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Steel Seed

Recensione - Steel SeedXbox Series X | S DigitalGame

Dopo aver esordito nel mercato videoludico con diverse opere indie, il team italiano Storm in a Teacup ci propone, a cinque anni dal suo ultimo lavoro, un nuovo progetto: Steel Seed è un action-adventure che catapulta il giocatore in un mondo tecnologico e decadente, dove il destino dell'umanità è in pericolo. Saranno riusciti a centrare l’obiettivo? Scopritelo nella nostra recensione!
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Il Gioco

Iniziando questa recensione su Steel Seed, non posso fare a meno di richiamare il nome del precedente titolo del team romano, Close to the Sun. Se è vero che Storm in a Teacup ha mosso i suoi primi passi nel panorama indie con giochi come N.E.R.O. e Enki, è con Close to the Sun che il team ha davvero dimostrato di voler compiere il passo successivo, presentando un'avventura stratificata dalle tinte horror, che ha evidenziato la loro capacità di osare, sperimentare e la loro voglia di mettersi in gioco. Steel Seed segna un ulteriore passo nell'evoluzione del team, un action-adventure ricco di combattimenti, esplorazione, furtività ed ambientato in un affascinante mondo post-apocalittico affascinante. La trama ci mette nei panni di Zoe, una ragazza che si risveglia bruscamente diversi secoli nel futuro, in un corpo cibernetico e con pochi ricordi, legati per lo più a suo padre, il dottor Archer. L'uomo, consapevole che la fine dell'umanità era imminente, ha creato delle intelligenze artificiali per aiutarlo a salvare il mondo, progettando una struttura sotterranea in cui immagazzinare gli esseri umani sotto forma di "semi" (seed), pronti a risvegliarsi quando la Terra sarebbe divenuta di nuovo abitabile. Il Dr. Archer però venne ostacolato dalla stessa umanità, che considerava la sua visione del futuro troppo pessimistica. Il risveglio di Zoe è parte di un piano più grande, per permetterle di compiere il destino di suo padre e di salvare l’umanità. Nel suo viaggio attraverso questo decadente futuro non è sola: è infatti accompagnarla dal drone Koby e da un'intelligenza artificiale chiamata S4vi, che si manifesta sotto forma di ologramma che ricorda una divinità dell’antica grecia, pronta a fornirle la conoscenza necessaria per sopravvivere nel complesso sotterraneo.


Il compito di Zoe è quello di risvegliare l’umanità dal suo sonno secolare, ma per farlo deve vedersela con il generale Hogo, un robot costruito agli albori della Struttura con il compito di difenderla, ma che ora si oppone per qualche motivo al risveglio degli esseri umani, ritenendoli immeritevoli di tornare. Muovendosi nel vasto complesso sotterraneo, Zoe verrà chiamata a recuperare alcuni frammenti della coscienza del dottor Archer, necessari per riportarlo alla vita al fine di completare il risveglio dell'umanità.

Il gameplay si basa su tre pilastri principali: platform, combattimento e furtività. Nel gioco ci si muove agilmente attraverso quattro macro-livelli lineari, combattendo contro orde di IA nemiche progettate per eliminare anomalie come Zoe. Al fianco della ragazza, come detto in precedenza, troviamo Koby, un drone multifunzione che assiste la protagonista sia nell'esplorazione che nei combattimenti. L’alternanza tra fasi stealth, parkour e combattimenti tattici è il cuore pulsante del gioco. Le aree sono progettate per premiare la creatività del giocatore: è possibile scegliere di evitare i nemici oppure affrontarli con rapidità e precisione, utilizzando gadget tecnologici e abilità speciali. Il sistema di combattimento è piuttosto semplice e si basa principalmente sul combattimento ravvicinato grazie ad una spada di luce che Zoe può evocare in ogni momento. Una volta lockato il bersaglio, il sistema di combattimento permette di eseguire un attacco leggero, uno pesante e compiere una schivata. Il gioco inoltre include un albero delle abilità che permette di sbloccare nuove mosse, strumenti da usare tramite Koby e miglioramenti passivi per Zoe, aggiungendo una vivace varietà al combat del gioco.

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Per chi preferisce evitare il combattimento diretto invece, cosa che tra l’altro consigliamo come vedremo in seguito, il level design è genuinamente pensato per permettere un approccio completamente stealth. Ed è qui che Steel Seed brilla davvero, offrendo un’esperienza divertente e appagante. Utilizzando le coperture, il level design verticale e le aree di glitch (una sorta di "erba alta" cibernetica), Zoe può eliminare tutti i nemici silenziosamente, sfruttando magari anche gli strumenti di Koby per tendere imboscate o eliminare bersagli a distanza. Koby infatti può piazzare mine, usare esche sonore, sparare esplosivi e creare zone di glitch per nascondersi, con molti di questi strumenti da sbloccare man mano che si avanza.

