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Suicide Squad: Kill the Justice League
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Recensione - Suicide Squad: Kill the Justice LeagueXbox Series X | SGame

Dopo quasi nove anni di attesa arriva sulle nostre console la nuova fatica di Rocksteady, il talentuoso studio che ha dato vita alla saga di Batman Arkham. Con Suicide Squad: Kill the Justice League il team londinese si addentra in un territorio inesplorato, creando una nuova visione dell’Arkhamverse ed allontanandosi dal gameplay tipico dei titoli che li hanno resi famosi. Scopriamo insieme con quali risultati.
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Il Gioco

Sono passati cinque anni dal finale di Batman: Arkham Knight, con Batman che ha salvato Gotham City dall’assedio di Spaventapasseri in un magnifico epilogo narrativo trainato dal Protocollo Knightfall. Molte cose sono cambiate da allora, con Superman che propone all’uomo pipistrello di unirsi alla Justice League, composta dal già citato Uomo d’Acciaio, Flash, Wonder Woman e Lanterna Verde. In cinque anni può però accadere di tutto, e mentre la Justice League si prepara a celebrare una giornata di festa dedicata proprio al gruppo di Eroi nella futuristica città di Metropolis, qualcosa di minaccioso si manifesta nei cieli: una misteriosa astronave a forma di teschio, dalle intenzioni non del tutto chiare, che incute timore al solo guardarla. La Justice League vola verso l’oggetto per indagare sulla sua natura, finendo per sparire per giorni. Mentre i cittadini di Metropolis attendono speranzosi segni dei cinque eroi dal cielo, la fredda Amanda Waller, direttrice dell’agenzia governativa A.R.G.U.S., capisce che qualcosa non va. Con un convoglio militare si dirige quindi a Gotham City, alla volta della prigione per supercriminali Arkham Asylum, per assoldare la peggiore feccia per una disperata missione suicida. Manipolati dalla Waller, i noti criminali Deadshot, Harley Queen, Capitan Boomerang e King Shark si ritrovano così catapultati contro la loro volontà in una Metropolis sotto assedio, con un ordigno esplosivo impiantato nella loro testa in caso decidessero di disertare. La loro missione è sconfiggere non solo la minaccia aliena, ma anche l’ultimo baluardo di difesa dell’umanità: la Justice League, ora soggiogata e al servizio di Brainiac, l’invasore alieno.

MX Video - Suicide Squad: Kill the Justice League

Questo è l'incipit che ci accompagna nelle prime ore di gioco di Suicide Squad: Kill the Justice League, titolo ambientato nello stesso universo di Batman Arkham, saga con la quale condivide il pipistrellone, alcuni personaggi ma dalla quale si discosta molto a livello di struttura e gameplay. Qui impersoniamo i criminali della Suicide Squad, dal passato diverso e ognuno incarcerato per motivi diversi. Ogni personaggio ha un suo equipaggiamento unico che comprende due armi da fuoco, un’arma corpo a corpo, un sistema di spostamento rubato alla Justice League come Jetpack o Bat-rampini, e successivamente delle granate dall’alto potenziale esplosivo. Mentre alcuni personaggi possono utilizzare più tipi di armi, come Harley Queen e Capitan Boomerang che possono scambiarsi fucili a pompa o pistole, alcune bocche da fuoco sono riservate a specifici personaggi.

Deadshot è considerato un killer infallibile che non sbaglia mai un colpo. Equipaggiato con fucili d’assalto e fucili da cecchino, si sposta per Metropolis grazie a un jetpack dinamico e versatile. Harley Queen, identica a come l’avevamo lasciata nell’ultimo titolo di Arkham, predilige mitragliette, fucili, pistole ed enormi martelli da clown per il combattimento corpo a corpo. Come gadget per spostarsi utilizza il rampino di Batman, combinato con un Bat-Drone che la segue ovunque lei vada. Capitan Boomerang invece, oltre a fare affidamento al suo boomerang negli attacchi ravvicinati/melee, predilige fucili a pompa e pistole. Grazie al guanto della velocità di Flash, inoltre, può muoversi alla velocità della luce nel punto esatto in cui scaglia il suo veloce boomerang. King Shark viceversa, essendo l’unico metaumano del gruppo, non ha bisogno di gadget. Dotato di un’incredibile forza fisica, può compiere enormi balzi per spostarsi da un tetto all’altro e arrampicarsi per i muri grazie ai suoi artigli. Mentre per il corpo a corpo preferisce lame e falci, come bocca da fuoco il possente uomo-squalo imbraccia armi pesanti come Minigun e Mitragliatori d’assalto.

