Recensione - Diablo IV
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Recensire un gioco molto atteso è sempre complesso. Se poi ci si trova a dover valutare il nuovo capitolo di una saga che, in oltre 26 anni, ha prodotto solo quattro capitoli principali e che, con il nuovo episodio, cerca definitivamente di scrollarsi di dosso il retaggio del passato senza però lasciare per strada nulla dello spirito originale, le cose si fanno ancora più complesse. Per questo motivo ci siamo presi un tempo maggiore per valutare Diablo IV, così da poter approfondire ogni aspetto e far “decantare” le impressioni una volta scemata l’ondata di entusiasmo iniziale, il tutto soffermandoci esclusivamente su ciò che il titolo ha da offrire oggi.
MX Video - Diablo IV
Diablo IV, per i pochi che non lo sapessero, è il quarto capitolo della saga nata su PC nell’ormai lontano 1997 sotto l’etichetta Blizzard North. Una serie eccezionalmente longeva, seppur mai con uscite troppo ravvicinate, che sin dal lancio del primo capitolo ha di fatto inventato il genere degli action-RPG isometrici ponendo le basi non solo per una lunga serie di altri giochi appartenenti allo stesso genere, dal mai dimenticato Nox ai recenti Torchlight e Path of Exile di cui è da poco stato annunciato un sequel, ma anche per alcune tipologie di giochi molto più attuali. Si. Sto guardando proprio voi Destiny e Dark Souls.
Parliamo dunque di un titolo d’azione in terza persona con elementi da gioco di ruolo e visuale isometrica che, di capitolo in capitolo, vede il giocatore impegnato nel combattere le forze del Male nel mondo fantasy concepito da Blizzard North e sviluppato nel corso degli anni da Blizzard Entertainment. Nel nuovo episodio, ambientato circa 50 anni dopo gli eventi di Diablo III, il nostro alter-ego deve affrontare un lungo e pericoloso viaggio attraverso Sanctuarium, così si chiama il reame nel quale è ambientata la saga, sulle tracce di Lilith, uno dei 7 demoni minori nonché “madre” degli esseri umani e figlia di Mefisto, che insieme a Baal e Diablo riveste il ruolo di Primo Maligno. Inizialmente non sapremo bene quale sia il vero obiettivo del demone e saremo mossi solo dalla volontà di arginare la diffusione del Male in un mondo che fatica a riprendersi dagli scontri precedenti con le creature demoniache, ma nelle oltre 20 ore necessarie per completare i 6 atti di cui si compone la Campagna principale verremo progressivamente a conoscenza degli eventi precedenti, dello scopo reale di Lilith e del ruolo ricoperto dal suo “compagno”, l’arcangelo Inarius.
Il nostro alter ego non deve però affrontare questa missione da solo. Al suo fianco, sin dalle primissime fasi iniziali, si alterneranno vari alleati, tra cui Lorath, uno degli ultimi Horadrim, che in modo analogo a quanto faceva Deckard Cain nei capitoli precedenti accompagna il giocatore durante tutto il suo pellegrinaggio. L’intera esperienza puoi poi essere affrontata in solitaria o in gruppo con un massimo di altri 3 avventurieri, indipendentemente dalla piattaforma su cui si trovano. Il nuovo capitolo abbraccia inoltre alcune meccaniche derivate direttamente dal genere degli MMORPG creando dinamicamente delle istanze multigiocatore all’interno delle quali vengono inseriti giocatori di livello simile, che quindi possono incontrarsi casualmente durante l’avventura e, perché no, decidere di affrontare insieme una parte di essa o un evento specifico. Il rovescio della medaglia in questo caso è rappresentato dalla necessità costante di una connessione di rete per giocare a Diablo IV, anche se non si ha intenzione di sfruttare nessuna di queste dinamiche.