Quando non si è impegnati negli scontri, l’esplorazione e il platform dominano l’esperienza. L’esplorazione, sebbene contenuta, è comunque piacevole, limitandosi a brevi corridoi secondari o porte segrete da scoprire, per cercare risorse, potenziamenti e collezionabili. Queste sezioni risultano molto divertenti, grazie ad un sistema di parkour che ricorda titoli come Jedi Survivor e Assassin's Creed, con Zoe che deve saltare, arrampicarsi su appigli e pareti, correndo di tanto in tanto lungo pareti metalliche appositamente illuminate dal neon. Ad impreziosire queste sezioni, il team italiano ha aggiunto alcuni momenti in cui tramite Koby bisogna interagire con interruttori e circuiti, con la funzione di spostare pannelli e pareti, aiutando Zoe nell’avanzare per i livelli. Inoltre, a metà gioco, Zoe ottiene dei propulsori che le consentono di planare e raggiungere luoghi precedentemente inaccessibili, utile anche per recuperare alcuni collezionabili nelle aree precedentemente esplorate. Per muoversi nel vasto complesso c’è anche una funzione di viaggio rapido/teletrasporto, raggiungibile grazie ai Nodi S4vi, punti di salvataggio che ricordano un po’ i falò in stile Souls. Non mancano poi momenti più “cinematografici”, dove ci si trova impegnati a correre e saltare in fasi più scriptate ma di forte impatto scenico, dove tutto esplode e cade a pezzi, portando alla memoria momenti simili visti nell’ultima trilogia di Tomb Raider.

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La progressione del gioco permette di potenziare sia Zoe che Koby, grazie ad un albero delle abilità che, nonostante non sia particolarmente vasto, introduce un sistema di sfide che ricorda molto quello di Starfield. Infatti dopo aver raggiunto un Nodo S4vi, anche se disponessimo dei punti Glitch necessari per l’acquisto di nuove abilità, queste vanno prima sbloccate tramite un raggiungimento di un obiettivo che le riguarda. Per farvi un esempio, se volete ottenere l’abilità “Contrattacco”, prima di acquistarla con i punti Glitch dovrete sbloccarla eseguendo 5 schivate perfette durante un combattimento. Questo sistema arricchisce gradevolmente l'esperienza, mettendo davanti al giocatore continue sfide da completare.

Come accennato in precedenza, il gioco prende in prestito alcune meccaniche introdotte dai Souls. Per esempio, non solo i combattimenti si rivelano eccessivamente complessi, specialmente dove sono presenti un maggior numero di nemici, ma i Nodi S4vi ricordano molto i falò di Dark Souls. Una volta trovato un Nodo, collegandosi ad esso si può potenziare Zoe, comprare munizioni per Kody, teletrasportarsi in altri Nodi già scoperti e infine curarsi. Quest’ultima azione ripristina completamente la salute di Zoe (dato che non si rigenera da sola, eccetto consumando l’energia di riserva condivisa con le abilità), ma allo stesso tempo rigenera tutti i nemici uccisi, in perfetto stile Souls.

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Dal punto di vista estetico, Steel Seed brilla per la sua atmosfera cupa e minimalista. Gli ambienti metallici e spesso monumentali trasmettono un senso di oppressione, rafforzato dall’oscurità spesso perenne che aleggia per gli scenari. I modelli dei personaggi sono di buona fattura, nonostante le animazioni durante le cinematiche zoppichino parecchio. Il gioco non propone alcuna scelta di modalità grafica tra Qualità e Prestazione, offrendo un’unica soluzione che mantiene una fluidità piuttosto solida sui 60 fotogrammi al secondo. Mentre l’accompagnamento sonoro purtroppo non è particolarmente degno di nota, rivelandosi alquanto sottotono, il doppiaggio in italiano si difende sapientemente bene, impreziosendo i pochi personaggi presenti con voci provenienti da attori e doppiatori noti e di talento, perfettamente calati nella parte.

