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Hitman - Episodio 3: Marrakech

A distanza di un mese dall’ultima avventura italiana, il pelatone barcodato di IO Interactive torna puntuale come un assassino svizzero sugli store digitali con un nuovo incarico, stavolta ambientato nelle coloratissime vie di Marrakech. Come se la sarà cavata stavolta il team di sviluppo con la nuova impresa marocchina? Scopritelo nella nostra recensione di Hitman - Episodio 3: Marrakech.
SPOILER WARNING: Hitman è una serie episodica, per cui questo articolo parla di eventi accaduti sia in questo che nei precedenti episodi. Ne consigliamo quindi la lettura solo qualora non vogliate rovinarvi la sorpresa o abbiate già giocato il capitolo in questione.

Il caldo, la polvere, gli aromi inebrianti dei narghilè. Il sapore del tè alla menta, delle spezie, le assillanti cantilene dei banchisti del souk e dei mendicanti agli angoli delle strade. E poi la folla, la musica assordante, i colori, i tantissimi colori dei bazaar in cui i turisti fanno incetta di souvenir, di tecnologia scadente e tappeti economici. Questa è la Marrakech in cui il nostro glabro assassino preferito muoverà i suoi primi passi per assolvere il suo nuovo contratto. Anche se a dirla tutta, non è proprio tutto qui. Infatti, la Marrakech raccontataci in quest’ultima avventura dell’Agente 47 è spaccata in due: da una parte troviamo una città intenta a godere delle sue bellezze, accomodante verso le migliaia di turisti che affollano le sue strette vie, dall’altra invece c’è un luogo sull’orlo del precipizio, in balìa di una forza militare pronta a instaurare la legge marziale con un imminente colpo di stato ad opera del generale Reza Zaydan e al suo esercito di fedelissimi. Per aumentare le sue possibilità di rovesciare il governo, Zaydan sta anche appoggiando la fuga dal paese di Claus Strandberg, consulente finanziario condannato per il furto ai danni dei risparmiatori marocchini e confinato nell’ambasciata svedese attanagliata da una folla di manifestanti inferociti, pronti a fargli la pelle. Anche stavolta sulla lista di morte dell’Agenzia ci sono quindi due nomi. Dato lo stallo della situazione politico-economica del paese che rischia di finire zampe all’aria da un momento all’altro, l’Agenzia rischia di sfaldare i suoi attuali contatti, per cui è necessario inviare una cellula che ponga fine a queste minacce con discrezione. Morale della storia: Zaydan non deve assolutamente attuare il suo colpo di stato e Strandberg non deve lasciare il Marocco. Non vivo, per lo meno.

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Il nostro incarico marocchino comincia sorseggiando un tè alla menta nel cortile interno di un baretto locale, tra i fumi dei narghilè e la fresca penombra delle palme. Il bar è rigonfio di clienti intenti a guardare il notiziario alla tv, dove in una lunga diretta della GNN non si parla d’altro che della folla di manifestanti pronti a invadere l’ambasciata svedese dov’è confinato Strandberg. Ai comandi dell’Agente 47, vestito in estivi abiti casual, possiamo dare liberamente sfogo al turista che è in noi passeggiando per le vie della città e addentrarci nei numerosi bazaar e nel souk gremito di persone, in cerca di fruttuose Opportunità. Quindi, come ingannare il tempo a Marrakech se sei un glabro assassino barcodato e devi uccidere qualcuno? Le abilità mimetiche unite a quelle investigative di 47 gli danno un discreto vantaggio sulle persone intente a chiacchierare del più e del meno, conferendogli preziose informazioni sull’ubicazione di oggetti e persone chiave per ottemperare la sua infiltrazione.

Ad esempio, rovistando in un vicolo, è possibile imbattersi in un mucchio di volantini propagandistici che il generale Zeydan sta facendo stampare e affiggere da un gruppo di fedeli tipografi, oppure origliando delle conversazioni potremmo scoprire che il vecchio bidello della scuola, adesso divenuta il quartier generale di Zeydan, possiede ancora il passe-partout che dà accesso a tutte le aree dell’edificio. Mal che vada, possiamo sempre affidarci alla buona vecchia scuola e prediligere l’accesso stealth, distraendo le guardie e raggiungendo Zeydan passando per tetti o vie traverse.

