Recensione - The Outlast Trials
Il Gioco
Siamo una persona qualsiasi, un derelitto, qualcuno che ha commesso un grave errore e ora si trova ai margini della società a dormire in un sudicio vicolo alla periferia di chissà quale grande città. Quel manifesto che prometteva un lauto e facile compenso in cambio di qualche test in un laboratorio sembrava proprio la soluzione almeno temporanea dei nostri problemi. Murkoff era scritto di sfuggita, in un angolo di quel pezzo di carta che pareva darci una possibilità di redenzione. Invece, appena giunti al laboratorio veniamo storditi, legati e ci viene impiantato in testa con un trapano un visore notturno alimentato tramite una specie di zaino a batteria appoggiato al nostro petto. Ci risvegliamo sdraiati su un letto all’interno di una struttura dalla parvenza di una prigione/ospedale, insieme a un altro manipolo di persone che hanno subìto il nostro stesso destino.
MX Video - The Outlast Trials
Sembra l’inizio di uno dei tanti film di Saw l’Enigmista; invece è l’incipit di The Outlast Trials, l’ultima fatica di Red Barrels, già autori dei precedenti episodi della serie di Outlast. Il gioco è un prequel della serie di survival horror in prima persona, ed è ambientato ai tempi degli esperimenti della Murkoff corporation nel 1953 all’interno della sua struttura di ricerca. In termini di gameplay, per quanto qualche punto di contatto ci sia con i vecchi giochi single player, preparatevi a deviare in modo sostanziale dal survival horror claustrofobico che siamo stati abituati a giocare in passato, perché con questo prequel ci troviamo di fronte a un gioco a enigmi cooperativo. Lo scopo è svolgere alcun compiti per completare l’esperimento che ci viene assegnato dal capo della struttura e poter uscire con successo dalla stanza in cui ci troviamo. Il feeling se vogliamo è quello di una specie di escape room, ma all’interno della quale abbiamo chiaro cosa dobbiamo fare per poterne uscire. La trama e l’ambientazione vengono introdotte con un piccolo tutorial della durata di mezz’ora circa che consiglio a tutti in quanto spiega le meccaniche principali del gioco oltre che il funzionamento delle trappole e dei vari oggetti sparsi nel gioco.
Nella stanza principale, che funge da lobby dell’esperienza multiplayer, abbiamo anche un paio di attività/easter egg: è possibile giocare a scacchi (nel modo classico) o a braccio di ferro (attraverso un minigioco ritmico molto divertente) contro un altro dei giocatori presenti in quel momento.
Le ambientazioni in cui si svolgono le varie missioni hanno un’atmosfera insana. In molti modi mi hanno ricordato la Rapture dei primi due Bioshock, e così anche alcuni dei nemici che popolano gli anfratti di questo istituto. E’ presente tantissimo sangue e ancora più elementi sessuali espliciti ed elementi splatter. Le missioni in cui è strutturato il gioco possono essere lo spingere un carrello attraverso diversi check point con sotto-task da svolgere per sbloccarne i tornelli, oppure il portare uno specifico oggetto dal punto A al punto B e così via.
Naturalmente non è semplice come a dirsi, i livelli di The Outlast Trials sono infarciti di trappole e popolati di diversi nemici capitanati dalla signora Gooseberry e dal Sergente Leland Coyle. Il nemico però che ho trovato più inquietante è lo Skinner Man (che trae molta ispirazione dallo Slender Man), che si manifesta solo quando siamo in preda alla psicosi e ci insegue consumando lentamente la nostra energia vitale. Dai precedenti capitoli, The Outlast Trials eredita il fatto che il nostro personaggio è completamente inerme nei confronti dei nemici: non esiste nessun tipo di arma da utilizzare a esclusione degli artefatti, che però non possono ucciderli ma solo aiutarci a uscire in qualche modo dalle situazioni scomode. Portare a termine le missioni garantisce una serie di ricompense in card e in denaro. Il denaro serve unicamente per acquistare elementi cosmetici per personalizzare il personaggio e la stanza che occupa nel gioco. Niente che possa cambiare o rendere più semplice il gioco.
L’altra tipologia di ricompensa, sotto forma di ticket verdi, serve per sbloccare e potenziare gli artefatti, che consentono di semplificare di molto l’esperienza. Sono presenti quattro tipi diversi di artefatti: Stordimento, Accecamento, Cura e Raggi X. Non sono quattro per caso, in quanto dovrebbero essere equipaggiati dai quattro componenti il nostro team multiplayer. Per quanto sia possibile equipaggiare tutti lo stesso artefatto, il gruppo migliore sfrutta l’insieme di tutti e quattro.
