Recensione - The Last Remnant
di
Valentina Carparelli
P
Pur stentando a decollare per via dell'estrema lentezza nella narrazione degli eventi iniziali, dopo un paio d'ore di gioco la trama di The Last Remnant inizia a prendere corpo, mostrandosi come una delle più coinvolgenti apparse negli ultimi tempi. La storia è ambientata in un mondo in cui regna pace e tranquillità grazie agli antichi artefatti chiamati Remnant, utilizzati da centinaia di anni in maniera pacifica dalle quattro razze protagoniste del gioco, ovvero i Mitras (gli umani), gli Yarnas, i Qsitis e i Sovannis. Tuttavia c’è qualcuno, o qualcosa, che desidera a tutti i costi gli incredibili poteri dei Remnant. Il protagonista del gioco è Rush, un ragazzo cresciuto sull’isola di Eulam, che vive una vita tranquilla e spensierata fino al giorno in cui la sorella Irina viene rapita da un gigantesco mostro volante. Ben presto Rush si rende conto che Irina è in possesso di un potere straordinario che lei stessa non riesce inizialmaente a capire. Per tutta la durata del gioco ci troviamo quindi a viaggiare in un mondo costellato di situazioni misteriose, di sottili risvolti psicologici e di problematiche adolescenziali. Un mistero nascosto per mille anni sta per essere svelato, e sta al giocatore scoprirlo.
Il mondo di The Last Remnant viene esplorato principalmente per mezzo di una mappa bidimensionale, sulla quale troviamo le città o i dungeon che si sbloccheranno nel corso dell’avventura. Purtroppo le città non offrono mai un’ampia esplorazione come ci si aspetterebbe: non è possibile infatti accedere a tutti gli edifici o case come di solito accade in questo genere di giochi, e la maggior parte delle costruzioni fanno soltanto da decorazione allo scenario. In ogni città possiamo accedere a poche e piccole aree costituite da una locanda della fratellanza denominata Gilda, in cui è possibile arruolare vari personaggi per il nostro team o intraprendere missioni non legate alla trama, e ad un negozio in cui si acquistano capi di equipaggiamento ed oggetti oppure componenti che consentono di potenziare le proprie armi. Infine, è presente una locanda utile per venire a conoscenza delle ultime novità e per parlare con qualche cittadino che ci affiderà ulteriori missioni che ci consentiranno di ottenere ricompense in denaro. Quasi tutte queste missioni risultano però estremamente noiose e simili tra loro, perchè si tratta quasi sempre di trovare un personaggio scomparso o un oggetto perduto. I dungeon o le piccole distese all’aperto fungono da luogo per i vari scontri contro i mostri, e da tramite per accedere a nuove zone del mondo di gioco: in questi è facile recuperare ogni cimelio nascosto, dato che tutti vengono ben evidenziati da icone lucenti visibili su una mini-mappa a schermo.
The Last Remnant è dotato di un sistema di combattimento che necessita di una buona dose di pazienza per essere assimilato bene: a dispetto dei canoni classici del genere in cui all’inizio vi è un tutorial che in breve riesce sempre a sintetizzare in maniera appropriata le regole da seguire nei combattimenti, in questo caso quelle poche spiegazioni che appaiono nella schermata di caricamento che precede la battaglia servono solo a creare confusione. Chi non ama gli incontri casuali alla Final Fantasy, presenti anche in Lost Odyssey, sarà contento di sapere che qui tutti i nemici sono ben visibili negli ambienti, possiamo quindi evitarli se vogliamo: nel momento in cui si decide di ingaggiare un combattimento, basta avvicinarli o farci prendere. A quel punto il gioco ci catapulta in una arena di combattimento, con il primo turno spettante a chi ha avuto l'iniziativa nel "contattare" l'avversario.
