Master Chief: Biografia di un Eroe - Capitolo IV
Capitolo IV
Non sarà mai la nostra tomba
Per l’ultimo, fondamentale capitolo di questa storia voglio dar fondo a tutte le fonti e a tutti i tasselli che sono riuscito a recuperare per costruire questa cronaca, anzi, questa storia. Se fino a questo momento vi ho raccontato le azioni dei molti che hanno permesso all’umanità di sopravvivere, ora voglio narrarvi le gesta dei pochi che hanno sostenuto il peso maggiore. Di come ad un certo punto Sangheili e Umani si siano trovati a combattere insieme per fermare gli ingranaggi di una macchina che avrebbe stritolato la vita nella galassia. Non mi soffermerò sulle implicazioni politiche, sulle lotte di potere, sulle alleanze distrutte o forgiate in quelle settimane, ma cercherò di portarvi in mezzo al frastuono delle battaglie, nel caldo soffocante degli elmetti ODST. Vi porterò a conoscenza di persone che hanno attraversato il vuoto e il silenzio assoluto per poter urlare con la voce e con il fuoco contro le ombre che hanno affrontato. In tempi dispersi nel mito, un vecchio di nome Noè salvo l’uomo dal diluvio portandolo in salvo sull’Arca. Nel 26° secolo un soldato senza nome ha salvato l’umanità dal diluvio dei Flood trovando l’Arca... e distruggendola.
Il 20 Ottobre 2552 Master Chief si trova sulla stazione spaziale per la difesa orbitale della Terra chiamata Cairo. L’Ammiraglio Hood in persona si è recato sulla stazione per accogliere lo Spartan e premiarlo con un’onoreficenza, ma le cerimonie non hanno luogo perché i sistemi di allarme rivelano la comparsa di una flotta Covenant diretta verso la terra. Il nemico ha infine trovato il pianeta madre dell’Uomo e si prepara ad attaccarlo. La flotta agisce in maniera differente da quanto visto durante la distruzione di Reach: si tratta di un contingente più esiguo, come se si trattasse di un semplice test per saggiare le difese terrestri.
Piuttosto che distruggere i Super CAM in orbita intorno alla Terra, le navi Covenant preferiscono abbordarli per nascondere al loro interno una bomba. Master Chief riesce a sventare l’attacco dinamitardo sulla stazione Cairo, arrivando addirittura a distruggere un vascello nemico con la loro stessa bomba. Lo scontro nel frattempo si sposta sulla superficie. Un’intercettazione delle comunicazioni Covenant conferma che a bordo della nave ammiraglia che guida la flotta si trova uno dei tre profeti a capo dell’alleanza: il Profeta del Rimorso. Durante la Prima Battaglia della Terra viene devastata la città africana di New Mombasa, prima dalle forze Covenant, dotate anche di un potentissimo Scarab, poi dalla stessa nave del Profeta che, battendo in ritirata, apre un portale per il salto iperspaziale all’interno dell’atmosfera. Mezza cittadina viene praticamente risucchiata nel vuoto siderale. Nel tentativo di bloccarlo definitivamente, o semplicemente per scoprire le intenzioni di un attacco del genere (che almeno all’inizio era apparso come inconcludente e superficiale), la fregata UNSC In Amber Clad, capitanata fra l’altro dalla figlia del Capitano Jacob keyes, Miranda Keyes, riesce a seguire la nave del profeta compiendo il salto insieme al vascello Covenant. Ancora una volta le fonti in mio possesso si fanno minime e imprecise, più per una reale confusione negli avvenimenti che non per un desiderio di segretezza da parte delle autorità militari.
Quello che sappiamo, e che possiamo intuire analizzando gli elementi in nostro possesso, è che l’attacco alla Terra da parte del Profeta del Rimorso, data la sua disorganizzazione, è da considerarsi forse come il primo avviso di un cedimento della millenaria alleanza Covenant. Nel giro di pochi giorni l’impero che ha portato la razza sull’orlo dell’estinzione si è sfaldato fino a puntare le armi contro se stesso in una lotta intestina che ha visto i Sangheili ribellarsi ai Profeti e subire pesanti perdite per colpa della razza dei Brute. Le motivazioni di tale cambio negli schieramenti è da ricercarsi nelle poche dichiarazioni rilasciate dal leader Sangheili, Thel ‘Vadam, chiamato dal suo popolo Arbiter. Per capire l’importanza del suo ruolo è necessario spiegare brevemente che figura incarna l’Arbiter e come Thel ‘Vadam abbia mutato il suo ruolo da espiatore a condottiero e alleato degli umani. Per farlo al meglio ho parlato con un mio amico e celebre xenoantropologo, il Professor Evan Phillips.
