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img Metal Gear Solid V: The Phantom Pain
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Metal Gear Solid V: The Phantom Pain (Xbox One)

In qualità di nono capitolo della celebre saga ideata da Hideo Kojima nonché primo titolo della serie a presentare una preponderante componente open-world, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è apparso sin dal suo annuncio iniziale avvenuto all'E3 2013 come un titolo carico di potenzialità e alimentato da enormi aspettative agli occhi degli appassionati (ma non solo). In attesa di poter mettere le mani sul gioco, in uscita nel corso del 2015 su Xbox 360 ed Xbox One, abbiamo voluto conglobare in questa nostra anteprima le principali caratteristiche emerse e dedotte riguardo all’attesissimo titolo in lavorazione presso Konami, nel tentativo di creare una sorta di "istantanea" volta ad illustrare l'attuale stadio qualitativo e di sviluppo assunto dalla produzione. Buona lettura.

IL DOLORE FANTASMA

Dal punto di vista narrativo, The Phantom Pain si colloca temporalmente subito dopo le vicende conclusive dell'episodio Ground Zeroes, il prologo giocabile di Metal Gear Solid V commercializzato a prezzo budget nel marzo scorso dalla stessa Konami, mentre nell'ottica globale dell'intera serie è da posizionarsi tra il capitolo Peace Walker (ambientato circa un decennio dopo gli eventi di Metal Gear Solid 3: Snake Eater) ed il primissimo titolo della saga uscito nel lontano 1987.

L'incipit non è sicuramente dei più allegri: la piattaforma di ricerca Mother Base è stata devastata da un violento attacco a sorpresa ordito dalla XOF, un'unità paramilitare segreta capitanata dallo spietato Skull-Face, provocando così lo sprofondamento nell'oceano caraibico dell'intera base insieme ai corpi senza vita dei Militaires Sans Frontières. Le gravi ferite riportate da Big Boss lo indurranno in un profondo coma dal quale si risveglierà a fatica solo nel 1984, ben 9 anni dopo il catastrofico incidente. La lunga e travagliata vigenza in ospedale influirà in modo devastante sulla muscolatura e sulla condizione fisica del protagonista, costringendo così Big Boss a riporre tutte le proprie speranze di fuga dall'edificio, occupato nel frattempo dai soldati della XOF che erano stati notificati della sua presenza, nelle mani del misterioso paziente Ishmael, che gli somministrerà una potente dose di digossina al fine di ripristinare temporaneamente le sue facoltà motorie. Venom Snake (questo il suo nuovo nome in codice) riuscirà così a salvarsi e a rimettersi in forze, assistito e curato da Ocelot in persona durante l'intero periodo di convalescenza protrattosi nei mesi successivi. Rabbia e vendetta inizieranno presto a divampare con ardore nell'animo del protagonista, che inizialmente si dirigerà assieme ad Ocelot verso il riarso territorio dell'Afghanistan per soccorrere il fedele Kazuhira Miller, tenuto lì prigioniero presso un avamposto sovietico. Oltre alla caccia ossessiva dei colpevoli verrà ben presto intrapresa anche la lenta ma necessaria fondazione di Diamond Dogs, una nuova unità mercenaria sorta dalle ceneri della defunta divisione Militaires Sans Frontières, consentendo così all'idealistico progetto Outher Heaven di brillare ancora negli occhi di Big Boss.

Le premesse su cui regge la trama della produzione appaiono ben solide, intriganti e potenzialmente ricche di sorprese, caratteristiche che in nessun capitolo del brand sono mai venute a mancare, dopotutto. Un ulteriore aspetto narrativo decisamente interessante e di primaria importanza nei riguardi di The Phantom Pain, inoltre, risiede proprio nel suo titolo: "Il Dolore Fantasma". Tale terminologia, infatti, nel gergo medico inglese va ad indicare la cosiddetta "sindrome dell'arto fantasma", ovvero un'anomala e persistente presenza sensoriale avvertita dal soggetto nei riguardi di un arto del suo corpo precedentemente rimosso o amputato. Il tutto sta ad indicare che uno dei principali temi su cui gli autori hanno evidentemente voluto soffermarsi è quello dei disturbi post traumatici indotti nella mente di Big Boss a causa degli orrori delle battaglie vissute sulla propria pelle; disturbi che in numerose occasioni non tarderanno a manifestarsi, impedendo quindi al protagonista di affrontare in maniera lucida e coscienziosa la propria missione, oltre che causare il ritorno alla mente di ricordi estremamente dolorosi o addirittura favorendo l'insorgere di frequenti attacchi di panico.

