MondoXbox

Live your
passion!

MondoXbox

MondoXbox



img Kingdom Hearts III
copertina

Recensione - Kingdom Hearts IIIXbox OneGame

Dopo uno sviluppo lunghissimo e una trama frammentata in una miriade di giochi e piattaforme, finalmente ci siamo: Kingdom Hearts III è arrivato nei negozi di tutto il mondo per chiudere il cerchio iniziato nel lontano 2002, un vero e proprio evento atteso dai fan carichi di aspettative e pronti ad emozionarsi un’ultima volta… ma queste aspettative saranno state soddisfatte? Scopriamolo con la nostra recensione.

Il Gioco

17 anni. Tanto è passato dal 2002, anno in cui Square Enix aveva lanciato un gioco tanto particolare quanto affascinante: Kingdom Hearts. Un gioco che mescolava trama e protagonisti originali a mondi e personaggi sia dei cartoni Disney che dell’universo di Final Fantasy. Un mix talmente strano che ancora mi chiedo chi sia il pazzo che ha dato l’ok a Tetsuya Nomura per realizzare quell’opera, ma non smetterò mai di ringraziarlo. All’epoca avevo solo 11 anni, presi il gioco per pura curiosità vedendo in copertina Topolino, Pippo e Paperino: mi innamorai del gameplay e delle ambientazioni, ma non capii praticamente nulla della trama. Oggi ne ho 27 e ancora non sono sicuro di averla capita. Naturalmente sto scherzando… ma neanche troppo: la storia imbastita da Nomura è infatti un vero mosaico, in senso sia figurato che letterale visto che i vari pezzi sono stati sparsi in diversi spin-off e per di più su diverse piattaforme come Game Boy Advance, Nintendo DS, PSP e perfino smartphone. Ed anche chiamarli spin-off in realtà non è del tutto esatto, poiché non è che andassero ad approfondire unicamente elementi marginali: le storie narrate in Chain of Memories, Re: Coded, 358/2 Days, Birth By Sleep, Union X e Dream Drop Distance sono il vero cuore portante di tutta la saga, forse anche più di quelle dei due Kingdom Hearts “regolari”.

img
E Kingdom Hearts III richiede di sapere alla perfezione tutto questo, per essere compreso fino in fondo. Con l’aggiornamento gratuito disponibile dal lancio di Kingdom Hearts III, infatti, è stato aggiunto l’Archivio della Memoria, una serie di 5 filmati che riassume i principali eventi dei precedenti episodi, ma non illudetevi: se siete completamente neofiti della saga questi video non faranno altro che confondervi le idee, poiché si rivolgono ai fan che già conoscono le vicende e hanno solo bisogno di qualche input per ricordare i punti cardine.

MX Video - Kingdom Hearts III

Anche un fan accanito tuttavia farebbe meglio a cercare qualche riassunto o approfondimento più completo in rete (ne esistono un’infinità), perché Kingdom Hearts III si concede poche digressioni e riprende subito dagli eventi di Dream Drop Distance. Riku ha completato l’esame e ottenuto il Simbolo della Maestria diventando a tutti gli effetti un Maestro del Keyblade, mentre Sora ha fallito rischiando di diventare un involucro per Xehanort cedendo all’oscurità, e nonostante sia riuscito come sempre a salvarsi, la maggior parte dei suoi poteri è (di nuovo) scomparsa. Yen Sid quindi manda Sora in un nuovo viaggio attraverso i mondi per recuperare le sue abilità ed in particolare il potere del Risveglio, fondamentale per salvare i tre eroi del Keyblade Ventus, Aqua e Terra… e se avete giocato solo Kingdom Hearts 1 e 2 già qui avrete due punti interrogativi al posto degli occhi, visto che si tratta di personaggi e vicende narrate in Birth By Sleep.

