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Fin dalla nascita del mitico Pong o dalla diffusione casalinga dei videogiochi si è parlato di ragazze e videogame. Inizialmente il tema era più che altro sociale, poi con l’evoluzione delle macchine da gioco il tema è diventato di carattere commerciale.



Infatti se 15-20 anni fa parlare di ragazze e videogiochi significava tentare di capire perché il gentil sesso, a parte rare eccezioni, non si appassionava ai videogame, con l’avvento delle ultime generazioni di console parlare di ragazze e videogiochi significa giudicare le bellezze presenti "nei" videogiochi. Tutto questo è dato dalla possibilità di costruire modelli ideali di bellezza che seppur virtuali, appagano i giocatori inducendoli a comprare i videogame che li contengono. Inutile dire che qualche anno fa era impensabile innamorarsi di una ragazza bidimensionale con grossi pixel al posto delle forme, ma come nasce questo fenomeno? Da cosa deriva questa passione per le ragazze virtuali? Può essere pericoloso questo estraniarsi dalla realtà per cercare la propria ragazza ideale in un insieme di poligoni?

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Gli inizi
Agli inizi i videogiochi non si possono definire certo un passatempo per famiglie, riuscendo ad appassionare solo teenegers in cerca di qualcosa di nuovo. I primissimi videogiochi sono infatti quelli non partecipi al fenomeno che vogliamo analizzare, d’altronde è piuttosto difficile vedere qualcosa di erotico in Asteroids o in Tetris (mmmmm Tetris). Più tardi le eroine hanno incominciato a prosperare, alcune erano semplici NPC (Non Playing Carachters, personaggi non pilotati dal giocatore), altre invece erano protagoniste di una propria avventura che le vedeva combattere, guidare astronavi, immergendosi praticamente in tutti i ruoli possibili ed immaginabili. Tra i tanti non si può non ricordare il primo Broken Sword, Tomb Raider e il primo episodio di Dead or Alive. Nonostante questi siano giochi relativamente recenti, potete vedere sin da ora come il gentil sesso venga usato in una intelligente strategia commerciale per vendere giochi in cui anche un protagonista maschile sarebbe stato perfetto.
Non si tratta quindi dei soliti simulatori di appuntamenti tanto cari ai giapponesi, ma di veri e propri giochi che sfruttano il gentil sesso per due principali motivi: 1) Per far avvicinare le ragazze ai videogiochi ; 2) Per attirare ancora di più i ragazzi. A quanto pare gli studiosi di marketing sono riusciti nel loro intento, ed a dimostrazione di questa affermazione ci sono più ragazze che giocano, ed i giochi hanno sempre più protagoniste femminili. Ma questo non è necessariamente un male.

Donne, non si può vivere senza
Dopo un po’ di storia e dopo una piccola riflessione sui motivi che spingono gli sviluppatori a inserire ragazze nei videogiochi bisogna ora analizzare il fenomeno, perché essendo sinceri, a chi dispiacerebbe vedere belle ragazze sui propri monitor tv? Beh, a me no di sicuro, ma purtroppo nella maggior parte dei casi donne formose in un videogioco è sinonimo di pessima qualità. Non sempre, infatti Dead or Alive è una prova che esistono delle eccezioni, così come Prince of Persia, Project Zero, Soul Calibur e Panzer Dragoon Orta. Purtroppo sempre più case tendono ad imitare questi giochi, privandoli però della loro anima ed inserendo nei propri cloni solo belle ragazze protagoniste di videogiochi mediocri. Esempi lampanti dell’equazione "bella ragazza+videogiochi-anima= pessimo videogioco" sono titoli come Stolen, Backyard Wrestling, Roque Ops e persino Galleon che per attrarre i giocatori usa delle super gnocche come coprotagoniste. Il punto della questione è, cari sviluppatori, che non bastano una manciata di donne per fare un buon prodotto, è per questo che film come Charlie’s Angels non sono visti di buon occhio dalla critica. Nel business dei videogame le regole sono le stesse, non potete fare un film di 007 utilizzando solo le Bond Girl, così come non potete fare un videogioco utilizzando solo una supergnocca. Anche per questo Tomb Raider è diventato spazzatura, ma i publisher l’hanno capito, e nel prossimo episodio ridimensioneranno la bella Lara migliorando l’avventura di gioco.