Confidiamo, dunque, che anche in questo nuovo episodio della serie gli sviluppatori riescano nuovamente ad immergere il giocatore nel fulcro vivo e pulsante delle vicende narrate, servendosi in particolar modo di un monumentale lavoro di regia e sceneggiatura, entrambi ambiti in cui la supervisione di Kojima notoriamente ha da sempre contribuito a plasmare eccellenze.

ORIZZONTI CHE SI ALLARGANO

Sin dallo storico capitolo rilasciato su PlayStation oltre 16 anni fa, la saga di spionaggio e fantapolitica più conosciuta nell'universo dei videogiochi è stata fortemente caratterizzata da meccaniche di gameplay e canoni stilistici ben riconoscibili, andando così a costituire un impianto ludico autosufficiente e soprattutto in grado di ritagliarsi una considerevole fetta di originalità all'interno del sempre più fiorente panorama di titoli action-stealth in terza persona. Punti esclamativi rossi, scatole di cartone doppiogiochiste, pistola con munizioni tranquillanti, travestimenti improvvisati, doppio inventario a scorrimento, elettrizzanti boss-battle, suoneria inconfondibile del Codec, plateali colpi di scena, telecamere da raggirare, fumo di sigaretta per rilevare i raggi laser, radar con indicatori di visuale, diazepam per rallentare il battito cardiaco favorendo così la stabilità di mira, inesauribili easter-eggs "Made in Kojima" e molti altri tratti distintivi del brand di casa Konami hanno da sempre contribuito a delineare un'immagine molto chiara e definita di quell'archetipo videoludico denominato "Metal Gear Solid". Grazie al progressivo rilascio di numerosi filmati di gameplay tratti dal nuovo ed attesissimo episodio The Phantom Pain (di cui il prologo Ground Zeroes per alcuni versi aveva già contribuito a realizzare un primo identikit) è possibile notare sin da subito una decisa e sostanziale evoluzione per quel che concerne l'implementazione di tutti quegli aspetti peculiari della saga sinora accennati; un mutamento la cui portata generale dipende strettamente da quanto, e soprattutto da come, il termine "open-world" caratterizzante l'intera esperienza è stato riadattato in termini pratici al nuovo contesto.

Ora potremo infatti scegliere autonomamente l'ordine in cui portare a termine i vari incarichi, selezionabili tramite il nostro dispositivo iDroid (quest'ultimo diverrà inoltre fondamentale per orientarci all'interno delle vaste zone percorribili, nonché pianificare eventuali strategie d'infiltrazione con gli alleati grazie al buddy-system); potremo muoverci liberamente utilizzando jeep, moto, cavalli e vari altri mezzi di spostamento tra le diverse location disponibili sparse in tutto il globo, le cui aree esplorabili presenteranno un'estensione complessiva in grado di sovrastare oltre 200 volte la mappa di gioco messa a disposizione nel prologo Ground Zeroes; potremo richiamare il nostro elicottero per ottenere fuoco di supporto, farci trasportare in un punto preciso della mappa oppure farci consegnare un veicolo su richiesta, così come richiedere il rilascio di alcuni personaggi comandati dall'IA per esplorare la zona circostante. Le possibilità appena elencate rappresentano solo parzialmente quel folto complesso di innovazioni introdotte dall'architettura open-world verso cui gli sviluppatori hanno deciso di affacciarsi nella realizzazione di questo capitolo, che nonostante le apparenze non sembra affatto intenzionato a voler recidere i solidi legami con il proprio passato. L'ossatura ludica di base volta a sorreggere l'intero impianto di gioco, infatti, rimarrà sostanzialmente invariata rispetto ai predecessori: nonostante al giocatore venga concessa la piena facoltà di poter scegliere la tattica a lui più confacente, il modus operandi dell'esperienza verterà fortemente nel raggiungimento dell'obiettivo prefissato senza rivelare la propria posizione, facendo così della strategia stealth l'elemento predominante.