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Amore

Un mondo piacevole da visitare

- Lo scenario imbastito dal team di sviluppo si presenta vivo e mai statico. Mi riferisco a questa mega struttura futuristica, dove le macchine si autoalimentano e creano altre macchine. Ovunque si posi lo sguardo, si vedono braccia meccaniche al lavoro, aeronavi che decollano e sorvolano la mappa oppure enormi Boss che si muovono in lontananza mentre ci danno la caccia. La sensazione di essere in una struttura costantemente in movimento e attiva è palpabile. Essendo tutto il gioco ambientato in un complesso sotterraneo, il sole è simulato da un enorme nucleo energetico, e non c’è dubbio che il team si sia impegnato nel costruire un mondo che, per quanto sci-fi, abbia una chiara a precisa identità. I quattro macro-livelli inoltre sono piuttosto diversificati e, senza fare spoiler, presentano una precisa caratterizzazione. Per inciso, lo stile generale è lo stesso, ma è chiaro come il team abbia cercato di aggiungere la maggior varietà visiva possibile, nonostante il gioco sia collocato tutto nella stessa struttura. Eppure il mix tra level design semplice ma efficace e l’architettura opprimente e cupa dove l’oscurità fa da padrona, rendono l’avanzare nel mondo di gioco sempre piacevole.

Da Metal Gear a Prince of Persia il passo è breve

- Se non fosse chiaro, le due componenti che spiccano in tutta la produzione sono le fasi platfom e le meccaniche di furtività. Avanzare per i livelli, aggrappandosi a sporgenze, funivie e saltando tra una piattaforma e l’altra, è un piacere ludico che si lascia godere senza problemi. Certo, non tutto è perfetto, ma una volta completata l’ennesima area da ripulire da nemici, gioirete trovandovi finalmente ad affrontare le sezioni platform del gioco. Anche le sezioni Stealth risultano le più interessanti dell’offerta ludica, con un level design pensato per stimolare il giocatore nella realizzazione di assalti furtivi e imboscate. Certo, l’IA dei nemici non brilla di certo per acume e non li vedrete mai compiere chissà quale strategia contro di voi. Ma non sottovalutateli, perché potrebbero sorprendervi in alcuni comportamenti. Come modificando il loro percorso di pattugliamento, nel caso rivelino un pericolo lungo la loro traiettoria.

Un robot in evoluzione

- Ho particolarmente apprezzato lo Skill Tree proposto dal team, che come accennato invoglia il giocatore a sperimentare con le varie tecniche di Zoe e Kody per poter sbloccare nuove abilità. Un po’ come avviene in Starfield, anche se qui ovviamente non dovete aspettarvi la stessa profondità. Ma la progressione è stimolante e sarete sempre spinti a cercare tutto il glitch necessario per acquistare le nuove abilità, che sia saccheggiando i corpi dei nemici abbattuti o trovando dei giacimenti nascosti per gli scenari, che hanno il sapore del classico scrigno del tesoro.

Odio

Narrazione e caratterizzazione da dimenticare

- Se l’universo creato da Storm in a Teacup si presenta affascinante sotto il punto di vista visivo, lo stesso non si può dire purtroppo della scrittura. La messa in scena e i dialoghi proposti sono di una banalità disarmante, con personaggi piatti e privi di una caratterizzazione che possa dargli una qualunque profondità. Per farvi un esempio, la protagonista Zoe si risveglia millenni dopo in un mondo post apocalittico e all’interno di un corpo cybernetico, ma oltre a fare un paio di commenti su quanto si assurda la cosa, non sembra per nulla sconvolta dalla situazione. Per di più la maggior parte dei dialoghi avvengono con Koby, che comunica solo attraverso alcuni beep sonori comprensibili a Zoe, ricordando i dialoghi tra umani e droidi in saghe come Star Wars. Tutto così si limita a un dialogo a senso unico dove la protagonista “commenta” le varie rivelazioni portate alla luce, senza poi chissà quale pathos. Anche i dialoghi con gli altri personaggi come S4VI e Hogo non brillano per scrittura e anzi, momenti che avrebbero dovuto essere drammatici ed epici si ritrovano a essere uno spiegone senza mordente con lo scopo di portare avanti la vicenda. La storia poi viene narrata anche attraverso dei documenti da leggere (per lo più piacevoli) che illustrano un po’ il world building e tramite delle cut-scene in game su cui è meglio stendere un velo pietoso. La regia è molto debole, con movimenti di camera spesso banali o nel peggiore dei casi insensati. Purtroppo come avrete capito, la Storia è sicuramente il punto più debole di tutta l’opera. Ed è un peccato, perché l’idea che sorregge il tutto è interessante, per quanto non completamente inedita.

