Recensione - Soldier of Fortune: Payback
di
Valentina Carparelli
P
Correva l’anno duemila, quando in quasi tutto il mondo veniva rilasciato uno tra i più cruenti, violenti, irriverenti, sanguinosi, impressionanti videogiochi della storia: Soldier of Fortune, sparatutto in prima persona di Raven Software in cui era racchiusa l’intera e reale crudezza della guerra. I creatori si avvalsero della collaborazione di un vero mercenario, John Mullins, arruolato dal governo statunitense con lo scopo di annientare un’organizzazione criminale neonazista colpevole di aver sottratto delle testate nucleari. Gli scenari di quel primo capitolo di Soldier of Fortune erano ambientati in paesi come Russia ed Iraq, e resi in maniera impeccabile grazie all'uso dello stesso motore grafico di Quake 2.
Il gioco utilizzava inoltre l'innovativo sistema Ghoul, un sistema di danneggiamento che sezionava “anatomicamente” il corpo di un soldato in ventisei parti (testa, arti superiori, arti inferiori, fianchi, ecc… ) smembrandolo, decapitandolo e martoriandolo al limite di ogni possibile brutalità. Lo stile di gioco aveva il compito di trasmettere proprio questo cinico, cattivo divertimento.
La guerra e’ bella, anche se fa male...
...cantava De Gregori in uno dei suoi famosi successi. Ma la guerra del nuovo episodio della serie, intitolato Soldier of Fortune: Payback e sviluppato dai Cauldron Activision Studios, a distanza di otto anni dal primo capitolo, non fa male ma malissimo nel peggior senso della parola.
Il gioco, infatti, è fatto male. Iniziamo dalla parte narrativa, che riprende la storia del mercenario Thomas Mason con il compito di recarsi in Cina per rintracciare un diplomatico e scortarlo fuori del Paese.Nella nostra missione ci aiuterà un soldato che si rivelerà essere la persona più marcia esistente sulla faccia della terra, ma non passeranno più di un paio di missioni che questo vostro “amico” sparirà assieme al diplomatico. Il gioco si ridurrà quindi ad inseguire il traditore tra una truculenta sparatoria e l’altra: tipica trama da film di serie b.
La longevità si attesta intorno alle sette, otto ore per dodici livelli. Inserito il dvd nella nostra console, il divertimento calerà inesorabilmente dopo la prima mezz’ora di gioco che servirà fungere da rampa di lancio alla violenza più gratuita. Grazie al sistema Ghoul vi divertirete a maciullare il nemico sparandogli in ogni parte del suo corpo, con il risultato di veder volare braccia, gambe, testa o tutte le altre ventitré parti del corpo messe a disposizione dal particolare sistema di danno usato. Esaurito però il nostro primordiale desiderio di sangue e violenza, l’interesse per il gioco si spegnerà totalmente anche perché ogni pezzo di carne o ossa vola sempre nella stessa maniera. Anche in questo il gioco è di una monotonia incredibile.
L’ intelligenza artificiale dei nemici è grottesca, vi sembrerà quasi di sentire il nemico dirvi: “Sono qui, maciullami, sono inerme, divertiti a vedere le mie piccole ed indifese membra staccarsi dal mio corpo e volare a terra”. La struttura dei livelli è estremamente lineare; c’è un solo percorso da seguire, strategia nulla. Ogni missione è preceduta da un briefing in cui poter selezionare i componenti di trentadue armi sbloccabili col proseguire il gioco. Avremo un’arma primaria ed una secondaria solitamente associata ad una molotov, lanciagranate, mirini di precisione.
Diciamo addio a medikit o bombolette medicamentose perché l’avvicinarsi della morte per il nostro alter ego la noteremo tramite una sorta di sanguinamento del video per l’arrivo dei proiettili nemici. Basterà accucciarci dietro un riparo per rigenerarci in pieno, stile CoD 4.
Una grafica mutilata
Soldier of Fortune: Payback presenta rari alti e moltissimi bassi per quanto concerne l’aspetto visivo. Poche scene con un impatto a dir poco commovente, con tanto di tramonto e confini arrossati, fanno da sfondo a violente carneficine: assolutamente stupefacente. Ma la poesia finisce qui perché il resto è scarno, povero.
Spesso si ha l’impressione di giocare a due versioni diverse del titolo, una di nuova generazione e l’altra di generazione passata con texture piatte e blande, scarsi modelli poligonali e pochi effetti applicati agli oggetti.
Le animazioni, in ogni modo, risultano fluide, senza cali di frame-rate. L’ audio è buono; le sparatorie sono riprodotte fedelmente, l’arma si “sente” pesante in mano, ogni rinculo è felicemente avvertibile nella vibrazione del joypad.
Conclusioni
Purtroppo, anche per gli appassionati della serie questo rimane un titolo da evitare: giocabilità appena sufficiente, grafica non orribile ma povera, longevità sotto la media per la campagna in singolo. Altresì dicasi per il multiplayer online, che se anche privo di lag risulta ripetitivo con i soliti Deathmatch, Cattura la bandiera, Team deathmatch. Insomma, una delusione sotto ogni profilo, sarà che abbiamo ancora vive nella memoria le bellezze di CoD 4, tutt'altra classe. 5.4
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