La trama, come da tradizione della saga, viene raccontata al giocatore grazie a cinematiche in CGI, alle quali in Diablo IV si alternano per la prima volta anche numerose sequenze in-engine nelle quali è possibile ammirare il proprio personaggio in tutta la sua bellezza. Proprio come in passato, anche Diablo IV permette infatti al giocatore di selezionare la classe con cui affrontare l’avventura tra le 5 disponibili al lancio, ovvero Barbaro, Tagliagole, Druido, Negromante e Incantatore, che come di consueto si differenziano profondamente per stile di gioco, equipaggiamento, abilità, approccio ai combattimenti e percorso di crescita. Il Barbaro può portare con sé fino a quattro armi e privilegia esclusivamente il corpo a corpo, mentre l’Incantatore punta tutto sugli incantesimi e la gestione a distanza degli scontri. Il tagliagole si propone come una classe ibrida, che può attaccare sia da vicino sia da lontano, mentre il Druido e il Negromante offrono approcci completamente diversi. Il primo può infatti mutare forma per assumere quella di varie creature selvatiche mentre il secondo punta quasi esclusivamente sulla sua capacità di resuscitare i morti per costruire un proprio esercito di minion. Al netto delle qualità di ogni classe, il nuovo capitolo propone però degli elementi comuni. Tutti i personaggi dispongono infatti di due risorse base: la Salute, da cui dipende la sopravvivenza del personaggio, e una risorsa secondaria che varia di classe in classe e dalla quale dipendono la maggior parte degli attacchi speciali o le abilità. Ogni classe propone poi un percorso di crescita basato su 50 livelli, dove a ogni aumento corrisponde un punto da spendere per sbloccare nuove abilità, attive o passive, o potenziare quelle già ottenute.
Durante il percorso, ognuna delle classi sblocca progressivamente nuove opzioni e nuovi slot a cui assegnare le abilità e gli attacchi, con la possibilità di ridistribuire in qualunque momento i punti ottenuti previo pagamento di un corrispettivo in moneta di gioco che aumenta parallelamente alla crescita del personaggio. Una volta raggiunto il livello 50 e fino al livello 100, che come da tradizione rappresenta il massimo, si sblocca poi un ulteriore percorso di sviluppo, articolato però su nodi di 6 tipologie di differenti che garantiscono potenziamenti più specifici rispetto alle tradizionali abilità. Ogni nuovo livello permette di collezionare fino a 4 punti da spendere per sbloccare nuovi perks, suddivisi in schede collegate tra loro da “nodi” speciali e che possono essere ridistribuiti in qualunque momento senza penalità o costi. A rendere l’intera esperienza di crescita ancora più coinvolgente, almeno per chi ama questi aspetti, ci pensano poi i Glifi, che possono essere ottenuti o potenziati completando alcune particolari attività nell’endgame e che vanno inseriti in specifici nodi per attivare il relativo potenziamento.
Tutto questo coinvolgente percorso di sviluppo prende però il via con opzioni di personalizzazione del tutto inedite, che consentono non solo di selezionare liberamente il sesso del proprio eroe indipendentemente dalla classe, ma anche di modificarne l’aspetto estetico attraverso una discreta varietà di opzioni e modelli. Questo permette a ogni giocatore di creare un alter-ego unico, così da rendere ancora più personale l’intera esperienza. Conclusa questa fase, possiamo finalmente iniziare il nostro viaggio ed ecco arrivare la seconda grande novità proposta da Diablo IV, ovvero la mappa e il modo in cui questa viene proposta al giocatore. Se si esclude il capitolo originale, tutto ambientato nelle profondità della città di Tristram, ogni precedente episodio della saga di Diablo proponeva una suddivisione in Atti, ciascuno ambientato in una piccola porzione del mondo di Sanctuarium. Nel nuovo capitolo il giocatore avrà invece a disposizione l’intera zona orientale di questo mondo, conosciuta come Estuar, suddivisa in 5 macroregioni principali e in un’infinità di aree più piccole, tutte interconnesse tra loro ed accessibili, salvo alcune eccezioni, liberamente sin dall’inizio in perfetto stile open-world. Le eccezioni riguardano alcune aree specifiche legate alla trama, che si sbloccano solo dopo aver raggiunto un particolare punto della storia, e la pericolosità crescente delle aree, che a tutti gli effetti limita nelle fasi iniziali le possibilità di movimento del giocatore senza però impedirgli di esplorare come meglio crede.
Tutte le regioni hanno in comune una struttura base, che propone un paio di insediamenti maggiori e una serie di piccoli accampamenti o punti di interesse collegati tra loro da punti di rotta, che una volta scoperti possono essere raggiunti in qualunque momento attraverso il viaggio rapido. Ogni area si differenzia però dalle altre per ambientazione, tipologia di bioma e varietà di nemici, che come da tradizione includono esseri umani e bestie corrotte, demoni e creature di ogni sorta. Per rendere gli spostamenti meno frustranti, specie sul lungo periodo, gli sviluppatori hanno deciso di inserire nel nuovo capitolo le cavalcature, che una volta sbloccate possono essere richiamate in qualunque momento con la semplice pressione di un tasto e personalizzate, in modo simile alle altre parti di equipaggiamento, con skin e aspetti di varia natura. Per ottenere la possibilità di cavalcare liberamente per le lande di Estuar è però necessario raggiungere l’Atto 4 e completare una specifica missione, ottenendo quindi l’accesso alla propria scuderia.
