Recensione - Rugby 18
Il Gioco
Partiamo con una premessa semiobbligatoria: per quanto il Rugby sia diventato, soprattutto alle nostre latitudini, una disciplina ben conosciuta, resta anni luce lontano, in termini di visibilità e di numero di tifosi a livello mondiale, dagli sport di massa più praticati (calcio, basket, volley). Alla luce di ciò, risultano evidenti le problematiche correlate alla realizzazione di una controparte videoludica; poter contare su un numero ristretto di appassionati (e, quindi, di potenziali clienti) si traduce in budget assai limitati. Pesa, inoltre, la complessità delle regole del gioco, quanto mai difficili da riproporre in gioco rendendole chiare senza “uccidere” il gameplay.Andiamo quindi ad esaminare più nei particolari Rugby 18. Il gioco si presenta con le modalità classiche dei giochi di questo tipo: Partita rapida, Campionato, Carriera, Tutorial. Sulla prima modalità c’è davvero molto poco da dire: si scelgono due tra le squadre presenti nel gioco, si settano le opzioni desiderate e si scende in campo per provare il gameplay e l’ambiente di gioco. Nella seconda modalità potrete affrontare uno dei campionati presenti: Premiership inglese (campionato di prima serie a 12 squadre), Top 14 francese (campionato di prima serie a 14 squadre) e Pro 14 (una sorta di Champions League calcistica con le 14 migliori squadre provenienti dalle federazioni di Galles, Irlanda, Italia, Scozia e Sudafrica). Esiste anche la possibilità di creare un campionato con le nazionali; a questo proposito possiamo dire che il roster appare abbastanza completo anche se mancano, colpevolmente, Argentina ed Irlanda. Abbiamo quindi la modalità Carriera che, pur non brillando in termini di raffinatezza, propone delle opzioni basilari ma, tutto sommato, complete; scegliete la vostra squadra preferita, allenatela e perfezionatela anche in sede di rugby-mercato.
Ma una volta scesi in campo, come appare Rugby 18? Potrei usare un aggettivo che, ad una lettura superficiale, sembrerebbe connotare un’esperienza poco piacevole: elementare. In realtà, pur essendo abbastanza minimalista, il comparto grafico fa la sua parte e i giocatori sono ben riprodotti. La stessa cosa non può essere detta in merito ai terreni di gioco ed agli stadi, che sembrano realizzati su console di vecchia generazione con un'erba davvero poco realistica ed un pubblico sugli spalti eccessivamente cartonato. Gli elementi di contorno sono rarefatti o assenti (ci riferiamo agli arbitri, agli allenatori ed ai giocatori in panchina, tutti elementi da cui non si può più prescindere nel 2017 con il 4K quasi alla portata di tutti).
MX Video - Rugby 18
Passiamo ora al fulcro del gioco, ossia il gameplay; diciamo subito che è assolutamente degno di apprezzamento lo sforzo fatto dai programmatori per rendere al meglio le dinamiche di gioco estremamente complesse di un gioco come quello con la palla ovale. Modelli come quelli dei calci di punizione o quelli del ruck (situazione di gioco in cui uno o più giocatori di ciascuna squadra sono a contatto fisico tra loro e al di sopra del pallone che è in terra. I giocatori effettuano il rucking utilizzando i piedi per cercare di conquistare o mantenere il pallone cercando di non commettere fallo) non sono facilmente riproducibili, anche perché le prime vengono tirate nel contesto di una mischia ordinata con collisioni tra giocatori dal peso complessivo di almeno due tonnellate e le seconde devono essere programmate in modo tale da non sembrare un gioco dedicato al wrestling.
Partiamo subito dai lati negativi: in primis è abbastanza evidente, sin dalle prime battute, che giocare con passaggi alla mano è impresa quasi impossibile in quanto ci si imbatte in due ordini di problemi. Innanzitutto si assiste ad una scarsa reattività dei giocatori nei passaggi con l’ovale, che cade molto frequentemente dalle mani degli stessi con evidenti problemi nel portare la palla almeno al di là della linea mediana; in secondo luogo risulta difficile vedere i nostri compagni di squadra portarsi in profondità con implicite difficoltà nell’individuare il compagno al quale passare la palla. Il conseguente risultato è quello di assistere a ruck su ruck e fare un solo metro in avanti risulta essere davvero complicato; la meta diventa una sorta di oasi nel deserto perché si è costretti a vincere una ventina di mischie per arrivare nei pressi della linea di meta.
La conseguenza di quanto appena esposto è quello di assistere a partite con punteggi estremamente bassi, se non ridicoli proprio per la difficoltà di approcciarsi alla linea di meta: l’unica alternativa è cercare di sfondare. Vincere la ruck non significa, inoltre, buttarci dentro quanti più uomini possibile ma cercare anche di avere una buona copertura dalle retrovie e questa strategia, in Rugby 18, non è ben implementata dovendo contare su un tempismo ottimale sul punto di contesa.
Sul versante gameplay, però, ci sono anche degli elementi decisamente più positivi e uno di questi è rappresentato dalla gestione delle mischie, anche se è indispensabile gestire nel migliore dei modi le combinazioni dei controlli per uscirne vincitori. Ottima anche la gestione dei calci con poche semplici mosse da padroneggiare, meno efficaci, a causa della loro complessità, le touch.
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