Difficoltà sbilanciata

- Se nella recensione ho accennato all’elevata difficoltà dei combattimenti, vi assicuro che questo non risulta minimamente un pregio nemmeno per i giocatori più masochisti. A meno che non vogliate giocare l’avventura a difficoltà Facile, lo scontro diretto è spesso da evitare, invogliando il giocatore ad usare un approccio furtivo. I nemici sono ostici da abbattere e i danni che causano a Zoe con i loro attacchi sono davvero ingenti. Se aggiungiamo all’equazione un combat system povero di attacchi, il risultato è che il combattimento diretto risulta frustrante e poco piacevole. Inoltre i checkpoint non sono per nulla gestiti al meglio in questo caso. Immaginate di ripulire a fatica un’area dai nemici e di morire a causa di una esplosione accidentale di un barile esplosivo. Ecco, nonostante avevate già eliminato tutti e recuperato tutto il bottino, dovrete rifare tutto da capo. E fidatevi che rifare più volte lo stesso scontro a causa di una morte accidentale o per colpa di un bug (ci arriviamo…) non è per nulla piacevole.

Bug e problemi vari

- Ho potuto giocare a Steel Seed sia prima che dopo la del patch day one, e mentre molti problemi sono stati risolti, alcune lacune permangono come animazioni a volte rotte, crash improvvisi del gioco e uno strano bug che teletrasporta Zoe dopo un Quick Time Event in un punto random dello scenario, anche al fuori dalle aree percorribili. Per farvi un esempio, c’è un nemico kamikaze che corre verso di voi con l’intento di bloccarvi e farsi esplodere. Per salvarvi in caso veniate afferrati, dovete risolvere un breve Quick Time Event per lanciarlo via e farlo esplodere contro un altro nemico. Ecco, per tre volte dopo aver eseguito il QTE mi sono ritrovato teletrasportato lontanissimo, camminando in zone che non dovrebbero essere percorribili e perdendo così uno scontro ostico a un passo dalla fine. Tra l’ilarità surreale e la frustrazione, il tutto risulta indiscutibilmente poco piacevole. Segnalo infine una resa dell’illuminazione ambientale negli spazi aperti poco efficace, con aree di ombra e di luce che si caricano a pochi metri dal giocatore. Nel versante sonoro evidenzio un piccolo bug che, durante una manciata di dialoghi, trancia alcune battute sul finale, rendendo incomprensibile quello che i personaggi stanno dicendo. Finché il problema non verrà risolto, consiglio di tenere i sottotitoli attivi, in modo da leggere tutta la battuta prima che venga accidentalmente tagliata.

Tiriamo le somme

L’ultima fatica di Storm in a Teacup si presenta come un’avventura da vivere tra alti e bassi, imperfetta e divertente allo stesso tempo. Con Steel Seed il team si è spinto molto vicino al sole, forse troppo, confezionando sì un’esperienza che si lascia giocare e divertire per tutta la sua durata, ma che lascia l’amaro in bocca per alcuni limiti che ne oscurano la luce. Se il picco più basso del titolo risiede nella storia che risulta banale fin dall’inizio al poco climatico (e citofonato) finale, le qualità dell’opera risiedono nelle sue fasi platform e stealth, che stimolano e intrattengono per una dozzina d'ore il giocatore alla ricerca di un’azione tattica e ragionata. In questo caso Steel Seed potrebbe fare al caso vostro, fiduciosi che il prossimo volo di Storm in a Teacup non li porti vicino al sole, ma a brillare tra le stelle.
7.3

c Commenti (3)


L'autore

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Nato 500 anni dopo la sua epoca ideale, è un appassionato di videogiochi e cinema fin da quando era bambino. Megalomane, egocentrico e inspiegabilmente affascinante, crede di sapere tutto sul mondo videoludico e cinematografico, non accettando obiezioni. Nessuno è pari alla sua magnificenza.

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Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
stal: Si grazie con browser funziona , prima tramite app , ora l'hanno tolta.Va beh basta saperlo..
P 30-04-2025 1:05
Hulong Zhan Shi: @stal: mi sa che devi farlo da browser, vai su Google Chrome da cellulare e scrivi "Cloud gaming Xbox", da lì accedi col tuo account e giochi........ Se c'è un app, non saprei, non sono informato sul Cloud ahimè.
P 29-04-2025 7:40
stal: Qualcuno mi può spiegare come mai non riesco a giocare in cloud da smartphone? Tempo fa lanciavo l'app, sceglievo un gioco e giocavo , adesso lancio l'app vado su gamepass mi fa. Vedere tutti i giochi ma esce solo la voce installa in console non c'è la vice gioca .. Cosa mi sta sfuggendo?Grazie .
P 28-04-2025 20:35
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