Recensione - A Juggler's Tale
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
A Juggler's Tale narra la storia, tramite le parole di un cantastorie le cui rime accompagnano ogni sua vicenda, di un giovane fanciulla di nome Abby, chiusa in gabbia come attrazione da circo solo per essere liberata insieme al suo amico orso per un pochi minuti, giusto il tempo di mettere una scenetta per il pubblico. Abby sa però che c'è un mondo da scoprire lì fuori, e così un giorno trova lo stratagemma per scappare dal suo gabbiotto e fiondarsi verso l'ignoto. A Juggler's Tale è la sua avventura, con il narratore muove tutti i fili, letteralmente.
MX Video - A Juggler's Tale
Giocando al titolo dei tedeschi kaleidoscube è impossibile non evocare un parallelo con le ben più note opere di Playdead, Limbo e INSIDE: è palese come queste opere abbiano isiprato, a volte anche fin troppo, le avventure di Abby, ma il piccolo team tedesco è comunque riuscito a realizzare qualcosa di sufficientemente originale sia nelle meccaniche di gioco che nelle tematiche affrontate. Alla base le somiglianze sono molte: grafica 3D stilizzata ma con colori tendenti al realismo, atmosfere piuttosto cupe ed un gameplay platform dominato più dall'esplorazione e la risoluzione di enigmi che da salti, velocità e combattimenti come in altri titoli del genere.
In questo scenario ci troviamo a interagire con vari oggetti, ma non manca anche qualche minuscola acrobazia tra salti e la possibilità di aggrapparsi alle sporgenze. La vera novità di A Juggler's Tale sta però nella già citata gestione dei fili. Ogni personaggio del gioco, umano o animale che sia, è legato a dei fili come una classica marionetta e mosso dal cantastorie che narra le vicende. E questo espediente non fa parte solo di una scelta stilistica e narrativa, ma influenza anche il gameplay stesso: la presenza infatti dei fili ci impedisce di infilarci in alcuni cunicoli, ma possono anche essere sfruttati a per spostare leve o altri elementi che il corpicino della bambina non potrebbe mai raggiungere.
Persino nelle parti platform più classiche la presenza di questa "mano divina" fa la differenza, con il narratore che in alcune situazioni muove letteralmente i fili per salvarci da una situazione pericolosa, disintegrando così la quarta parete che dovrebbe separare l'autore e i personaggi immaginari della vicenda. Ma saranno davvero così tanto immaginari? Perché ci vuole poco a capire che, per l'appunto, il cantastorie ha controllo sui personaggi ma questi non sono solamente delle marionette. I personaggi del gioco godono di volontà propria, e già nel secondo capitolo si può intravedere una creatura che in qualche modo spezza il legame col suo burattinaio.
Attorno a questo collegamento ruota quasi tutta la trama del titolo, con la vita da schiava della protagonista all'interno del circo che trova diversi paralleli con la sua nuova esistenza, poiché i fili che la controllano rimangono ancora lì, mentre il narratore parla talvolta direttamente ad Abby cercando di manipolarla in più di un modo. Un concept molto intrigante, che porta anche ad alcuni momenti sorprendenti e memorabili, ma non vi dirò di più per evitare spoiler.
Si tratta comunque di un gioco per lo più lineare, con la rigiocabilità data principalmente dalla presenza di alcuni piccoli segreti ed eventi secondari che non per forza ogni giocatore affronterà al primo tentativo. Man mano che si avanza alcune delle sezioni platform richiedono una maggior precisione e velocità, mentre alcuni puzzle risultano abbastanza cervellotici per il genere, senza contare addirittura la presenza di sezioni stealth e inseguimenti. Tutto questo non dura però moltissimo: parliamo di due ore abbondanti per arrivare alla fine della trama, ma molto godibili e variegate. Il gioco infine presenta il parlato in inglese e tedesco, ma è fortunatamente localizzato in italiano nei testi e sottotitoli.
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