Il sistema di recupero Fulton (di cui vi parlerò più approfonditamente nel prossimo paragrafo), le "particolari" scatole di cartone indossabili, il battito di nocche sulle pareti per attirare le guardie, gli abbattimenti non letali, la pistola caricata a sedativi, i puntamenti alle spalle con annessa resa del nemico, gli stati di allarme ed ulteriori meccaniche tipiche del brand, infatti, sono ancora tutte presenti, mitigate in parte da alcune novità che passeremo ora in rassegna. Già nell'episodio Ground Zeroes, innanzitutto, erano stati introdotti alcuni accorgimenti inediti per la serie, messi ora a disposizione anche del nuovo capitolo: la salute auto-rigenerante, il combat system dinamico, la sostituzione del countdown di allerta con le direttive d'ingaggio impartite via radio alle guardie (aprire il fuoco, mantenere la posizione, perlustrare la zona), il tag dei nemici e il sistema Reflex, una sorta di modalità in stile bullet-time azionata in caso di primo avvistamento e che permette di neutralizzare tempestivamente i nemici insospettiti; queste ultime due funzionalità potranno anche essere disattivate a piacimento da parte dell'utente.

MX Video - Metal Gear Solid V: The Phantom Pain


Per quanto riguarda l'armamentario, ben variegato e comprendente molte armi tipiche dell'epoca, esattamente come nel prequel vi saranno 7 slot di armi equipaggiabili (2 armi primarie, 1 arma secondaria e 4 armi di supporto), mentre ognuna di esse potrà essere sia personalizzata che potenziata presso la Mother Base dai ricercatori specializzati. Anche la fisica balistica contribuirà a rendere appaganti e realistici gli scontri a fuoco, con proiettili in grado di subire l’effetto bullet-drop attraverso distanze considerevoli e la convincente implementazione del rinculo sulle armi, accorgimento che difficilmente consentirà un utilizzo smodato di raffiche prolungate.

In aggiunta a ciò, ora Big Boss potrà anche arrampicarsi contestualmente sfruttando determinate fessure presenti su alcune superfici, attutire sensibilmente i rumori dei propri passi grazie agli speciali stivali in dotazione, estorcere importanti informazioni tattiche dai nemici sottomessi, utilizzare il proprio braccio protesico (nel corso del gioco se ne potranno utilizzare di varie tipologie) per freddare il malcapitato di turno con una scarica da ben 1.2 milioni di Volt, incendiare limitate porzioni di terreno scagliandoci sopra delle bombe al petrolio, provocare violente onde d'urto per favorire il rilevamento via sonar nella zona limitrofa, indossare una nuova tuta intessuta con fibre aramidiche ad alta resistenza ed ulteriori altre novità che sicuramente verranno svelate nei mesi a venire.

Ad aumentare sensibilmente l'immedesimazione del giocatore nel vivo dell'azione, inoltre, vi saranno molteplici fattori ambientali e climatici da non sottovalutare. Prima di buttarci a capofitto tra le fila nemiche, infatti, sarà fondamentale valutare con estrema attenzione il momento della giornata più idoneo per dare inizio alla nostra operazione; potremo all'occorrenza velocizzare il tempo di gioco lasciando che Big Boss nell'attesa si gusti il suo meritato Phantom Cigar (i cui utilizzi saranno numericamente limitati), per poi riprendere l’attività allo scoccare esatto dell'ora prestabilita. La luce del giorno garantirà una migliore visibilità, permettendoci di pianificare al meglio i nostri movimenti, ma farà sì che le pattuglie nemiche risultino più numerose e ci individuino con maggior facilità; affidarsi alle ombre della notte, al contrario, renderà l'approccio furtivo molto più permissivo e ci porrà dinanzi un numero minore di guardie nemiche, a discapito di una cognizione degli spazi e di una capacità di mira sensibilmente ridotte. Eventi climatici come tempeste di sabbia o violenti acquazzoni, inoltre, imperverseranno regolarmente e senza preavviso durante le fasi di gioco, influenzando in maniera dinamica l'azione in corso in quel determinato momento.

Concludiamo infine il nostro sguardo all'ecosistema ludico di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain analizzando due interessanti, o quantomeno eccentrici, personaggi svelati nelle ultime settimane: Quiet e Diamond Dog.

