The Dark Pictures: Man of Medan - provato alla Gamescom
di
Mirko Rossi / Thor
P
Una volta conclusa l’interessante introduzione abbiamo potuto testare sulla nostra pelle la veridicità di queste informazioni, con una demo di circa 10 minuti basata proprio sul primo episodio attualmente in sviluppo, intitolato The Dark Pictures: Man of Medan. La trama di questo “pilota” racconta la storia di cinque ragazzi americani che, durante una tranquilla vacanza in barca, decidono di mettersi sulle tracce del relitto di una nave affondata durante la Seconda Guerra Mondiale. Inutile dirvi che le cose non andranno come previsto e che i malcapitati vacanzieri si troveranno ben presto ad affrontare un feroce, quanto inaspettato, nemico. La protagonista della parte di episodio a nostra disposizione era Fliss, salita per ragioni a noi sconosciute a bordo del relitto della nave affondata in compagnia – se così si può dire – di altri due personaggi, Danny e Brad. Anche in quest’occasione non mi dilungherò particolarmente nel raccontarvi gli eventi passo passo, ma mi concentrerò sul gameplay e sulle impressioni principali, rimandandovi al video in calce nel caso voleste dare un’occhiata più approfondita allo sviluppo degli eventi.
MX Video - The Dark Pictures: Man of Medan
Il sistema di gioco alla base di The Dark Pictures: Man of Medan, per quanto ho potuto provare, è estremamente basilare. Si tratta di un’avventura in terza persona con inquadrature semi-fisse, che alterna sequenze di esplorazione ad intermezzi filmati realizzati con lo stesso motore grafico. I controlli, così come le azioni a disposizione di chi impugna il pad, sono infatti ridotti al minimo e permettono di interagire sporadicamente con alcuni oggetti presenti nello scenario, così da scoprire segreti ed approfondire la trama, di aprire porte, di affrontare classici QTE o di effettuare delle scelte inclinando la levetta analogica destra quando necessario. Nel gioco di Supermassive Games non c’è quindi traccia di combattimenti, neanche accennati, o di altri elementi che possano far presagire ad un approccio più action o ruolistico. Le fondamenta del gameplay sono infatti legate all’esplorazione ed alla narrazione, il che fa assomigliare ancora di più il titolo ad un walking simulator o all’episodio di una serie televisiva interattiva.
Una scelta di design coraggiosa, che però può funzionare solo se sorretta da una sceneggiatura di buona fattura e da un’atmosfera capace di coinvolgere il giocatore, stimolandone allo stesso tempo la curiosità. Da questo punto di vista The Dark Pictures Anthology, con le sue trame basate su leggende metropolitane e la tensione costante, promette bene e devo ammettere di essere rimasto piacevolmente sorpreso dal ritmo ansiogeno presente nella demo messami a disposizione. Per tutta la durata della prova mi sono sentito “prigioniero” all’interno del relitto, in un crescendo di tensione sfociato in una sequenza finale ad alto tasso di adrenalina. Ed è proprio nella fase finale, quando dovevo scegliere se tentare di salvare la vita di Brad o la mia, che ho avuto modo di saggiare il sistema che gestisce le scelte nel gioco. Mentre il pad vibrava nelle mie mani, l’inquadratura tremante mi ha messo di fronte alle due scelte. Da un lato una via di fuga, dall’altro il mio compagno che chiedeva aiuto. Nessuna informazione sulle possibili conseguenze e poco tempo per decidere. Sono questi i due elementi distintivi della “bussola morale” presente nel gioco, che trasforma ogni scelta in un momento cruciale e che rende l’intera esperienza ancora più coinvolgente.
Anche dal punto di vista tecnico il titolo di Supermassive Games si è dimostrato promettente. Il livello di dettaglio generale mi è parso ottimo, così come la gestione dell’illuminazione, e l’idea di eliminare quasi del tutto gli stacchi tra le fasi di gioco e le sequenze filmate si sposa alla perfezione con la filosofia cinematografica alla base della produzione. Il livello di qualità raggiunto da questo punto di vista appare già molto elevato tanto che, in un paio di occasioni, quasi non mi sono accorto di essere passato da una sequenza di gioco ad una scena di intermezzo (e viceversa). Ottime notizie anche per quanto riguarda le animazioni e la recitazione, che come i precedenti titoli dello studio beneficia della presenza di attori professionisti del calibro di Shawn Ashmore. La software house inglese anche in questo caso sembra infatti aver fatto un largo uso della tecnologia performance-capture, sia per quanto riguarda le animazioni dei personaggi che per quanto riguarda le espressioni del viso, così da valorizzare al meglio le sceneggiature alla base degli episodi. Il risultato, per quanto non possa competere con produzioni tripla A, è notevole e conferisce all’intera produzione uno stile artistico di prima qualità.
A conti fatti sembra quindi che The Dark Pictures Anthology abbia tutte le carte in regola per fare bene, ma considerata la struttura basilare del gameplay, molto - per non dire tutto - dipenderà dalla profondità delle trame proposte, da come le stesse verranno raccontate ai giocatori e dalla varietà dei percorsi narrativi presenti. In un titolo simile il confine tra il divertimento e la noia è infatti molto sottile e sarà necessaria un’attenta opera di bilanciamento per far si che i giocatori riescano ad apprezzare fino in fondo le qualità di un gioco che, nel suo piccolo, mira a rivoluzionare le modalità di pubblicazione del genere di riferimento. Per sapere se ci riuscirà dovremo però attendere ancora un bel po’ visto che, al momento, l’uscita di The Dark Pictures: Man of Medan è attesa per un generico 2019.
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