Inizia quindi la vera avventura di Kingdom Hearts III, che vede il solito trio composto da Sora, Paperino e Pippo viaggiare per i mondi Disney e Pixar con la fida Gummiship (che qui ha meccaniche rinnovate che permettono un’esplorazione libera dell’area tra un mondo e l’altro) tra vecchie conoscenze come il Monte Olimpo di Hercules e i mari di Pirati dei Caraibi, affiancati ad ambientazioni inedite e decisamente interessanti come Toy Story, Monsters & Co., Rapunzel, Frozen e Big Hero 6. Naturalmente non entrerò nei dettagli della trama, ma mi limiterò ad alcune considerazioni di cui parlerò più approfonditamente più avanti. Passando invece al gameplay vero e proprio, Kingdom Hearts III non riprende solo gli eventi dei precedenti capitoli, ma ne eredita anche alcune meccaniche. Da Kingdom Hearts II infatti ritorna la classica schermata dei comandi a lato dove poter selezionare l’azione da compiere come attacchi e magie o l’uso di oggetti ed Evocazioni, e si possono impostare delle pratiche scorciatoie per i comandi più utilizzati. Da Dream Drop Distance eredita invece il Fluimoto, grazie al quale Sora può percorrere in pochi secondi lunghe distanze camminando sui muri, scivolando sui tubi o saltando da un appiglio all’altro; inoltre queste mosse possono essere utilizzate anche in combattimento rendendo l’azione ancora più veloce e frenetica. Il Fluimoto può inoltre essere combinato con alcune magie: ad esempio utilizzando Blizzard si può creare una scia di ghiaccio e sfruttarla per scivolarci sopra, oppure creare un tornado con Aero per darsi lo slancio e ricadere a terra con un’onda d’urto.

img
Da Birth By Sleep, infine, torna il Focus per rallentare il tempo e prendere di mira quanti più nemici possibile e colpirli a distanza, o per agganciare appigli altrimenti irraggiungibili. Tutte queste abilità si fondono con il gameplay action tipico dei capitoli principali, ma la serie non ha mai puntato a chissà quale tecnicismo nell’esecuzione dei comandi quanto piuttosto alla spettacolarità dell’azione. Basta infatti premere ripetutamente il tasto di attacco per vedere Sora esibirsi in acrobazie e combo continue, e mettendo a segno più colpi si attivano diversi comandi contestuali attivabili tutti con la pressione di un altro tasto. Dopo alcuni attacchi, riempiendo un apposito indicatore, si può attivare la Fusione, una meccanica già presente nel precedente episodio ma che in Kingdom Hearts III è stata modificata e permette al Keyblade (l'arma di Sora, una sorta di spada a forma di chiave) di trasformarsi e accedere ad un nuovo set di combo più potenti e spettacolari, e sempre continuando ad attaccare si può trasformare anche un seconda volta. Alla fine di ogni livello Sora riceve un Keyblade ispirato al mondo visitato, e ad esempio quello di Toy Story può mutare forma prima in un martello e poi in una trivella, mentre quello di Pirati dei Caraibi prima in una lancia e poi in una bandiera. Ogni forma sblocca degli attacchi sempre più devastanti e in grado di danneggiare più nemici insieme, rendendo le battaglie un’esplosione di effetti e appaganti dal punto di vista visivo, anche se il livello di difficoltà ne risente parecchio.

img
A difficoltà Standard sono infatti arrivato ai titoli di coda senza aver mai visto la schermata del Game Over e utilizzando raramente gli oggetti, anche se alcune situazioni si sono rivelate leggermente impegnative. Se quindi cercate una sfida che richieda anche un minimo di strategia nei combattimenti vi conviene iniziare direttamente ad Esperto. Strategia che in Kingdom Hearts III offre in realtà diversi spunti, ma che appunto vengono spesso oscurati o resi inutili dalle abilità di base fin troppo potenti di Sora. È possibile infatti equipaggiare fino a tre Keyblade da poter scambiare in qualsiasi momento anche durante gli attacchi, e considerato che ogni arma ha statistiche ed effetti diversi divisi tra quelli equilibrati e quelli più votati alla magia o all’attacco fisico in teoria potrebbe aprire la strada a diverse combinazioni interessanti, ma a sbilanciare ulteriormente gli equilibri ci pensano le Attrazioni. Si tratta di una novità introdotta in questo capitolo, e semplicemente basta colpire un nemico contrassegnato ad un triangolo verde per attivare un comando speciale che evoca una vera e propria giostra tratta dai parchi Disneyland. Nel bel mezzo del combattimento quindi potremo vedere Sora salire sul Carosello, le Tazze girevoli, la Nave Pirata e altre attrazioni tipiche di questi parchi divertimenti, naturalmente qui in versione magica e tanto divertenti per i nostri eroi quanto letali per i poveri Heartless. Durante tutta la durata delle Attrazioni, Sora è invincibile e, considerato che evocarle non richiede nessun tipo di energia speciale ed hanno effetti ad area devastanti, capite bene che tra queste, Fusioni e attacchi di squadra con Paperino e Pippo, sarete praticamente delle macchine da guerra inarrestabili premendo appena un tasto oltre ogni tanto a quello per attivare le mosse speciali. Oltre ad offuscare la componente strategica, inoltre, anche altre attività come il crafting e la raccolta di materiali per potenziare i Keyblade vengono messe in secondo piano, così come la preparazione di pietanze tramite il Bistrot del piccolo chef di Ratatouille per migliorare temporaneamente le statistiche.

