Destiny 2 - La Maledizione di Osiride
La campagna de La Maledizione di Osiride, composta da otto missioni completabili in poco più di due ore, comincia quando lo spettro del leggendario guardiano viene ritrovato sulla superficie di Mercurio. Forti delle informazioni fornite da Sagira, così si chiama quello che è forse l’unico spettro “femmina” di Destiny, i membri dell’avanguardia decidono di mandare il giocatore sul pianeta di fuoco alla ricerca di Osiride. Ben presto, però, ritrovare il guerriero diventa secondario di fronte alla minaccia Vex da lui scoperta. Lo sforzo necessario a contenere tale apocalisse, fino ad annullarla, occupa tutto l’arco della campagna di questa prima espansione e ha luogo in una delle nuove ambientazioni: la Foresta Infinita.
Giocando con le realtà e lo scorrere del tempo, i Vex hanno dato vita ad un posto dove tutte le cose succedono contemporaneamente e dove tutte le deviazioni del possibile hanno luogo. Un modo molto esotico per descrivere quella che di fatto è una serie di piattaforme pullulanti di nemici di ogni specie. Attraversare la Foresta Infinita, infatti, significa trovarsi a combattere contro Cabal, Caduti, Vex e Alveare in scenari che richiamano il Mercurio passato, presente e futuro – non che vi siano molte testimonianze su come fosse il pianeta in passato. Una volta ripulita una piattaforma si può accedere a quella successiva e così via, fino a raggiungere il portale e la successiva area della missione.
Per certi versi il tutto ricorda un po' la Corte di Oryx o la Forgia dell’Arconte, con due grosse differenze: la Foresta Infinita non può essere visitata a piacere ma solamente durante le missioni della campagna e le Avventure e, cosa di non poco conto, la difficoltà degli scontri che avvengono al suo interno è equivalente a quella che si può riscontrare durante le esplorazioni libere di Io, Titano, Terra o Nessus.
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Anche le missioni e le avventure, da questo punto di vista, non sono affatto stimolanti. Con un 220 di luce consigliata, e un 305 di luce accumulata dal mio Titano, mi sono trovato ben presto ad attraversare i vari scontri in modo meccanico e piuttosto disinteressato. Qualche scintilla di interesse, e sfida, si è accesa al momento di affrontare i boss sparsi lungo la breve storia, ma il fatto che sia riuscito ad affrontare tutto da solo, senza bloccarmi in alcun punto, la dice lunga sul livello di sfida offerto da La Maledizione di Osiride.
Si tratta di una scelta difficilmente accettabile: un’espansione che esce a tre mesi di distanza dal gioco base dovrebbe essere pensata per i giocatori che hanno raggiunto il massimo livello possibile, così da stimolarli a combattere contro qualcosa capace di metterli in difficoltà, così da ravvivare il senso di sfida e vittoria necessario alla sopravvivenza di titoli come Destiny. In caso contrario si tratta di un mero spauracchio continuo contro ostacoli facilmente superabili e dimenticabili.
La conclusione della campagna lascia il giocatore infine con due dati di fatto: Osiride era un pretesto per dare il via alla solita incomprensibile minaccia Vex fatta di dimensioni parallele, linee temporali distorte e mali così malvagi da essere rifiutati da il male stesso. Il tutto così astratto da rendere comprensibile perché, al loro primo incontro, la razza venne liquidata con un ridicolo “non ho nemmeno il tempo di spiegare perché non ho il tempo di spiegare”, che avremmo dovuto intendere fin da subito come “non ho capito, non capiresti, non si capiscono neppure loro”.
Il secondo lascito de La Maledizione di Osiride è Mercurio. Un pianeta che si rivela subito poco più grande di una mappa multiplayer del Crogiolo, dotato di una sola area segreta, di un solo evento pubblico e di una area comune, il Faro, dove trovare Fratello Vance e la Forgia. Il primo ci darà avventure settimanali e, in cambio dei pegni raccolti, un nuovo set esteticamente accattivante, ma nulla di eccezionale a guardare le caratteristiche. La Forgia invece è un nuovo strumento che permette ai Guardiani di creare delle armi con caratteristiche leggendarie, ma che richiede la raccolta di materiali preziosi per attivarsi. Materiali che, per essere raccolti, richiedono molto tempo e molta pazienza. Nulla che non si sia già visto nella Cittadella al banco dell’Armaiolo.
A completare l’offerta confezionata da Bungie nel suo primo contenuto aggiuntivo, vi sono due nuove mappe competitive, due nuovi assalti (che di fatto sono le missioni della campagna modificate), e una nuova area all’interno del Leviatano. Questa è forse l’aggiunta ludicamente più impegnativa e interessante, perché propone nuovi boss, nuove meccaniche e nuove regalie. Purtroppo rimane il limite di dover essere in sei per affrontare le sfide proposte. A tre mesì dall’uscita di Destiny 2, pesando il quantitativo di contenuti offerti al lancio, il tempo passato, i meccanismi di ricompensa e il costo dell’espansione, vien da pensare che non sarà facilissimo trovare sei amici dotati di DLC e ancora motivati a combattere per l’Avanguardia.
Insieme alla pubblicazione de La Maledizione di Osiride, Bungie ha rilasciato anche un corposo aggiornamento figlio in parte delle critiche ricevute nelle scorse settimane riguardo alcuni bilanciamenti interni ai sistemi di crescita e ricompense. Purtroppo la sensazione generale è che nemmeno un riordino generale accompagnato dall’aggiunta di nuovi contenuti sia sufficiente a ridare slancio ad un gioco che allo stato attuale ti fa correre veloce. I giocatori che nei mesi scorsi hanno raggiunto il massimo grado di luce disponibile (305) e sconfitto tutto quello che c’era da sconfiggere, possono valutare l’acquisto de La Maledizione di Osiride se hanno il desiderio di procedere di pari in passo con le modifiche e l’ampliamento, per quanto minimo, dell’universo di Destiny 2. Chi invece pensa al DLC come all’occasione per mettersi nuovamente alla prova, trovare nuove sfide e segreti, sappia che siamo di fronte ad una portata abbastanza misera, come in quei ristoranti che fanno prelibatezze buonissime ma servendole in piatti per lo più vuoti.
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