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Durante il gioco possiamo impersonare qualsiasi personaggio dei quattro disponibili, passando da un all’altro durante le fasi esplorative, e siamo chiamati a vedercela con gli scagnozzi di Brainiac che stanno assediando la città di Metropolis. Le unità nemiche non sono altro che esseri umani convertiti in creature mostruose, che rispondono ai comandi del loro padrone. Questi umanoidi sono sparpagliati per tutta Metropolis, mentre i cittadini superstiti si nascondono per non essere catturati e trasformati in mostri a loro volta.

Il gioco si pone come uno sparatutto in terza persona in un mondo open-world, con la città liberamente esplorabile (eccetto per un quartiere che verrà sbloccato mentre si procede con la storia), dove abbiamo la libertà di scegliere quale incarico affrontare per progredire nella campagna, tra Missioni Principali e Missioni Secondarie, assegnate dai vari membri della Squadra di Supporto. Tutta l’avventura si svolge in questa versione sotto assedio di Metropolis, una città piuttosto vasta e dall’architettura che sembra partorita da una visione futuristica immaginata negli anni ottanta. Suddivisa in sei quartieri, la città propone scorci che mescolano quartieri più periferici a centri della finanza con altissimi grattacieli costruiti uno sopra all’altro, ricordando la versione a fumetti o animata della città stessa. Seppur il gioco sia pensato per una fruizione in co-op, l'intera esperienza può essere affrontata anche in giocatore singolo, lasciando all’intelligenza artificiale il compito di gestire gli altri tre compagni della Squad.

Gli incarichi che Amanda Waller assegna alla squadra suicida sono piuttosto “semplici”: indebolire le forze aliene, scoprire come penetrare lo scudo della nave teschio e… sconfiggere la Justice League. I supereroi più potenti della Terra rappresentano delle vere e proprie Boss Fight, e per poter avere anche una sola chance di sconfiggerli, servirà l’equipaggiamento giusto. Il cast quindi si arricchisce di alcuni personaggi di supporto, che incontriamo man mano che avanziamo nella campagna, che ci proporranno Missioni Secondarie utili a sbloccare potenziamenti, nuove armi ed equipaggiamento. Troviamo quindi il Pinguino, che una volta reclutato ci permette di potenziare o creare armi da zero. Poison Ivy, che infonde le cosiddette Alterazioni nelle armi da mischia o nelle granate dei membri della Squad, permettendoci di aggiungere danni da Gelo, Fuoco e Veleno ai nostri attacchi ed aiutandoci ad uscire spesso da situazioni piuttosto difficili. C'è poi il Giocattolaio, un ragazzino con la passione per la tecnologia che ci realizzerà equipaggiamenti sempre più potenti, permettendoci di infondere potenziamenti e statistiche bonus alle nostre armi. A questi si aggiungono anche altri personaggi che non vi svelerò per evitare spoiler.

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Alternando quindi le missioni secondarie a quelle principali, possiamo ottenere tutto quello che vi serve sia per sconfiggere gli scagnozzi di Brainiac, che comprendono unità come soldati semplici, cecchini, carri armati e altre creature di notevoli dimensioni, che per sconfiggere gli eroi della Justice League. Man mano che svolgiamo le nostre attività, otteniamo poi delle loot box che rilasciano nuove armi, risorse utili per costruire armi ed equipaggiamento, oltre che Punti Esperienza necessari per salire di livello. Ogni personaggio infatti dispone di tre alberi delle abilità, suddivisi per categoria come attacchi in volo o con armi da fuoco, che ci permettono di sbloccare nuovi attacchi o di accedere a bonus fisici di vario tipo. Tenete a mente che, mentre completare missioni ricompenserà la squadra con tot punti esperienza, solamente il personaggio che state utilizzando otterrà Esperienza dai nemici abbattuti. Quindi non tutti i membri della squadra saliranno di livello alla stessa velocità, obbligandovi a variare di tanto in tanto da un personaggio all’altro nel caso stiate giocando in single player.

