Recensione - Daymare: 1998
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Daymare: 1998 è un survival horror in terza persona che mette il giocatore nei panni di tre diversi protagonisti coinvolti, loro malgrado, nelle oscure vicende che ruotano attorno alla Hexacore Genetics e alla cittadina statunitense di Keen Sight. Siamo, come facilmente intuibile dal titolo, nel 1998 e il gioco si apre con le squadre speciali H.A.D.E.S. in volo verso il centro di ricerca AEGIS per conto di un ramo clandestino del governo americano. Il loro obiettivo è quello di investigare sul perché dell’improvvisa interruzione delle comunicazioni con il centro e mettere al sicuro i materiali sensibili custoditi nella struttura, nel caso quest’ultima fosse compromessa. La situazione all’interno però è molto più che “compromessa”. Tutti gli addetti in servizio sono morti o, peggio, vagano per l’edificio come zombie assetati di sangue insieme ad altre spaventose creature. Vi ricorda qualcosa? Ovviamente si, ma non fatevi trarre in inganno così facilmente. Le origini dell’incidente, il modo in cui la piaga si diffonderà per le strade della città e l’epilogo non sono infatti scontati, così come non lo sono le differenti motivazioni che spingono i tre protagonisti, ovvero due operativi H.A.D.E.S. e il ranger Samuel Walker, ad attraversare la città e le aree limitrofe, tutte chiaramente infestate dalle spaventose creature, per raggiungere i propri scopi alternandosi più volte sullo schermo nei cinque capitoli che separano il giocatore dai titoli di coda.Queste sono le premesse narrative sulle quali si sviluppa Daymare: 1998, che fonde le meccaniche classiche del genere a cui appartiene ad alcuni elementi inediti. Oltre alla trama a base di zombie, caratterizzata da un intreccio non lineare impreziosito da numerosi colpi di scena, e alle classiche meccaniche da survival horror, fatte di scontri a fuoco con poche risorse e enigmi da risolvere, la prima opera della software house italiana propone infatti alcune interessanti novità legate alla gestione dell’inventario, alle meccaniche di base e alla narrazione. Le prime ruotano attorno al palmare posizionato sull’avambraccio dei soldati H.A.D.E.S e che, per ragioni che ovviamente non svelerò, potrà essere utilizzato anche da Sam. Il D.I.D. , questo il nome tecnico del palmare, fornisce dettagli sui documenti raccolti, una mappa della zona nella quale ci troviamo, una panoramica sulla salute di chi lo indossa e, soprattutto, riepiloga gli oggetti in nostro possesso, tra cui trovano spazio varie armi da fuoco con le relative. Per alcune tipologie, come pistole e fucili automatici, è però necessario utilizzare dei caricatori, che vanno riempiti con le munizioni raccolte e che possono essere sostituiti durante gli scontri in modo rapido, ovvero lasciando cadere a terra il caricatore in uso e inserendone uno nuovo, o in modo più lento, riponendo il caricatore usato nell’inventario.
MX Video - Daymare: 1998
Anche la gestione dei consumabili, che includono varie tipologie di sostanze mescolabili tra loro per creare varie combinazioni e utilizzabili con un sistema rapido a due slot, presenta qualche novità rispetto agli standard del genere. Molti dei composti sono a tutti gli effetti delle droghe e, come tali, vanno a influire negativamente sulla salute di chi le utilizza. Se si esagera, iniettandosi per esempio più composti in rapida successione, si rischia quindi di andare in overdose, con conseguenze evidenti sulle capacità psichiche. Queste però non sono le uniche funzionalità del D.I.D., che consente ai protagonisti di “hackerare” alcune porte elettroniche attraverso un particolare minigioco nel quale bisogna fermare degli indicatori in movimento in posizione corretta utilizzato in tasti dorsali del pad. Nelle fasi più avanzate, il palmare permette inoltre al giocatore di individuare alcune porte segrete, dietro cui si celano stanze utilizzate dalla Hexacore per spiare gli abitanti della cittadina di Keen Sight nelle quali sono posizionati speciali terminali dove è possibile salvare la partita senza attendere un checkpoint, depositare gli oggetti in eccesso o, addirittura, effettuare dei veri e propri scambi rinunciando al alcuni consumabili per riceverne altri.
Tutte queste novità vanno ovviamente a impattare sul sistema di gioco rendendo fondamentale la gestione dell’inventario, specie nelle situazioni più concitate. La rapidità dei nemici infatti ricorda più da vicino quella degli ultimi Remake di Capcom che non i classici survival horror old-school, mentre la loro letalità sembra essere rimasta quella di un tempo. Per finire al tappeto bastano infatti pochi colpi ben assestati, soprattutto durante gli scontri con i boss più pericolosi. Anche da questo punto di vista Daymare: 1998 mischia tradizione e novità, proponendo sia situazioni canoniche dove è sufficiente riversare sul nemico quante più munizioni possibili, sia scontri diversi nei quali è necessario sfruttare l’ambiente circostante a proprio vantaggio per sopravvivere. Le novità, come anticipato, non riguardano però solo la gestione dell’inventario e il gameplay, ma anche lo sviluppo della sceneggiatura, che se da una parte appare abbastanza canonica sia per quanto riguarda i temi sia per quanto riguarda le ambientazioni da attraversare per sopravvivere all’orrore che si diffonde, dall’altra cerca di spingersi un po’ oltre tratteggiando una trama costellata di intrighi e resa ancora più profonda da una lunga serie di documenti, molti dei quali possono essere recuperati solo inserendo i codici raccolti nel gioco in un sito web esterno creato ad-hoc per supportare la produzione. A completare l’offerta ci pensano poi un discreto numero di enigmi e dei simpatici collezionabili rappresentati da statuine a forma di renna sparse per le ambientazioni che omaggiano film, serie tv e altre produzioni celebri degli anni ’90.
Per dare vita alla loro prima opera, i ragazzi di Invader Studios hanno deciso di affidarsi alle capacità dell’Unreal Engine, che si dimostra ancora una volta in grado di gestire in modo ottimale sia le ambientazioni al chiuso sia quelle all’aperto, e di concentrarsi molto sulla gestione delle fonti di illuminazione, così da garantire a Daymare: 1998 la giusta atmosfera. Il titolo beneficia inoltre di numerose sequenze di intermezzo create con lo stesso engine, doppiate solo in lingua inglese ma con sottotitoli interamente localizzati, così come tutte le altri parti scritte presenti, in italiano. Più che discreto il comparto audio, che sottolinea con il giusto tempismo i momenti da “jump-scare” e che accompagna in modo più che adeguato il giocatore nel corso dell’avventura anche grazie alla presenza di un paio di brani musicali originali di buona qualità.
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