Recensione - Steel Seed

Il Gioco
Iniziando questa recensione su Steel Seed, non posso fare a meno di richiamare il nome del precedente titolo del team romano, Close to the Sun. Se è vero che Storm in a Teacup ha mosso i suoi primi passi nel panorama indie con giochi come N.E.R.O. e Enki, è con Close to the Sun che il team ha davvero dimostrato di voler compiere il passo successivo, presentando un'avventura stratificata dalle tinte horror, che ha evidenziato la loro capacità di osare, sperimentare e la loro voglia di mettersi in gioco. Steel Seed segna un ulteriore passo nell'evoluzione del team, un action-adventure ricco di combattimenti, esplorazione, furtività ed ambientato in un affascinante mondo post-apocalittico affascinante. La trama ci mette nei panni di Zoe, una ragazza che si risveglia bruscamente diversi secoli nel futuro, in un corpo cibernetico e con pochi ricordi, legati per lo più a suo padre, il dottor Archer. L'uomo, consapevole che la fine dell'umanità era imminente, ha creato delle intelligenze artificiali per aiutarlo a salvare il mondo, progettando una struttura sotterranea in cui immagazzinare gli esseri umani sotto forma di "semi" (seed), pronti a risvegliarsi quando la Terra sarebbe divenuta di nuovo abitabile. Il Dr. Archer però venne ostacolato dalla stessa umanità, che considerava la sua visione del futuro troppo pessimistica. Il risveglio di Zoe è parte di un piano più grande, per permetterle di compiere il destino di suo padre e di salvare l’umanità. Nel suo viaggio attraverso questo decadente futuro non è sola: è infatti accompagnarla dal drone Koby e da un'intelligenza artificiale chiamata S4vi, che si manifesta sotto forma di ologramma che ricorda una divinità dell’antica grecia, pronta a fornirle la conoscenza necessaria per sopravvivere nel complesso sotterraneo.Il compito di Zoe è quello di risvegliare l’umanità dal suo sonno secolare, ma per farlo deve vedersela con il generale Hogo, un robot costruito agli albori della Struttura con il compito di difenderla, ma che ora si oppone per qualche motivo al risveglio degli esseri umani, ritenendoli immeritevoli di tornare. Muovendosi nel vasto complesso sotterraneo, Zoe verrà chiamata a recuperare alcuni frammenti della coscienza del dottor Archer, necessari per riportarlo alla vita al fine di completare il risveglio dell'umanità.
Il gameplay si basa su tre pilastri principali: platform, combattimento e furtività. Nel gioco ci si muove agilmente attraverso quattro macro-livelli lineari, combattendo contro orde di IA nemiche progettate per eliminare anomalie come Zoe. Al fianco della ragazza, come detto in precedenza, troviamo Koby, un drone multifunzione che assiste la protagonista sia nell'esplorazione che nei combattimenti. L’alternanza tra fasi stealth, parkour e combattimenti tattici è il cuore pulsante del gioco. Le aree sono progettate per premiare la creatività del giocatore: è possibile scegliere di evitare i nemici oppure affrontarli con rapidità e precisione, utilizzando gadget tecnologici e abilità speciali. Il sistema di combattimento è piuttosto semplice e si basa principalmente sul combattimento ravvicinato grazie ad una spada di luce che Zoe può evocare in ogni momento. Una volta lockato il bersaglio, il sistema di combattimento permette di eseguire un attacco leggero, uno pesante e compiere una schivata. Il gioco inoltre include un albero delle abilità che permette di sbloccare nuove mosse, strumenti da usare tramite Koby e miglioramenti passivi per Zoe, aggiungendo una vivace varietà al combat del gioco.