Il sistema di combattimento è piuttosto dinamico e veloce, con i classici controlli di mira e fuoco delegati ai due grilletti, con il grilletto destro che funge anche da attacco corpo a corpo quando non si sta mirando. Questo tipo di attacco è molto utile per danneggiare i nemici con un’alterazione oppure per far recuperare lo scudo al nostro personaggio. Infatti, mirando e sparando alle gambe, indeboliamo il nemico, facendo comparire sulla sua testa un'icona a forma di scudo. In quel caso il nemico diventa vulnerabile alla mossa “Mieti Scudo”, che attraverso gli attacchi corpo a corpo rilascia cariche di scudo essenziali a ripristinare la nostra corazza. Infine abbiamo poi il contrattacco che, similmente ai combattimenti di Batman Arkham, va utilizzato col giusto tempismo mentre un nemico sta per effettuare un potente attacco, così da stordirlo e potergli successivamente scaricare addosso tutto il nostro caricatore. Infine abbiamo le Granate, che non sono disponibili da subito, che una volta ottenute e accuratamente potenziate sono in grado di infliggere ingenti danni ai gruppi di nemici.

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Oltre alle Missioni Secondarie, un buon modo per fare esperienza bonus e ottenere materiali extra è quello di dedicarsi agli Incarichi. Questi non sono altro che delle infinite quest che comprendono compiti piuttosto semplici come eliminare una decina di nemici in un determinato quartiere della città oppure eseguire delle combo utilizzando delle armi specifiche. Niente di complesso, ma se completate la playlist di tre al giorno, riceverete un lauto bonus in punti EXP e risorse per il crafting.

Sul versante della personalizzazione, oltre alle armi ed all'equipaggiamento, è possibile personalizzare l’aspetto della nostra Squad con costumi e accessori. Entrambe queste opzioni hanno un valore esclusivamente estetico e non influenzano in alcun modo le statistiche dei personaggi. È possibile aggiungere ciondoli alle armi, cambiare lo stemma che ci identifica online, i costumi da indossare con diverse varianti tra cui scegliere, personalizzabili anche nel colore e nelle texture. Quasi tutti i costumi si possono sbloccare giocando e progredendo nella Campagna, mentre alcuni sono relegati allo store in-game e acquistabili con valuta reale.

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Il titolo ci propone, tra alti e bassi, un comparto grafico pulito e gradevole nel complesso, con i modelli poligonali dei personaggi di ottima fattura, dotati di animazioni che brillano sotto l’aspetto dell’espressività, dei movimenti in-game e durante le cinematiche, il tutto a 60 fotogrammi al secondo (anche su Series S, anche se con qualche sacrificio negli effetti visivi). L’ambientazione invece non appare completamente ispirata, con quartieri e zone meno curati di alti. Il doppiaggio, disponibile completamente in lingua italiana, presenta delle voci azzeccate e ben caratterizzate, ad eccezione forse di quelle associate a Deadshot e Batman. Mentre per il pipistrello di Gotham la voce sembra la maggior parte delle volte poco convincente per il personaggio (già qui non abbiamo Marco Balzarotti come in Batman Arkham), la voce di Deadshot sembra appartenere a un uomo di età molto più vecchia rispetto al modello del personaggio. Il resto del cast comunque appare azzeccato e molto convincente, complice anche l’ottimo adattamento dei testi in italiano, che ha saputo mantenere l'efficacia di battute e giochi di parole. Di buona fattura anche le musiche e gli effetti sonori, che sanno enfatizzare i momenti di pathos e più drammatici della narrazione. Sul versante della longevità, per concludere solo la Campagna principale servono circa una decina di ore, destinate ad aumentare se vorrete completare tutte le Missioni Secondarie, l’endgame e gli immancabili collezionabili.

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Amore

Gameplay frenetico e divertente

- Dopo aver giocato decine di ore al titolo Rocksteady posso affermare con sicurezza che un valore della produzione è il suo gameplay. Frenetico, esplosivo e dinamico, combattere per le strade e i tetti di Metropolis risulta sempre divertente e coinvolgente. Mescolare le possibilità delle varie armi e gadget dà luogo a scontri visivamente piacevoli, con effetti particellari come esplosioni di ottima qualità e sempre ancorati ai 60 frame per secondo.

