Recensione - Eat Lead: The Return of Matt Hazard
di
Fabio Rossi / fbhell
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Il Gioco
Matt Hazard è stato per anni uno dei più grandi eroi videoludici, dominando la scena ai tempi degli sparatutto a 8 bit. Successivamente però la sua popolarità è stata mal sfruttata, andando a perdersi sul finire degli anni 90 dopo aver preso parte a numerosi giochi in 3 dimensioni che spesso avevano anche poco a che fare con la sua fama di paladino della giustizia, come ad esempio Hazzmat Kart o uno sparatutto non violento basato sull'utilizzo di pistole ad acqua. Se non ricordate, nella vostra storia di videogiocatori, il vecchio Matt, non preoccupatevi: non si tratta di una grave lacuna nella vostra cultura videoludica, ma semplicemente la storia alla base del gioco è stata inventata dagli sviluppatori Vicious Cycle come scusa per parodizzare sul mondo dei videogiochi.La carriera di Matt sembra così essere ormai crollata, quando nel 2009 un casa produttrice decide ancora una volta di dargli una possibilità creando un gioco che lo vede nuovamente protagonista: in realtà si tratta di una trappola, il cui fine è eliminare definitivamente Hazard intrappolandolo in un gioco in cui affronti contemporaneamente tutti i suoi nemici del passato, senza la possibilità di salvare la partita nel corso dell'avventura. Per fortuna qualcuno interverrà sul codice del gioco permettendoci non solo di salvare la partita, ma anche di fronteggiare man mano le varie trappole che i programmatori sono ponti a tenderci nei vari livelli.
Eat Lead: The Return of Matt Hazard è basilarmente uno sparatutto in stile Gears of War, dal quale eredita sia la prospettiva in terza persona che parte del sistema di copertura. La progressione nel gioco è comunque molto semplificata, estremamente lineare e con pochissima interazione ambientale: ci si limita in pratica a sparare a tutto quel che si muove. In perfetto stile anni 80, ogni livello termina poi con il classico "Boss" che va affrontato con pazienza, alla ricerca del suo punto debole.
La caratteristica che rende questo gioco unico nel suo genere è il fatto che Matt Hazard è visto come un attore videoludico, in pratica una persona normale che viene pagata per affrontare un videogioco, mentre il suo background è stato completamente inventato per aumentare la fama del personaggio. La variante è l'imprevedibilità dei nemici, che cambiano molto frequentemente, così come le ambientazioni. In Eat Lead: The Return of Matt Hazard non sappiamo mai con certezza che nemici ci sono dietro l'angolo, poiché i programmatori potrebbero modificare al volo il codice spostando l'ambientazione dal giardino di una villa con tanto di piscina al Far west, il tutto nell'arco di pochi secondi. Anche i nemici sono originali e totalmente dinamici, il che potrebbe obbligarci a combattere contemporaneamente un gruppo di cowboy insieme a dei nemici muniti di pistole ad acqua che coprono le spalle a dei soldati russi muniti di AK-47, il tutto mentre magari dietro di noi escono dal suolo un paio di zombie. A livello visivo si arriva alla sufficienza soprattutto grazie alla cura dei dettagli sul modello del protagonista, ma ombre e le textures non rappresentano sicuramente il livello massimo di quanto visto finora su Xbox 360.
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