Recensione - Little Nightmares II
Il Gioco
Cos’è l’incubo? Molti credono che il rappresentarsi di questi sogni angoscianti sia di natura psicologica, quindi derivante da stimoli interni dettati dal nostro subconscio, mentre altre linee di pensiero vedono “l’incubo” stimolato da fattori esterni che possono ricreare, durante la fase REM, dei piani astrali e generici in collegamento con gli stimoli del mondo reale, mostrando attraverso la nostra mente immagini orrorifiche capaci di disturbare il nostro sonno. Tarsier Studios sa bene che si tratta di un argomento intricato quanto affascinante, complesso quanto percettibile: la paura e il terrore sono emozioni che, dalla tenera età, ci mostrano le più angoscianti rappresentazioni del male. Little Nightmares presentava al pubblico una visione d’insieme onirica che invitava alla riflessione: ciò che accadeva durante la fuga di Six completamente fuori dall’ordinario, e le Fauci, luogo astratto dalla natura segreta, rendeva sempre più interessante la fase d'analisi e critica circa le scelte, morali o meno, che Six intraprendeva. La narrativa, ambientale e nascosta, non voleva raccontare semplicemente la fuga di una bambina da un luogo oscuro, ma molto di più. Con Little Nightmares II gli svedesi Tarsier Studios continuano per questa strada, impegnando il giocatore in una serie di scenari inquietanti e soprattutto dalla natura pallida, facendo non pochi riferimenti alla psicologia, alla cultura cinematografica, filosofica e artistica.
MX Video - Little Nightmares II
Mono è un bambino di circa nove anni, esattamente come Six. A differenza di quest’ultima, non si conosce realmente il suo scopo nell'avventura, anzi, fino alla parte finale del gioco ci si chiede ancora come mai lui, in contrapposizione a tutto ciò che succede, sia ancora così fermamente deciso ad intraprendere il suo “viaggio” insieme a Six. A prima vista ci si potrebbe accontentare di voler semplicemente supportare Six nel suo viaggio verso la Signal Tower, luogo che più volte si presenta ai due e li “richiama”, ma a questo punto, perché non usare proprio Six come personaggio? Il giocatore, infatti, segue tutta la campagna nei panni del misterioso Mono, mentre la protagonista del primo gioco ci viene soltanto in aiuto nella risoluzione dei rompicapi. Si tratta di una scelta narrativa ben precisa che non voglio spoilerare, ma vi assicuro che arrivare al finale porterà tutti i nodi al pettine circa il ruolo e il viaggio dei due. La durata dell’impresa - perfettamente in linea con il precedente episodio, quindi circa 3-5 ore - è comunque soddisfacente per raccontare ciò che serve, in vista di eventuali sequel che dovrebbero mettere in scena ulteriori “incubi”. Il finale, infatti, è aperto come lo era nel precedente episodio, ma non a discapito di un’esperienza tagliata o limitata: possiamo definire la serie più come un susseguirsi di brutti sogni che hanno in comune la protagonista o i protagonisti, ma senza una linearità precisa, esattamente come quando sogniamo.
Per quanto concerne l’ambientazione, Little Nightmares II si svolge in luoghi più aperti ma non meno opprimenti. Il viaggio di Mono inizia nella palude, ma non finisce lì. L’obiettivo è quello di accompagnare Six alla misteriosa torre che si trova in una città che sembra essere uscita dalla mente di Tim Burton o Guillermo del Toro, un posto inquietante fatto di penombre, luci stroboscopiche e architetture classicheche che più volte instilla nel giocatore una sensazione di disagio. Ogni scenario introduce i protagonisti ad un nuovo luogo: si passa per la scuola ma anche per le case di particolari cittadini. La varietà, insomma, è molto più evidente rispetto al precedente episodio, che vedeva Six chiusa nelle Fauci con il solo scopo di non farsi vedere per poi scappare. In Little Nightmares II, invece, oltre agli scenari anche nuove meccaniche sono state inserite per dare maggiore varietà: Mono ha la possibilità di affrontare alcuni nemici a viso aperto con armi contundenti come mestoli e mazze di legno per fracassare – nel senso più preciso del termine – la testa ad alcune creature. Oltre a questo, il protagonista può sfruttare dei poteri esclusivi ma che, purtroppo, si manifesteranno solo verso la fine del gioco e per pochissimo tempo. L’esperienza, quindi, vede il protagonista affrontare con maggior determinatezza la sua avventura, con un coraggio prorompente nel superare gli scenari nascondendosi meno del previsto e sfruttare la sua furbizia per superare ostacoli talvolta impossibili per un bambino.