img
Per quanto semplice e fin troppo accessibile, tuttavia, il gameplay di Kingdom Hearts III riesce comunque ad essere dannatamente diverte e soprattutto bello da vedere, e il merito è anche dell’ottimo lavoro di Square Enix con l’Unreal Engine 4. Chi ha seguito lo sviluppo del gioco saprà come in realtà il motore grafico sia stato cambiato in corso d’opera, costringendo quindi a ricominciare praticamente dall’inizio e portando quindi ad ulteriori ritardi, ma bisogna ammettere che l’attesa è stata ampiamente ripagata. Trattandosi di un gioco piuttosto frenetico il frame-rate gioca comunque un ruolo fondamentale, e fortunatamente quello di Kingdom Hearts III si dimostra abbastanza stabile per tutta la durata della storia, anche se purtroppo su Xbox One S ho notato qualche sporadico calo nelle situazioni più concitate. Il problema può però essere arginato impostando la modalità Prestazioni, che favorisce il frame-rate sacrificando in parte la risoluzione, un compromesso comunque accettabile. Prima di passare a coprire le parti del gioco che ho apprezzato più o meno, infine, vale la pena accennare al fatto che il gioco non presenta il doppiaggio italiano ma menu e sottotitoli sono completamente tradotti nella nostra lingua.

Amore

Ritornare bambini

- Come me, probabilmente la maggior parte dei giocatori era poco più di un bambino o un adolescente quando ha conosciuto Kingdom Hearts, ma anche ora che siamo cresciuti basta sentire le inconfondibili note del tema principale per tornare indietro con la memoria e abbandonarsi ai ricordi. Visitare i mondi Disney come Toy Story infligge un “colpo di grazia” alla nostalgia, e i messaggi di amore e amicizia presenti nel gioco hanno un contesto talmente puro e innocente che, per quanto semplici e forse scontati, riescono comunque a fare breccia anche nei cuori degli adulti che hanno perso un po' della magia della loro infanzia.

Una gioia per gli occhi

- Kingdom Hearts III è semplicemente uno spettacolo visivo, ed in particolare i modelli dei personaggi Disney non hanno nulla da invidiare alle controparti cinematografiche creando quindi l’illusione di essere veramente dentro ad un film animato. Anche lo stile artistico di Sora e compagni cambia in base al mondo visitato, adottando quindi linee spigolose da giocattolo in Toy Story ed altre più morbide in Monsters & Co., ma il vero culmine si raggiunge con il fotorealismo di Pirati dei Caraibi: in Kindgom Hearts II Paperino e Pippo cozzavano terribilmente con il resto dell’ambientazione, mentre in questo capitolo anche loro hanno ricevuto uno stile più realistico e dettagliato che li rende quasi credibili pur mantenendo la loro fisionomia, mentre i modelli di Jack Sparrow, Will Turner e tutti gli altri protagonisti sono semplicemente identici alle loro versioni reali, tanto che spesso viene il dubbio se siano modelli digitali o scene tratte dalla pellicola.

Un piacere da giocare

- Il gameplay di Kingdom Hearts III non è assolutamente perfetto, ma riesce comunque a fare la cosa più importante (e che spesso dimentichiamo) in un gioco: divertire. Il gioco non richiede chissà quale abilità con il pad e bastano pochi tasti per vedere Sora volteggiare come un forsennato mentre rotea Keyblade dalle forme più disparate, alternando giri su giostre magiche, magie potenziate e attacchi di squadra, il tutto sempre con pochi comandi ma con una grande spettacolarità su schermo… anche se la telecamera ogni tanto fatica a seguire l’azione. Una formula tanto semplice quanto efficace, provare per credere.

Il cerchio si chiude...

- Con una mole impressionante di personaggi e storie sparse in diversi giochi nell'arco di 17 anni, ammetto che ho avuto il grande timore che Nomura non riuscisse a chiudere tutte le trame, invece mi sono dovuto ricredere. Nel corso degli anni sono nate infinite domande sulla storia della serie, e quasi tutte trovano una risposta in Kingdom Hearts III, in un continuo turbinio di rivelazioni e qualche “spiegone” che pone alcuni eventi passati della saga sotto una luce completamente diversa.

