Recensione - Headlander
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
In un lontano futuro l'umanità intera si è estinta, ad eccezione di un ultimo essere umano ibernato su una nave spaziale in viaggio tra le stelle… ma neanche lui se la passa troppo bene, visto che l'unica sua parte rimasta è la testa, mantenuta in vita da un sofisticato casco autosufficiente. Un giorno la nave viene però attaccata da forze misteriose, e i sistemi automatici risvegliano il nostro eroe (o eroina, visto che all'inizio del gioco possiamo sceglierne aspetto e sesso tra varie… teste) che, privo di un corpo e quindi di polmoni, non può neanche parlare. I sistemi della nave si affrettano quindi a posizionare la testa con il suo casco-custodia sul corpo di un automa, per permettergli di cavarsela nella situazione di pericolo. Starà a noi esplorare la nave, usando la testa (letteralmente!) per risolvere grattacapi di ogni genere, superare combattimenti ostici e scoprire cosa stia accadendo.Headlander è un action-platform game a scorrimento dalla struttura metroidvania che alterna principalmente due fasi di gioco: una è quella che ci vede esplorare liberamente l'astronave utilizzando il corpo robotico al quale abbiamo agganciato la nostra testa, mentre l'altra ci vede sganciarci dal corpo svolazzando liberamente tramite dei propulsori del casco, con la possibilità di infilarci in spazi stretti e agganciarci ad altri corpi robotici privi di testa (o che abbiamo preventivamente decapitato sparandogli). L'utilizzo del corpo è necessario per interagire con i vari oggetti e strumenti dell'astronave oltre che combattere, mentre volare con la sola testa ci permette di raggiungere aree altrimenti inaccessibili e superare i molti enigmi presenti nel gioco.
MX Video - Headlander
Nelle fasi di combattimento dobbiamo usare al meglio le coperture offerte dagli elementi dello scenario; molte armi hanno peraltro proiettili che rimbalzano su muri e altri elementi dell'ambiente, quindi è importante saper giocare di sponda per raggiungere nemici altrimenti impossibili da colpire con colpi diretti. Il tipo di armamento disponibile dipende dal tipo di corpo di cui siamo dotati: nell'astronave troviamo infatti diverse categorie di corpi robotici distinte da colorazioni diverse. Molte porte peraltro lasciano passare solo robot di colori specifici, quindi dobbiamo aguzzare l'ingegno per cercare di attraversarle.
L'utilizzo dei robot e la possibilità di passare dall'uno a l'altro è quindi una parte fondamentale degli enigmi del gioco, che ci vedono usare ascensori, porte e meccanismi cercando di utilizzare i robot più adatti. E' addirittura possibile agganciarsi ad elementi dello scenario come computer o leve per attivare o disattivare certi meccanismi, o usare robot "minori" come per esempio quelli di pulizia, utili per spostarsi in aree a loro riservate e che sono decisamente troppo strette per robot umanoidi.
Le 9 ore circa di campagna (qualcosina in più se si cercano i segreti nascosti in giro per il gioco) vanno via tra enigmi, combattimenti ma anche molto backtracking visto che, in pieno stile metroidvania, alcune aree sono inizialmente inaccessibili; fortunatamente c'è una comoda minimappa per tenere traccia di tutte le aree esplorate e non. Degno di menzione anche l'aspetto abbastanza comico e cartoonesco del titolo, che con diversi robot spassosi e un personaggio muto ma esilarante nelle mimiche riesce ad offrire diversi momenti piuttosto divertenti. Infine, capitolo localizzazione: il titolo di Double Fine Productions è in italiano per quel che riguarda tutti i testi (comprese le scritte sui muri), ma il doppiaggio rimane in inglese, fortunatamente egregiamente sottotitolato in italiano.
Commenti