La caratteristica principale del sistema di combattimento di The Last Remnant consiste nelle “Formazioni delle Unioni”. Si chiama unione un gruppo composto da diverse unità in cui gli ordini di combattimento che impartiamo non vengono dati al singolo personaggio, come siamo soliti fare negli altri RPG, ma vengono impartiti all'intera unione. Nel corso della storia, il numero di unioni cresce in base a quanti arruolamenti si effettuano nella Gilda; ogni soldato arruolato è dotato di un suo equipaggiamento personale, quindi non gli si può comprare alcuna arma, tunica o armatura. Possiamo solo agire sulla dotazione del protagonista, al quale è possibile acquistare una infinità di armi, armature e vari gadget magici. E’ importante assegnare ad ogni unione una formazione di combattimento centrata o sull’attacco fisico o sulla magia nera, sulla difesa o sulla magia bianca. Si possono selezionare formazioni sempre diverse tramite una scacchiera quadrata denominata “Quadro delle unioni”, richiamabile in ogni momento: questa è formata da venticinque caselle vuote suddivise in avanguardia e retroguardia, ed in base a quelle che scegliamo di far occupare alle unità del team, otterremo unioni sempre differenti. Generalmente le prime tre file di caselle servono per l’avanguardia, che eccelle negli attacchi e nella difesa fisica, mentre le ultime due per la retroguardia che è ideale nell’attacco dalla distanza e nella difesa mistica. Dopo aver organizzato le varie strategie nella schermata del “Quadro delle Unioni”, è sufficiente ordinare al team di attaccare, di difendere o di scagliare magie con i classici meccanismi dei sistemi a turni. In base alla tattica adottata, il team prevarrà o in attacco laterale, alle spalle, fulmineo, magia e via dicendo. Durante ogni scontro, il gioco ci mostra la “Barra del morale”, evidenziata con il colore blu qualora il morale della nostra unione sia elevato, o rosso se è basso. Portato a termine con successo uno scontro, vengono poi visualizzate diverse schermate all’interno delle quali sono riportate le modifiche dei parametri (forza, intelletto, velocità ed audacia) che il team ha ottenuto con l’esperienza accumulata. Con l’incremento di questi parametri, il livello della squadra aumenta ed è possibile di conseguenza elaborate strategie più complesse, e volendo più rischiose, nel “Quadro delle unioni”. E’ chiaro che risulta indispensabile intraprendere quanti più combattimenti, in quanto è fondamentale livellare il più possibile le varie unioni ed è importante avere cura di chi schierare in campo cercando di avere sia unità che pensino alla difesa e alla magia bianca, che quelle per l’attacco. I nemici si rivelano molto intelligenti ed è evidente, sul campo, come studino ogni volta una diversa strategia per avere la meglio. Man mano che il gioco procede, le loro tattiche si affinano sempre di più rivelando una intelligenza davvero sopra la media; soprattutto nelle fasi avanzate del gioco i combattimenti diventano molto duri, e non capiterà raramente di doverli ripetere dopo una sconfitta.
Grafica e sonoro sono decisamente sotto la media e ben lontani dagli standard qualitativi a cui ci stiamo abituando. Mentre i personaggi principali sono carismatici, con una buona espressività e ben realizzati, tutti gli altri risultano piuttosto insignificanti. Le ambientazioni che visitiamo nel corso del gioco sono tante e il loro dettaglio generale è piuttosto buono, così come risulta soddisfacente l’illuminazione dinamica generale. Le arene in cui avvengono gli scontri sono però molto scarne, così come i vari dungeon, oltretutto molto simili tra loro. Durante i combattimenti non è raro imbattersi in fenomeni di compenetrazione tra poligoni: spesso vediamo i mostri fondersi l’uno con l’altro nel momento in cui si preparano a lanciare una magia. Un’altra nota dolente sta nel fatto che sul campo di battaglia, indipendentemente dal numero di unità presenti, il motore grafico non riesce mai ad essere fluido, e si notano scatti e rallentamenti a profusione. In compenso tutte le scene in computer grafica usate per narrare la storia sono assolutamente ben realizzate.
Come già spiegato, la trama è molto interessante, ma il ritmo di gioco è compromesso da frequenti pause di caricamento, e dover aspettare una sostanziosa manciata di secondi fra un’area e l’altra non è affatto piacevole. Oltretutto, dopo ogni caricamento bisogna sorbirsi un fastidiosissimo effetto di pop-up delle textures, presente anche quando corriamo per le ambientazioni. I personaggi dialogano in lingua inglese ma menù e i sottotitoli sono ben tradotti in italiano, tutti gli effetti sonori sono discreti e la musica alterna pezzi abbastanza ispirati a musiche piuttosto piatte.
In conclusione, The Last Remnant fa della trama e del sistema di combattimento innovativo, anche se non immediato, il suo cavallo di battaglia e grazie a questi due elementi risulta godibile. Purtroppo una realizzazione tecnica ed una grafica non all’altezza delle aspettative non permettono al titolo di entrare nell’olimpo degli RPG. Però se siete in cerca di un prodotto con una storia in grado di catturarvi e di una forte componente strategica nei combattimenti, allora The Last Remnant fa sicuramente al caso vostro. 7.6
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