Recensione - Ori and the Will of the Wisps
di
Mirko Rossi / Thor
P
Il Gioco
Dopo gli eventi narrati in Ori and the Blind Forest, la vita nella foresta di Nibel sembra aver ripreso a scorrere più o meno regolarmente. Ori, Gumo e Naru sono tornati a vivere nella loro dimora al Nido delle Rondini e si stanno prendendo cura di Ku, la piccola gufetta nata dall’uovo della gigantesca Kuro. Le insegnano a camminare, la nutrono, giocano con lei e cercano in tutti i modi di starle accanto durante la crescita. Ku però è un gufo, e come tale non può resistere quando il cielo inizia a chiamarla, turbando inevitabilmente la sua felicità. La piccola infatti non può volare a causa delle sue ali malridotte, e osserva da terra gli altri volatili librarsi tra le nuvole, diventando ogni giorno più triste. Ori e Gumo non possono stare fermi a guardare la loro amica in queste condizioni, e decidono quindi di provare ad aiutarla “riparando” le sue ali con una delle gigantesche piume perse da Kuro. Lo stratagemma sembra funzionare e Ku, dopo un inizio impacciato, riesce finalmente a spiccare il volo portando con sé Ori. I due amici volano felici sopra le fronde degli alberi e sopra i corsi d’acqua fino a raggiungere Niwel, una fitta foresta sulla cui sommità svetta un gigantesco Salice. La felicità di Ori e Ku però non è destinata a durare a lungo: improvvisamente una tempesta li avvolge, rendendo il volo estremamente difficoltoso. Ku cerca di resistere, ma le sue minuscole ali non possono nulla contro la furia degli elementi. Dopo pochi istanti, il piccolo gufo e Ori precipitano inevitabilmente al suolo, separandosi. Al giovane spirito non resta dunque che andare alla ricerca della sua amica, esplorando la foresta e cercando di capire da dove venga l’oscuro potere che ha scatenato la tempesta.Sono queste le premesse narrative dalle quali prendere il via il nuovo titolo sviluppato da Moon Studios Ori and the Will of the Wisps, e dalle quali si dipana una trama inedita che, nelle 12/13 ore necessarie per esplorare le 10 aree presenti e raggiungere i ringraziamenti finali al livello di difficoltà intermedio (ce ne sono tre in tutto), mette il protagonista di fronte al proprio destino, a quello della foresta di Niwel e a quello di tutte le altre creature viventi che popolano il mondo di gioco. Mi perdonerete se non vado oltre, ma ogni parola in più potrebbe in qualche modo rovinare la sorpresa a coloro che vogliono vivere questo “viaggio” senza privarsi del piacere della scoperta. Quello di cui posso, e voglio, parlarvi è invece il gameplay, che rappresenta come prevedibile uno degli aspetti principali anche di questo secondo capitolo. Ori and the Will of the Wisps, come già ricordato, è sostanzialmente un platformer a scorrimento 2D, che mescola però al proprio interno tanti elementi diversi presi in prestito dai giochi di avventura o dagli RPG. Ori, il piccolo spirito protagonista, è innanzitutto dotato di una grande agilità, che gli permette di muoversi rapidamente, di saltare, di arrampicarsi e così via. A queste doti naturali si sommano poi quelle che possono essere apprese nel corso dell’avventura assorbendo i poteri della natura o acquisendo oggetti e che consentono all’intraprendente creatura di scattare, di planare utilizzando una piuma, di nuotare, di afferrare appigli lontani, di usare oggetti e nemici per darsi lo slancio o di “attraversare” cumuli di neve o blocchi di sabbia.