Una storia convincente e ben curata

- Man mano che si procede nella storia, una cosa che salta subito all’occhio è la cura che Rocksteady ha infuso nella scrittura dei suoi personaggi e nella narrazione globale dell’avventura. La regia delle cut-scene, per quanto semplice, risulta comunque piacevole da guardare, con dialoghi sempre brillanti e siparietti comici mai fuori contesto. Più di una volta mi ha dato l’impressione di guardare una puntata della serie tv The Boys, più che il film The Suicide Squad diretto da James Gunn. I protagonisti interagiscono tra loro in maniera convincente, volgare e sfacciata, con i membri della Justice League che si prendono gioco di loro in più occasioni, ritenendoli dei “pagliacci” piuttosto che una seria minaccia. Anche i comprimari funzionano nella maggior parte dei casi, soprattutto la figura di Amanda Waller, interpretata dall’attrice Debra Wilson che sa dare vita a un personaggio freddo e calcolatore, ma che a volte fatica a nascondere le proprie paure davanti a una minaccia extramondo come Brainiac. Inoltre, nonostante il tono del gioco sia comunque piuttosto divertente e leggero, non mancano alcuni momenti più seri e drammatici che mettono sia gli eroi che i villain di fronte a momenti di notevole impatto.

Odio

Che è successo all’Uomo del Domani?

- Per quanto la narrazione sia uno dei pregi di Suicide Squad: Kill the Justice League, purtroppo non è tutto oro quello che luccica. Senza fare spoiler, ho trovato che non tutti i membri della Justice League siano stati contestualizzati a dovere e con la stessa profondità, con alcuni relegati a una mera presenza scenica piuttosto che essere un valore aggiunto per la storia. Oltre a ciò, ho notato che alcuni personaggi si comportano in maniera piuttosto diversa dalle loro controparti fumettistiche. Non sto parlando degli eroi sotto il controllo di Brainiac, ma di personaggi che osservano eventi davanti ai loro occhi indifferenti, mentre chi conosce nei fumetti sa che questi dovrebbero avere reazioni molto diverse. Per un fan DC Comics questo potrebbe far storcere parecchio il naso, soprattutto se vediamo la cura riposta dalla stessa Rocksteady nella tessitura e scrittura dei titoli dedicati a Batman.

Epilogo insoddisfacente

- Gli alti (molti) e bassi (pochi) della narrazione del gioco coinvolgono anche la trama principale. Tutto scorre piacevole in un crescendo che vi terrà incollati alla console, con momenti piuttosto epici che vi rimarranno impressi. Purtroppo, però, verso il terzo atto dell’avventura, qualcosa si rompe, frantumando alcune delle ottime sensazioni sviluppate lungo l’esperienza. Per piegarsi all’esigenza di essere un live service, con un suo endgame che dovrà avere mesi di nuove missioni e contenuti, la storia scivola fino a banalizzarsi ed a lasciare un distinto amaro in bocca. Sia chiaro, il gioco ha un finale tutto sommato soddisfacente, ma scordatevi climax finali dal grande impatto come nei titoli della saga di Batman. A mio avviso la scelta narrativa presa è una mediocre toppa per giustificare l’endgame e la sua ambientazione.

La gente muore. Io ti fermo, tu poi evadi e ricominci da capo

- Uso questa citazione da Batman Arkham City per introdurre il problema della ripetitività del gioco. Se durante le prime ore, tra un gameplay divertente e una storia accattivante, tutto sembra funzionare, ben presto vi renderete conto che il titolo propone un pigro e banale lavoro di quest design. Eccetto qualche rara eccezione, le missioni di Suicide Squad: Kill the Justice League sono praticamente le stesse identiche già affrontate più e più volte. Cambierà la zona della città, ci sarà qualche modificatore e condizione da rispettare differente, ma sono esattamente le stesse: fai fuori tutte le ondate nemiche in una zona, difendi un oggetto prezioso fino allo scadere del tempo, salva dei civili nascosti in una zona della città eliminando prima tutto quello che ti separa dagli ostaggi, ecc… Il gameplay non offre nessuna varietà da questo punto di vista, ed è un terribile peccato. Se guardiamo ad altri GaaS di successo, come Sea of Thieves e Destiny 2, si può notare come i rispettivi team di sviluppo siano riusciti a offrire sfide piuttosto diverse, con puzzle ambientali da risolvere nel bel mezzo del combattimento, oppure momenti di platform per spezzare il ritmo. Qui non c’è proprio nulla di tutto ciò e la cosa purtroppo non migliora con l’endgame, di cui vi parlerò a breve.

