Recensione - Brothers: A Tale of Two Sons Remake
Il Gioco
Dopo aver realizzato alcuni apprezzati lungometraggi, nel lontano 2013 un giovane e talentuoso regista, lo svedese-libanese Josef Fares, debutta come game designer scrivendo e dirigendo Brothers: A Tale Of Two Sons, la cui realizzazione viene affidata allo studio svedese Starbreeze (qui trovate la nostra recensione dell’epoca). A quel debutto faranno poi seguito altri due memorabili titoli come A Way Out e soprattutto It Takes Two, entrambi a loro volta incentrati su una coppia di protagonisti. Ma, mentre i titoli successivi rimangono tuttora nella disponibilità del buon Josef attraverso la sua casa di produzione Hazelight, i diritti di Brothers sono di proprietà di 505 Games, che in occasione del decennale dall'uscita del gioco, ha deciso di proporre questo remake, peraltro affidandolo allo studio milanese Avantgarden (precedentemente noto come Ovosonico). Questo remake è stato quindi realizzato senza un coinvolgimento diretto di Fares, che però è stato consultato; d’altra parte si tratta di un progetto decisamente rispettoso dell’impianto originario del gioco.
MX Video - Brothers: A Tale of Two Sons Remake
Per chi non conoscesse il gioco, la vicenda di Brothers: A Tale of Two Sons Remake parte da un dramma, l'annegamento di una giovane donna davanti agli occhi di uno dei due figli, il minore, il quale da una piccola barca osserva impotente la figura della madre sparire tra le acque. Come non bastasse, nel momento in cui gioco inizia, il padre cade gravemente ammalato e come prima cosa i due fratelli devono organizzare un'improvvisata barella per trasportarlo presso il Sapiente del villaggio.
Questo primo compito serve per introdurci ai controlli, e tanto vale affrontare subito anche noi l’argomento, data la loro particolarità. I comandi da impartire al gioco sono quanto mai essenziali: abbiamo soltanto la possibilità di muoverci con la levetta direzionale e di attivare un comando di azione premendo il grilletto frontale. Questa essenzialità consente di avere “spazio” per governare entrambi i fratelli in un solo controller: levetta e grilletto di destra sono dedicati al fratello minore, quelli di sinstra al maggiore. E’ comprensibile fare un po’ di fatica, soprattutto all’inizio e specie quando capita che le posizioni a schermo dei due protagonisti non siano coerenti con la disposizione che s’è detto, ma il gioco non è particolarmente esigente: soltanto in alcuni frangenti è richiesto un certo tempismo/coordinazione tra i due fratelli, molto spesso si ha invece tutto il tempo che si vuole per muovere con calma il “fratello giusto”. Progredendo nel gioco, e sviluppata quindi un po’ di memoria muscolare, diventerà tutto decisamente più naturale ed anzi ci si troverà quasi d’istinto a muovere in contemporanea i nostri protagonisti.
Ma torniamo alla nostra vicenda. Purtroppo il responso non è per nulla positivo: la malattia è letale ed inarrestabile, non c’è speranza per il padre di Naia e Naiee (questi i nomi dei due fratelli, e credo siano gli unici nomi propri di cui si sia a conoscenza in tutto il “cast” del gioco), a meno di non recuperare un miracoloso elisir prodotto soltanto da un albero magico situato in una zona remota, di cui per fortuna il sapiente è in grado di fornire una mappa. I due fratelli si mettono così precipitosamente in viaggio alla ricerca della cura miracolosa, affrontando un viaggio denso di pericoli, incontri e scoperte... viaggio di cui non riveliamo altro, perché davvero la sequenza di colpi di scena e rivelazioni che contrassegna la vicenda di questo gioco merita d’essere vissuta con tutte le emozioni di una “prima volta”, nel caso siate tra coloro che possono ancora godere di quest’opportunità.
Il progresso nella storia è suddiviso in capitoli ed ognuno di essi è connotato da specifiche meccaniche di gameplay: alcuni sono più basati su fasi di platforming, altri prevedono la risoluzione di puzzle (per i quali dovremo sfruttare l’agilità nonché le piccole dimensioni del fratello minore e la forza del fratello maggiore), altri ancora ruotano intorno ad una boss-fight, anche queste da affrontare con un lavoro di squadra ben organizzato. Ad ogni modo, ogni livello si può esplorare a fondo, curiosando e provando ad interagire con oggetti e persone incontrati nel mondo di gioco: a compensare la relativa brevità della campagna principale, già nel gioco originale erano state inserite numerose occasioni di siparietti ed “easter egg” (utilizzati peraltro anche per evidenziare le differenze caratteriali tra i due fratelli) ed in questo remake le opportunità di interazione sono state ulteriormente sviluppate.
