Recensione - Agony
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Agony è un'avventura a tinte stealth in prima persona che mette i giocatori nei panni, anche se sarebbe meglio dire nelle spoglie, di un misterioso protagonista finito, suo malgrado, all’Inferno. Amraphel, questo il suo nome, non ricorda di quale peccato si sia macchiato in vita o perché sia letteralmente precipitato di fronte alle porte degli inferi ma, una volta conclusa la sua spettacolare discesa nella dimora del Demonio sente di dover cercare la Dea Rossa, una creatura dalle fattezze femminili che sembra poter porre fine al suo tormento consentendogli, forse, di tornare nel mondo dei vivi. Amraphel, che poi scopriremo essere un Re, inizia così il suo viaggio attraverso le profondità demoniache, che lo porterà ad attraversare 5 diversi livelli, suddivisi a loro volta in più aree di dimensioni variabili, ambientati in altrettanti luoghi di questa particolare rappresentazione del regno di Satana. Nel corso dell’avventura il protagonista scoprirà qualcosa di più sul suo passato, sulle motivazioni che lo hanno portato al cospetto della Dea Rossa e sui piani che la conturbante creatura ha in serbo per lui. Come spesso accade non rivelerò ulteriori dettagli relativi alla trama, che si dipana quasi esclusivamente attraverso note scritte ed appunti prendendo spunto da leggende e personaggi reali per raccontare una versione alternativa ed abbastanza disturbata delle vicende.Pad alla mano Agony si presenta come un adventure game in prima persona condito da meccaniche stealth, brevi sezioni platform ed enigmi di varia natura, che spaziano dalla consueta raccolta di oggetti alla necessità di osservare dei dipinti per sbloccare nuovi passaggi o all’utilizzo di particolari simboli per aprire specifiche porte. Il protagonista, per poter scampare ad una sorte atroce, non può infatti contare su armi o attacchi corpo a corpo ma solo ed esclusivamente sulle sua astuzia e sulla sua capacità di sfuggire alle attenzioni dei demoni più o meno pericolosi che popolano le inquietanti ambientazioni. Amraphel può accovacciarsi e trattenere il fiato, così da ridurre il rumore, o sfruttare alcuni anfratti per nascondersi alla vista dei suoi aguzzini quando necessario. Molte di queste azioni, così come correre o saltare, andranno però ad influire sull’energia a disposizione rendendolo però estremamente lento e vulnerabile in caso di utilizzo eccessivo delle stesse.
MX Video - Agony
Per facilitare le fasi esplorative il malcapitato sovrano può però sfruttare le linee del destino, delle speciali scie luminose disponibili in numero limitato (a patto di non modificare le opzioni di gioco) e che, una volta rilasciate, indicheranno per un breve periodo la direzione da seguire per proseguire. Il protagonista può inoltre raccogliere torce infuocate, utili per illuminare gli antri più bui, per tenere lontani i mostri più piccoli o per dare fuoco ad alcuni elementi presenti nel gioco così da rivelare nuovi passaggi o raggiungere punti altrimenti inaccessibili. Nel regno degli inferi il fuoco non è però solo un alleato. Le fiamme, oltre a danneggiare il nostro alter-ego, tendono irrimediabilmente ad attirare su di lui le attenzioni dei nemici costringendoci a soppesare bene il loro utilizzo, anche come esca, per scongiurare il più possibile un’eventuale aggressione.
Aggressioni che, spesso, si concluderanno con una morte tra atroci sofferenze. In Agony la morte rappresenta però solo l’inizio, e non solo perché per arrivare qui il protagonista è dovuto morire. Nel corso dell’avventura Amraphel incontrerà infatti altri sfortunati come lui, che potranno essere posseduti dopo aver scoperto loro il capo. In caso di sconfitta il giocatore avrà infatti la possibilità di fluttuare per un breve lasso di tempo per le ambientazioni sotto forma di spirito e di impossessarsi, tramite un classico mini-game, dei resti di uno dei numerosi “martiri” che vagano senza speranza nell’Inferno disegnato da MadMind Studio. Così facendo il giocatore potrà proseguire il suo viaggio senza dover ripartire da uno dei checkpoint più vicini, rappresentati nel gioco dai cosiddetti “specchi dell’anima”, delle macabre strutture che dovranno essere attivate dal protagonista e che gli permetteranno di rinascere fino ad un massimo di tre volte nel caso non riuscisse ad impossessarsi di un nuovo corpo in un tempo utile o in seguito ad una morte irrimediabile. Nel corso dell’avventura il giocatore avrà poi modo di migliorare alcune delle proprie abilità raccogliendo i “frutti del peccato”, una grottesca rappresentazione degli organi genitali femminili tramite i quali si ottengono punti spendibili per migliorare le capacità di sopravvivenza, e di impossessarsi per un breve lasso di tempo anche di alcune delle creature demoniache presenti nel gioco, così da sfruttarne le particolari capacità per superare alcuni punti specifici della trama.
Queste le caratteristiche principali della modalità Storia, che terrà occupato il giocatore per almeno 8-10 ore. Non pensate però che raggiungere i titoli di coda rappresenti il punto di arrivo. Agony propone infatti ben 7 finali diversi basati sul completamento di differenti obiettivi nascosti ed numero spropositato di collezionabili di varia natura sparsi in zone più o meno nascoste della mappa, che consentono di approfondire ulteriormente le vicende e di sbloccare contenuti extra quali modelli 3D ed immagini. Una volta ottenuto almeno uno di questi finali si ottiene inoltre l’accesso alla modalità “Succube”, che permette di ri-affrontare nuovamente tutti i livelli nei panni di un demone dalle fattezze femminili con un approccio più votato all’azione. Le succubi sono infatti dotate di una grande agilità, che rende accessibili aree irraggiungibili nei panni di Amraphel, e di una serie di attacchi corpo a corpo utili per spazzare via senza troppa difficoltà gli eventuali avversari che oseranno frapporsi tra noi ed il nostro obiettivo. A completare l’offerta ci pensa infine la modalità “Agonia”, che consente di affrontare livelli generati in modo procedurale mettendo alla prova le proprie capacità in due differenti modalità e di confrontare i risultati ottenuti con quelli degli altri giocatori.
A sorreggere tecnicamente il titolo di MadMind Studio ci pensa l’ormai onnipresente Unreal Engine 4, che ha permesso agli sviluppatori di dare libero sfogo alla loro fantasia per trasportare su console una visione dell’Inferno fatta di labirinti claustrofobici, foreste malsane e paesaggi in rovina che, per quanto malsana, non può che essere definita come “pittoresca” . Il titolo beneficia inoltre di un doppiaggio in lingua inglese e di una completa localizzazione in lingua italiana delle parti scritte accompagnati da una colonna sonora di discreta qualità ricca di effetti sonori disturbanti e perfettamente in linea con la natura del gioco.
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