La nuova struttura in stile open-world porta inoltre con sé tantissime novità anche per quanto riguarda la varietà delle missioni e la progressione generale dell’avventura. Oltre agli incarichi principali legati alla trama, Diablo IV propone infatti una grande quantità di quest secondarie che è possibile attivare dialogando con gli NPC o raccogliendo oggetti speciali durante l’esplorazione. Queste missioni, che spaziano da incarichi molto brevi a quest più lunghe ed elaborate, non sono essenziali per la trama ma consentono di approfondire in minima parte la conoscenza del mondo di gioco, ottenere oggetti speciali, raccogliere preziosi punti esperienza extra e mettersi in tasca dei contenitori ricolmi di materie prime più o meno pregiate da utilizzare per migliorare il proprio equipaggiamento presso un fabbro.
A queste attività si sommano poi le cosiddette “Spedizioni”, dei classici dungeon/raid all’interno dei quali il giocatore deve completare una serie di obiettivi secondari prima di poter affrontare il Boss e ottenere la relativa ricompensa, che spazia da un oggetto particolare a un aspetto speciale da applicare ad un’altra parte di equipaggiamento grazie alla Trasmogrificazione. Nel gioco trovano poi spazio anche le “Roccaforti”, ovvero insediamenti sotto il controllo delle forze del Male che aspettano di essere liberati, degli eventi speciali e dei piccoli dungeon, chiamati “Cantine”, che appaiono in maniera casuale sulla mappa e che, una volta completati, ricompensano il giocatore con dei forzieri ricolmi di tesori di valore crescente in base al risultato ottenuto. Anche la semplice esplorazione viene ricompensata in questo nuovo capitolo: girovagando per le aree è infatti possibile imbattersi in tantissimi altari dedicati a Lilith che, una volta scoperti, garantiscono bonus permanenti e che contribuiscono, così come tutte le altre attività, a sbloccare delle ricompense per il livello di scoperta raggiunto in ogni specifica regione.
Queste attività rappresentano però solo una parte di ciò che Diablo IV ha da offrire. Il nuovo capitolo, come da tradizione, propone innanzitutto 4 livelli di difficoltà differenti, denominati Tier. I primi due sono accessibili sin dall’inizio mentre gli ultimi due, consigliati per i personaggi che hanno raggiunto rispettivamente il livello 50 e 70, si sbloccano dopo aver concluso la missione principale e delle specifiche Spedizioni. Ad ogni Tier corrisponde un livello di sfida più alto, con nuove tipologie di nemici e un maggior numero di avversari, ma anche ricompense più rare e una quantità maggiore di punti esperienza. Inoltre, una volta completata la Campagna principale, il giocatore ha accesso a tutta una serie di incarichi inediti come la Marea Rossa, che aumenta esponenzialmente la pericolosità di una zona all’interno della quale è possibile raccogliere risorse uniche necessarie per sbloccare specifici forzieri che appaiono nella medesima area, i Tetri Sussurri, che a conti fatti sono la versione “diabolica” delle classiche sfide giornaliere, le Spedizioni Incubo e i World Boss.
Queste ultime due categorie meritano un piccolo approfondimento: le Spedizioni Incubo altro non sono che delle versioni alternative e più pericolose di quelle standard che cambiano regolarmente e alle quali è possibile accedere attraverso dei consumabili ottenibili solo nell’end-game. I World Boss sono invece dei nemici giganteschi che appaiono in specifici orari nel mondo di gioco, pensati per essere affrontati da gruppi fino a 12 giocatori. Attualmente nel gioco sono presenti 3 World Boss differenti, ma gli sviluppatori hanno già confermato che in futuro ne verranno introdotti altri, così come non è da escludere la costante introduzione di nuove missioni secondarie, Spedizioni o tipologie di eventi con le nuove Stagioni. Nelle intenzioni del team di sviluppo Diablo IV, proprio come il predecessore, verrà supportato per molti anni, con la prima Stagione trimestrale che prenderà il via il 20 di luglio con un percorso da 100 livelli che prevede sia ricompense gratuite incluse nel Battle Pass Base sia ricompense pensate solo per chi acquista la versione Premium o quella Accelerata.
