Recensione - Star Wars Jedi: Fallen Order
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, l’antico ordine dei Jedi si prodigava per mantenere la pace e l’equilibrio nell’Universo. Un compito arduo, reso ancor più difficile dalla crescente minaccia dei Sith e dalla conseguente avanzata del Lato Oscuro della Forza. Dopo la fine della Guerra dei Cloni il malvagio Cancelliere Supremo Palpatine, conosciuto poi con il nome di Darth Sidious, riuscì nell’intento di soggiogare la maggior parte dei pianeti al suo volere, instaurando una dittatura e autoproclamandosi come Imperatore. Per arrivare a questo punto furono necessarie numerosi azioni malvagie, che ebbero conseguenze nefaste sulla vita di molti, Jedi e non. Una di queste fu l’emanazione dell’Ordine 66, ovvero la direttiva che obbligò di fatto l’esercito dei Cloni a tradire e sterminare l’intero ordine Jedi. Nessuno, neppure gli apprendisti più giovani, venne escluso dalla cosiddetta “Purga”, ma per fortuna qualcuno riuscì miracolosamente a sfuggire alla mattanza. Tra i sopravvissuti c’era anche Cal Kestis, il protagonista di Star Wars Jedi: Fallen Order. Quando l’Imperatore emanò l’Ordine 66, Cal era il Padawan del Maestro Jaro Tapal e stava completando il suo percorso d'addestramento, che venne bruscamente interrotto proprio dal tradimento dei Cloni, dal quale il giovane Jedi riuscì a sottrarsi per il rotto della cuffia rifugiandosi su Bracca, un pianeta inospitale trasformato dall’Impero in una sorta di area di smaltimento dopo la fine delle Guerre dei Cloni.Qui Cal fa di tutto per dimenticare il proprio passato, almeno fino a quando gli Inquisitori, truppe imperiali speciali create con il solo scopo di stanare e uccidere gli ultimi Jedi rimasti in vita, non giungono sul pianeta costringendolo ad una rocambolesca fuga, resa possibile solo dal provvidenziale intervento di Cere Junda, una ex-Jedi arrivata su Bracca a bordo dell’astronave Mantis proprio con l’obiettivo di reclutare il protagonista. Cere infatti ha bisogno dei poteri di Cal per risolvere un antico mistero dal quale potrebbe dipendere il futuro dei Jedi e dell’intera Galassia. La squadra, della quale fa parte anche il capitano Greez Dritus e alla quale si aggiungerà subito dopo anche il piccolo droide BD-1, intraprende quindi un lungo viaggio attraverso la Galassia, durante il quale Cal non solo porterà a termine il proprio addestramento ma scoprirà nuovi dettagli sull’ordine dei Jedi e sul proprio passato, lasciando nel frattempo un segno indelebile nelle vicende che tutti conosciamo.
MX Video - Star Wars Jedi: Fallen Order
Sono queste le premesse dalle quali prende il via Star Wars Jedi: Fallen Order, l'action game in terza persona sviluppato da Respawn Entertainment basato sull’esplorazione, sulla risoluzione di enigmi e, ovviamente, su ricche dosi di combattimenti a base di spada laser. I 5 differenti pianeti presenti nel gioco, tutti molto diversi tra loro, si compongono infatti di aree più o meno estese, ricche di ostacoli, naturali o artificiali, e di nemici con i quali confrontarsi. Inizialmente il giocatore può contare su un ventaglio di possibilità abbastanza limitato per superare queste difficoltà, tra cui trovano spazio doti atletiche basilari, la capacità di percepire gli "echi della Forza" provenienti dal passato e la possibilità di rallentare per un breve lasso di tempo avversari e oggetti in movimento. A queste abilità si affiancano poi quelle del droide BD-1, che può analizzare punti di interesse o nemici per fornire al protagonista preziose informazioni e che può intrufolarsi nelle casse per recuperare varie tipologie di oggetti, tra cui nuove skin con cui personalizzare sé stesso, gli abiti di Cal o l’astronave Mantis, e parti di spada laser che possono essere installate sfruttando i vari banchi di lavoro presenti nel gioco per modificarne l’aspetto.
In alcune casse speciali è inoltre possibile trovare oggetti unici che incrementano caratteristiche base del protagonista o il numero di consumabili curativi, chiamati STIM, che possono essere trasportati dal droide di supporto. Avanzando nella storia si ottengono progressivamente nuove abilità, come la possibilità di eseguire doppi salti o di correre sulle pareti, nuove tecnologie per BD-1 che consentono al droide di sovraccaricare sistemi o hackerare i nemici, e nuovi poteri, con i quali è possibile raggiungere aree precedentemente inaccessibili o sbloccare nuovi percorsi sfruttando la Forza. Ed insieme alla fida spada laser è proprio la Forza a rappresentare il fulcro del combat system del titolo, che relega le armi da fuoco e gli altri strumenti provenienti da epoche “meno civilizzate” alle fila degli avversari. Questi ultimo sono molto variegati tra loro e vanno dai semplici esploratori armati di elettrobastoni a guerrieri fortemente specializzati dotati di armi molto pericolose e corazze impenetrabili, passando per droidi di varie forme e dimensioni. A questi si sommano poi le numerose creature selvagge che popolano i pianeti e alcuni nemici inediti, sui quali preferisco non rivelare nulla per non privare nessuno del piacere della scoperta.
