Recensione - The Riftbreaker
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Fin dai primi momenti del gioco, appare evidente come la serie Starcraft sia stata d'ispirazione, almeno dal punto di vista artistico, ai ragazzi di EXOR Studios: la scienziata combattente protagonista del gioco, Ashley, appare molto simile alla Nova della serie di Blizzard, indossando anche una tuta robotica molto simile nel design agli space marine di Starcraft. Ashley è chiamata a fare ricerca ed iniziare a colonizzare un pianeta pieno zeppo di alieni insettiformi, costruendo una base per generare nuove risorse e via dicendo. Qualunque screen, filmato o premessa sulla storia pare quasi uno spin-off della storica serie di Blizzard.Le similitudini si fermano però qui, perché non appena avviata la prima partita notiamo che The Riftbreaker non è un classico RTS. Controlliamo infatti solo Ashley nella sua armatura, con un gameplay di impronta twin-stick shooter e gioco di ruolo d'azione, permettendoci di usare armi corpo a corpo, lanciagranate e laser. E' possibile inoltre posizionare sulla mappa oggetti utilizzabili tatticamente come stazioni curative o mine esplosive, ognuno con un tempo di cooldown dopo essere posizionato per impedirci di esagerare con il loro uso. Tutto questo è mirato a sfoltire le fila nemiche, visto che gli alieni sciamano in gruppi molto numerosi verso di noi: singolarmente non sono molto forti, ma arrivano in tantissimi ed è facile finire sopraffatti. L'aspetto tecnico del gioco è poi stato particolarmente curato, con effetti di sangue, luce, ombre, e vegetazione mossa dal vento che rendono molto belli e vivi gli scenari.
MX Video - The Riftbreaker
Ma The Riftbreaker non è solo azione: alla componente twin-stick shooter si aggiunge anche una forte componente strategica. Similmente a saghe come Age of Empires o il già citato StarCraft infatti, in giro si trovano miniere di diverse risorse, che possiamo estrarre piuttosto rapidamente con l'armatura di Ashley. Queste risorse ci serviranno per costruire un centro di comando con relativa gestione: possiamo costruire muri, torrette difensive, edifici per sbloccare potenziamenti, miniere automatizzate e via dicendo. A differenza dei classici RTS, nei quali possiamo saltare liberamente con la telecamera tra i punti da gestire, qui dobbiamo recarci personalmente nei luoghi in cui vogliamo costruire o estrarre risorse; quindi non possiamo essere impegnati contemporaneamente in un combattimento e nella gestione della base, ma dovremo decidere cosa sia prioritario fare.
Immancabile anche una componente di gestione dell'energia, utilizzata e consumata dalle nostre costruzioni: ci sono diversi tipi di accumulatori che possiamo creare per immagazzinare l'energia estratta dai minerali, quella solare, quella eolica e via dicendo. L'atmosfera sul pianeta però cambia di continuo, con il vento che può alzarsi o fermarsi da un momento all'altro, e il ciclo giorno/notte può rendere le centrali solari dei costosi fermacarte per qualche ora. Abbiamo quindi la possibilità di spegnere temporaneamente tutto ciò che non viene utilizzato, oltre a poter potenziare e ampliare le capacità di pressoché ogni costruzione esistente.
La campagna del gioco ci porta attraverso lande aliene sempre più popolate di nemici, ma con sempre più tecnologie a nostra disposizione per cavarcela. E' un'esperienza corposa e divertente, ma non l'unica: la parte più rigiocabile del titolo è la modalità Survival, dove attraverso sfide di diverse difficoltà dobbiamo mettere in campo quanto imparato per resistere più a lungo possibile, fino all'inevitabile morte che potrebbe giungere dopo sessioni di gioco anche molto lunghe. Preparatevi qualche snack, la guerra è lunga e dolorosa. Mai due partite sono uguali poiché, come nella campagna, anche qui ogni area è generata proceduralmente. C'è persino una modalità Sandbox dove è possibile personalizzare ogni regola a piacimento!
Mi sono ritrovato più di una volta a pensare alle strategie da provare nel gioco anche quando ero lontano dalla console. Le opzioni tattiche, il gameplay adrenalinico e divertente, ma anche la notevole produzione audiovisiva rendono il gioco unico e memorabile, nonostante qualche pecca di cui leggerete più in basso. Il titolo è peraltro localizzato in italiano per quel che riguarda tutti i testi e sottotitoli, mentre vi ricordo che è presente nella libreria dell'abbonamento Xbox Game Pass.
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