Questa città merita un architetto di maggior classe

- Stavolta cito Il Cavaliere Oscuro per introdurre l'argomento world design. L’open world di Suicide Squad: Kill the Justice League è vecchio di almeno quindici anni: la città di Metropolis, per quanto a prima vista possa sembrare piuttosto ispirata nella sua realizzazione, col passare delle ore rivela una distintiva mediocrità e ripetitività di fondo. Per quanto sia vasta, sono veramente pochi gli scorci suggestivi che hanno anche solo una possibilità di rimanere impressi nella memoria dei giocatori: eccetto forse per la classica Wayne Tower, la LexCorp o il Daily Plantet. Il resto è piuttosto anonimo e per quanto il team di artisti abbia cercato di arricchire di dettagli ogni strada o vicolo, la natura frenetica del gameplay non vi terrà mai fermi abbastanza per notarlo. Inoltre, oltre a qualche pattuglia di nemici da eliminare, i collezionabili relegati alle sfide dell’Enigmista (per giunta molto meno ispirate rispetto a quelle affrontate nella cupa Gotham City) e di alcune tracce audio lasciate dai cittadini che arricchiscono poveramente il world building, non c’è davvero altro da fare o raccogliere durante l’esplorazione della città. Ben presto vi ritroverete a finire una missione e ad attraversare velocemente la città fino al prossimo incarico, curandovi ben poco di quello che c’è nel mezzo.

Sistema di abilità problematico

- Se a prima vista l’Albero delle Abilità dei membri della Squad possa ricordare quello di giochi come Borderlands, ben presto ci si rende conto di quanto male sia stato progettato tutto il sistema. Oltre ad essere confusionario, tutto il sistema di potenziamento ruota attorno al concetto di combo. Per farvi alcuni esempi: se fai una combo 10x con fucili, ottieni il 2% di probabilità di critico. Oppure, se esegui una combo in volo pari a 20x, ottieni un bonus scudo del 5% riutilizzabile poi dopo un'attesa di 15 secondi. Tutte le abilità si basano su bonus percentuali ottenuti dal numero di combo ottenute in determinati contesti. Il problema è che il gioco è talmente frenetico che spesso non si sta molto sul pezzo per faticare nell’ottenere quel misero 5%, quando buttando una granata bella potente con magari qualche alterazione attiva, si sbaraglia in velocità il gruppo di nemici. Magari alcune skill che riguardano il sistema di spostamento (piuttosto limitato), lo sblocco di qualche mossa Finish o che effettivamente danno un notevole vantaggio con danni ingenti possono dare qualche soddisfazione, ma la maggior parte di esse risultano piuttosto inutili. Anche per quel che riguarda l’equipaggiamento come armi e modificatori, si ha spesso l’impressione che le statistiche e i bonus incidano davvero poco, se non con armi piuttosto uniche. Quindi spesso, piuttosto che andare dal Giocattolaio per potenziare un'arma e spendere risorse, basterà completare le missioni secondarie di ogni personaggio secondario per essere ricompensati con un'arma più che dignitosa e ottima per ogni occasione.

