Recensione - Dead Space
Il Gioco
Quando si gioca il remake di un titolo, è chiaro sin da subito che bisogna compiere una grande rinuncia: qualsiasi mistero, colpo di scena o anche solo un dettaglio relativo alla trama è già di pubblico dominio, bisogna quindi rinunciare ad ogni sorpresa, e per un gioco che punta molto sulla componente narrativa e sulla suspance da essa prodotta non è una rinuncia da poco. Fortunatamente sono trascorsi ben tre lustri dall'uscita del primo Dead Space, quindi per tutti quelli con la memoria corta come il sottoscritto sarà quasi come giocare ad un gioco nuovo, inoltre il tempo trascorso porta con sé un'intera generazione di nuovi giocatori che magari non hanno mai sentito nominare questa serie, e quindi possiamo dedicare le prossime righe ad un veloce ripasso della storia che ci condurrà nello spazio profondo.
MX Video - Dead Space
In Dead Space impersoniamo Isaac Clarke, un ingegnere spaziale in spedizione verso il vascello minerario USG Ishimura, una nave di trivellazione planetaria al lavoro nel sistema Aegis. Il compito della nostra spedizione è quello di riparare il sistema di comunicazione della nave, visto che da tempo è impossibile comunicare con loro. Inoltre la nostra fidanzata Nicole è uno degli ufficiali medici a bordo della Ishimura, complicando ulteriormente una situazione che da classica missione di routine con tanto di risvolti sentimentali ha tutte le carte in regola per diventare una vera e propria tragedia. Non appena raggiungiamo la nave diventa però chiaro il problema che ci troviamo di fronte: oltre ad un attracco decisamente poco gentile, la situazione sembra ben più grave di una banale avaria al sistema di comunicazione. Al nostro arrivo non veniamo accolti né dalle guardie né tantomeno da ufficiali, l'equipaggio è scomparso e la Ishimura stessa è in condizioni terribili, certamente non normali. Basterà davvero poco per scoprire che la nave è invasa da alcune creature da incubo che ci perseguiteranno in questa nostra disperata missione: i Necromorfi. Creature aliene grottesche, spaventose, assetate di sangue e dotate di artigli capaci di dilaniare facilmente chiunque ne entri in contatto. Inevitabilmente quella che era una banale missione di riparazione si trasforma in una lotta su più fronti: quella per la nostra salvezza, quella per il recupero di Nicole ed anche il cercare di capire cosa sta succedendo sulla nave da trivellazione. Infatti l'origine di questi abomini non è affatto chiara, non può certamente essere una specie indigena vista la natura disabitata del pianeta Aegis 7, e la presenza di esponenti della setta religiosa Unitology tra i membri dell'equipaggio contribuisce ad infittire un mistero che il gioco ci porterà a svelare.
Come dicevo, Isaac è un semplice ingegnere, certamente non il classico marine iper addestrato ed armato fino ai denti, e questo ha un forte impatto su tutto il gameplay, a partire dal movimento del nostro personaggio, non certo agile e scattante, ma piuttosto goffo anche a causa dell'armatura da lavoro, il RIG, che indossiamo nel nostro peregrinare sulla USG Ishimura. Anche il nostro arsenale non sarà composto da armi da fuoco vere e proprie, ma piuttosto da strumenti da lavoro convertiti in apparecchi letali che ci aiuteranno a tenere a bada gli spaventosi Necromorfi. Entra ora in scena uno degli aspetti fondamentali di Dead Space: lo smembramento dei nostri nemici. Per sconfiggere queste mostruosità non è sufficiente scaricare decine di colpi sul corpo, i tipici headshot sono praticamente inutili e capiterà spesso di essere inseguiti da queste aberrazioni anche se decapitate. Per eliminarli abbiamo una sola ed unica opzione: farli letteralmente a pezzi. E' quindi di fondamentale importanza capire i punti di forza delle nostre armi, trovare quelle più efficaci a seconda dei nemici che incontriamo ed agire di conseguenza. Ognuna di esse è ora caratterizzata da una doppia modalità di fuoco che si rivelerà più o meno utile a seconda della situazione, e ne possiamo equipaggiare fino a quattro contemporaneamente, assegnandole alle quattro direzioni del D-Pad. Il nostro arsenale, esattamente come il RIG, è interamente potenziabile e per farlo è sufficiente trovare dei dispositivi chiamati "Nodi" per poi utilizzarli nelle apposite stazioni di vendita. Trovarli però non è semplice e spesso è opportuno perlustrare il vascello palmo a palmo per recuperarne qualcuno, operazione che si rivela utilissima anche nell'ottica del recupero di munizioni, fisiologicamente scarse in ogni Survival Horror che si rispetti, ed anche per dipanare il mistero che si cela dietro a tutta questa oscura faccenda.