MX Video - Ori and the Will of the Wisps
Tutte queste capacità vengono equipaggiate automaticamente e vanno a braccetto con le 12 abilità offensive o difensive che possono essere invece raccolte o acquistate, spendendo la Luce Spirituale accumulata, durante il gioco e che invece devono essere assegnate manualmente a uno dei tre slot disponibili, che corrispondono ad altrettanti tasti frontali. A questo ventaglio di opzioni si sommano infine oltre 30 miglioramenti, chiamati Frammenti di Spirito, che una volta recuperati possono essere equipaggiati in un numero crescente di slot per attivare nuovi bonus passivi o modificare alcune delle abilità principali e che, proprio come queste ultime, possono anche essere potenziati, sempre spendendo la Luce, parlando con alcuni NPC. E’ inoltre importante sottolineare come molte di queste abilità consumino l’Energia Spirituale, che può essere raccolta sconfiggendo i nemici o interagendo con alcuni elementi dello scenario e che, insieme alla Vita, rappresenta il fulcro delle statistiche base del protagonista. Anche questi due parametri possono essere incrementati nel corso dell’avventura, sia raggiungendo particolari snodi narrativi sia raccogliendo alcune sfere speciali, generalmente nascoste in punti particolari delle ambientazioni o custodite da alcuni particolari Santuari sparsi qua e là per le aree di gioco.
Proprio i Santuari, insieme ai checkpoint di salvataggio automatico sparsi per le ambientazioni, rappresentano una delle novità più importanti di Ori and the Will of the Wisps: oltre a quelli standard, che consentono di salvare la partita recuperando le energie e che fungono da punti di viaggio rapido, fanno ora la loro comparsa i Santuari del Combattimento e i Santuari dello Spirito. I primi mettono alla prova le capacità del giocatore contro gruppi di nemici di difficoltà crescente mentre i secondi, accessibili anche dal menu iniziale dopo averli scovati nel gioco, attivano delle vere e proprie prove a tempo nelle quali il giocatore deve dare sfoggio di tutte le sue abilità per completare un percorso specifico nel più breve tempo possibile, confrontando poi i propri risultati con quelli di tutti gli altri giocatori del mondo o con il record stabilito dagli sviluppatori. Lo stesso meccanismo si applica alle prove a tempo che vengono sbloccate dopo aver completato una delle 7 rocambolesche e spettacolari fughe che coinvolgono Ori nel corso del suo pericoloso viaggio nella foresta di Nibel.
Queste sono le basi del sistema di gioco presente in Ori and the Will of the Wisps, che si traducono in una giocabilità unica fatta di riflessi, coordinazione, sangue freddo, ingegno e backtracking che ricorda da vicino sia i classici metroidvania che titoli più recenti. Il focus ruota, proprio come nel primo capitolo, attorno al combattimento e all’esplorazione, entrambi impreziositi dalla costante scoperta di nuove possibilità e nuove meccaniche. Le numerose abilità citate, infatti, si sbloccano progressivamente nel corso dell’avventura, aprendo continuamente nuovi percorsi e offrendo al giocatore nuove strategie che possono, e devono, essere utilizzate in modo sempre più articolato per superare i nemici e gli enigmi, classici o ambientali, mentre si tenta di avanzare nel gioco per completare la missione principale. Nel corso dell’avventura Ori si imbatte poi nei simpatici Moki e in tante altre creature che abitano nella foresta di Niwel. Alcune di queste chiederanno aiuto al piccolo spirito assegnandogli delle missioni secondarie che, se completate, permettono di approfondire gli avvenimenti e, soprattutto, ottenere preziose ricompense. A completare l’offerta di questo secondo capitolo ci pensano infine alcune boss fight e una discreta quantità di collezionabili, perfettamente integrati alle vicende narrate.
Per dare vita al mondo di Ori and the Will of the Wisps gli sviluppatori di Moon Studios hanno deciso di affidarsi nuovamente al motore grafico Unity, che su Xbox One X, la piattaforma utilizzata per la nostra prova, mette in mostra tutte le sue potenzialità raggiungendo senza particolari difficoltà una risoluzione di 4K a 60 fps, con pieno supporto alla tecnologia HDR. Sotto il profilo audio, invece, il nuovo capitolo della saga di Ori propone una colonna sonora inedita composta dal compositore britannico Gareth Cocker, già autore delle musiche del primo gioco, e beneficia della completa localizzazione in lingua italiana di testi e sottotitoli; il parlato, seppur presente, è in una lingua fittizia e quindi non localizzabile.
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