Lo stordimento blocca temporaneamente i nemici che ci danno la caccia. L’accecamento, in maniera simile allo stordimento, acceca il nemico rendendogli più difficile la nostra individuazione. L’artefatto cura invece, penso si commenti da solo, mentre l’artefatto Raggi X permette di individuare i nemici attraverso i muri. Non è tutto qui, perché i ticket possono essere spesi anche nella farmacia per apprendere alcune tecniche di difesa che renderanno più coriaceo il nostro personaggio.
The Outlast Trials è un horror cooperativo puro, e, per quanto sia possibile giocarlo anche in single player, riesce a dare il meglio di sé quando si gioca in compagnia di almeno uno o due amici. Una menzione d’onore va al comparto grafico che è estremamente curato e rifinito. Il gioco inoltre gira a 60 FPS sia su Series S (a 1440p) che su Series X (in 4K). Consentitemi infine un piccolo suggerimento, e con questo mi allaccio anche al comparto audio: giocate in chat di gioco, perché è presente un audio direzionale molto ben fatto.
Amore
Follia allo stato puro
- The Outlast Trials è un gioco folle, disturbato e disturbante, insano. Se siete fan di Saw l’Enigmista, qui potete trovarne a palate. L’atmosfera è presa di peso dai primi Outlast, anche se per certi versi ho trovato anche l’angoscia opprimente dei giochi alla Bioshock, con i nemici che parlano da soli dicendo cose senza senso e terribili. Gli antagonisti sono caratterizzati con un livello di follia totale, le loro azioni e le ambientazioni rendono l’atmosfera iper-claustrofobica e angosciante. Persino alcune missioni hanno obiettivi disturbanti, chiedendo ad esempio di punire “bambini cattivi” buttandoli in un tritatutto. Naturalmente si parla di manichini, tuttavia è ugualmente inquietante.Longevo e divertente con gli amici
- Se avete almeno un amico con cui fare coppia fissa, The Outlast Trials esprime il suo massimo potenziale. Giocare in compagnia è proprio il modo in cui è stato pensato il gioco e in questo modo è possibile svolgere i vari compiti senza frustrazione e dividendo i compiti con altre persone. A questo scopo sono stati inseriti gli artefatti, che consentono a quattro persone di collaborare utilizzando abilità diverseGraficamente molto ispirato
- Un altro bel punto a favore di The Outlast Trials è certamente dato dal comparto grafico. Il gioco è ancora sviluppato in UE4, e il motore viene sfruttato al 100% con una pulizia e una qualità dei dettagli estremamente curata. Red Barrels era già riuscito con il primo Outlast a ottenere un risultato simile: il gioco girava su UE3 ed aveva un dettaglio grafico molto alto per i tempi.Odio
Alla lunga ripetitivo
- Uno dei più grossi limiti di The Outlast Trials e che probabilmente costringerà all’abbandono prematuro molti giocatori, è data dalla ripetitività delle missioni. Dopo una decina di ore di gioco, comincia a emergere il fatto che per svolgere un determinato tipo di missione occorra fare sempre quell’elenco di azioni predefinito. L’unico fattore che rimane randomico è la posizione degli oggetti curativi/collezionabili e degli interruttori che occorre premere per completare la missione.Single player frustrante
- Naturalmente The Outlast Trials è un gioco spiccatamente multiplayer, e si vede. Se avete intenzione di provare a cimentarvi da soli, sappiate che la difficoltà aumenta in maniera esponenziale. Sebbene la difficoltà delle varie missioni si regoli un minimo in base a quanti giocatori le stanno affrontando, portarle a termine con successo diventa molto lungo. Possiamo passare anche decine di minuti a fuggire o a nasconderci dai nemici, per poi morire e dover ricominciare da capo. Forse se amate i titoli "masocore", potete apprezzare questo modo di giocare.[CONCLUSIONI]
The Outlast Trials è in definitiva un buon gioco, non il capolavoro che vi costringerà a correre a fare l’acquisto compulsivo dell’anno, ma se giocato in compagnia di un paio di amici è molto divertente e vi farà trascorrere qualche ora di intrattenimento. I problemi arrivano dopo un certo numero di ore, quando comincia a pesare la ripetitività delle missioni e la mancanza di cose da fare extra. E’ importante chiarire che il gioco non è un survival horror, sebbene possa regalarvi qualche jumpscare. 7.5
Commenti