Il primo è una ragazza avvenente e specializzata in tiri dalla lunga distanza, arruolatasi nella milizia privata di Big Boss e che per misteriose (ma tutto sommato comprensibili) esigenze esibizioniste ama prediligere la mobilità di un costume succinto piuttosto che la robustezza delle uniformi militari. Kojima ha sostenuto di aver voluto creare con essa un personaggio unico, controverso e dotato di un proprio carisma all'interno del contesto narrativo di The Phantom Pain; con il prosieguo della trama, infatti, verranno progressivamente svelati molti oscuri dettagli sul suo passato, così come la particolare e misteriosa “debolezza” della ragazza. Grazie ad un video ufficiale rilasciato durante il recente TGS, inoltre, è emerso che Quiet sarà in grado di smaterializzare e ricomporre a piacimento il proprio corpo per coprire brevi distanze (abilità messa in luce nel momento in cui durante un filmato la ragazza riesce a dissolversi dall'interno di un elicottero in volo e ricomparire illesa sulla piattaforma galleggiante della Mother Base). Il giocatore potrà inoltre fornire assistenza nei confronti di Big Boss richiedendo l'intervento di Quiet nel momento desiderato, la quale inizierà ad esplorare la zona interessata procedendo automaticamente alla segnalazione dei nemici nei paraggi. Sarà infine possibile ordinarle di effettuare specifiche azioni combinate insieme al protagonista, come neutralizzare un nemico dalla lunga distanza e recuperarlo istantaneamente tramite il sistema Fulton oppure distruggere un elicottero attraverso un tiro di precisione volto a far detonare una granata a mezz’aria scagliatagli contro da Snake.

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Il secondo personaggio svelato è stato il fido Diamond Dog, D.D. per gli amici, un lupo adulto caratterizzato da un'accattivante benda sull'occhio che sin da cucciolo fu accudito da Big Boss, passando poi in custodia ad Ocelot che ne curò l'addestramento militare per diversi anni. Similmente a Quiet, Diamond Dog potrà essere richiamato in proprio aiuto per procedere ad operazioni di avanscoperta e alla segnalazione dei punti d'interesse presenti nelle vicinanze.

È doveroso precisare che Quiet, Diamond Dog ed eventuali altri partner con cui entreremo in contatto (potremo controllare in contemporanea sino ad un massimo di 4 membri) non costituiranno dei semplici aiutanti dall’atteggiamento passivo e richiamabili in ogni circostanza, bensì moduleranno la loro condotta in base alla qualità del rapporto instituito con il protagonista. Potremo farci accompagnare dai personaggi alleati in molte operazioni se ci garantiremo il loro appoggio, però potrebbe anche darsi non solo che essi si rifiutino di seguirci, ma addirittura che non intreccino mai le rispettive vicende con la nostra, costringendoci così ad agire in solitaria per tutta la durata dell’esperienza in singolo. La loro morte, inoltre, ne provocherà la definitiva scomparsa dall’avventura; la trama non subirà pesanti ripercussioni, ma non potremo più in alcun modo contare sui personaggi caduti in battaglia.

Nel complesso, possiamo sicuramente ritenere il gameplay di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain molto promettente in termini di varietà, coinvolgimento e soprattutto libertà d'azione, nonostante risulti ancora prematuro stabilire con certezza matematica se tali ingredienti contribuiscano a realizzare un piatto equilibrato e gustoso, piuttosto che disorganico ed insipido: solo con il disco inserito all’interno della console e in seguito a numerose ore di gioco potremo effettivamente verificarlo.

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LA GUERRA DELLE MOTHER BASE

A fianco della corposa modalità storia, The Phantom Pain metterà a disposizione anche un'interessante apparato multiplayer capace di interconnettere tra loro tutte le Mother Base amministrate dagli utenti.

Durante l'esperienza per giocatore singolo, infatti, grazie al sistema di recupero Fulton potremo letteralmente "prelevare" dal mondo di gioco non solo i soldati nemici storditi o sottomessi, ma anche jeep, capre, pecore, container e tutto ciò che possa rivelarsi utile al fine di migliorare l'efficienza complessiva della nostra base operativa. Similmente a quanto già avveniva nel capitolo Peace Walker, prima di procedere all'estrazione tramite pallone aerostatico sarà inoltre possibile visualizzare le caratteristiche e i valori di ciascun soggetto, in modo da poter valutare con criterio se valga o meno la pena effettuarne il recupero. La nostra Mother Base verrà così accresciuta ed ampliata in maniera progressiva, trasformandosi ben presto in una vera e propria installazione militare avanzata.