Una cosa posso però dirvela: nonostante il suo turbolento passato, Cal sa ancora come si maneggia una spada laser e non potrà fare a meno di utilizzarla costantemente nel corso dell’avventura per portare a termine la propria missione. Il combat-system di Star Wars Jedi: Fallen Order si basa su una combinazione di attacchi rapidi, colpi pesanti, parate e schivate, alla quale si somma la possibilità di utilizzare la Forza per rallentare, attirare e spingere gli avversari e/o alcuni elementi presenti nello scenario. I primi vengono gestiti attraverso le classiche barre di resistenza e equilibrio, che si ricaricano con il tempo e che, una volta esaurite, impediscono al protagonista di eseguire altre mosse o di deviare efficacemente gli attacchi in arrivo. L’utilizzo dei poteri Jedi invece “erode” in modo più o meno sensibile le scorte di Forza, che si ripristinano gradualmente ad ogni colpo portato a segno. La giusta alternanza di tutti questi elementi rende i combattimenti più tattici e rappresenta, insieme alle parate, il fulcro dell’intero sistema di combattimento. Queste ultime, se eseguite con il giusto tempismo, consentono infatti a Cal (ma anche ai suoi avversari) di sbilanciare il nemico e infliggere molti danni con un solo colpo, in modo simile a quanto accade nei titoli souls-like come Sekiro: Shadows Die Twice. Le similitudini con il genere creato da From Software però non finiscono qui.
Per recuperare la propria salute, Cal deve infatti consumare gli STIM custoditi gelosamente da BD-1, e per ripristinare le scorte dopo l’uso è necessario raggiungere uno dei numerosi punti di meditazione sparsi qua e là per le ambientazioni, che di fatto svolgono le medesime funzioni dei falò presenti nella serie Dark Souls, seppur con qualche piccola differenza. Meditare consente infatti di salvare i progressi e di accedere a un menu nel quale è possibile decidere se far riposare Cal e ripristinare le scorte di STIM, causando però il respawn dei nemici, o se accedere semplicemente all’albero delle abilità, tramite cui è possibile sbloccare progressivamente nuovi talenti spendendo i punti accumulati fino a quel momento, evitando di far riapparire i nemici nell’area. I punti di meditazione svolgono anche il ruolo di checkpoint, ai quali Cal farà ritorno in caso di sconfitta. Morire per mano di un avversario comporta inoltre la perdita dell’esperienza accumulata fino a quel momento, che nella maggior parte dei casi può essere recuperata solo tornando sul luogo della propria dipartita e colpendo almeno una volta il proprio carnefice, chiaramente evidenziato a schermo dalla presenza di un'aura dorata.
Oltre ai nemici standard Star Wars Jedi: Fallen Order propone al giocatore anche alcune boss fight che scandiscono i punti chiave della trama e alle quali si affiancano scontri, anche casuali, con nemici speciali e con creature leggendarie, tutti caratterizzati da un tasso di sfida generalmente più alto rispetto al resto del gioco. Parlando di difficoltà è inoltre fondamentale sottolineare che il gioco di Respawn ci permette di selezionare, sin dalla prima run, 4 livelli di difficoltà diversi, che si differenziano gli uni dagli altri per il tempismo richiesto nell’eseguire le parate, per la quantità di danni subiti e per la pericolosità degli avversari. Il livello di difficoltà scelto all’inizio non è comunque vincolante e può essere modificato in qualunque momento nel corso dell’avventura, così da permettere a tutti i giocatori di trovare il giusto equilibrio e di godersi senza particolari difficoltà il titolo. Personalmente ho impiegato circa 18 ore per raggiungere i titoli di coda a difficoltà Maestro Jedi, che corrisponde al 3° livello di difficoltà dei 4 presenti, con una percentuale di completamento pari all’86%, il tutto senza dedicare più di tanto tempo alla sola ricerca di oggetti. Una volta completata la campagna, è comunque possibile continuare a giocare e esplorare per livellare il proprio personaggio e/o per tentare di raggiungere l’agognato 100%.
Anche sul fronte tecnico Star Wars Jedi: Fallen Order rappresenta un deciso passo in avanti per Respawn. Dopo aver dimostrato che si possono ottenere risultati grandiosi anche con motori grafici considerati superati, la software house guidata da Vince Zampella ha deciso infatti appoggiarsi al collaudato Unreal Engine per la sua ultima fatica. L’engine grafico di Epic su Xbox One X (piattaforma utilizzata per la prova) propone ai giocatori due modalità, che prediligono rispettivamente la qualità grafica e il frame-rate. Selezionando la prima il frame-rate viene bloccato a 30 fps, così da consentire al titolo di raggiungere una risoluzione di 1440p. Nel secondo caso invece è la risoluzione ad essere bloccata su un valore di 1080p, ma con frame-rate sbloccato. Star Wars Jedi: Fallen Order beneficia infine di una colonna sonora originale in perfetto stile Star Wars e di una completa localizzazione in lingua italiana, supportata da un doppiaggio di buona qualità.
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