Oltre a questi strumenti ed ai loro relativi upgrade, possiamo contare anche sul preziosissimo aiuto di altre due capacità che avremo sempre a disposizione. La Stasi, che ci permette di rallentare uno o più nemici facilitando il loro smembramento, e la Cinesi, che ci consente di raccogliere oggetti di fortuna da scagliare contro i nemici - da tubi capaci di infilzarli appendendoli al muro a serbatoi di propellente esplosivo perfetti per occuparsi di gruppi numerosi di Necromorfi - arrivando a sfruttare i resti dei nemici contro loro stessi: possiamo infatti raccogliere gli artigli strappati dai loro arti per infilzarne altri in un tripudio di sadica iperviolenza. Queste due capacità unite alla versatilità del nostro arsenale vanno a creare un gameplay soddisfacente e vario, oltre che terribilmente cruento e, come da tradizione, caratterizzato dalla tipica “pestata” di Isaac. Una volta che avremo sconfitto un nemico sarà utilissimo spappolarlo con il nostro piede per recuperare preziosissime munizioni supplementari. Non mancano anche alcuni puzzle ambientali, tutti piuttosto semplici a dire il vero, che sfrutteranno entrambi questi nostri poteri per poter essere risolti permettendoci di proseguire il nostro cammino.
Tutto quello che vi ho descritto finora vale sia per il Dead Space del 2008 che per questo remake, ma sono i ragazzi di EA Motive che tengono a sottolineare il buon numero di novità, piccole e grandi, introdotte con il nuovo titolo. Naturalmente la prima e ben visibile novità è quella rappresentata dalla realizzazione tecnica del gioco che ora sfrutta a dovere il motore Frostbite di DICE, donandoci una USG Ishimura ancora più spaventosa di quanto ricordassimo e di cui vi parlerò a breve. Le novità riguardano anche la storia che fa da sfondo a Dead Space, che ora si arricchisce di nuovi dialoghi che coinvolgono anche lo stesso Isaac (che nel gioco originale era invece completamente muto), di nuove scene, nuove aree ma anche nuovi messaggi di testo e vocali che vanno ad arricchire alcuni dettagli della Lore, arrivando sino a nuove missioni secondarie completamente opzionali che ci permettono di scoprire retroscena assenti dal gioco originale oltre che a piccole ricompense come i sempre graditi rifornimenti di munizioni e medikit. Rifatto da zero anche il doppiaggio italiano, che sebbene (e per fortuna!) perda il nome "pesante" di Dario Argento, può contare su una realizzazione migliorata rispetto al titolo originale.
Tutte queste aggiunte contribuiscono a migliorare ulteriormente una già buona longevità; per completare il gioco al livello intermedio, compiendo tutte le missioni secondarie e perlustrando piuttosto a fondo la Ishimura, ho impiegato poco più di 17 ore, un risultato di tutto rispetto e, una volta conclusa la prima run, abbiamo a disposizione il classico New Game Plus che ci permette di portare in una nuova partita tutti i progressi che abbiamo ottenuto, permettendoci di arrivare anche ad un finale alternativo. Aspetto non certo di poco conto per un gioco che ha una certa rigiocabilità anche per il fatto che è impossibile potenziare completamente tutte le nostre armi in una sola partita, o anche soltanto per metterci alla prova contro Necromorfi più forti e pericolosi.
Qualche modifica è stata fatta anche al sistema di potenziamento delle armi, in cui non ci sono più spazi vuoti con Nodi che andavano sprecati, ma ogni singolo Nodo utilizzato garantisce sempre un potenziamento ad uno dei parametri della nostra arma. Anche le zone a gravità zero hanno subito un forte svecchiamento, portandole ai livelli di Dead Space 2 e 3, dandoci quindi completa libertà di manovra grazie all'uso dei propulsori montati sulla nostra tuta. Da sottolineare anche la rinnovata gestione delle ferite ai nostri nemici. I Necromorfi possono ora vantare una sorta di "realizzazione a strati" che viene influenzata dai colpi a cui sarà sottoposta. Col primo colpo dilanieremo la pelle, permettendoci di vedere il muscolo, col secondo colpo renderemo il muscolo a brandelli vedendo l'osso e così via. Un dettaglio che spesso nella frenesia del gioco sarà difficile notare, ma che fa un certo effetto non appena lo vedrete e che si rivela anche utile per dare una misura ai potenziamenti addottati sulle nostre armi. Se potenziate a dovere scopriranno direttamente l'osso anche con un colpo solo rendendo più tangibile l'effetto delle migliorie apportate. Concludo l'elenco di queste modifiche con la doverosa introduzione di un menu dedicato alle opzioni di accessibilità, aspetto giustamente portato agli standard odierni.
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