Eh sì, perchè appunto di vero remake si tratta, per quanto sia stata mantenuta la fedeltà alle meccaniche di gioco originarie. Che, soprattutto sul piano visivo, Avantgarden si sia concessa una certa libertà, è evidente fin dalla primissima sequenza: mentre nel gioco originario la scena d’apertura della tempesta è questione di pochi secondi non particolarmente dinamici, in questo rifacimento è stata resa assai più complessa e coinvolgente. Interventi dello stesso tipo sono disseminati lungo tutto il gioco, aumentandone di molto la spettacolarità, anche grazie all’evidente salto in avanti del dettaglio grafico.
Ma non basta, in quanto tutti gli ambienti di gioco risultano sistematicamente arricchiti di oggetti e dettagli (basta soffermarsi sul primissimo ambiente della storia: lo studio del Sapiente) ed il passaggio dalla versione 3 alla 5 di Unreal Engine viene sfruttato enfatizzando a dovere effetti di luminosità dinamica molto efficaci. Rispetto all'originale, la palette dei colori risulta mediamente più calda, con luci più diffuse ed ombre meno nette: artisticamente il gioco è sempre stato notevole, e adesso lo è ancora di più.
Se i nostri occhi possono certamente dirsi soddisfatti, altrettanto vale per le nostre orecchie. La colonna sonora è stata notevolmente arricchita e per di più ri-registrata utilizzando una vera orchestra. Specie nella prima parte, l’atmosfera di questo remake è musicalmente molto più piena e vivace, con motivetti che accentuano il contrasto tra la prima fase dell’avventura, relativamente spensierata, e le situazioni invece più “impegnative” che attendono i protagonisti nel corso della vicenda.
Rimanendo nel comparto audio (in un certo senso), segnaliamo che è stato invece mantenuto inalterato un altro degli aspetti peculiari di questo gioco: la rinuncia all’utilizzo di un vera e propria lingua parlata, sostituita nei dialoghi recitati da uno pseudo-linguaggio modellato sull’arabo. Soluzione creativa, di sicuro adatta per quello che, va ricordato, nasceva come un progetto “indie”, ma che funziona egregiamente, risultando appunto uno degli elementi più riconoscibili del gioco e finendo per dare ancora più risalto alle animazioni.
Per completare la rassegna delle innovazioni principali introdotte dal remake (che poi di piccoli cambiamenti il gioco è zeppo, con numerosi “ritocchi” applicati ovunque: controlli, puzzle, animazioni, interfaccia) non si può non citare l’aggiunta della modalità cooperativa, per due giocatori in locale. Si tratta di una funzionalità fin da subito richiesta dagli utenti, ritenuta “naturale” vista la presenza di una coppia di protagonisti, anche se Brothers: A Tale of Two Sons Remake rimane concepito prima di tutto come gioco single-player, modalità che rimane il riferimento per le scelte di level e game design. La co-op va considerata quasi come un bonus, una sorta di esperimento. Come funziona allora questo esperimento? Devo dire decisamente bene: ho avuto modo di completare un intero play-through in cooperativa e l’esperienza è stata molto coinvolgente, anche perchè si tende via via ad identificarsi con il personaggio che si sta controllando. Le meccaniche sono quelle pensate per il giocatore singolo, per cui affrontate in coppia risultano ancora più elementari, con il risultato che la run (a patto di avere una minima intesa come duo!) risulta ancora più spedita e trascinante. Ottima la possibilità di poter passare tra le due modalità in qualsiasi momento, attenzione però che il progresso viene mantenuto solo per il giocatore “principale”.
Più che buono anche il ventaglio di opzioni offerte, tra cui spicca l’ormai consueta possibilità di scelta tra modalità Prestazioni e modalità Qualità, nonché numerose opzioni di accessibilità, ad esempio. per facilitare l’individuazione dei personaggi in relazione all’ambiente di gioco.
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