La sola amministrazione (e personalizzazione) della piattaforma, però, non sarà sufficiente: il giocatore verrà costantemente chiamato in prima persona anche a difendere la struttura dagli attacchi della community e ad organizzare pericolose ma remunerative incursioni presso le basi avversarie, nel tentativo di impadronirsi dei preziosi approvvigionamenti in loro possesso.

LE MERAVIGLIE DEL FOX ENGINE

Giocando al prequel Ground Zeroes era già stato possibile ammirare l'imponente comparto tecnico conferito dal nuovo Fox Engine, il motore grafico proprietario sviluppato da Hideo Kojima ed attualmente impiegato dai programmatori presso gli studi di Konami. Texture, modelli poligonali, vegetazione, effetti climatici e animazioni erano infatti tutti elementi apparsi maestosi sin dai primi istanti di gioco, rendendo spesso assai arduo lo sforzo mentale di autoconvicersi che la grafica utilizzata per le scene d'intermezzo e quella impiegata durante le dinamiche in-game coincidessero perfettamente. La logica supposizione che tutto questo otterrà un'eguale se non migliore adattamento in The Phantom Pain è sicuramente motivo di enormi aspettative e speranze da parte di una grossa fetta di videogiocatori, rassicurati oltretutto dai generosi materiali video rilasciati sul gioco che sembrano già confermare la bontà di quanto appena ipotizzato; basti solo pensare ai conseguenti risvolti benefici che ciò andrà ad apportare nei riguardi dell'arioso e contenutisticamente pregevole ecosistema open-world promesso dagli sviluppatori.

Kojima ha inoltre voluto specificare in una passata intervista che l'estrema versatilità e completezza di programmazione garantite dall'editor di elaborazione del Fox Engine han permesso ai level-designer di svolgere in completa indipendenza ben l'80% del loro lavoro, evitando in modo pressoché totale il ricorso ad eventuali compromessi qualitativi o strutturali in tale ambito. I costi di sviluppo del Fox Engine, infine, sono risultati inaspettatamente molto contenuti: ciò ha permesso di intraprendere ulteriori lavori di rifinitura per garantire al titolo un rilascio ottimale su ciascuna piattaforma in cui verrà reso fruibile.

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IL CONTROVERSO “TOCCO DI KOJIMA”

Alla luce di tutto, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain sembra apparire come un titolo estremamente valido sotto molteplici aspetti, a partire dall’intrigante comparto narrativo (un costante marchio d’eccellenza della saga) per poi transitare lungo la libertà ludica conferita dalla componente open-world della produzione e giungere infine a tutta una serie di novità e introduzioni che arricchiscono ulteriormente la qualità complessiva del prodotto.

Nella mente di molti videogiocatori, tuttavia, sembra ancora permanere una considerevole dose di perplessità nei riguardi del cosiddetto “tocco di Kojima”, ovvero quell’irriverente matrice artistica scaturita dal genio del celebre game-designer che da sempre ha contraddistinto la natura della serie. Attrarre l’attenzione delle pattuglie nemiche utilizzando giovani donzelle in bikini stampate su delle sagome, nascondersi presso un remoto avamposto sovietico all’interno di scatole di cartone, spedire in testacoda una jeep militare 4x4 a causa del suo transitare lungo gli escrementi del nostro fido destriero e molti altri esempi dotati di forte illogicità (rinvenibile soprattutto in un utilizzo spesso demenziale del sistema di recupero Fulton) sono tutti elementi che, al di là della loro eventuale connotazione artistica, mai come in questo caso rischiano di sovrastare la serietà complessiva del titolo a discapito di una bizzarra ed accentuata comicità di fondo.

Il nostro augurio finale, al proposito, è che Metal Gear Solid V: The Phantom Pain riesca a modo suo nell’intento di accontentare un po’ tutti, sia coloro che sono alla ricerca di un’esperienza profonda, tesa e dalle dinamiche al cardiopalmo, sia coloro che di fronte a situazioni colorite ed insensate non iniziano ad imprecare infastiditi, bensì esultano e sorridono con gioia insieme al buon vecchio Hideo.

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