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D’altra parte, accostare delle ragazze sexy ad un prodotto è sempre stata una costante pubblicitaria, dalla pubblicità di auto e sigarette agli stand dell’E3. Di certo a noi "maschietti" non dispiace, ma come succede per le auto, nessuno comprerà una macchina solo perché c’è una bella ragazza nel volantino, anche nei videogiochi nessuno comprerà un videogioco per la ragazza sulla copertina, giusto? No, sbagliato. Quando un "geek" (appassionato di videogiochi che si estranea completamente dal mondo) o un giocatore occasionale comprano un videogioco non pensano, almeno i più, che quella ragazza è là per attirare l’attenzione e per dar adito alle loro fantasie sessuali, ma pensano solo che quella ragazza c’è. Molti puntano proprio su questo, inutile dire che i giocatori più rodati non ci cascano e scelgono un videogioco per la sua qualità, per il suo lato artistico, e non solo per una ragazza da copertina di Playboy stampata sul manuale. Purtroppo le vendite di giochi come Playboy The Mansion sembrano smentire le mie affermazioni, ma è davvero un buon affare spendere tanti soldi per un gioco o un qualsiasi altro prodotto mediocre? Io dico di no.
Ma la cosa più importante parlando di ragazze virtuali, è il ricordarsi che quello è tutto un gioco, che non è la realtà, non bisogna estraniarsi dal mondo perché una bella donna fatta di pixel e poligoni ci tenta. Questo estraneamento inoltre può essere pericoloso se non preso con le dovute cautele, infatti far vedere ad un bambino di 6 anni ragazze perfette che aspettano solo lui, potrebbe fargli nascere una sorta di scontro con la realtà, ciò potrebbe accadere anche in merito a videogiochi come Playboy e GTA, ma almeno per quelli ci sono le indicazioni sulle fasce di età che possono usarli.

Il lato chiaro
Ma in tutto ciò non ci sono solo lati negativi, così come i giochi che utilizzano queste politiche commerciali non sono tutti pessimi, basti pensare a dove sarebbe ora la saga di Dead or Alive senza Cristie, Kasumi e compagne. Ma se non tutti i giochi arrivano ai livelli di DoA, si può dire che questo picchiaduro sta dando il buon esempio ai suoi fratellini, giochi che sono ormai pietre miliari, si stanno arricchendo di bellezze virtuali o stanno "scoprendo" le suddette bellezze. Molti giochi inoltre tendono a solleticare le nostre fantasie tramite accostamento di donne e motori (utilizzato anche da playboy), o donne e armi, che riescono a far vendere un videogame, in particolare se quel videogame è davvero meritevole, come per Need For Speed.
Altro lato positivo è quando le ragazze dei videogame vengono usate nella pubblicità e non solo come protagoniste di un bel gioco, ad esempio come non ricordare le stupende ragazze dell’E3 oppure del recente concorso di Microsoft? Ebbene sì, anche Microsoft sta usando una politica simile, che mira a conquistare il Giappone usando le bellezze di Dead or Alive. La casa di Redmond ha infatti organizzato un concorso conclusosi un paio di mesi fa, i cui vincitori (50 ragazzi) sono stati invitati su un'isola piena modelle vestite come le ragazze di Dead or Alive Xtreme Beach Volleyball per rivivere l’esperienza di gioco del bellissimo videogame del Team Ninja. Queste sono le idee che vorremmo, e non videogiochi in cui l’unica attrattiva è una protagonista bella, che non fa altro che annoiarci per le 20 ore necessarie a finire il gioco.

Ma non sono solo questi gli aspetti positivi di questa politica, se infatti prendiamo giochi di ruolo come Star Wars: Kotor, oppure The Elder Scrolls III: Morrowind, noteremo che l’inserimento di figure femminili, e che figure, ha aumentato la profondità di gioco, l’interazione con gli NPC e le modalità di conteggio dei punti reputazione. Infatti se in un gioco di ruolo del genere scegliamo di impersonare una donna, le reazioni da parte degli NPC saranno diverse da quelle suscitate da un uomo, in particolare nelle azioni di minaccia e persuasione.

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Conclusione e presagi per il futuro
L’utilizzo di figure femminili prominenti non è quindi cosa da scartare a priori, tanto in un videogioco quanto in un film, in una pubblicità o persino in un'opera d’arte. Tutto ciò si deve però fondare su delle basi ben precise. Così come un'opera d’arte che ritrae una modella deve avere un preciso valore artistico, un videogioco che ha come protagonista una bella donna deve essere programmato decentemente, con una buona grafica ed un buon gameplay. Quindi faccio appello a tutti gli sviluppatori che leggeranno questo articolo: ragazzi, sviluppate i giochi con tutti i personaggi femminili che volete, usateli per vendere se volete, ma vi prego, fateci anche avere un buon gioco, altrimenti vi assicuro che preferiremmo il più rude dei camionisti in un ottimo gioco, piuttosto che una bella donna che ci fa annoiare.


Gli editoriali di MondoXbox sono articoli opinionistici nei quali i nostri redattori esprimono il proprio pensiero riguardo a problematiche ed accadimenti del mondo dei videogiochi, non necessariamente in relazione alle console di casa Microsoft. Se avete qualcosa da dire in merito agli argomenti trattati, potete parlarne nel nostro Forum con gli altri utenti del sito.

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