Odio

…ma non del tutto

- Avrete notato come abbia specificato, nel paragrafo precedente, che “quasi” tutte le domande trovano una risposta. Purtroppo infatti la trama di Kingdom Hearts III non è esente da difetti, soffrendo di qualche buco narrativo di troppo e risolvendo in maniera fin troppo casuale e quasi assurda alcune questioni; solo la passione per la saga potrebbe farci sorvolare su alcuni espedienti ideati per risolvere delle situazioni apparentemente senza via d’uscita. Come già specificato da Nomura, inoltre, Kingdom Hearts III chiude la “saga di Xehanort”, e il gioco si apre quindi ad altri capitoli futuri, che a questo punto avranno il compito di rispondere sia ad alcune questioni rimaste in sospeso sia soprattutto alle tante altre domande che vengono dal finale e dall’epilogo segreto. Se speravate quindi di avere una conclusione definitiva di tutta la serie, Kingdom Hearts III potrebbe lasciarvi a bocca asciutta su più di un interrogativo.

Rush finale

- Kingdom Hearts III è sostanzialmente diviso in due parti distinte: la prima e più corposa riguarda il viaggio di Sora attraverso i mondi Disney, mentre la seconda ci porta ad un rush finale senza sosta che consiste principalmente in una sequenza di boss fight intervallate da filmati più o meno lunghi. Nella prima parte tuttavia la storia “principale” del conflitto tra Luce e Oscurità fatica a decollare, e nonostante comunque qualche sorpresa e rivelazione il fulcro rimane quasi sempre unicamente la storia del regno che stiamo visitando, che in alcuni casi ripercorre quella del film originale come Rapunzel o Pirati dei Caraibi mentre in altre propone storie originali come per Toy Story e Monsters & Co. (che risulta essere il meno ispirato in generale). Delle 45 ore che ho impiegato a raggiungere i titoli di coda (ma ho impiegato molto tempo in attività secondarie), la trama vera e propria si è concentrata tutta nelle ultime 5/6 ore, con un susseguirsi di eventi che lasciava poco pathos in alcuni punti che invece dovevano essere il culmine di molte vicende. Da una parte è vero che almeno in questo modo non si perde il filo del discorso trattandosi comunque una trama complicata, ma ammetto di non essere riuscito a godermi pienamente alcuni dei momenti che aspettavo da anni, essendosi risolti in maniera “sbrigativa” per passare al successivo colpo di scena.

E Final Fantasy?

- Oltre a Sora, Xehanort e tutti i protagonisti originali del gioco, le due colonne portanti della serie sono sempre state i personaggi Disney e quelli Final Fantasy, ma in Kingdom Hearts III sono completamente sparite le tracce di Cloud, Aerith, Squall e tutti gli altri amici incontrati nel corso dei vari viaggi. La loro presenza in effetti si era sempre più rarefatta negli ultimi capitoli, ma speravo che almeno in Kingdom Hearts III avrebbero fatto anche solo una breve comparsata, invece è quasi come non fossero mai esistiti. L’unica presenza rimasta sono i Moguri che gestiscono i negozi, ma per il resto tabula rasa. Capisco che il gioco ha già una miriade di personaggi e che aggiungerne altri sarebbe stato difficile da gestire, ma ammetto che un pochino ci sono rimasto male.

Tiriamo le somme

Kingdom Hearts III non è un gioco perfetto, ma riesce ad intrattenere ed a divertire come pochi altri titoli sul mercato. Nomura è riuscito a chiudere quasi tutte le trame lasciate in sospeso, gestendo una quantità di personaggi impressionante anche se purtroppo alcune questioni sono state risolte in maniera fin troppo sbrigativa e poco appagante. Arrivare ai titoli di coda ci lascia quindi un sapore agrodolce e la sensazione che si potesse fare qualcosa di meglio rimane costante, ma forse l’aspettativa si era fatta troppo alta dopo tutti questi anni. Kingdom Hearts III è comunque un titolo da giocare assolutamente anche solo per tornare bambini, ritrovando l’innocenza e la purezza di valori come l’amore e l’amicizia… a patto naturalmente di aver recuperato tutti i precedenti capitoli per capire la storia.
8.5

c Commenti (2)

copertina

L'autore

autore

I videogame lo intrigano fin da piccolo nonostante il disappunto della nazi-mamma, che alla fine è costretta a cedere e sopporta anche la sua mania per i Comics, i Manga e il collezionismo di Limited Edition. Spera di farsi strada nel mondo del giornalismo videoludico iniziando nel dicembre 2011 a collaborare per MX, inoltre studia psicologia per cercare di capire il comportamento dei fanboy.

c

Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
x Invio commenti disattivato per gli articoli più vecchi di tre mesi.
caricamento Caricamento commenti...