Recensione - Protocol
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
La ricetta del titolo indie di cui vi parlo quest'oggi prevede numerosi ingredienti. Si parte da una base di avventura in prima persona, con un'abbondanza di puzzle e qualche pizzico di sparatutto, il tutto con un contorno sci-fi ironico e autoreferenziale condito da una sana dose di horror spaziale alla Prey. E, come fosse una ricetta, il giocatore è chiamato a seguire istruzioni molto precise, assicurandosi di non allontanarsi mai dal Protocollo preimpostato, poiché questo potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
MX Video - Protocol
Il protagonista del gioco è un soldato scelto per condurre il primo contatto con una misteriosa forma di vita aliena in Antartide, un'evenienza che è stata studiata e preparata per anni e anni e per la quale gli scienziati hanno creato un rigoroso "Protocollo", una serie di regole da seguire in casi come questo. Si tratte di regole rigidissime da seguire per evitare contaminazioni e non creare conflitti con le forme di vita aliene: queste ci vengono comunicate da una voce IA, fin dall'atterraggio sul luogo del contatto con la nostra capsula passando per ogni azione ed interazione durante l'intera avventura. Questo rende il gameplay sempre molto contestuale, ogni enigma da risolvere è infatti un ordine del Protocollo da seguire, con leve e pulsanti da manovrare, oggetti da portare da un punto all'altro, materiali da combinare e così via.
Le conseguenze di un fallimento nel seguire queste istruzioni sono letali: l'immediata eliminazione del protagonista e dell'intera missione, per evitare rischi di contaminazione o qualunque altro pericolo. Questo rende il gioco piuttosto complesso e, talvolta, frustrante. Del resto, fin dal primo avvio, è il gioco stesso ad avvertirci di ciò: alcuni Protocolli sono rigidi, non è facile trovare la soluzione, quindi si morirà spesso, costringendoci giocatore a ricominciare delle sequenze anche molto lunghe. Trial and error per definizione e per volontà degli sviluppatori, dunque. Le origini VR del titolo si notano inevitabilmente nel sistema di controllo, con tantissime situazioni in cui dobbiamo muovere con precisione degli oggetti, pensate originalmente per i precisi controller della VR e che invece con un classico pad risultano più macchinose ed imprecise. Quando dobbiamo premere un pulsante, ad esempio, dobbiamo muovere la mano del protagonista, puntare il dito con la pressione di un tasto e premere il pulsante, mentre in un normale titolo non avremmo trovato altro che un comando tipo "premi A per azionare il pulsante".
Dopo qualche ora, i classici enigmi ad interazione lasciano spazio anche a sempre più sezioni action, dove un gameplay da sparatutto in prima persona piuttosto lento e basilare è alla base di combattimenti a ondate contro robot, alieni e così via. E questa evoluzione non avviene solo lato gameplay, ma anche nelle ambientazioni: quello che inizia come qualcosa di abbastanza plausibile e realistico in una stazione in Antartide dà ben presto spazio ad aree sovrannaturali, talvolta stravolgendo le regole del nostro mondo.
La storia è narrata principalmente tramite note, messaggi e schermate sui computer che narrano meglio cos'è successo in questa base, con l'IA che diventa parte integrante degli eventi una volta che l'efficacia dei Protocolli viene messa in dubbio. Non vi svelerò i colpi di scena della trama, ma come in tanti giochi del genere l'impressione iniziale non è assolutamente indicativa di come stanno veramente le cose. Nel bene o nel male, gli enigmi lenti e macchinosi portano il gioco ad avere una discreta durata per gli standard di questo tipo di videogame, con almeno 5-6 ore richieste anche per chi cerca di affrettare un po' i tempi, visti i ritmi molto bassi.
Graficamente il titolo è appena sufficiente, con modelli poligonali abbastanza soddisfacenti ma ambienti spogli e texture sfocate che tradiscono l'origine VR del titolo. I movimenti, la visuale e le interazioni sono molto lente e macchinose, che poi è uno dei principali motivi della durata abbastanza elevata del titolo. Manca infine la localizzazione italiana.
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