Battlefield V - provato alla Gamescom
di
Mirko Rossi / Thor
P
Pad alla mano Battlefield V risulta sin da subito molto simile al suo predecessore, e questo mi spinge ad “investire” i primi minuti di gioco per esplorare la mappa, per prendere confidenza con l’arsenale a disposizione di ogni specializzazione e per capire come coordinarmi con i miei compagni improvvisati. Il gameplay di base, come prevedibile, è rimasto praticamente invariato e lo stesso si può dire dell’interfaccia, che consente di tenere sempre sott’occhio tutte le informazioni fondamentali per sopravvivere. Questo però non vuol dire che il titolo sia identico al predecessore, tutt’altro. Per bilanciare le ovvie differenze legate alle armi ed ai mezzi a disposizione dei giocatori, decisamente più rapide ed efficaci rispetto a quelle presenti nel capitolo precedente, il numero delle munizioni presenti nell’inventario standard dei soldati è stato infatti ridimensionato rispetto al passato e sono stati rimossi i mezzi speciali presenti in Battlefield 1
MX Video - Battlefield V
Mi bastano inoltre pochi scontri a fuoco per avere la conferma che la collaborazione tra i giocatori riveste un ruolo ancora più fondamentale, sottolineato non solo dalla possibilità di rinascere al fianco di un proprio commilitone o di un mezzo alleato dopo essere caduti sotto il fuoco avversario, ma anche delle novità introdotte nella gestione della salute e delle cure mediche. La rigenerazione automatica delle energie vitali ora permette di recuperarne soltanto un parte, il che costringe il giocatore a rivolgersi molto più frequentemente ai medici presenti nella squadra. Il nuovo capitolo consente inoltre ai giocatori di tentare di “resistere” alla morte per un breve lasso di tempo dopo essere stati feriti, durante il quale si può chiedere aiuto premendo uno dei due grilletti del pad. Ora chiunque può rianimare un soldato ferito, ma l’operazione, se non si è dei medici, necessita di molto più tempo per essere portata a termine e ripristina una percentuale minore di energia. I due schieramenti possono inoltre costruire delle fortificazioni e barriere per difendere i dei punti di controllo in loro possesso, ma solo in punti specifici posti nelle immediate vicinanze (nulla a che vedere con Fortnite, insomma). Anche in questo caso la suddivisione in classi si dimostra abbastanza flessibile, ma presenta comunque delle limitazioni. Tutti i giocatori infatti possono costruire strutture passive, come trincee e muri composti da sacchi di sabbia, mentre mitragliatrici fisse e simili saranno ad appannaggio della sola classe di supporto.
Modifiche in apparenza marginali, che però rendono Battlefield V decisamente meno frenetico rispetto al suo predecessore e che, sul lungo periodo, sembrano premiare i team più organizzati. La mia squadra inizialmente si muoveva in modo disorganizzato sul campo di battaglia e questo ci ha fatto finire rapidamente in svantaggio. Nella seconda parte del match però abbiamo iniziato ad attaccare in modo più coeso ed a variare più spesso i ruoli dei vari membri, recuperando buona parte del distacco accumulato. Alla fine siamo comunque stati sconfitti, ma ci siamo divertiti parecchio e sono sicuro che se il match fosse durato altri 5 minuti avremmo avuto buone possibilità di portare a casa la vittoria. Ovviamente un singolo match, giocato per altro in un’occasione simile, non consente di analizzare in modo più approfondito l’intera struttura di gioco messa in piedi da DICE ma le sensazioni, per quanto visto e giocato, sono più che positive.
Dal punto di vista tecnico Battlefield V, almeno nella versione PC provata, mi è parso in ottima forma. Il motore grafico Frostbite riesce a gestire senza particolari difficoltà qualunque situazione, anche la più caotica, mettendo in mostra un livello di dettaglio elevato ed una distruttibilità degli ambienti senza pari. Sarò sincero. Fino a pochi giorni fa non conoscevo i retroscena della battaglia di Rotterdam. Sapevo che la città olandese fu teatro di un scontro tra l’esercito tedesco e le truppe olandesi nelle prime fasi della Seconda Guerra Mondiale, ma niente di più. L’uscita dell’ultimo trailer di Battlefield V, ambientato proprio nei quartieri devastati della città, ha però stuzzicato la mia curiosità, spingendomi ad approfondire per quanto possibile l’argomento in vista della prova. Così facendo non ho solo migliorato le mie conoscenze storiche, ma ho anche potuto apprezzare la l’ottimo lavoro svolto da DICE per ricreare nel gioco l’intricato groviglio di strade, vicoli e ponti che compongono la città olandese. Un lavoro minuzioso, reso ancora più coinvolgente dalla presenza di tante piccole chicche. Nel corso della prova ho visto esplosioni e colpi di cannone modificare l’ambientazione sollevando nuvole di polvere e detriti, ho ammirato i piccioni che si alzavano in volo reagendo agli spari o rivelando la presenza di avversari nelle vicinanze e sono rimasto fermo ad osservare il vento sollevava le foglie per poi portarle a spasso tra le macerie. Dettagli quasi secondari, che però permettono a Battlefield V di innalzare ulteriormente lo standard qualitativo, già elevatissimo, della saga. L’unica nota negativa da questo punto di vista riguarda alcune animazioni poco credibili legate alle morti dei soldati, che confido verranno risolte prima dell’uscita. Ottime notizie anche per quanto riguarda il comparto audio, capace di riprodurre in modo praticamente perfetto qualunque tipologia di suono, soprattutto quelli legati alle fragorose esplosioni, al sibilare dei proiettili sopra le nostre teste o ai gemiti strozzati dei soldati colpiti a morte che cercano di attirare l’attenzione dei propri compagni.
Nel complesso posso quindi affermare di essere rimasto molto soddisfatto di quanto provato. Battlefield V, come mi aspettavo, non si discosta particolarmente dal suo predecessore ma la nuova – se così si può dire - ambientazione e le tante piccole novità introdotte permettono al titolo di non essere un semplice “skin-pack”. Come ho detto all’inizio dell’articolo, la demo senza fronzoli messa a disposizione dagli sviluppatori puntava tutto sul gameplay di base, che si è dimostrato praticamente granitico. Il titolo di EA però ha ancora molto da dimostrare. In questa sede non abbiamo infatti potuto mettere alla prova il sistema di personalizzazione e crescita del personaggio né dare uno sguardo al menù di potenziamento delle armi o alle altre modalità di gioco e mappe disponibili. Elementi fondamentali in un titolo di questo genere e che, insieme alla campagna single-player, non mancheremo di valutare approfonditamente in sede di futura recensione. Voi ovviamente continuate a seguirci per rimanere costantemente aggiornati sul titolo in vista dell’uscita, prevista per il 19 ottobre 2018.
Commenti