Recensione - The Forgotten City
Il Gioco
Se, all'avvio di The Forgotten City, doveste pensare di aver lanciato un nuovo titolo Bethesda, nessuno vi biasimerebbe: il titolo di Modern Storyteller inizia infatti come uno dei The Elder Scrolls del passato, con un eroe senza nome che si sveglia in un luogo sconosciuto, davanti ad un personaggio che gli chiede di chi sia, come si chiama e gli fornisce una breve spiegazione di dove si trovi. Persino i dialoghi sono in pieno Bethesda-style, con la telecamera che zooma sul volto del nostro interlocutore mentre selezioniamo le opzioni di dialogo. Non a caso il gioco nacque nel 2015 come mod di Skyrim, e solo dopo il grande successo ottenuto con questa versione gli sviluppatori hanno deciso di fare sul serio ricreandolo da zero con con Unreal Engine. Il risultato finale è molto diverso dalla mod originale: le architetture di Skyrim lasciano posto a costruzioni romane, la grafica grezza del tempo è sostituita da modelli molto più rifiniti e tutto il bagaglio RPG del titolo Bethesda è stato abbandonato in favore di una pura avventura a enigmi in prima persona.
MX Video - The Forgotten City
L'avventura di The Forgotten City inizia ai giorni nostri, col protagonista che si sveglia sulla riva di un fiume che scopriremo presto essere il Tevere: ci troviamo in un'area boschiva vicino Roma. Vicino a noi troviamo una ragazza sconosciuta che ci chiede il nostro nome e, chi siamo nel più classico stile di "creazione personaggio" made in Bethesda: possiamo dirle che siamo un archeologo, un soldato, un fuggitivo o un amnesiaco, scelte che influiranno poi sulla disponibilità di alcune linee di dialogo nel corso del gioco. Una volta fatta la conoscenza, la ragazza ci spiega che ci troviamo appena fuori un complesso di ruderi romani, nei quali un altro sconosciuto si è addentrato qualche ora fa senza fare però ritorno: ci chiede quindi di andarlo a cercare (apparentemente il ragazzo le ha chiesto di non muoversi qualsiasi cosa accada), dopo di che ci riporterà alla civiltà con la sua barca. Ci vediamo quindi costretti ad accontentarla, addentrandoci tra i ruderi dove inizierà la vera avventura: durante l'esplorazione troviamo le rovine disseminate da statue d'oro raffiguranti persone apparentemente in fuga da un terrificante pericolo, e dopo un po' troviamo un tempio con all'interno un misterioso portale, che una volta attraversato ci porta… nella stessa zona, ma un paio di migliaia d'anni prima, al tempo degli antichi romani.
Quella che appariva come una decadente serie di ruderi si mostra ora come una vera e propria cittadina romana, con sgargianti edifici, un mercato e dei sobborghi più poveri, in cui però qualcosa non quadra: i cittadini non sono tantissimi, poco più di una decina, e sono presenti ancora alcune statue dorate, anche se in minor numero. Dopo aver esplorato un po' la zona, arriviamo al palazzo del Magistrato, il governatore della città, il quale ci spiega che sul posto vige la "Regola Aurea", una legge secondo la quale chiunque commetta un crimine o un peccato come rubare, uccidere o mentire, scatenerà l'ira di un innominato Dio, il quale trasformerà tutti gli abitanti in statue d'oro. Questa minaccia aiuta la comunità a rimanere tranquilla visto che nessuno si azzarda ad infrangere questa legge, o almeno dovrebbe: il Magistrato capisce infatti che arriviamo da un altro tempo e spiega che la nostra stessa presenza significa che la Regola Aurea verrà prima o poi infranta. L'uomo possiede infatti un unico, estremo rimedio da usare nel caso in cui venga scatenata l'ira del dio: un antico rituale da eseguire nel tempio da cui arrivavamo, che aprirà un portale che porta indietro nel tempo a circa una giornata prima di quando è stato evocato. Il fatto che siamo arrivati lì, tramite il portale ed in quel giorno, significa che a breve la regola sarà infranta costringendo il Magistrato ad aprire il portale. L'uomo di chiede quindi di scoprire e fermare chi dei cittadini è destinato ad infrangere la Regola Aurea: questo è peraltro anche l'unico modo per tornare al futuro da cui proveniamo, perché impedendo l'ira del Dio eviteremo anche la creazione del portale da parte del Magistrato, generando un paradosso visto che se il portale non esiste, non possiamo mai averlo attraversato, riportandoci quindi al momento in cui lo avevamo trovato.
E questo ci rivela anche la meccanica principale di The Forgotten City: i loop temporali. Sia che la rompiamo noi stessi (e possiamo farlo in qualsiasi momento, ad esempio rubando soldi o oggetti da una casa), sia che lo facciano altri personaggi nel corso della storia, nel momento in cui la Regola Aurea viene infranta la città si riempirà di "statue assassine" (che potranno uccidere anche noi, riportandoci all'ultimo salvataggio) mentre il Magistrato correrà verso il tempio per eseguire il rituale del portale. Dobbiamo quindi raggiungerlo anche noi, attraversarlo e… ci ritroveremo nuovamente al momento del nostro primo ingresso in questa "città dimenticata" ma con tutte le conoscenze acquisite fino a quel momento, esattamente come già visto in Outer Wilds, altro titolo basato su una simile meccanica di loop temporali.
Il gioco ci vede quindi indagare tra i cittadini, completando varie missioni per aiutarli e per scoprire chi è destinato ad infrangere la Regola Aurea, tornando di tanto in tanto all'inizio del loop quando qualcosa va storto o quando finalmente scopriremo il "peccatore originale", dopo di che dovremo trovare il modo per impedire che questo accada, non prima però di scoprire un importante segreto sulla città stessa, che trasformerà il nostro intero scopo nel gioco. Ad ogni loop, i cittadini non ricorderanno più chi siamo e tutte le missioni completate fino a quel momento andrebbero rifatte da capo, ma fortunatamente non sarà necessario: ad ogni uscita dal portale temporale incontriamo infatti un onesto cittadino al quale potremo dare tutte le istruzioni necessarie per completare quanto già fatto nei loop precedenti, e lui correrà a svolgere tutti i compiti mentre noi ci dedichiamo ad altro. Un escamotage simpatico e molto furbo per evitare che l'avventura diventi troppo tediosa di loop in loop.
Il tutto si svolge con le classiche meccaniche da avventura in prima persona: possiamo esplorare liberamente la città, parlare con i cittadini ed utilizzare un sistema di risposte multiple. Inoltre troviamo diversi enigmi ad attenderci, che non si rivelano comunque mai troppo complessi; il grosso del gioco si compie parlando con i personaggi ed esplorando a fondo la città, ed anche se poco dopo l'inizio otterremo un arco molto "speciale", il suo scopo non è combattere ma aiutarci ad attraversare diverse aree tramite un suo particolare potere che non voglio rivelarvi. Il tutto vi terrà occupati per circa 8 ore per raggiungere il finale "ufficiale", ma ci sono anche altri tre finali che potrete raggiungere in base alle vostre scelte, quindi una certa rigiocabilità è garantita. Purtroppo, e questa è la principale nota dolente sulla quale tornerò più in basso, il gioco è interamente in inglese senza alcuna localizzazione italiana.
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