Il rigido, quasi estremo, senso dell’onore Sangheili ha portato la razza a non convivere con nessun tipo di fallimento. Solamente in rari casi, quando l’alleanza stessa è minacciata, il Sangheili ha la possibilità di redimere eventuali mancanze all’interno del Covenant ricoprendo il ruolo di Arbiter. Si tratta di un guerriero spesso a capo di missioni senza ritorno, felice di morire nell’adempimento della volontà dei Profeti pur di saper riabilitato il proprio nome e quindi quello della sua fortezza e della sua discendenza. Come Comandante Supremo della flotta Covenant responsabile della distruzione di Reach e testimone, impotente, dell’esplosione dell’anello, Thel ‘Vadam è stato spogliato del suo grado e la sua sentenza di morte è stata commutata nella possibilità di vestire l’armatura dell’Arbiter con il compito di porre fine ad una piccola rivolta interna. Una rivolta che si rivelerà essere un seme all’interno della coscienza di ‘Vadam, un seme destinato a germogliare e ad avviluppare tutto il Covenant stritolandolo.
Queste sono le poche informazioni a nostra disposizione riguardo la figura dell’Arbiter.
Tornando alle vicende dell’Ottobre del 2552, sappiamo che la nave UNSC di Miranda Keyes, con a bordo ancora una volta Master Chief come unico Spartan rimasto riuscì a seguire il Profeta, comparendo dall’altra parte della Galassia di fronte ad un nuovo anello, chiamato successivamente Delta Halo . Convinto di poter dare il via al Grande Viaggio, il Profeta del Rimorso manifesta l’intenzione di attivare l’anello dopo aver contattato l’intera flotta Covenant, compresa Alta Opera, la città sacra dell’alleanza e dimora degli ultimi Profeti rimasti. Master Chief riesce a raggiungere il Profeta e ad ucciderlo. Si tratta della prima volta che un soldato UNSC elimina un esponente così altro del Covenant. La flotta apparsa sopra l’anello apre il fuoco e la devastazione che ne segue cancella le tracce dello Spartan che viene dichiarato disperso.
Le migliori fonti per proseguire la narrazione degli eventi sono quelle raccolte da Miranda Keyes, che insieme al Sergente Johnson, viene catturata dai Brute e condotta alla sala controllo dell’anello perché lo attivi. Poco prima dell’attivazione l’Arbiter raggiunge il luogo e uccide il comandante dei Brute, disperdendo le sue forze e fermando all’ultimo momento Delta Halo. Le informazioni riguardanti Master Chief in questo lasso di tempo sono più frammentate. Sappiamo che è riuscito in un qualche modo ad arrivare su Alta Opera e da lì a nascondersi all’interno della nave Precursore comandata dal Profeta della Verità. Gli avvenimenti che collegano questi due estremi non sono noti, così come non è nota la motivazione che ha portato alla sparizione del Profeta della Pietà.
Durante i fatti avvenuti su Delta Halo il Covenant comincia a scavare in Africa, dopo aver sfondato tutte le difese terrestri, alla ricerca di un presunto manufatto dei Precursori che si rivela poi essere un portale per un costrutto chiamato Arca, del quale l’ONI ha classificato la funzione e le informazioni più delicate. Tornato sulla terra e recuperato dalle forze UNSC comandate da Miranda Keyes, arrivata prima grazie all’Arbiter, Master Chief riprende la sua lotta contro quello che rimane del Covenant insieme, questa volta, all’intera flotta UNSC disponibile. Lo scontro che ne segue verrà sicuramente ricordato per sempre: mai prima d’ora le navi umane avevano combattuto con i fucili CAM rasenti la superficie del pianeta Terra, nemmeno nei giorni più bui delle lotte Friedeniste.
La situazione si fa drammatica quando il Profeta della Verità, insieme a gran parte dellr navi Covenant che lo hanno seguito, riesce ad attivare l’Arca e a fuggire attraverso il portale che si forma sopra i resti della città di Voi. L’Arbiter e Master Chief assistono impotenti alla sua fuga. Il peggio però si rivela nel momento in cui viene strappato il tessuto spazio-temporale e una nave infettata dal Flood precipita nella periferia della cittadina africana ormai devastata. Solamente l’aiuto della nave Sangheili, Ombra Furtiva, riesce ad impedire la diffusione dell’epidemia vetrificando con il plasma buona parte del continente ancora oggi inabitabile. Fonti attendibili riferiscono che le ore successive sono state dominate da un incontro a porte chiuse tra alcuni alti esponenti della gerarchia militare Sangheili e gli uomini più importanti dell’UNSC. Si tratta probabilmente, se fosse vero, dell’unico incontro pacifico avvenuto fino a quel momento fra gli umani e i Covenant.
