzazione in italiano di tutte le parti scritte.

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Amore

Gameplay sopraffino

- Per quanto non esente da difetti, il sistema di gioco di Elden Ring rappresenta senza ombra di dubbio il punto più alto raggiunto da From Software fino a oggi. Il sistema di combattimento messo a punto nel corso degli anni si adatta senza difficoltà alle nuove meccaniche open world, dimostrandosi come sempre versatile e capace di soddisfare praticamente ogni tipologia di giocatore. A rendere l’intera esperienza ancora più coinvolgente ci pensano poi le novità introdotte come le Ceneri Spirituali, il sistema di crafting, che grazie all’importanza dei consumabili nell’economia di gioco risulta molto più che un semplice riempitivo, e, soprattutto, il sistema di sviluppo e personalizzazione delle armi. Tra Ceneri di Guerra, potenziamenti e infusioni, Elden Ring mette nelle mani del giocatore un ventaglio di possibilità davvero smisurato, che elimina buona parte dei limiti della serie di Dark Souls per dare al giocatore una libertà mai vista prima ed elevare l’esperienza di gioco a un livello superiore.

Esplorazione

- Nel corso degli anni abbiamo visto il genere degli open world accogliere titoli via via sempre più vasti, con mappe composte da un numero di regioni a tre cifre, liste infinite di queste secondarie da portare a termine ed elenchi più o meno coerenti di attività extra pensate tenere incollato il giocatore per quanto più tempo possibile. Elden Ring, sin dai minuti iniziali, ripudia tutto questo per proporre la propria idea di open world, dove non sono solo le “dimensioni” e la “quantità” a contare. Il titolo di From Software rimette infatti al centro di tutto il piacere della scoperta e dell’esplorazione pura, fatta di note scarabocchiate su un foglio nelle quali si sussurra di un tesoro nascosto o di un temibile avversario piuttosto che di indicatori a schermo che ci guidano fino al prossimo obiettivo o che confermano l’avanzamento / completamento di una quest. Un approccio dove non sono gli sviluppatori ad aver paura che giocatore si perda qualcosa ma bensì è quest’ultimo a convivere costantemente con il dubbio di non aver visto tutto e che, unito a una densità di contenuti davvero incredibile, permette alla nuova opera del team nipponico di risultare coinvolgente anche dopo tantissime ore di gioco.

Level design

- A rendere l’esplorazione ancora più appagante ci pensa ovviamente il design dell’Interregno che, pur senza raggiungere le vette dell’originale Dark Souls, garantisce a Elden Ring la complessità e la varietà che ci si aspetta, sia in termini di qualità e ispirazione sia in termini di percorsi alternativi e scorciatoie, da sempre vero marchio di fabbrica del genere. Questo aspetto assume un peso decisamente maggiore se si considera l’estensione dell’Interregno e l’importanza assunta dalle aree esterne ai dungeon principali. Al netto di alcune aree meno ispirate, di un riciclo di asset a tratti un po’ eccessivo e di alcune somiglianze nei dungeon secondari, il risultato è comunque estremamente positivo e contribuisce a rendere ancora più coinvolgente la nostra avventura anche dopo molte ore di gioco.

Più accessibile non significa più facile

- Elden Ring non è solo il frutto dell’esperienza maturata da From Software sul fronte del gameplay, ma anche per quanto riguarda l’accessibilità nei confronti dei giocatori meno esperti. I tutorial finalmente coprono in maniera esaustiva ogni aspetto e sono accessibili in ogni momento dal menu, le spiegazioni dedicate alle caratteristiche e ai vari effetti sono decisamente più chiare rispetto al passato e, in generale, si ha la sensazione che il gioco finalmente a mettere nelle mani del giocatore tutto ciò che serve per godere dell’esperienza. La maggiore libertà concessa dall’open world rende inoltre l’intera esperienza meno frustrante in quanto è decisamente più semplice aggirare un nemico o sfuggirgli quando siamo in campo aperto. Questo, per fortuna, non vuol dire però che Elden Ring sia diventato più facile o più permissivo, anzi. Gli errori si pagano, sempre, e sottovalutare gli avversari, anche quelli meno pericolosi, può causare una dipartita non prevista, con tutto ciò che ne consegue. Si tratta di una conferma importante per un titolo che vuole a tutti i costi catturare l’interesse del grande pubblico, ma senza tradire mai la propria filosofia di base.

Colonna sonora

- Nel corso del tempo, From Software ha dato sempre maggiore importanza alle soundtrack dei suoi giochi ed Elden Ring, fortunatamente, non è da meno. L’intera OST è un tripudio di brani epici, capaci di sottolineare in modo magistrale ogni istante dell’avventura, dalla semplice esplorazione alle boss fight più impegnative, passando per un ventaglio di situazioni e atmosfere capaci di lasciare letteralmente senza fiato.