Per chi preferisce evitare il combattimento diretto invece, cosa che tra l’altro consigliamo come vedremo in seguito, il level design è genuinamente pensato per permettere un approccio completamente stealth. Ed è qui che Steel Seed brilla davvero, offrendo un’esperienza divertente e appagante. Utilizzando le coperture, il level design verticale e le aree di glitch (una sorta di "erba alta" cibernetica), Zoe può eliminare tutti i nemici silenziosamente, sfruttando magari anche gli strumenti di Koby per tendere imboscate o eliminare bersagli a distanza. Koby infatti può piazzare mine, usare esche sonore, sparare esplosivi e creare zone di glitch per nascondersi, con molti di questi strumenti da sbloccare man mano che si avanza.
Quando non si è impegnati negli scontri, l’esplorazione e il platform dominano l’esperienza. L’esplorazione, sebbene contenuta, è comunque piacevole, limitandosi a brevi corridoi secondari o porte segrete da scoprire, per cercare risorse, potenziamenti e collezionabili. Queste sezioni risultano molto divertenti, grazie ad un sistema di parkour che ricorda titoli come Jedi Survivor e Assassin's Creed, con Zoe che deve saltare, arrampicarsi su appigli e pareti, correndo di tanto in tanto lungo pareti metalliche appositamente illuminate dal neon. Ad impreziosire queste sezioni, il team italiano ha aggiunto alcuni momenti in cui tramite Koby bisogna interagire con interruttori e circuiti, con la funzione di spostare pannelli e pareti, aiutando Zoe nell’avanzare per i livelli. Inoltre, a metà gioco, Zoe ottiene dei propulsori che le consentono di planare e raggiungere luoghi precedentemente inaccessibili, utile anche per recuperare alcuni collezionabili nelle aree precedentemente esplorate. Per muoversi nel vasto complesso c’è anche una funzione di viaggio rapido/teletrasporto, raggiungibile grazie ai Nodi S4vi, punti di salvataggio che ricordano un po’ i falò in stile Souls. Non mancano poi momenti più “cinematografici”, dove ci si trova impegnati a correre e saltare in fasi più scriptate ma di forte impatto scenico, dove tutto esplode e cade a pezzi, portando alla memoria momenti simili visti nell’ultima trilogia di Tomb Raider.

La progressione del gioco permette di potenziare sia Zoe che Koby, grazie ad un albero delle abilità che, nonostante non sia particolarmente vasto, introduce un sistema di sfide che ricorda molto quello di Starfield. Infatti dopo aver raggiunto un Nodo S4vi, anche se disponessimo dei punti Glitch necessari per l’acquisto di nuove abilità, queste vanno prima sbloccate tramite un raggiungimento di un obiettivo che le riguarda. Per farvi un esempio, se volete ottenere l’abilità “Contrattacco”, prima di acquistarla con i punti Glitch dovrete sbloccarla eseguendo 5 schivate perfette durante un combattimento. Questo sistema arricchisce gradevolmente l'esperienza, mettendo davanti al giocatore continue sfide da completare.
Come accennato in precedenza, il gioco prende in prestito alcune meccaniche introdotte dai Souls. Per esempio, non solo i combattimenti si rivelano eccessivamente complessi, specialmente dove sono presenti un maggior numero di nemici, ma i Nodi S4vi ricordano molto i falò di Dark Souls. Una volta trovato un Nodo, collegandosi ad esso si può potenziare Zoe, comprare munizioni per Kody, teletrasportarsi in altri Nodi già scoperti e infine curarsi. Quest’ultima azione ripristina completamente la salute di Zoe (dato che non si rigenera da sola, eccetto consumando l’energia di riserva condivisa con le abilità), ma allo stesso tempo rigenera tutti i nemici uccisi, in perfetto stile Souls.

Dal punto di vista estetico, Steel Seed brilla per la sua atmosfera cupa e minimalista. Gli ambienti metallici e spesso monumentali trasmettono un senso di oppressione, rafforzato dall’oscurità spesso perenne che aleggia per gli scenari. I modelli dei personaggi sono di buona fattura, nonostante le animazioni durante le cinematiche zoppichino parecchio. Il gioco non propone alcuna scelta di modalità grafica tra Qualità e Prestazione, offrendo un’unica soluzione che mantiene una fluidità piuttosto solida sui 60 fotogrammi al secondo. Mentre l’accompagnamento sonoro purtroppo non è particolarmente degno di nota, rivelandosi alquanto sottotono, il doppiaggio in italiano si difende sapientemente bene, impreziosendo i pochi personaggi presenti con voci provenienti da attori e doppiatori noti e di talento, perfettamente calati nella parte.

Commenti