I pochi, coraggiosi giornalisti rimasti nelle vicinanze riferiscono che le navi, poche ore dopo quella presunta riunione, si sono dirette verso il portale e lo hanno varcato. Con la sparizione degli incrociatori UNSC oltre il portale, e lo spostamento del teatro della guerra altrove, anche le informazioni e le fonti attendibili sembrano essere sparite. Qualsiasi cosa sia successa oltre quel portale non è materiale che l’ONI ha intenzione di rivelare facilmente; il flusso di questa storia riprende al memoriale da Voi. Dove io ho cominciato la mia.
Nel Marzo del 2553 gli Alti Ufficiali ONI, UNSC e l’Arbiter si sono riuniti per rendere omaggio alla memoria dei caduti nella lunga e devastante guerra contro il Covenant. Le foto di molti, ma non tutti, che hanno sacrificato la vita credendo nella vittoria ornano l’ala di un caccia militare piantata nel terreno. Miranda Keyes, Avery Johnson, Jacob Keyes, Preston Cole, Withcomb ma anche gli Spartan, gli ODST, i soldati semplici... tutti sorridono negli scatti, ricordando a chi li guarda che si sono immolati perché quel gesto, il sorriso, non diventasse un ricordo, un azione fatta solamente da generazioni passate. Qualcuno infine, una mano anonima, ha graffiato la vernice della lamiera e ha inciso un numero, il numero di chi più di tutti ha portato anche se per solo pochi attimi il peso dell’intera galassia sulle proprie spalle, e ha vinto.
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Epilogo
Dopo la fine della guerra l’UNSC, in particolare l’Ammiraglio Hood, ha sostenuto strenuamente la necessità di costruire una pace duratura con Sanghelios e l’Arbiter. Nel 2553 il signore di Vadam si è trovato di fronte ad una rivolta dei Sangheili che ancora credevano nella figura divina dei Precursori, nonostante i Profeti fossero stati discreditati e, quelli presi, giustiziati dagli stessi Sangheili. Quelli che un tempo erano il loro braccio armato, le loro guardie d’onore. Altre razze hanno trovato la via di casa o si sono sparpagliate nella galassia. I Kig-Yar, Jackall, hanno ripreso le loro attività di contrabbando, spesso e volentieri anche con gli umani stessi, in particolare i ribelli che si sono riaffacciati sulla devastazione della galassia con il desiderio di aprire vecchie ferite e regolare conti dimenticati. Gli Unggoy, Grunt, continuano a fare da schiavi e braccianti presso le fortezze di Sanghelios anche se molti hanno preferito fare ritorno sul loro pianeta natale. Anche i Brute hanno puntato le loro navi sulla via di casa, in aperto contrasto ormai con l’offesa razza Sangheili che se dovesse salvare un umano che affoga o un Brute… li lascerebbe morire entrambi.
Quello che era il glorioso impero Covenant è scomparso e le lucenti navi, simbolo per anni di morte per le colonie che le vedevano nei loro cieli, sono allo sbando, spesso danneggiate, malcurate o addirittura utilizzate per delle scorrerie dai pirati e dai fanatici religiosi di ogni tipo e razza.
L’umanità sta lentamente ricominciando di nuovo a vivere, a ricostruire, a sperare e a pensare al futuro. L’UNSC è ancora necessaria e potente, ma diverse voci si stanno sollevando a contrastare il suo assolutismo su molte questioni di governo. Anche l’ONI ha più nemici alla luce del sole che nell’ombra, oramai. Forse, a voler essere maligni, si potrebbe pensare al destino di un eroe come Master Chief in un mondo civile e lontano dai conflitti armati. Un guerriero di acciaio in un universo che di metallo e fuoco ne ha visto fin troppo. Dicono che molti soldati, una volta tornati dalla guerra, non riescano più ad essere normali e a vivere in un mondo in pace. Forse John avrebbe seguito lo stesso fato, o forse no. Personalmente sono convinto che sia l’umanità stessa ad essere grata nei suoi confronti tanto per quello che ha fatto quanto per non essere tornato dalla sua ultima battaglia. Un eroe del suo tipo è immortale, un esempio. Un reduce del suo tipo è un quesito, un dubbio morale... una domanda aperta.
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