Odio

Telecamera

- Uno dei difetti più gravi di Elden Ring risiede purtroppo in una delle debolezze storiche delle produzioni di From Software, ovvero la gestione della telecamera. Nonostante qualche evidente passo in avanti, con lo scenario che diventa trasparente quando necessario, il sistema di inquadrature risulta ancora molto lontano dalla perfezione, specie negli spazi più angusti. In queste occasioni il sistema fatica a seguire correttamente l’azione, impedendo al giocatore di tenere d’occhio l’avversario o, peggio, compromettendo l’efficacia del sistema di lock dei bersagli fino a causare la morte del nostro alter ego. Una problematica davvero difficile da sottovalutare e che speriamo venga quantomeno mitigata nel breve periodo così da non snervare eccessivamente i giocatori più esigenti.

Tecnicamente non all’altezza

- Anche il secondo difetto di Elden Ring non è purtroppo una novità, ma bensì una costante dei giochi sviluppati da From Software. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un titolo che, nonostante un comparto grafico nella norma, non riesce a garantire un frame-rate stabile praticamente su nessuna piattaforma. A questo si sommano poi i problemi legati alle compenetrazioni, che permettono di colpire ed essere colpiti attraverso gli oggetti, alle hit-box tutt’altro che impeccabili e alla presenza di tanti, troppi bug, che rischiano di compromettere l’esperienza di gioco. Per fortuna, almeno nella maggior parte dei casi, si tratta di difetti che possono essere mitigati con una patch e in generale la situazione sembra essere migliore rispetto al lancio dei titoli precedenti, ma nel complesso siamo comunque molto al di sotto degli standard ritenuti accettabili per gioco di questo calibro.

Torrente, malo caballo!

- Tra tutte le novità introdotte in Elden Ring, quella meno riuscita è proprio quella legata agli spostamenti in sella a Torrente. Le problematiche legate a queste situazioni sono molteplici e vanno dalla difficoltà di gestire i movimenti più precisi alla fastidiosa predisposizione della cavalcatura a scattare in avanti quando la richiamiamo, che provoca spesso delle conseguenze nefaste. Durante gli scontri la situazione non migliora, anche a causa delle difficoltà di gestione della telecamera, finendo per trasformare i duelli a cavallo in dei veri e propri rodei tra fantini ubriachi che continuano a girare in tondo nel tentativo di colpirsi. E’ un vero peccato che From Software non sia riuscita a rendere meno frustranti queste meccaniche, perché quando tutto funziona, come nel caso di alcuni scontri con i boss o quando l’ambientazione garantisce la giusta libertà di movimento, il gioco regala grandissime soddisfazioni.

Tiriamo le somme

Elden Ring è la naturale evoluzione del percorso di crescita di From Software. Un action-gdr che incanala tutta l’esperienza accumulata dagli sviluppatori nel corso degli anni e che abbraccia senza lasciarsi contaminare le meccaniche open world più tradizionali, per dare vita a un’avventura epica capace letteralmente di risucchiare il giocatore per tante, tantissime ore. Il gameplay affinato nel corso degli anni si sposa alla perfezione con la libertà di azione concessa al giocatore dagli sviluppatori, che non prendono mai davvero per mano il protagonista lasciandolo libero di vivere la propria avventura dall’inizio alla fine. Un’opera sontuosa e imperfetta, che nonostante i passi in avanti fatti non riesce a eliminare del tutto alcuni dei difetti che, da sempre, accompagnano le produzioni della software house guidata da Hidetaka Miyazaki. Difetti che innegabilmente impediscono al gioco di raggiungere la perfezione ma che, a conti fatti, non possono in alcun modo ridimensionare la portata di un capolavoro destinato non solo a lasciare un segno indelebile nel mondo dei videogiochi, ma anche a settare nuovi standard per il genere dei souls-like, e soprattutto, per quello degli open world.
9.2

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L'autore

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Classe 1985 e cresciuto a pane, Commodore e Amiga, nel 1991 riceve il suo primo NES e da allora niente è più lo stesso. Attraversa tutte le generazioni di console tra platform, GDR, giochi di guida e FPS fino al 2004, quando approda su Xbox. Ancora oggi, a distanza di anni, vive consumato da questo sentimento dividendosi tra famiglia, lavoro, videogiochi, corsa, cinema e serie TV, nell’attesa che qualcuno scopra come rallentare il tempo per permettergli di dormire almeno un paio d’ore per notte.

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