Un Endgame in crisi infinita

- Affrontiamo l’elefante nella stanza, cioè la natura GaaS del gioco e il suo Endgame. Chi vi scrive ha giocato centinaia di ore a Sea of Thieves e alla saga di Destiny, quindi ho anche un certo debole verso questo tipo di esperienze. Ergo mi sento piuttosto a mio agio nel dirvi che l’elemento GaaS di Suicide Squad semplicemente non funziona. Una volta terminata la Campagna principale, si apre l’Endgame che, senza fare Spoiler, vi prepara ad affrontare la vera minaccia finale del gioco attraverso il Multiverso DC. Qui il team di sviluppo, attingendo alle possibilità infinite del Multiverso, poteva costruire missioni e sfide nuove, differenziandosi da quelle della Campagna. Cosa che purtroppo non avviene. Una volta completato il gioco si sbloccano le Incursioni dette Crisi Infinite, delle missioni ambientate in un Elseworld alternativo. Queste incursioni possono essere affrontate ogni volta in difficoltà sempre maggiore, sbloccate man mano che si ripetono. Raggiunto il livello di difficoltà massimo in una Incursione (possono variare da 10 o più livelli) si sblocca una nuova modalità e un Boss Finale da sconfiggere per quell’Incursione. Fin qua nulla di anomalo in un GaaS, e su carta l’idea funziona, se non fosse che subentrano dei problemi poco piacevoli. Innanzitutto, per fare un’Incursione bisogna spendere 1000 punti Prometeo, ogni qual volta che si vuole ripeterla. E come si ottengono questi punti? Beh, ripetendo le missioni secondarie dell’Open World ancora e ancora. Le stesse che avete già svolto durante la Campagna principale. Va bene, d’accordo, è normale ripetere le missioni in un GaaS, direte voi. Il problema purtroppo riguarda la già menzionata natura banale e ripetitiva di queste missioni. Un singolo Assalto di Destiny 2, con i suoi ambienti ispirati allo stato dell’arte, le fasi platform, i boss e le sue sfide, vale molto più di tutte le missioni di Suicide Squad. Inoltre, delizia finale, cosa pensate siano le Incursioni? Esatto, le stesse identiche missioni, ma ambientate nella realtà alternativa e di difficoltà maggiore. Ammettendo che un giocatore solitario o in cooperativa decida di affrontarle tutte, le ricompense valgono la fatica? Dipende. Nel gioco base le ricompense dell’Endgame ruotano attorno a premi ispirati al personaggio di Bane, una delle più famose nemesi di Batman. Quindi si ottengono armi molto potenti con il Venom (la sostanza tossica di Bane) come Alterazione, numerosi nuovi accessori e una modalità inedita. A onor del vero le armi sono davvero notevoli nel design e nelle statistiche, ma dubito saranno un incentivo sufficiente per tutti i giocatori. La speranza è che con l’arrivo delle Stagioni, la cui prima a tema Joker è prevista nelle prossime settimane, possano arricchire un Endgame potenzialmente interessante, ma che con i contenuti attuali risulta abbastanza scarno. La Stagione 1 non solo introdurrà il personaggio giocabile del Joker, che si unirà di fatto alla Squad, ma anche un nuovo Elseworld (sperando in un level design e un’estetica migliore di quello attuale), nuove cinematiche e una nuova porzione di storia, il tutto gratuitamente. Solo il tempo ci dirà se questo sarà sufficiente a risollevare la situazione oppure no.

Tiriamo le somme

Con Suicide Squad: Kill the Justice League Rocksteady spinge il suo Arkhamverse verso nuovi orizzonti, arricchendolo di personaggi inediti e interessanti, ma fallisce nell’amalgamare il nuovo gameplay, l’audace narrazione e la struttura da Game as Service in un’opera solida e convincente, che possa spingersi oltre i confini del Multiverso DC. Preso come esperienza "sparatutto ignorante” da farsi con amici o in solitaria, senza pretese di profondità, il gioco diverte piacevolmente. Ma le ambizioni di Suicide Squad sono ben diverse, e preso come un titolo che deve durare per mesi o anche anni, il quadro cambia drasticamente. A chi è rivolto questo gioco? Un fan della saga di Batman Arkham vi troverà poco o nulla di familiare, se non sul versante narrativo. Ai fan dei loot shooter? Forse, accettando però il fatto che la profondità e bellezza di un Borderlands è distante quanto Krypton e la Terra da questo titolo. A un gruppo di amici che cerca un titolo co-op con cui passare le serate invernali? Può darsi, ma siamo ben lontani dai picchi qualitativi più alti di un Destiny o Sea of Thieves. Ai fan sfegatati DC Comics? Ecco, forse loro sono quelli che più di tutti potrebbero apprezzare questa folle avventura ambientata nel Multiverso DC, che pur se con fragili gambe si regge tutto sommato in piedi. Oppure a tutti coloro che ho citato, consapevoli del prezzo d’ingresso e che, sviscerata la Storia e domato il suo gameplay, non rimane altro che un mausoleo da ammirare, che per quanto imponente e bellissimo, sempre mausoleo rimane. Le speranze di ripresa del titolo sono tutte riposte nei contenuti in arrivo e nel supporto post-lancio.
6.0

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L'autore

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Nato 500 anni dopo la sua epoca ideale, è un appassionato di videogiochi e cinema fin da quando era bambino. Megalomane, egocentrico e inspiegabilmente affascinante, crede di sapere tutto sul mondo videoludico e cinematografico, non accettando obiezioni. Nessuno è pari alla sua magnificenza.

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