Ciò che risalta subito all’occhio durante l’esperienza è una maggior profondità dei rompicapi, con un design molto più interessante. C’è infatti un accenno di backtracking per quanto concerne alcuni scenari: se la porta è chiusa con un lucchetto bisogna risolvere prima altri enigmi per poi arrivare alla chiave. Questo comporta un notevole miglioramento rispetto al primo episodio, dove la struttura dei rompicapi era decisamente più lineare e diretta e mostrava il fianco proprio ad un'eccessiva semplicità, senza nessun tipo di sfida se non quella del platforming. In Little Nightmares II la maggior complessità degli enigmi non si traduce in una difficoltà più alta o costante, ma in un design più articolato che comporta un leggero ragionamento. Ma per quanto questa direzione artistica abbia migliorato il design degli stessi enigmi, di contro c’è una maggior possibilità di morire e rendere alcune sequenze maggiormente "trial-and-error", visto che spesso siamo obbligati a correre per scappare pur senza aver realmente capito dove andare, così come alcuni enigmi scatenano degli eventi in dati momenti che ci prendono alla sprovvista consegnandoci ad una prematura morte.
Una mancanza che ho notato è la cooperativa: seguiamo la storia nei panni di Mono con Six che ha iniziative tutte sue e legate alla narrazione, quindi sa questo punto di vista non avrebbe avuto senso farla controllare da un altro giocatore. Sarebbe però stato interessante vedere la possibilità di risolvere gli enigmi con un altro giocatore, magari con un design maggiormente articolato che avrebbe beneficiato di una cooperativa reale e non artificiale. Le scelte narrative giustificano in parte l’esperienza single-player, ma in passato ci sono stati diversi titoli che sfruttavano la cooperativa senza rinunciare alla narrazione.
Sull’aspetto tecnico, invece, poco da dire. Little Nightmares II è una gioia per gli occhi e uno spettacolo visivo grazie al suo stile cupo e angosciante. Ci sono influenze di tutti i tipi, partendo da Lynch e finendo a Carpenter, passando per Tim Burton e Kubrick. Non a caso sono presenti degli easter egg molto evidenti di capolavori dell'horror e del thriller come The Shining, IT e altri ancora. Durante tutta l’esperienza si può non rimanere colpiti dalla bellezza artistica di natura angosciante, con mostri fuori dall’ordinario e dalle dimensioni sconcertanti: esattamente come in un incubo, i due protagonisti sono piccolissimi dinanzi alle creature mostruose che popolano il mondo di Little Nightmares II, ma questo non li distoglie dal loro obiettivo. Ottime anche le musiche, alcune riprese dal primo capitolo per dare una maggiore coerenza di fondo. Bisogna però ricordare che il silenzio la fa da protagonista per tutta la sua durata, proprio per accentuare i tratti angoscianti del sound design, fatto di passi, vento, cigolii e molto altro. Ciò che forse ci si aspettava, soprattutto dopo l’esperienza fatta col primo episodio, era una maggiore ottimizzazione per quanto concerne le console mid-gen di scorsa generazione, visto che non manca qualche compromesso visivo e di frame-rate. Per quanto riguarda la nuova generazione di console, invece Little Nightmares II è per ora giocabile in retrocompatibilità e riceverà le ottimizzazioni specifiche solo nei prossimi mesi.
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