Per quanto riguarda invece Strandberg il discorso è diverso, in quanto l’edificio è sorvegliatissimo sia dall’esterno che dall’interno. Però anche in questo caso le Opportunità si dimostreranno provvidenziali: origliando le conversazioni delle persone in strada potremmo ad esempio imbatterci in una troupe della GNN, designata a intervistare il consulente svedese, che sta aspettando un nuovo cameraman perché il precedente tecnico è indisposto per via di un’intossicazione da crostacei. Oppure, proprio com’è successo nei capitoli precedenti di Hitman, possiamo sfidare la sorte assumendo le sembianze di un personaggio famoso, in questo caso Konny Engstrom, massaggiatore atteso per un trattamento proprio da Claus Strandberg. In questo Hitman - Episodio 3: Marrakech abbiamo accesso a queste e a molte altre Opportunità, per cui il limite è solo la nostra fantasia e soprattutto l’adattabilità.

A differenza dell’avventura italiana, questa location è più lineare e decisamente più punitiva, in quanto le strade di Marrakech, così come l’interno dell’ambasciata svedese, sono perennemente gremite di occhi indiscreti pronti a denunciare qualsiasi attività illecita. Inutile dire quindi che il tempismo è un elemento cruciale per mettere fuori gioco i nostri bersagli e preservare la nostra copertura fino a operazione conclusa.

Come da tradizione per i precedenti capitoli, anche in questo Hitman - Episodio 3: Marrakech l’azione e la rigiocabilità la fanno da padrone, a scapito purtroppo della trama che - inutile girarci attorno - è ormai praticamente solo un orpello relegato ad un breve quanto inutile filmato finale, in cui vedremo tramare i nemici dell’Agenzia. Questo andazzo ormai va avanti fin dal primo capitolo, per cui mi sembra inutile auspicare un cambiamento di rotta. Tutto sommato, va anche bene così perché la forza di Hitman risiede proprio nell’intrattenimento del giocatore, fornendogli sempre nuovi obiettivi, nuovi gadget, nuovi ingressi sulla mappa e nuove motivazioni per giocare senza annoiarlo.

Sotto questo aspetto Hitman - Episodio 3: Marrakech, proprio come ha saputo fare l’ottimo capitolo precedente ambientato a Sapienza, stravince. Ennesimo plauso va a Square Enix per aver migliorato visibilmente il netcode, infatti durante tutta la durata della mia prova non si è mai verificata una disconnessione, problema che invece aveva raggiunto il suo picco massimo e pesato negativamente sull’esperienza del capitolo precedente, terminando spesso la partita in corso e facendomi di volta in volta tornare al menu principale. Qualche perplessità invece la solleva il motore grafico che forse in questo capitolo comincia a mostrare un po’ i suoi limiti, data la moltitudine di modelli poligonali delle folle che popolano lo schermo e che talvolta necessitano di un abbassamento di dettaglio grafico. Questo si avverte in particolare osservando la folla inferocita asserragliata davanti l’ambasciata svedese, avvolta da effetti particellari e particolari effetti di luce, il cui dettaglio grafico (già non esente da difetti) perde il mordente a cui ci ha abituati la serie finora.

Ad ogni modo, discorsi tecnici a parte, Hitman - Episodio 3: Marrakech si riconferma una buona scelta, divertente e soprattutto maledettamente rigiocabile, sebbene la mappa marocchina si riveli più lineare e meno ricca di esplorazione rispetto a quella di Sapienza e l’incarico di 47 stavolta sia più sbrigativo.

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L'autore

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Classe '79, sound designer di professione. La sua incrollabile passione per i videogiochi nasce solo all'inizio degli anni '90 e viene presto affiancata da quella per il doppiaggio. Col passare del tempo la sua carriera di videogiocatore onnivoro si focalizza sulla scena PC, ma poi assume sembianze più mature con l'avvento di PlayStation e di tutte le successive console che prenderanno lentamente possesso di casa sua.

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