Indipendentemente dal tipo di attività alla quale si decide di prendere parte e della propria predisposizione verso uno stile di gioco o un altro, Diablo IV ripropone sostanzialmente la stessa formula di gameplay nata e perfezionata nel corso del tempo. Lo scopo principale del gioco è infatti quello di avanzare di missione in missione (o di attività in attività) uccidendo orde sempre più numerose ed efferate di nemici, il tutto con l’intento di raccogliere esperienza e loot. La prima, come abbiamo visto nel dettaglio poco sopra, è fondamentale per lo sviluppo del personaggio, ma molto di ciò che i nostri eroi esprimono sul campo di battaglia dipende dall’equipaggiamento indossato. Anche il nuovo capitolo propone infatti un numero sostanzialmente infinito di armi, armature e accessori generati casualmente e suddivisi in varie classi di rarità differente, a cui ovviamente corrisponde un drop-rate più basso. Ogni parte di equipaggiamento si contraddistingue per una caratteristica primaria e per una serie più o meno lunga di bonus/malus, alcuni comuni a tutte le classi e altri specifici solo per alcune tipologie di Eroi o destinati a particolari abilità.
Una buona parte del sistema di gioco, specie quando si completa la Campagna e si passa ai Tier più alti, ruota quindi come da tradizione alla costruzione della build più efficace. A rendere questo procedimento ancora più stratificato ci pensa poi il sistema di crafting presente in Diablo IV, che non permette letteralmente di creare delle nuove armi ma che, attraverso vari Vendor e una serie infinite di materie prime, offre al giocatore la possibilità di potenziare l'equipaggiamento, estrarre i poteri per trasferirli su altri parti e così via. Tra i vari commercianti trova spazio un alchimista, attraverso il quale è possibile potenziare progressivamente il potere delle ampolle curative e creare una lunga serie di pozioni in grado di incrementare varie statistiche e/o la quantità di esperienza ottenuta per un certo periodo di tempo.
Anche il ventaglio dei nemici che andremo ad affrontare nel gioco, ad esclusione di quelli unici, gode del sistema di generazione procedurale progettato dal team di sviluppo. Questo significa che le aree, per quanto la conformazione della mappa rimarrà pressoché identica, offriranno ogni volta sfide differenti, con creature via via più potenti e dotate di un numero crescente di abilità in grado di cambiare radicalmente il tenore di ogni scontro. Scontri che, inevitabilmente, condurranno gli Eroi creati dai giocatori alla morte. Diablo IV si differenzia però dai suoi predecessori da questo punto di vista. Normalmente, morire non comporta particolari penalità. Se si gioca in gruppo, uno degli altri avventurieri può rianimare il giocatore caduto senza che questo subisca conseguenze. Se invece siamo da soli, possiamo rinascere presso un checkpoint, portando con noi tutto ciò che avevamo e subendo solo una certa percentuale di danno all’equipaggiamento. Leggermente diverso il discorso quando ci spostiamo nelle attività di endgame, alcune delle quali prevedono penalità diverse per la morte del giocatore. Anche in questo quarto capitolo ritorna infine la possibilità di creare personaggi “hardcore”, che non potranno essere rianimati dopo la morte andando a finire dritti dritti nel cimitero del Reame Eterno.
A sorreggere tecnicamente Diablo IV ci pensa una nuova versione del motore grafico proprietario sviluppato da Blizzard Entertainment, progettato sin dal principio per sfruttare al meglio sia l’hardware della passata generazione sia quello delle console più recenti. Durante la nostra prova abbiamo testato il gioco su Xbox Series X, Series S e One X. Sulle prime due il titolo gira a 60 fps, con la risoluzione che passa dai 4K dell’ammiraglia di casa Xbox ai 1080p della sorella minore. Su One X (e su tutta la famiglia One) il gioco è invece lockato a 30 fps, con risoluzioni differenti in base alla piattaforma. Il titolo supporta la tecnologia HDR su tutte le console in cui è possibile e sfrutta le caratteristiche delle piattaforme di ultima generazione per garantire caricamenti fulminei in tutte le situazioni. Il comparto audio può invece contare su una colonna sonora originale di elevata qualità e sulla completa localizzazione in lingua italiana delle numerose linee di dialogo presenti nel gioco. Concludo con un’ultima nota relativa alle funzionalità extra presenti in Diablo IV: come già detto il titolo supporta il cross-play tra tutte le piattaforme, al quale si somma la condivisione dei progressi (che sono legati all’account) e degli elementi extra acquistati/riscattati.
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